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Intervista esclusiva a Lola Abraldes, protagonista di Margarita: dietro le quinte della serie TV che sta conquistando tutti

Lola Abraldes ci racconta il suo percorso in Margarita, la nuova serie legata all’universo di Floricienta (Flor speciale come te) e le sfide per interpretare Daisy, in una trama piena di colpi di scena. Ricordiamo che la serie narra le vicende della figlia di Flor e Massimo.

Lola Abraldes, a soli 21 anni, è già una promessa nel mondo dello spettacolo. È attrice, ballerina, cantante, modella e ha una determinazione che emerge chiaramente sin da bambina. La sua carriera ha radici profonde: a soli sei anni ha iniziato a lavorare nelle pubblicità, spesso al fianco di suo padre Flavio Abraldes, anche lui attore, che è stato una guida importantissima per lei. Con il suo sostegno e i suoi consigli, Lola ha affrontato ogni sfida con una sicurezza davvero invidiabile.

Ma non è solo il talento di famiglia a distinguerla: Lola ha sempre avuto una passione innata per l’arte, alimentata dai suoi studi di teatro e danza, iniziati a sette anni, e dal canto, che ha aggiunto alla sua formazione quattro anni fa. Il suo grande sogno? Lavorare con Cris Morena, un sogno che l’ha accompagnata fin da quando guardava Casi Ángeles, affascinata dal personaggio di Mar. E questo sogno, con grande determinazione, è riuscita a realizzarlo.

Lola ha dovuto insistere molto con i suoi genitori per partecipare ai primi casting. Non era facile per loro accettare che una bambina così piccola volesse già entrare in un mondo così competitivo. Ma alla fine ha prevalso la sua caparbietà e da quel momento non si è più fermata. Ha iniziato a fare pubblicità, ha continuato a studiare e poco a poco si è fatta strada nel mondo del cinema e della TV.

Nel 2021 arriva la svolta: ottiene un ruolo da coprotagonista nel film Como mueren las reinas. Un’esperienza che per lei ha significato tantissimo, perché è stato lì che ha capito di voler recitare per il resto della vita. Quei giorni lunghi sul set, per la prima volta così intensi, le hanno dato la certezza che il suo sogno stava prendendo forma.

Ma la vera sfida arriva con Margarita, una serie firmata da Cris Morena. Lola ha affrontato un casting lunghissimo e inizialmente non era stata selezionata per il laboratorio della serie. Ma la sua perseveranza è stata premiata: dopo qualche settimana, è stata richiamata per partecipare, e alla fine, tra cinque attrici, è stata scelta per interpretare Daisy. Un momento di felicità indescrivibile per lei.

Il personaggio di Daisy non è affatto semplice. Cresciuta tra bugie e inganni, Daisy non conosce la sua vera identità e Lola ha lavorato mesi per costruire un ruolo così complesso. Ogni scena è stata analizzata a fondo, ogni dettaglio studiato. Grazie alla sua formazione artistica, Lola ha saputo dare a Daisy una profondità che rende il personaggio credibile e coinvolgente.

Lola ha lavorato duramente per far emergere in Daisy il conflitto tra la voglia di conoscere la verità e la paura di affrontarla. Daisy, infatti, sceglie inconsciamente di vivere nella menzogna, per evitare il dolore di scoprire chi è davvero. Un personaggio pieno di sfumature, che Lola ha reso unico, grazie anche all’aiuto della sua coach di recitazione e di suo padre, sempre presente a darle consigli.

Il rapporto tra Daisy e la vera Margarita, interpretata da Mora Bianchi, è stato uno degli aspetti più interessanti da sviluppare. La loro amicizia nella vita reale ha reso tutto più semplice: ore e ore passate insieme sul set hanno creato una complicità autentica che si riflette anche nei loro personaggi. E questa autenticità è ciò che rende il legame tra Daisy e Margarita così vero e coinvolgente sullo schermo.

Anche la relazione tra Daisy e Merlín, interpretato da Nicolás Goldschmidt, ha rappresentato una grande sfida per Lola. Dopo aver subito tanto dolore a causa di Merlín, Daisy trova la forza di perdonarlo, dimostrando la sua dolcezza e la sua capacità di comprendere. Una delle scene più intense, ci racconta Lola, è stata quella sull’isola, dove Daisy affronta Merlín chiedendogli “Perché mi fai questo?”. Quella battuta, inserita da Lola stessa, ha dato ancora più profondità al suo personaggio e alla scena.

Non è mancata la pressione da parte del fandom di Floricienta, una serie amatissima che ha lasciato un’eredità importante. Lola ha sentito questa responsabilità, ma ha affrontato tutto con grande rispetto, riguardando la serie originale per immergersi completamente nel contesto e fare suo il ruolo di Daisy.

E per il futuro? Lola ha le idee molto chiare. Vuole continuare a recitare, esplorare nuovi personaggi, nuovi paesi, nuove storie. Sogna di lavorare in Italia o in Spagna, due paesi che ama moltissimo e continua a formarsi per crescere sempre di più come attrice.

L’intervista con Lola Abraldes ci ha regalato uno sguardo unico sul suo percorso, fatto di determinazione, passione e tanto talento. Una giovane artista che ha sempre creduto nei suoi sogni e che, con impegno e sacrificio, li sta realizzando uno dopo l’altro. E noi non vediamo l’ora di vedere dove la porteranno i prossimi passi.

La nostra intervista esclusiva

Ciao, Lola! È un vero onore averti con noi di Sbircia la Notizia Magazine per questa esclusiva in Italia. Siamo davvero entusiasti di poter raccontare la tua storia ai nostri lettori e scoprire di più su di te e sul tuo percorso. Sei un talento emergente che sta conquistando il cuore di molti e avere l’opportunità di parlare con te è un privilegio. Grazie per aver accettato questa intervista.

Hai iniziato a lavorare nel mondo dello spettacolo giovanissima, partecipando in pubblicità e lavori di modella già a sei anni. Quanto ti ha aiutato questa esperienza iniziale ad affrontare i casting e il ruolo di Daisy in “Margarita”? C’è qualcosa che hai imparato in quegli anni, magari anche dai lavori insieme a tuo padre Flavio Abraldes?

Lavorare nel mondo della recitazione fin da piccola mi ha aiutato tantissimo ad affrontare i lunghi casting di Margarita. Mi ha dato una formazione solida non solo nella recitazione, ma anche nella danza e nel canto, poiché la mia esperienza precedente mi aveva già insegnato molto sul mondo dell’arte. Grazie ai miei lavori precedenti, sapevo già come studiare i copioni, come pormi davanti alla telecamera e come comportarmi sul set. Inoltre, i consigli che mio padre mi ha sempre dato mi hanno permesso di affrontare i casting con molta sicurezza e calma. È stato un processo lungo e difficile, ma sono riuscita a rimanere in piedi senza permettere alla pressione di abbattermi. Se non avessi fatto tanti casting durante la mia infanzia e non avessi già sperimentato cosa significhi non essere scelta per un progetto, il processo di selezione per Margarita sarebbe stato impossibile per me.

Fin da bambina, guardavi “Casi Ángeles” e sognavi di lavorare nelle produzioni di Cris Morena, ispirata dal personaggio di Mar. Raccontaci cosa hai provato quando hai saputo che eri stata ammessa alla scuola “Otro Mundo” di Cris Morena, e qual è stato per te il momento più emozionante di questo percorso, passando da fan a parte integrante di questo mondo che tanto ammiravi?

Come dici tu, ero una grande fan di Casi Ángeles, e vedere Mar mi ha ispirata a diventare attrice. Entrare in Otro Mundo è stato un sogno che si realizzava per me, perché era lo spazio dove potevo imparare arte tutto il giorno, tutti i giorni, come avevo sempre desiderato. E, inoltre, sotto la guida della grande Cris Morena. Quando ho saputo di essere stata ammessa a Otro Mundo, ho pianto di gioia abbracciata a mia madre, ansiosa di iniziare a imparare da Cris. Il momento più emozionante di quel percorso è stato poche settimane dopo, quando Cris mi ha invitato a un incontro per conoscerci. Abbiamo parlato a lungo e mi ha detto che era interessata a me e che le piaceva molto il mio lavoro. Mi ha raccontato che dal giorno in cui ci siamo incontrate per la mia audizione, aveva il desiderio di sedersi a parlare con me. È stata una conversazione molto piacevole e mi ha consigliato di continuare a formarmi con la stessa energia e voglia.

Il processo di selezione per il ruolo di Daisy è stato particolarmente intenso e competitivo, passando attraverso due fasi di casting e poi un laboratorio con altre quattro attrici in lizza per lo stesso ruolo. Qual è stata, secondo te, la chiave del tuo successo in quelle audizioni, e come hai vissuto quei momenti di incertezza, specialmente quando inizialmente ti avevano detto che non eri stata scelta?

“Credo che la chiave del successo sia stata mantenere la sicurezza in me stessa, lavorare duramente nonostante la stanchezza e appoggiarmi sui miei compagni di cast, amici e famiglia. Ho sempre mantenuto un buon rapporto con le altre ragazze che facevano il casting per Daisy, consigliandoci a vicenda, trattandoci con affetto e rispetto. Questo è stato fondamentale perché ha evitato che si creasse un ambiente ostile e competitivo. La mia famiglia è stata sempre presente, sostenendomi nei giorni in cui mi sentivo più giù o insicura, aiutandomi a ritrovare le energie per continuare. Inoltre, mio padre Flavio mi aiutava molto a provare le scene a casa. Continuavo a prendere lezioni per crescere e formarmi come artista.”

Daisy è un personaggio complesso, cresciuto in un mondo di bugie senza conoscere la verità sulla sua identità, adottata da Delfina solo per sfruttare l’eredità di Margarita. Come hai costruito il carattere di Daisy per renderlo autentico, e quali sono state le sfide emotive più grandi nel rappresentare il conflitto interiore di un personaggio che vive in un inganno così profondo?

“Il laboratorio (o casting) che abbiamo fatto per la serie è stato molto lungo e questo mi ha dato mesi per costruire la personalità di Daisy e conoscerla a fondo. L’ho conosciuta a tal punto che l’ho fatta mia. Mio padre Flavio e la nostra coach di recitazione, Cecilia Echague, sono stati di grande aiuto per trovare tutte le sfaccettature di Daisy e trasformarla in un personaggio profondo e complesso. Ho preso ogni scena del copione e l’ho analizzata a fondo, cercando tutti i colori e i dettagli. Ho dedicato molto tempo e passione. La sfida più grande nel rappresentare il conflitto interno di Daisy è stata far sì che lei davvero non volesse scoprire la sua vera identità. Nel corso della sua vita, Daisy ha molti indizi che la portano a sospettare di non essere chi crede di essere e ho dovuto trovare una giustificazione per il suo non voler approfondire la ricerca. Ho deciso di rendere Daisy una ragazza che sceglie di vivere nella menzogna. Lei sa che ci sono cose che non quadrano, ma per evitare dolore e sofferenza, inconsciamente sceglie di non indagare e di essere felice nonostante il piccolo vuoto che sente. È il suo meccanismo di difesa.”

Hai studiato teatro e danza fin da quando avevi sette anni, e canto da quattro anni. Quanto è stato importante il tuo background artistico nel dare vita al personaggio di Daisy? Come queste esperienze ti hanno aiutato a portare profondità e credibilità a un ruolo che richiede non solo recitazione, ma anche un’espressività fisica e vocale che la rendono così unica?

“La mia formazione artistica è stata fondamentale per dare vita a Daisy. Essendo un personaggio molto complesso con molti conflitti interni, ho avuto bisogno di molta tecnica recitativa per interpretarla senza problemi. Tutta quella formazione mi ha permesso di creare una dualità in Daisy, con il dilemma del sapere e non sapere, e del credere e non credere. Daisy è una ragazza molto dolce e calma, con tanto amore da dare ma che soffre e piange molto. Tutto questo l’ho costruito grazie alla mia esperienza e formazione passata.”

In “Margarita”, il legame tra Daisy e la vera Margarita è intriso di una drammaticità inconsapevole, poiché entrambe vivono immerse in una bugia e sono ignare delle loro vere identità. Come hai lavorato insieme a Mora Bianchi per creare questa intensa e delicata amicizia tra due personaggi che, pur non sapendolo, sono in competizione per una vita che non appartiene loro?

“L’amicizia tra Daisy e Margarita si è sviluppata in modo molto naturale, perché con Mora abbiamo costruito quella stessa amicizia nella vita reale. Tante ore insieme, risate e conversazioni profonde ci hanno dato una complicità assolutamente autentica, che ci ha aiutato entrambe sul set. Credo che questa sia stata la chiave per far sì che il nostro legame nella fiction apparisse così genuino e naturale. Inoltre, ci ha permesso di goderci le ore sul set e di supportarci emotivamente mentre eravamo lontane dalle nostre famiglie – la serie è stata girata in Uruguay.”

La relazione tra Daisy e Merlin è ricca di tensione e segreti: inizialmente Daisy non conosceva la vera identità di Merlin e le sue motivazioni, ma dopo la rivelazione di questo, la dinamica tra loro è cambiata profondamente. Qual è stata la sfida più grande nel rappresentare questa transizione e c’è una scena tra voi che ti ha toccato o lasciato una huella?

“La sfida più grande nel rappresentare questa transizione è stata far sì che Daisy si permettesse di condividere lo stesso spazio con Merlin, dopo che lui le aveva causato tanto dolore. Ci sono riuscita facendo sì che Daisy, con la sua dolcezza e bontà, capisse che lui non aveva agito con cattive intenzioni e che era una persona giusta e nobile. Una scena molto importante per me in questo rapporto è quella che loro hanno sull’isola, nella capanna. In quella scena, lei dice a Merlin che sa che lui non l’ha amata. A un certo punto gli dice: ‘Perché mi fai questo?’. Aggiunsi io quella battuta, perché mi sembrava importante per rappresentare ciò che Daisy sentiva e come lei si chiedeva davvero perché fosse necessario soffrire così. È stata anche molto bella da girare.”

Interpretare Daisy significa entrare a far parte di un universo legato a “Floricienta”, una serie iconica con una fanbase molto affezionata. Hai avvertito la pressione di soddisfare le aspettative di chi ha amato la serie originale e come hai gestito questa responsabilità, specialmente sapendo che i fan attendevano con ansia di scoprire cosa fosse successo a Flor e Massimo?

Sì, ho sicuramente sentito molta pressione da parte del fandom di Floricienta, ma posso dire che ho sempre affrontato questo personaggio e questo progetto con grande rispetto. Ho rivisto Floricienta prima di iniziare le riprese, per comprendere meglio il contesto e capire a fondo la storia precedente, il che è stato fondamentale per le riprese. Inoltre, come fan di Floricienta, mi piace che il pubblico continui a provare tanto amore per Massimo e Florencia, proprio come ne provo io.

Hai avuto un percorso unico e affascinante nel mondo dello spettacolo, dai primi passi nelle pubblicità fino ai ruoli di spicco in serie TV e film. C’è un momento nella tua carriera che consideri particolarmente significativo, un punto in cui hai sentito di aver trovato veramente la tua strada? Come il sostegno dei tuoi genitori, inizialmente restii a farti entrare nel mondo dello spettacolo, ha influenzato le tue scelte?

Sì, per me è stato fondamentale il mio ruolo nel film Como mueren las reinas. È stato il mio primo progetto da coprotagonista e il periodo di riprese è stato lungo. Essere sul set tutti i giorni per la prima volta mi ha fatto capire che questo era davvero il mio sogno e che volevo recitare su un set per il resto della mia vita. Il sostegno dei miei genitori è stato sempre fondamentale per me, perché, una volta che hanno capito che questo era davvero il mio sogno, hanno iniziato a supportarmi al 100%, con tutto il loro amore e la loro dedizione. Questo è stato importantissimo per me, perché mi ha fatto sentire sempre accompagnata dalle persone che amo di più.”

Guardando al futuro, ci sono ruoli o storie che sogni di esplorare come attrice? Hai un progetto o un personaggio che senti particolarmente vicino e che ti piacerebbe interpretare?

“Guardando al futuro, sogno semplicemente di continuare a recitare per tutta la vita. Di esplorare personaggi completamente diversi, girando in Paesi diversi e per progetti diversi. Sogno di continuare a formarmi e crescere come attrice, e di affrontare storie di ogni tipo. Mi piacerebbe molto partecipare a un progetto in Spagna o Italia, poiché sono due Paesi che amo e adoro le persone che li abitano. Mi farebbe tantissimo piacere vivere lì per un po’ di tempo.”

Cosa diresti a chi, come te, sogna di entrare nel mondo dello spettacolo e affronta le sfide dei primi casting e delle prime delusioni? Qual è il consiglio più importante che hai ricevuto e che vorresti condividere con chi sta muovendo i primi passi in questo ambiente?

“Direi loro di lottare per i propri sogni. Con tanto impegno, lavoro e dedizione, i sogni si realizzano. Bisogna essere pronti ad affrontare il rifiuto, il vuoto e la tristezza, ma se riusciamo a superare quei momenti, quelli belli arriveranno. I miei genitori mi hanno sempre consigliato di continuare a crescere, di non lasciarmi abbattere dalle difficoltà e di non permettere che l’opinione di un direttore di casting mi definisse. Penso che questo sia molto importante, perché è facile sentirsi ‘poco talentuosi’, ‘brutti’ o ‘inadeguati’ quando un direttore di casting non ti sceglie per un ruolo. Ma bisogna tenere presente che non dipende da noi. Spesso non si viene scelti perché stavano cercando qualcos’altro, o per mille ragioni che non hanno a che fare con la bellezza, il talento o le capacità di una persona. È importante ricordarselo per poter essere felici in questa carriera.”

Se potessi tornare indietro e incontrare la Lola bambina che guardava “Casi Ángeles” con gli occhi pieni di sogni, cosa le diresti ora? Come ti senti sapendo che ogni passo ti ha portato esattamente a dove volevi essere, recitando in una serie firmata da Cris Morena?

“Sarebbe meraviglioso poter parlare qualche minuto con la Lola bambina. Le direi che tutti i suoi sforzi valgono la pena. Che perdere tanti compleanni, tante serate in pigiama con le amiche e tanti viaggi per continuare a formarsi o girare progetti più piccoli, varrà la pena. Le direi di credere in se stessa, di permettersi di divertirsi e giocare con la sua arte. Di non prendersi tutto troppo sul serio. Che tutti i suoi sogni si realizzeranno.”

Sebbene siamo ancora all’inizio, i fan sono già curiosi: ci sarà una seconda stagione di “Margarita” o i 40 episodi sono gli unici in programma? Hai qualche anticipazione che puoi svelarci?

Mi piacerebbe potervi raccontare tutto, ma per ora posso solo dirvi che sono molto entusiasta di tutto ciò che sta accadendo con Margarita. Presto arriveranno cose meravigliose che mi emozionano tantissimo. Una seconda stagione? Lo spero tanto! Sarebbe bellissimo. Mettendoci tanto impegno e desiderio, potrebbe essere possibile, quindi continuiamo a sognarla finché si realizza ?”

Parlando un po’ della tua vita privata, se posso chiedere, sei fidanzata? E se sì, il tuo compagno condivide la tua stessa passione per la recitazione o è impegnato in un settore diverso?

“Non sono fidanzata, sono sola ma circondata da famiglia e amici che amo profondamente e con cui mi godo la vita.”

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Animato da un’indomabile passione per il giornalismo, Junior ha trasceso il semplice ruolo di giornalista per intraprendere l’avventura di fondare la sua propria testata, Sbircia la Notizia Magazine, nel 2020. Oltre ad essere l’editore, riveste anche il ruolo cruciale di direttore responsabile, incarnando una visione editoriale innovativa e guidando una squadra di talenti verso il vertice del giornalismo. La sua capacità di indirizzare il dibattito pubblico e di influenzare l’opinione è un testamento alla sua leadership e al suo acume nel campo dei media.

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Interviste

Kevin Dellino: Tra spettacolo, giornalismo e nuove sfide – intervista esclusiva

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Dopo il successo de Il Salotto delle Celebrità a Sanremo e il lancio del concorso Mister Talent of Italy, Kevin Dellino si conferma come una delle figure più poliedriche del mondo dello spettacolo. La sua carriera, che spazia dal giornalismo alla conduzione, lo ha portato a collaborare con emittenti di prestigio e con grandi nomi della televisione italiana. Tra i suoi progetti più recenti, spicca la collaborazione con Emilio Fede, icona del giornalismo televisivo italiano. In questa intervista, ci racconta i momenti più importanti della sua carriera, i nuovi progetti e le sue ambizioni future.

Biografia di Kevin Dellino

Kevin Dellino nasce a Bari, in Puglia, e fin da giovane si appassiona al mondo della comunicazione. Il suo percorso professionale inizia nel giornalismo, collaborando con testate nazionali e regionali, per poi approdare alla radio e alla televisione. Grazie al suo talento e alla sua determinazione, ha avuto l’opportunità di lavorare con grandi nomi del settore distinguendosi per il suo stile fresco e coinvolgente.

Uno dei momenti chiave della sua carriera è stato il progetto corale dedicato a Croce Rossa Italiana con una versione corale Il mio canto libero di Lucio Battisti, in cui ha coinvolto 30 artisti nazionali per reinterpretare il celebre brano diventato inno ai medici nel periodo covid. L’iniziativa ha ricevuto grande apprezzamento e ha consolidato la sua figura nel panorama dello spettacolo italiano.

Negli anni, Kevin ha condotto importanti eventi come L’Alba dei Popoli a Otranto e la Notte Bianca Vomero Notte di Napoli, dimostrando la sua capacità di gestire eventi di grande richiamo e di interagire con il pubblico.

Nel 2025, ha fatto il suo ritorno a Sanremo con un progetto innovativo: Il Salotto delle Celebrità, un format esclusivo che ha ospitato grandi nomi del mondo dello spettacolo, diventando un punto di riferimento per interviste e incontri speciali durante il Festival.

È stato alla conduzione di Punti di Vista, un talk show di attualità e gossip in onda su Go-TV e Cusano Italia e ha lanciato di recente il concorso nazionale Mister Talent of Italy, con l’obiettivo di valorizzare i nuovi talenti nel mondo dello spettacolo.

Intervista a Kevin Dellino

“Dallo spettacolo al giornalismo: il mio viaggio nel mondo della comunicazione”

Kevin, hai una carriera molto variegata. Come è nato il tuo amore per il mondo dello spettacolo?

“Fin da piccolo sono sempre stato affascinato dalla televisione, dalla musica e dal giornalismo. Ho iniziato presentando saggi di danza e feste private poi ho continuato scrivendo per testate locali, poi sono passato alla radio e infine alla televisione. La conduzione è arrivata quasi per caso, ma si è rivelata la mia più grande passione.”

Tra le tante esperienze, ce n’è una che consideri particolarmente significativa?

“Sicuramente il progetto dedicato a Il mio canto libero di Lucio Battisti è stato uno dei momenti più emozionanti della mia carriera. Ho coinvolto 30 artisti per reinterpretare questo classico della musica italiana, creando un evento unico in un periodo storico.”

Il ritorno a Sanremo con “Il Salotto delle Celebrità”

Dopo cinque anni sei tornato a Sanremo con un nuovo format. Ci racconti di Il Salotto delle Celebrità?

“Il Salotto delle Celebrità è nato anni fa’ da Alessandro Grifa con l’idea di creare un punto d’incontro per gli artisti durante il Festival di Sanremo. Un luogo esclusivo per interviste e confronti autentici, lontano dalla frenesia del Festival. È stato un successo e spero che diventi per me un appuntamento fisso.”

Qual è stato l’incontro che ti ha emozionato di più durante questa edizione?

“È difficile sceglierne uno, ma sicuramente le conversazioni con grandi nomi dello spettacolo, che hanno raccontato aneddoti inediti sulla loro carriera, sono stati momenti molto intensi.”

La collaborazione con Emilio Fede

Nel tuo curriculum vanti anche la collaborazione con Emilio Fede. Com’è nata questa esperienza?

“La collaborazione con Emilio Fede è nata in modo del tutto naturale. Durante una puntata del mio talk show Punti di Vista, ho avuto la fortuna di intervistarlo e ci siamo trovati subito in sintonia. Da lì è nata l’idea di condurre insieme alcune puntate del programma, un’esperienza che mi ha arricchito tantissimo.”

Com’è lavorare con un’icona del giornalismo televisivo come Emilio Fede?

“Emilio è un professionista straordinario, con una visione unica del giornalismo e della televisione. Ha un carisma incredibile e una capacità di analisi fuori dal comune. Lavorare con lui è stato un onore e una grande occasione di crescita professionale.”

Ci saranno altri progetti in futuro con lui?

“È un’idea che stavamo valutando. Abbiamo ricevuto ottimi feedback sul nostro lavoro insieme e stavamo anche scrivendo un libro sulla sua carriera. Non escludo di continuare questa opera che per il momento è congelata.”

I progetti futuri tra televisione e nuovi talenti

Oltre alla TV, sei anche alla guida di Mister Talent of Italy. Di cosa si tratta?

“È un concorso nazionale dedicato ai nuovi talenti maschili dello spettacolo. Voglio dare spazio a giovani artisti che spesso trovano meno opportunità nel settore. Dopo la tappa di Sanremo, il tour prosegue in diverse città italiane come Napoli Roma e Bari per abbracciare tutta la penisola entro l’estate.”

Cosa possiamo aspettarci dai tuoi prossimi progetti?

“Voglio consolidare il mio legame con Il Salotto delle Celebrità e magari accompagnarlo in nuovi contesti. Inoltre, sto lavorando su un nuovo format televisivo che potrebbe vedere la luce a breve. Amo sperimentare e trovare nuovi modi per raccontare lo spettacolo e l’attualità.”

Uno sguardo al futuro

Qual è il tuo segreto per rimanere sempre al passo con il mondo dello spettacolo?

“Essere autentico e appassionato. Il pubblico percepisce quando fai qualcosa con sincerità. Cerco sempre di raccontare il mondo dello spettacolo con onestà e rispetto.”

Dove possiamo seguirti per rimanere aggiornati sui tuoi progetti?

“Sono molto attivo sui social, soprattutto su Instagram, dove condivido aggiornamenti e momenti di backstage.”

? Instagram Kevin Dellino

Kevin Dellino continua a essere una delle personalità più dinamiche del mondo dello spettacolo italiano. Tra televisione, giornalismo e conduzione di eventi, il suo obiettivo resta quello di raccontare e valorizzare il talento con passione e professionalità.

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Interviste

Robert Madison si racconta: dall’eredità artistica ai nuovi film con Pupi Avati e...

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? In arrivo tanti nuovi progetti per Robert Madison, figlio d’arte dell’attore americano Guy Madison. Oltre a L’Orto Americano, nuovo film di Pupi Avati in uscita il prossimo 6 marzo, Robert è protagonista di diversi progetti internazionali. In questa intervista ci racconta dei suoi lavori e svela uno dei suoi grandi sogni.

? Ciao Robert, come ti sei avvicinato al mondo dello spettacolo? Quali sono state le tappe fondamentali della tua carriera?

«Ho cominciato nel 1988. Ho avuto la fortuna di iniziare subito bene con un telefilm che si chiamava Classe di ferro, diretto da Bruno Corbucci con Gianpiero Ingrassia, Rocco Papaleo, Adriano Pappalardo. Da lì ho cominciato una scuola di teatro molto importante a Roma, la Mario Riva, che mi ha formato. Poi ho iniziato col teatro a Roma con giovani registi come Massimiliano Bruno e Daniele Pecci.

Il teatro ufficiale l’ho incominciato però in tournée con Luigi Squarzina e Marina Malfatti. Lì ho conosciuto Giuseppe Patroni Griffi, colui che mi ha fatto incontrare mia moglie, Stefania Bonfadelli. Con Griffi ho fatto tre spettacoli in teatro durati ben sei anni:

  • Questa sera si recita a soggetto, con Alida Valli e Giustino Durano.
  • Sei personaggi in cerca di autore, con Mariangela D’Abbraccio, Sebastiano Lo Monaco e Kaspar Capparoni.
  • Cyrano De Bergerac, nel ruolo di Cristiano per oltre 250 repliche.

Iniziare con Luigi Pirandello, che io amo, è stato magnifico. Da lì ho incominciato a fare fiction e film, cercando più popolarità e lavorando con Dario Argento e Pupi Avati, con il quale ho fatto quattro film, tra cui La seconda notte di nozze. E poi sono arrivate le classiche fiction come Il Maresciallo Rocca, Il Commissario Rex, Distretto di Polizia, Vivere e Centovetrine

?️ Quali sono i progetti a cui ti stai dedicando attualmente?

«Attualmente sto lavorando ad un thriller a Bologna dal titolo Kopis, diretto da Lorenzo Lepori. Credo se ne sentirà parlare presto. Ho fatto sette film con Dario Germani, alcuni usciti e altri che usciranno a breve:

  • ? L’isola maledetta (in uscita il 6 marzo)
  • ? Emanuelle intrigo a Manila (una storia d’amore nelle Filippine)
  • ? Il Nibbio, diretto da Alessandro Tonda con Claudio Santamaria (in uscita il 6 marzo), dove interpreto Peter, un agente della CIA.
  • ? L’Orto Americano di Pupi Avati, dove interpreto Copland, maggiore dell’esercito inglese.»

?‍♂️ Chi sei fuori dalla tv e dal tuo lavoro come persona comune?

«Sono una persona comunissima e tranquilla, che ama le persone grandi ma umili, come Santamaria. Più vai in alto e più sono sensibili e carini.»

? Tre aggettivi per descriverti?

«Perseverante, positivo, lavoratore.»

? Hobby, passioni, tempo libero?

«Sono maestro qualificato della Federazione Italiana Tennis e Padel (FITP), passione trasmessa da mio padre Guy Madison. Nel tempo libero faccio sport o ripeto testi, credo che anche quando non si lavora bisogna mantenersi in costante allenamento.»

? Un sogno nel cassetto?

«Come tutti gli attori, il sogno è fare qualcosa che rimanga indelebile nella storia del cinema. È un insieme di coincidenze: trovarsi al momento giusto e al posto giusto.»

? Ti piacerebbe ampliare la tua esperienza televisiva?

«Certo, la televisione ha una potenza incredibile e non si può negare che sia un buon trampolino di lancio anche per il cinema. Sono assolutamente favorevole alla televisione: entri nelle case della gente e puoi diventare uno di famiglia.»

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Interviste

Raffaele Carpentieri, voce italiana di Kaan Urgancıoğlu: «Da Emir Kozcuoğlu a Ilgaz Kaya,...

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Ha doppiato di recente il personaggio di Aureliano Buendia nel rifacimento Netfix di Cent’anni di Solitudine, la serie composta da due parti tratta dal romanzo omonimo di Gabriel García Márquez, e quello di Justin nella produzione australiana Apple Cider Vinegar. Negli scorsi giorni sono usciti, invece, al cinema i film L’erede, distribuito da Teodora Film e nel quale doppia il protagonista Marc-André Grondin, e A Real Pain, candidato a due Premi Oscar e distribuito da Searchlight Pictures.

Tuttavia, il pubblico delle soap ha imparato ad apprezzarlo negli ultimi mesi come la voce italiana di Kaan Urgancıoğlu, attore turco protagonista di Endless Love e Segreti di famiglia, entrambe trasmesse su Canale 5. Parliamo dell’attore e doppiatore Raffaele Carpentieri, che abbiamo avuto il piacere di intervistare in esclusiva per Sbircia la Notizia. Ecco che cosa ci ha raccontato sulle sue ultime esperienze lavorative.

A cura di Roberto Mallò.

Raffaele, partiamo da Emir Kozcuoğlu, il personaggio che ha doppiato in Endless Love. La sua personalità è piuttosto complicata, dalle mille sfaccettature. Come si è preparato a doppiarlo?

“La prima volta che ho visto Emir non sapevo minimamente che tipo di personaggio fosse. Parlandone insieme ai direttori, Guido Micheli, Gianni Bersanetti e Claudio Pascoli, ho avuto una panoramica della soap e mi hanno presentato Emir come il classico cattivo. A parer mio, tuttavia, Emir non è il cattivo per antonomasia. Un po’ alla volta si sono capiti tutti i traumi che lo hanno portato ad avere questa psicologia criminale e allo stesso tempo una vera e propria ossessione per l’amore e per l’abbandono. Emir è una persona che soffre l’abbandono per via della situazione che ha vissuto con la madre Mujgan, per diversi anni in coma. All’inizio della soap, tante cose non si sapevano. Per questo sembrava, appunto, il classico cattivo con la pistola in mano, che ammazzava di qua e di là e faceva il buono e il cattivo tempo. Col passare degli episodi, avendo sempre più contatto con Emir, con tre o quattro turni di doppiaggio a settimana da circa tre ore,  ho compreso molto della sua psicologia”.

La domanda sorge spontanea: che cosa ha compreso di Emir?

“Faccio una premessa: Kaan Urgancıoğlu, l’attore che interpreta Emir, è entrato molto nel personaggio, che ha davvero tante sfaccettature, come abbiamo già detto in precedenza. Se Emir non avesse avuto determinati traumi sarebbe stato un ragazzo normale. Molti diventano cattivi per soldi o perché la vita ti porta a prendere vie sbagliate. Al contrario, lui è diventato così a causa di vari episodi che sono accaduti nella sua vita. Tutto parte da quello che è successo con la madre e col padre Galip (Burak Sergen). Tanti traumi della vita lo hanno segnato. Partendo da questo, credo che Emir sia stato uno dei cattivi più iconici delle varie serie turche. O almeno così mi hanno detto”.

So che, al termine della messa in onda della dizi, ha avuto modo di sentire anche lo stesso Kaan Urgancıoğlu…

“Sì, ho avuto un contatto su Instagram con lui. Si è complimentato con me per il doppiaggio e mi ha detto che vorrebbe incontrarmi, quando sarà in Italia. Non pensavo mi scrivesse. Ha cominciato a seguirmi, per poi specificare di aver letto qualcosa su di me. Da lì sono arrivati i complimenti per il lavoro che ho svolto e per come ho dato lustro sia al personaggio di Emir, sia a lui”.

Le era già capitato di seguire altre dizi turche prima di Endless Love?

“No, in realtà non sono un grande appassionato di serialità turche. Endless Love mi ha colpito, in primis, per il dualismo che si è innescato tra Emir e Kemal Soydere (Burak Özçivit), per la storia d’amore che Kozcuoğlu sente di avere con Nihan Sezin (Neslihan Atagül) ma che in realtà non esiste. Siamo di fronte ad una serie davvero appassionante, dal mio punto di vista”.

L’abbiamo in parte già accennato. Tanto del personaggio di Emir è dovuto anche a Kaan Urgancıoğlu, il suo interprete.

“Kaan è davvero molto bravo. L’ho visto migliorare anche nel corso delle varie puntate. All’inizio della serie  Emir non era ben definito, ma man mano che la storia andava avanti è venuto sempre più fuori. E Kaan ha saputo portare in scena tutta la sua evoluzione. Parliamoci chiaro: fondamentalmente, Emir è uno psicopatico. E lo stesso discorso si può fare per la sorella Asu (Melisa Asli Pamuk). Si vede che il sangue Kozcuoğlu porta a questo. Battuta a parte, la spiegazione della loro personalità sta davvero nei traumi che hanno vissuto. Hanno avuto un trascorso non facile che, gioco forza, ha influenzato la loro vita, la loro crescita”.

Sì, però è anche vero che la personalità di Emir catalizza l’attenzione dei telespettatori. Pur non facendo mai il tifo per lui, è in un certo senso affascinante vedere come si comporta per capire fino a che punto può spingersi.

“Racconto un aneddoto: tanti miei follower seguono la serie e vanno pazzi per Emir. E’ dunque capitato che mi chiedessero se io mi rivedessi un po’ in lui. Ovviamente, la risposta è stata negativa. Sono semplicemente un attore che sta doppiando un cattivo. Sicuramente, quando esco dalla sala doppiaggio, non penso a lui come a un personaggio da emulare. A me diverte fare il mio lavoro, dove posso essere davvero qualsiasi tipo di persona: da uno psicopatico ad un killer, passando per un medico, un avvocato. La bellezza del mio lavoro sta nel calarmi, ogni volta, in una personalità diversa. E ciò mi ha portato anche a scindere tra i vari personaggi che doppio. Ed Emir è esattamente il mio opposto. Tuttavia, devo dire che l’appeal di Emir nei confronti del pubblico è dato, probabilmente, dal fatto che non è un classico cattivo. Ha sempre la battuta pronta, è molto intelligente e furbo, riesce ad ottenere quasi sempre ciò che vuole circuendo le persone. Ha questo fascino del male che, nelle serie e nei film, attira. Cosa che nella vita non accade. Le persone così le dovresti evitare. Mentre nelle serie tv ci può stare perché stai assistendo a qualcosa di non reale. E ti puoi affezionare ad un cattivo; resta sempre qualcosa di irreale. Un’altra cosa in cui non mi ritrovo in Emir è il rapporto fisico che ha con le donne, il modo in cui le prende. Non penso che le donne amino un tipo di uomo così. Anche se esiste la ‘sindrome della croce rossina’”.

Che è un po’ quella che ha Zeynep (Hazal Filiz Küçükköse) nei suoi riguardi…

“Esatto. E penso che questo sia stato un elemento a favorire l’appeal che il pubblico ha verso di lui. Tenendo sempre presente il fatto che Kaan lo ha saputo portare in scena con grande bravura. Personalmente, ho cercato di avvicinarmi il più possibile a lui. Mi hanno detto che sono piaciuto molto. Non a caso, mi hanno riconfermato come suo doppiatore in Segreti di famiglia. Sono quindi contento del percorso che Kaan ha fatto e che sta facendo ancora, che permette a me in contemporanea di fare lo stesso tipo di lavoro”.

Fortunatamente Ilgaz Kaya, il personaggio di Kaan in Segreti di famiglia, è completamente diverso. Si tratta di un uomo buono dai sani principi.

“Assolutamente, è proprio l’opposto. E questo mette ancora in evidenza la bravura di Kaan, che ho trovato molto cambiato. Perché non è detto che un attore sia in grado di interpretare due personaggi diametralmente opposti. Per me è stata una sfida: vocalmente, in Segreti di famiglia, Kaan è molto più morbido, tranquillo e sereno. Non ha picchi. Siamo abituati a vedere Emir che urla, con degli scatti d’ira improvvisi. Cosa che con Ilgaz non accade. E’ questo fa parte del bello del mio lavoro”.

D’altronde dovrebbe essere questo il segreto del mestiere: calarsi in personaggi differenti l’uno dall’altro. Restando un attimo su Endless Love, secondo lei perché è piaciuta così tanto al pubblico? Quali sono gli elementi che hanno spinto i telespettatori a sintonizzarsi?

“Secondo me il pubblico ha rivisto in Endless Love gli elementi di basi della vita. I telespettatori vogliono qualcosa che sia vicino a loro, ma anche lontano allo stesso tempo. Sicuramente, alla base della dizi ci sono emozioni che proviamo tutti: l’amore, l’odio, il senso di abbandono, la voglia di potere, di rivincita, di riscatto sociale, che ha anche Kemal. Sono emozioni che accomunano tutti noi e che in Endless Love sono marchiati e messi bene in evidenza. Inoltre, penso che lo spettatore voglia anche uscire un po’ dal quotidiano. E la storia d’amore ossessiva da parte di Emir e, allo stesso tempo, non possibile tra Nihan e Kemal viene vista come qualcosa fuori dal normale, che comunque accomuna chi segue la dizi nei sentimenti che prova tutti i giorni. C’è un filo comune tra questa storia non realistica e i sentimenti che ciascuno di noi prova. Kemal è il buono, Emir è il cattivo, Nihan è la donna contesa. E’ quasi come uno spettacolo teatrale. E il teatro ha da sempre coinvolto il pubblico con elementi semplici, con delle figure ben definite, nelle quali ciascuno di noi può riconoscersi e affezionarsi. Cosa che accade in Endless Love, dove ci sono la spalla del cattivo, la donna ambita, l’amante, la sorella del buono e così via. Infine, a favorire l’ascesa della dizi è stata anche la programmazione pomeridiana, che ha fatto sì che tutti potessero seguire le vicende di Nihan, Kemal ed Emir giorno dopo giorno. Uno slot, quello delle 14.10, che per me è favorevole per lanciare una nuova serie. Dopo il telegiornale, la gente ha bisogno di pensare ad altro, di svagarsi un po’. Il successo di Endless Love è dunque un insieme di dinamiche”.

A proposito di programmazione, visto che l’abbiamo citata. A differenza di Endless Love, Segreti di famiglia ha avuto un percorso un po’ più complicato in tal senso, anche se dal 3 marzo tornerà in esclusiva su Mediaset Infinity. Immagino sia dispiaciuto di questa cosa…

“Certo, mi è dispiaciuto. Quando ho cominciato a doppiare Segreti di famiglia mi sono un po’ informato e ho visto che ha vinto una marea di premi. Tra cui uno a New York come miglior serie nel mondo. Doppiandola, vedo che è fatta benissimo. Ha attori bravissimi, delle tematiche particolari. Non è la classica soap. Alla fine, se ci pensa, è un thriller psicologico. A me piace tantissimo. Probabilmente è stata lanciata in un momento sfavorevole. Era estate, c’erano gli Europei di calcio. E di conseguenza, quando l’hanno rimessa in onda, c’erano già altre serie, tra le quali Endless Love. E tendenzialmente avere tanta carne al fuoco può essere controproducente. Spero, dunque, che Segreti di famiglia possa riprendersi lo spazio che merita. Non perché lo doppio io, ma semplicemente perché è fatta molto bene. Anche se, alla fine, il successo lo decreta sempre il pubblico”.

Parliamo un po’ di lei. Quando è nata la passione per il doppiaggio? Qual è il momento in cui ha scoperto di questa professione? Visto che da bambini non è immediato pensare che ci sia qualcuno a doppiare i vari personaggi…

“Quando ero piccolo giocavo molto con la voce, sia con i miei amici, che con mio nonno. Quest’ultimo mi registrava perché inventavo storie. Sono stato sempre un appassionato di film, come Ritorno al futuro, Indiana Jones, Ghostbusters. Ho familiarizzato subito con le voci dei doppiatori del passato, tra cui Sandro Acerbo che ora è anche mio collega ed ha doppiato, tra l’altro, Brad Pitt e Michael J. Fox. Ovviamente, da bambino non pensavo minimamente al doppiaggio. E anche da grande non avevo l’idea di affacciarmi in quel mondo lì, in primis perché credevo che fosse una cosa molto complicata da fare, da raggiungere. Per questo, fino ai 25 anni circa, ho fatto tantissimo teatro, con una grande preparazione tecnica e artistica alle spalle. Lì ho potuto lavorare con Renato Carpentieri, ho avuto la possibilità di avere a che fare con registi e attori del calibro di Mario Martone, Ciro Scalera, Gianni Diotaiuti, Alessandro Prete, Elisabetta De Vito e Annabella Cerliani. In seguito, mi sono affacciato al mondo artistico del panorama romano, dopo essere stato per il tempo precedente a Napoli, e lì ho cominciato a fare una grande gavetta teatrale e televisiva, come attore ad esempio de La Squadra, passando per provini per registi importanti, tra i quali Ozpetek”.

E poi è arrivata la svolta…

“Ad un certo punto, dato che questo lavoro artistico ti lascia anche diversi mesi senza fare niente perché non è detto che superi sempre i provini, ho conosciuto Renato Cortesi, grandissimo doppiatore che ha lavorato anche con Fellini come attore. E’ stato lui a dirmi: ‘Senti, vuoi fare questo laboratorio di doppiaggio?’. In realtà, io avevo già fatto un corso nell’Accademia Corrado Pani con Roberto Pedicini. Lo stesso però, essendo abbastanza breve, mi aveva consentito di apprendere soltanto quelli che definisco i rudimenti del doppiaggio. Col laboratorio di Pedicini, dove c’erano diversi insegnanti, e il mio background recitativo precedente, ho così cominciato a farmi ascoltare. I primi anni sono stati i più complicati perché nessuno mi conosceva, e il mondo del doppiaggio è uno degli ambienti più meritocratici che ci sia. Se sei preparato, almeno che tu non abbia problemi caratteriali forti, riesci ad entrarci. E’ vero che ci sono tanti figli, nipoti e amici di doppiatori, ma se non sei all’altezza difficilmente fai carriera. E lo stesso vale per i neofiti, come sono stato io. Ho dovuto dimostrare di poter stare nell’ambiente e alla fine è andata bene. Anche se, nel mestiere dell’attore e del doppiatore, c’è sempre da imparare e non bisogna mai adagiarsi”.

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