In Aula la vicenda degli insulti razzisti al portiere del Milan
Trova spazio anche alla Camera la vicenda degli insulti razzisti al portiere del Milan Mike Maignan durante la partita di campionato Udinese-Milan, sospesa sabato sera per qualche minuto. A portare il caso Maignan in aula è stato il deputato del Gruppo Misto Aboubakar Soumahoro: "Non è la prima volta che accade. Il contesto, il clima politico in cui questo si verifica ci deve portare ad una ulteriore riflessione".
Soumahoro ha proseguito: "Quale messaggio lancia la politica all'opinione pubblica quando parla di sostituzione etnica, quando si adottano provvedimenti come il decreto Cutro, la deportazione dei migranti in Albania, la legge Bossi-Fini o quando la politica rimane in silenzio di fronte ad un atteggiamento dichiaratamente fascista come quello di Acca Larenzia?".
Alle condanna degli insulti razzisti "senza se e senza ma" si è poi associato Federico Fornaro, del Pd: "Nei confronti di questi comportamenti ci deve essere tolleranza zero". Stessa posizione ("mi associo alla condanna di questi atti esecrabili di razzismo") da parte della deputata di FdI Sara Kelany, che però ha replicato con decisione a Soumahoro: "Mi sento di condannare chi porta in quest'aula questi argomenti per continuare a fare dell'ideologia e a dare a questo governo del fascista, del razzista, dello xenofobo. Questo non fa del bene alla causa che l'onorevole Soumahoro voleva portare in quest'aula. Per questo, le dichiarazioni dell'onorevole Soumahoro sono assolutamente inaccettabili".
Per il deputato di Fdi Gimmi Cangiano, componente della Commissione Cultura ed Istruzione alla Camera, è stato "uno spettacolo indegno per un Paese civile e dalla storia millenaria come il nostro. Si alzano dagli spalti cori razzisti ed offensivi contro Mike Maignan, portiere del Milan. L'arbitro dichiara la partita momentaneamente interrotta. I giocatori del Milan si avviano verso gli spogliatoi e quelli dell'Udinese sotto la Curva Nord per pregare un gruppetto di facinorosi ultrà di riportare tutto ad un livello 'accettabile' di tifoseria. Scene viste già tante volte".
"Ricordo con dolore i cori pieni di odio contro Koulibaly quando ancora giocava in Italia. E poi il solito dibattito che nelle ore successiva infuoca i giornali e le Tv, ma che è destinato a restare chiuso in se stesso se non guardiamo in faccia la realtà. Non è più possibile consentire che gli stadi siano spesso in mano a tifoserie rancorose e pericolose, che hanno tolto alle famiglie il piacere di seguire la propria squadra del cuore. Non è possibile che un momento di sport e divertimento debba diventare un campo di battaglia", rimarca il parlamentare, che conclude: "L'episodio di sabato ha fatto il giro del mondo, restituendo una immagine della nostra Italia che non rispecchia la bellezza di ciò che siamo. Bene l'unanime condanna: ma non basta. Vanno assolutamente prese in considerazione misure molto più drastiche e stringenti. Perché nel momento in cui Maignan abbandona desolato ed umiliato il campo, è lì che abbiamo perso tutti. Come uomini e come tifosi. Non possiamo più consentire che ciò accada".
Politica
M5S in rotta con il Pd? Per Conte alleanza ‘passa da...
La linea: no ad un'alleanza organica, valutazioni a ogni tornata elettorale
'Che ne sarà del campo progressista e cosa intende fare il Movimento 5 stelle?', oggi, nella giornata di Halloween, sembra essere una domanda più gettonata di 'dolcetto o scherzetto?'. Ad alimentare i dubbi che Giuseppe Conte possa sottrarsi alla 'lotta' alla maggioranza con il Pd ci pensa infatti Marco Travaglio. Nel suo editoriale sul Fatto, il giornalista dà dei consigli all'ex presidente del Consiglio per evitare nuove 'scoppole' come quella rimediata in Liguria, suggerendo di non unirsi in matrimonio con il Pd in maniera strutturale. Musica (forse) per le orecchie del leader pentastellato che in realtà su questo è chiaro da tempo, con i giornalisti e con chi di dovere.
"Non c'è un'alleanza organica, ma i conti si fanno a ogni tornata elettorale sulla base di un programma condiviso", il senso del ragionamento di Campo Marzio che però non dimentica Italia viva. La non chiusura nei confronti di Matteo Renzi da parte dei dem - che invece sia dai Cinquestelle, sia da Avs è arrivata forte e chiara - potrebbe diventare un altro elemento divisivo. E quindi, ancora: prima ci sediamo davanti a un tavolo, poi capiamo se possiamo andare avanti insieme. D'altronde, si ragiona sempre nel quartiere generale del movimento, uno dei diktat è quello di non tradire se stessi, le proprie battaglie, quindi la propria autonomia, e i propri elettori, sia in vista dell'assemblea costituente - vista come la cura a (quasi) tutti i mali -, sia considerando che, proprio in Liguria, il sacrificio è costato caro a Conte. Il passo indietro fatto dal senatore Luca Pirondini per sposare il progetto di Andrea Orlando ha portato solo molti affezionati pentastellati a disertare le urne, e le percentuali si sono viste, appunto. Le sorti dell'ex campo largo, però, non sono il problema principale del Movimento 5 Stelle, e di Conte.
Al netto di uno scontro con Beppe Grillo che potrebbe non essere ancora finito, la priorità dell'avvocato pugliese è quella di proteggere i suoi "campioni dell'Antimafia", Roberto Scarpinato e Federico Cafiero de Raho, finiti nel mirino del centrodestra e della presidente Chiara Colosimo nella commissione Antimafia. Una proposta di legge presentata proprio dalla deputata di Fratelli d'Italia mira ad allontanare i due ex magistrati da palazzo San Macuto per conflitto d'interessi. Accuse che Conte rispedisce al mittente, tirando in ballo anche il sottosegretario alla Salute, sempre meloniano, Marcello Gemmato.
"Oggi siamo al bullismo istituzionale nei confronti dei campioni dell'antimafia, siamo al bavaglio per Scarpinato, De Raho e anche Antioci", dice l'ex premier in una conferenza stampa, 'Quale antimafia?', convocata proprio per l'occasione. Poi attacca: "Il conflitto d'interessi non riguarda innanzitutto la presidente Colosimo? Abbiamo visto la foto che mostra un rapporto molto amicale tra lei e Ciavardini, che è stato condannato con sentenze per aver ucciso il sostituto procuratore Mario Amato, per l'omicidio dell'appuntato Francesco Evangelista, per l'esecuzione della strage di Bologna". Un primo piatto, servito davanti a Walter Verini, del Pd, Antonio D'Alessio, di Azione, e di Elisabetta Piccolotti, di Avs, che non è riuscita a esserci, però, prima della stoccata anche al sottosegretario. Mancava solo lui, dopo tutto, all'appello.
Politica
Migranti e decreto Paesi sicuri, La Russa: “Giudici...
Il presidente del Senato bacchetta i magistrati e appoggia Salvini: "Pensiero legittimo di un leader di partito"
"Alla fine prevale l'ideologia sulla legge qualche volta, come in questo caso". Così il presidente del Senato, Ignazio La Russa, a Dritto e Rovescio su Rete 4 sui giudici di Bologna e il decreto sui Paesi sicuri.
"I giudici di Bologna fanno questo paragone" con la Germania nazista e - aggiunge La Russa - "oggi ho visto che il Fatto Quotidiano criticava questo paragone e diceva che dire queste cose finisce per essere un autogol. Cosa c'entra la Germania nazista? Di cosa stiamo a parlare?".
Quanto all'attacco di Salvini ai magistrati, il presidente del Senato lo difende: "Legittimo pensiero di un leader di partito. Cosa vuol dire? Dice che se c'è qualche magistrato risponde più al suo pensiero politico che alle norme... A volte il problema è il limite perché in Italia le norme non delimitano in maniera precisa dove finisce il potere giudiziario e inizia quello politico. Non dico la Costituzione ma insieme maggioranza, opposizione e magistratura dovrebbero lavorarci".
Quindi torna a puntare il dito contro il Consiglio europeo e al dossier che punta il dito contro le forze dell'ordine italiane definite "razziste". "C'è un aiuto che parte dall'Italia. Anche quella affermazione sul razzismo dei nostri poliziotti. Ci sono forze politiche che la sottoscrivono? Io penso di sì e allora interroghiamoci: se nella lotta politica nazionale c'è qualcuno che per sopraffare e vincere è pronto anche a infangare l'Italia, come in quel caso la nostra polizia, dobbiamo porci assolutamente rimedio". Così il presidente del Senato, Ignazio La Russa, a Dritto e Rovescio su Rete4.
Mentre sul dossieraggio di cui sarebbe a sua volta vittima dopo il furto nelle banche dati, ribadisce che "secondo me Meloni ha centrato quando dice che va messo fine allo schifo. Io ci sono abituato, quello che mi ha schifato ancora di più è che abbiano dossierato non me, che mi importa, ma i miei figli. Allora pretenderei di sapere chi è il mandante, mi interessa molto. Se ho sospetti? Qualche idea ce l'ho ma non ho sospetti", conclude.
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Politica
Gemmato, polemiche sul sottosegretario. Ma lui:...
La replica agli attacchi delle opposizioni: "Ho il 10% di una società senza averne alcuna responsabilità di gestione". Schlein: "Non può rimanere un minuto di più"
"Una sinistra bugiarda e rancorosa che non sa più a cosa appigliarsi". Così, in un post su Facebook, il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato replica agli attacchi delle opposizioni per il caso Therapia Srl, società che gestisce tre poliambulatori a Bitonto e che sul sito propone di affidarsi ai suoi servizi "senza dover attendere i lunghi tempi del Servizio Sanitario Pubblico".
"Le polemiche stanno a zero" si difende l'esponente di Fdi, che spiega: "Ho il 10% di una società senza averne alcuna responsabilità di gestione (figuriamoci poi dei contenuti del sito internet); non esiste alcun conflitto di interessi come certifica il Garante della concorrenza; con il governo Meloni e il ministro Schillaci ci stiamo occupando del problema delle liste di attesa creato dalla mala gestione di decenni di sinistra al governo", conclude Gemmato allegando la lettera con il parere dell'Autorità garante della concorrenza e del marcato.
Il post di Gemmato viene condiviso dal deputato e responsabile organizzazione di Fratelli d'Italia, Giovanni Donzelli. "Ogni elezione che perdono reagiscono scendendo un gradino di più oltre il ridicolo - scrive su Facebook - Dopo la Liguria è partita una crociata senza senso contro il sottosegretario Gemmato. Invece di chiedersi perché non vengono scelti dagli italiani ed elaborare una proposta credibile, pensano di risolvere tutto attaccando e delegittimando personalmente qualcuno di centrodestra. Andiamo avanti con serenità e determinazione".
Opposizioni all'attacco
Elly Schlein chiede le dimissioni del sottosegretario alla Salute. "Lo abbiamo sempre detto. La destra non sta smantellando la sanità pubblica per sciatteria, ma per un preciso disegno. E chi ci guadagna? Solo loro, la destra. Lo spot della clinica privata, di cui il sottosegretario Gemmato è socio, è un insulto ai quei 4,5 milioni di italiani che hanno già rinunciato a curarsi proprio a causa di quelle liste d’attesa che la clinica promette di far saltare", scrive la leader dem sui social.
"Ormai è chiaro, anche l’eliminazione dalla manovra del piano di assunzioni straordinario che avevano promesso è un modo per favorire la sanità privata, la loro sanità privata. È assolutamente evidente che un sottosegretario alla Salute con un palese conflitto di interessi non possa rimanere un minuto di più in quel ruolo. Piuttosto Giorgia Meloni chiarisca come abbia potuto nominare in un ruolo così delicato, di amministrazione della sanità pubblica, una persona così già tanto esposta nel settore della sanità privata”, conclude la leader dem.
Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 Stelle, nella conferenza stampa 'Quale antimafia' al Senato scandisce che il conflitto di interessi "è in un sottosegretario alla Salute che sta facendo pubblicità, da socio proprietario di una clinica privata, che da lui le file non ci sono, a differenza che nella sanità pubblica. Questo è un conflitto d'interessi tra i tanti che queste forze di maggioranza hanno", attacca Conte.
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