Cultura
Nascono i nuovi ‘Depositi visitabili’ dei musei...
Nascono i nuovi ‘Depositi visitabili’ dei musei civici fiorentini
Oggi l'inaugurazione nel complesso di Santa Maria Novella
Nascono i nuovi 'Depositi visitabili' dei Musei civici fiorentini, uno spazio che è quasi un museo dove ammirare tante opere d'arte (circa 4.500) finora rimaste celate al pubblico per mancanza di spazi adeguati per la loro fruizione. I depositi hanno trovato casa nel complesso di Santa Maria Novella e sono stati inaugurati dal sindaco Dario Nardella. Presenti anche il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, la vicesindaca e assessore alla cultura, Alessia Bettini, e l'assessora ai lavori pubblici, Elisabetta Meucci.
Il patrimonio artistico comunale annovera migliaia di beni mobili suddivisi in raccolte, in parte esposte nei diversi musei civici della città o conservate negli annessi depositi e in parte smembrate e ricoverate in sedi provvisorie, nell'attesa di un luogo nel quale potessero essere riunite e riordinate. Così è stato deciso di destinare parte degli ampi ambienti del complesso di Santa Maria Novella a un progetto originale che consentisse non solo di raccogliere grandi quantitativi di opere d’arte in condizioni ottimali di conservazione, ma anche di renderli fruibili per i cittadini. Tra gli artisti esposti ci sono Fontana, Guttuso, Carrà, De Pisis, Mafai, Cagli, Morandi.
"Non c'è niente di più spiacevole in Italia, paese con così alta concentrazione di opere d’arte, di avere così tante opere d’arte chiuse nei depositi senza che i cittadini possano ammirarle - ha dichiarato il sindaco Nardella - Oggi a Firenze abbiamo raggiunto invece un obiettivo ambizioso: in questi spazi arriveremo a contenere ben 4.500 opere dei nostri depositi che saranno godibili dai cittadini, dagli studiosi e dai turisti, una grande conquista di cultura e civiltà".
"Questo progetto - ha continuato il sindaco - fa parte di un nuovo tassello della trasformazione del complesso di Santa Maria Novella: siamo al lavoro per l’apertura del museo dell’italiano Mundi, per la caffetteria, la riqualificazione del cortile interno, gli appartamenti di social housing e la nuova biblioteca, in un mix di funzioni culturali, sociali e civiche che è davvero un unicum in città".
I nuovi depositi sono stati realizzati su progetto della Direzione Servizi Tecnici del Comune in collaborazione con la Direzione Cultura e Sport, nell'ambito della campagna di riqualificazione degli ambienti del complesso di Santa Maria Novella liberati nel 2016 dalla Scuola Marescialli e Brigadieri dei Carabinieri. I lavori sono costati circa due milioni di euro per la parte di ristrutturazione delle sale nell’ambito della trasformazione dell’intero complesso e quasi 40 mila euro per la parte di trasporto e allestimento, con previsione di spesa di ulteriori 200 mila euro per le prossime fasi di incremento delle opere esposte.
In questa prima fase sono già state sistemate circa 300 opere appartenenti alla raccolta Alberto Della Ragione e ad altri nuclei delle Collezioni del Novecento. A queste andranno progressivamente ad aggiungersi: la rimanente parte delle collezioni novecentesche, funzionali alle rotazioni espositive del vicino Museo Novecento, le sinopie del ciclo di affreschi del Chiostro Verde di Santa Maria Novella, alcune raccolte ottocentesche, tra le quali quella dell’ex Museo del Risorgimento e il legato di Icilio Cappellini comprendente dipinti dei Macchiaioli, le opere non esposte dell’ex Museo storico-topografico Firenze com'era e un'ampia rassegna di marmi, gessi e reperti lapidei di varia provenienza, per un totale stimato di circa 4.500 beni.
I nuovi depositi sono ospitati in una parte dell'edificio che delimita il braccio occidentale del Chiostro Grande. In questi antichi ambienti si sono susseguite molteplici funzioni nel corso dei secoli: Appartamenti Papali, cantiere del cartone della Battaglia di Anghiari di Leonardo, dormitori del Monastero Nuovo, Educandato femminile della Santissima Annunziata e infine caserma della Scuola allievi sottufficiali dei Carabinieri.
A lungo inaccessibili perché inclusi nella caserma, grazie alla riqualificazione attuata dall'Amministrazione Comunale, oggi tornano a vivere come luogo di conservazione e di fruizione del patrimonio artistico.
I depositi occupano una superficie di 1100 metri quadrati, disposti su tre piani. Al piano terra gli ambienti consistono in una grande sala voltata di 290 metri quadrati che ospita la ‘Galleria delle sculture’ allestita con pedane, basamenti, mensole e scaffalature per statue, busti, e materiali lapidei vari.
Gli ambienti di deposito al primo piano hanno una superficie di 650 metri quadrati circa distribuiti in nove sale. Nelle due sale più ampie sono state realizzate delle imponenti strutture metalliche autoportanti in parte già attrezzate con grandi pannelli grigliati a scorrimento, bifacciali, che garantiscono l’appendimento dei dipinti su entrambi i lati. Nelle altre sale sono state previste ulteriori attrezzature espositive e conservative, non solo griglie, ma anche cassettiere e scaffalature per collocare manufatti eterogenei. Completano gli ambienti di deposito ulteriori spazi destinati alle funzioni di ufficio e di laboratorio per interventi di manutenzione.
Gli ampi spazi, oltre a garantire ai nuovi depositi il corretto svolgimento della loro funzione ordinaria di giacimenti di opere, strumentali ai progetti di studio, conservazione e valorizzazione, permettono di renderli accessibili al pubblico tramite visite guidate su prenotazione.
Le visite, curate da Muse, daranno la possibilità di scoprire non solo le opere che vi sono conservate, ma anche il 'dietro le quinte' del funzionamento di un moderno deposito museale. Le prime visite guidate si terranno venerdì 26 gennaio alle ore 14, 15 e 16 e sabato 27 gennaio alle ore 10, 11 e 12 e saranno gratuite per il pubblico; a partire da febbraio, proseguiranno a pagamento ogni sabato. La prenotazione è sempre obbligatoria: 055-2768224, info@musefirenze.it.
Cultura
Libri, domani a Roma la presentazione di ‘Fu dolce il...
Alle ore 19 presso l’Auditorium Santa Maria degli Angeli e dei Martiri
Sarà presentato domani alle ore 19 presso l’Auditorium Santa Maria degli Angeli e dei Martiri di Roma, in via Cernaia 9, il libro 'Fu dolce il canto - 54 Poesie' di Cinzia Petrucci, al suo esordio come poetessa. La scrittrice presenta le 54 poesie di 'Fu dolce il canto', una silloge sospesa tra musica e parole. In un incontro dibattito con il pubblico, le poesie saranno raccontate confrontando diversi punti di vista grazie all’intervento di Anna Codega, autrice, poetessa ed editor, Sira Sebastianelli, psicologa, psicoterapeuta e arpista, e Daniela Corso, lettrice ed esperta di marketing. Alcune composizioni saranno lette da Alessandra Gigli, affermata attrice teatrale e televisiva.
Nel corso della presentazione saranno eseguite al pianoforte alcune musiche di F. Chopin e L. van Beethoven che hanno ispirato altrettante poesie contenute nella silloge. Petrucci, appassionata di lettura, musica e danza fin dall'infanzia, è un’esperta di Marketing Strategico e Comunicazione d'Impresa. Pur vivendo come Manager d'Azienda tra strategie e analisi, non ha mai abbandonato il pianoforte e la letteratura. Sotto l’influsso degli studi classici e di un interesse sempre vivo per la poesia italiana, latina, greca e inglese, da qualche tempo ha iniziato a dare voce alle emozioni attraverso composizioni nate per impeto e ispirate dai sentimenti, cercando di raccontare in versi storie e visioni.
Codega, esperta grafologa, si è occupata per molti anni di selezione e gestione delle risorse umane ed è ora vicepresidente di una società di radioprotezione dalla radioattività ambientale. Ha ottenuto molti riconoscimenti con poesie e racconti in diversi premi letterari e ha pubblicato due sillogi poetiche, 'Flussi distanti' nel 2021 e 'Prossemica' nel 2023 con Edizioni Tripla E di Moncalieri. È coautrice del romanzo Rimmel con Margherita Torretta e dal 2020 anche editor per passione.
Sira Sebastianelli, Laureata in Psicologia, Psicoterapeuta di formazione junghiana svolge attività clinica come libero professionista. Ha collaborato con il prof. Aldo Carotenuto presso la Cattedra di Psicologia della Personalità dell’Università La Sapienza di Roma. Ha pubblicato i saggi 'Cara mille ti scrivo' con la Guida Editori e 'La Memoria degli Altri' con Colosseo Editore. Nel corso degli anni ha intrapreso lo studio dell’Arpa Celtica, inserendo lo strumento in ambito terapeutico.
Sira ha inoltre ideato il progetto 'Un’Àncora per non dire più Ancóra, cambiare accento per cambiare prospettiva', che promuove con l’Ensemble di arpe e voci Sinetempore Harp Attack. Il progetto itinerante si prefigge di dare un contributo per prevenire e per fermare le violenze contro le donne, attivando iniziative che utilizzino nuovi linguaggi e nuove prospettive.
Daniela Corso è laureata in Scienze Politiche, appassionata di Marketing e di tendenze. Divoratrice di libri e frequentatrice di gruppi di appassionati come lei, usa proprio la lettura per restare lei stessa un grande classico. Alessandra Gigli è una affermata attrice teatrale e televisiva e cuoca per passione, ha alle spalle, tra gli altri, quasi mille repliche nel ruolo di Smeraldina nell''Arlecchino servitore di due padroni' di Giorgio Strehler. È nota al pubblico anche per le sue interpretazioni televisive ('Don Matteo', 'Medicina Generale', 'Una pallottola nel cuore 2', 'Un passo dal cielo' e molte altre). È anche autrice di 'Strade tanghere', monologo in musica e canto.
Cultura
‘Intelligens’ è il titolo della Biennale...
Il curatore Carlo Ratti: 'Intelligenza collettiva contro crisi climatica'
E' "Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva" il titolo della Biennale Architettura 2025 che si terrà a Venezia, tra l'Arsenale e i Giardini, dal 10 maggio al 23 novembre 2025 (pre-apertura 8 e 9 maggio). Il presidente della Biennale di Venezia, Pietrangelo Buttafuoco, e il curatore della 19/a Mostra Internazionale, l'architetto Carlo Ratti, hanno svelato oggi, nella Sale delle Colonne di Ca' Giustinian a Venezia, il tema della più importante manifestazione dedicata all'architettura a livello mondiale: con un'ottica multipla e inclusiva, la rassegna proverà a tracciare "nuove rotte per il futuro, suggerendo un ventaglio di soluzioni ai problemi più pressanti del presente", a partire dalla crisi climatica.
"I titoli delle Mostre Internazionali di Architettura sono solitamente annunciati sia in inglese che in italiano. Nel 2025 - ha spiegato Ratti - il titolo sarà invece condensato in un'unica parola per entrambe le lingue, invocando la comune origine latina: 'Intelligens''. Da 'intelligens' deriva il moderno 'intelligenza'; questa scelta tuttavia indica anche un'espansione delle associazioni di significato. Tradotta a parte, la sillaba finale, 'gens', significa 'gente, persone': da qui emerge un'immaginaria radice alternativa, che suggerisce un futuro dell'intelligenza più multiplo e inclusivo, che sfugga ai limiti eccessivi dell'odierna focalizzazione sull'intelligenza artificiale".
La Biennale 2025 non sarà tuttavia solo di architettura, ha anticipato Ratti: questa disciplina farà parte di "una compagine estesa che deve integrare arte, ingegneria, biologia, scienza dei dati, scienze sociali e politiche, scienze planetarie e altre discipline, collegando ciascuna di esse alla materialità dello spazio urbano".
"L'ambiente costruito è tra i maggiori responsabili delle emissioni atmosferiche. In questo senso, all'architettura si può imputare gran parte del degrado ambientale del nostro pianeta - ha sottolineato Ratti - Di fronte all'accelerazione della crisi climatica, dobbiamo rassegnarci a questo ruolo, o siamo ancora in grado di offrire soluzioni, sostanziali e non cosmetiche, efficaci e rapide da realizzare? Per rispondere a queste sfide, cercheremo di mettere insieme una raccolta di proposte progettuali sperimentali, ispirate da una definizione di 'intelligenza' quale capacità di adattarsi all'ambiente a partire da un bagaglio di risorse, conoscenze o potere limitati. Oggetti, edifici e piani urbani saranno disposti lungo l'asse di un'intelligenza multipla e diffusa - naturale, artificiale, collettiva. Alcune idee saranno destinate a fallire. Ma altre potranno indicarci percorsi promettenti".
La Mostra pensata da Carlo Ratti immagina gli architetti come "agenti mutàgeni", capaci di innescare processi evolutivi e dirigerli in nuove direzioni. "Imparando da molteplici discipline scientifiche e avanzando per prova ed errore, la prossima Biennale punta ad accelerare la trasformazione del presente, alla ricerca di futuri migliori".
Quattro i pilastri metodologici della Biennale Architettura 2025: "Transdisciplinarità", "Laboratorio Vivente", "Raccolta di Idee" e "Protocollo di Circolarità". Per la transdisciplinarità, i progetti architettonici promuoveranno collaborazioni tra professionisti diversi, con l'obiettivo, ovunque possibile, di far progredire la conoscenza scientifica. Nel 2025 il Padiglione Centrale ai Giardini sarà in fase di ristrutturazione: sarà pertanto sostituito da una serie di progetti speciali capaci di trasformare porzioni della città di Venezia in "laboratori viventi, dove far convergere forme di intelligenza molteplici". Sarà adottato "un approccio collaborativo alla progettazione" della Mostra, con una "raccolta di idee" sul sito web della Biennale "per ampliare l'eterogeneità di voci, visioni e suggerimenti". Infine la Mostra "si propone di raggiungere obiettivi di circolarità particolarmente ambiziosi: tramite l'elaborazione di un Manifesto della Circolarità, verranno definite precise linee guida, delineando un nuovo standard per future manifestazioni culturali".
Con lo scopo di reintrodurre tra i Padiglioni Nazionali un grado di coordinamento e coerenza con il tema della Mostra Internazionale principale, il curatore Carlo Ratti ha annunciato che incoraggerà i Paesi partecipanti ad affrontare il tema comune "Un luogo, una soluzione". "Sarà un modo per mettere in luce - chiarisce Ratti - in quali modi l'ingegno umano possa fornire risposte alla sfida chiave del nostro tempo: una sfida che può essere affrontata soltanto in modo collaborativo, mediante una pluralità di approcci diversi. Invitiamo tutti i Paesi a condividere casi di successo: insieme, essi andranno a comporre una 'cassetta degli attrezzi' per un futuro migliore".
Da parte sua il presidente della Biennale, Pietrangelo Buttafuoco, ha richiamato nel suo intervento il semiologo e filosofo Umberto Eco con il suo concetto di "opera aperta", che ben si può adattare all'impresa di Ratti che "affronta e si confronta con la scienza e l'intelligenza". "La speciale visione di Carlo Ratti travalica la contemporaneità. La sua idea di architettura è la risposta a quel bisogno di intercettare la tensione della potenza per poi portarla all'atto - ha detto Buttafuoco - Sono orgoglioso di essere al suo fianco carissimo Carlo nel preparare e nell'offrire questa straordinaria edizione della Biennale Architettura che sarà non soltanto una mostra ma un capitolo per poter avviare il nuovo libro del domani".
Carlo Ratti ha presentato, infine, la seconda edizione di Biennale College Architettura, invitando studenti, laureati e professionisti emergenti under 30 (architettura, urban design, ingegneria, interior design, architettura del paesaggio, ambiente costruito) a presentare progetti che utilizzano l'intelligenza naturale, artificiale e collettiva per combattere la crisi climatica. Da questo bacino globale di candidature il direttore artistico sceglierà fino a 16 progetti che saranno sviluppati nel programma Biennale College Architettura. I candidati selezionati saranno successivamente invitati a partecipare a un workshop di 10 giorni a Venezia nel mese di settembre 2024 per sviluppare i progetti proposti con piano di produzione e budget. Il workshop, condotto da Carlo Ratti assieme a un gruppo di curatori e architetti, tutor e mentori, alternerà momenti di gruppo e individuali, e incontri dedicati con visiting professor e operatori culturali. Una selezione finale di un massimo di 8 progetti sarà scelta da Carlo Ratti stesso. A ciascun progetto selezionato verrà assegnato un contributo di 20.000 euro per la produzione e sarà presentato, fuori concorso, nell'ambito della 19/a Mostra Internazionale di Architettura.
(di Paolo Martini)
Cultura
FjalaFest, il primo Festival della Letteratura Albanese il...
Organizzato dall’Associazione Dora e Pajtimit APS, Albania Letteraria e dal Centro Culturale Slow Mill
Al via la prima edizione del Festival della Letteratura Albanese, il FjalaFest, che si svolgerà il 18 e 19 maggio presso Il Centro Culturale Slow Mill di via Volturno 32 a Milano. La manifestazione, che vedrà riunirsi alcuni tra i massimi esponenti del panorama letterario e culturale albanese, tra studiosi, traduttori, editori e giornalisti, ha l’obiettivo di creare un ponte culturale tra Italia e Albania, attraverso dialogo e confronto, ma anche di promuovere il ruolo della produzione artistica nella prevenzione di conflitti sociali.
Accanto a rappresentanti istituzionali come Artemis Malo, vice ministro per L’Europa e degli Affari Esteri, diversi ospiti animeranno FjalaFest, come studiosi del calibro di Matteo Mandalà uno degli albanologi più apprezzati in Italia, Albania e all’estero, Mimoza Hysa, autrice e traduttrice pluripremiata, Tom Kuka, vincitore del Premio dell’Unione Europea per la Letteratura 2021, Stefan Capaliku, che si è aggiudicato il Premio miglior romanzo 2023 in Albania e, ancora, la poetessa Rita Petro, nominata al Premio dell’Unione Europea 2024, Petrit Ymeri, direttore della Fiera del libro di Tirana, fondatore e Presidente dell’Associazione Nazionale Editori, nonché della storica casa editrice albanese Dituria.
Dall’Italia, oltre a Matteo Mandalà, Giuseppina Turano, albanologa e docente della Cà Foscari, Darien Levani, apprezzato autore italofono, e tanti altri.
Si inizierà sabato 18 con l’inaugurazione che conterà sulla partecipazione di rappresentanti istituzionali e giornalisti, per poi entrare nel vivo della manifestazione con i primi incontri. Nel tardo pomeriggio, uno degli eventi clou del Festival: la tavola rotonda, incentrata sul percorso della letteratura albanese in Italia, le ragioni, le difficoltà e la bellezza, e sul ruolo fondamentale delle traduzioni e sull’importanza della lingua e delle sue sfaccettature.
Il Festival, inoltre, ospiterà la mostra Inner light di uno dei più grandi artisti viventi albanesi, il pittore Lekë Tasi. Ex prigioniero politico durante il regime di Enver Hoxha, oggi è un pittore apprezzato non solo in Patria, ma anche nel mondo.
Domenica 19 si proseguirà con gli incontri, con le presentazioni di autori e di libri e con un’altra tavola rotonda sull’importanza dell’italofonia e della letteratura come collante e interscambio tra Italia e Albania.
L’iniziativa, organizzata dall’Associazione Dora e Pajtimit APS, Albania Letteraria e dal Centro Culturale Slow Mill, fa parte del progetto “From Page to Stage” finanziato nel quadro dell’iniziativa A.MI.CO. Grants dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) –Ufficio di Coordinamento per il Mediterraneo con il sostegno della Cooperazione Italiana allo Sviluppo.
L’evento ha ricevuto il patrocinio di Rai per la Sostenibilità - ESG e le Media Partnership Rai Cultura e Rai Italia, il patrocinio del Consolato della Repubblica d’Albania a Milano e con il supporto di NuoveRadici.World e Illyrian Brains.
Il Festival è co-finanziato da Fondazione Cariplo e da OSF for Albania.