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Politica

Rai, partita Cda quasi chiusa: incognita su quote rosa

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Non è chiaro se a Viale Mazzini vada applicato l’obbligo del 40% dei consiglieri donne

La sede della Rai

Risolta la questione tempistica, sul rinnovo del vertice Rai la partita è quasi chiusa ma a complicare la quadratura del cerchio aleggia ora il giallo quote rosa. E' infatti ormai data per certa - a quanto apprende l’Adnkronos - l’indicazione di Simona Agnes come presidente e di Giampaolo Rossi come ad da parte di Palazzo Chigi (attraverso l’azionista Mef), mentre sui consiglieri di nomina parlamentare i nomi che sarebbero ormai chiusi sono la riconferma di Alessandro Di Majo (in quota 5 Stelle), la candidatura di Alessandro Casarin (in quota Lega), la riconferma di Francesca Bria o l’arrivo di Chiara Valerio (in quota Pd). L’ultima casella ancora aperta è quella di Fdi, dove il candidato naturale, dopo il ritiro della candidatura di Guido Paglia, sarebbe Mauro Mazza. Il che però porterebbe le quote rosa in Cda a 2 su 7.

Il rispetto delle quote di genere nei Cda (con almeno il 40% di consiglieri donne) non è previsto nella legge sulla governance Rai né nello statuto Rai che si limitano solo a chiedere di favorire l’equilibrio di genere. Secondo alcuni, occorre tener conto però della legge 120 del 2011 che prevede un obbligo anche per le società controllate e partecipate dallo Stato. Il tema è se questa legge si applichi anche alla Rai che ha un regime particolare visto che è una società partecipata ma quattro componenti del Cda su sette sono di nomina parlamentare.

C’è un precedente che potrebbe però andare decisamente in soccorso a Palazzo Chigi e agli sherpa di Fdi che è quello del 2018, quando in un Cda dominato dai gialloverdi vennero nominate solo due donne, Rita Borioni e Beatrice Coletti, con due consiglieri uomini e altri due uomini anche nei ruoli di presidente e ad. Questa tornata avvenne 7 anni dopo la legge del 2011, quindi sarebbe un precedente utile a Fdi per indicare il nome dell’usato sicuro Mauro Mazza, grande conoscitore dell’azienda con una lunghissima carriera Rai alle spalle da Tg2 a Rai1, passando per Rai Sport. Bisognerà vedere se peserà più il curriculum di Mazza o la tendenza rosa.

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Politica

Mattarella a Guterres: “Interrompere spirale...

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Il capo dello Stato durante l'incontro al palazzo di Vetro con il segretario generale delle Nazioni unite nel corso della sua visita a New York

Sergio Mattarella e Antonio Guterres

"Occorre analizzare le crisi che vi sono e riuscire a interrompere la spirale di violenza che non consente di risolvere i problemi". Così il capo dello Stato Sergio Mattarella incontrando al palazzo di Vetro il segretario generale delle Nazioni unite António Guterres nel corso della sua visita a New York.

"Sono qui per testimoniare quanto l'Italia ha fiducia nelle Nazioni unite. Tanto più nel mondo crescono crisi, difficoltà e contrapposizioni tanto più si afferma quanto sia indispensabile l'azione delle Nazioni unite", ha detto il presidente della Repubblica.

Oggi Mattarella terrà un intervento di fronte all'Assemblea generale dal titolo 'Italia, Nazioni Unite e multilateralismo per affrontare le sfide comuni', preceduto da un colloquio con il Presidente dell'Assemblea Generale dell'Onu, Dennis Francis. La visita del Presidente Mattarella a New York si concluderà, al Consolato generale d'Italia, con l’incontro con il personale della sede diplomatica.

Guterres a Mattarella: "Italia pilastro fondamentale multilateralismo"

"L'Italia è un pilastro fondamentale del multilateralismo e un partner esemplare delle Nazioni Unite", ha detto dal canto suo Guterres. "In tutte le aree delle nostre attività - ha riconosciuto - l'Italia è sempre presente. Presente nelle operazioni di mantenimento della pace, presente nello sviluppo sostenibile, presente nell'azione per il clima, presente nei diritti umani e nello Stato di diritto, che so essere un'area di particolare interesse per lei, signor Presidente".

L'Ialia, quest'anno presidente di turno del G7, "è un Paese del Nord che comprende il sud" del mondo ed "è sempre stata un ponte tra il nord ed il Sud",è il riconoscimento arrivato dal segretario generale delle Nazioni Unite il quale ha sottolineato "la capacità di dialogo" del nostro Paese.

"E questo ponte è oggi più che mai necessario - ha affermato Guterres - In un mondo così diviso, con divisioni geopolitiche che stanno creando così tante difficoltà in tutti i settori dell'attività umana, dal clima all'intelligenza artificiale alla pace e alla sicurezza, è molto importante che l'Italia guidi il G7 e sia in grado di guidare la riforma delle nostre istituzioni multinazionali che sono state create dopo la seconda guerra mondiale e che non rappresentano più le realtà del mondo di oggi".

"La capacità dell'Italia di dialogare, non solo con i suoi colleghi del G7, ma con il mondo intero, è qualcosa che sarà molto importante per noi, soprattutto quando prepareremo il nostro Summit del Futuro".

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Politica

Jobs Act, la firma ‘coerente’ di Schlein...

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La segretaria: "Non è una sorpresa, già nel 2015 ero in piazza contro l'abolizione dell'art.18. Molti nel Pd firmeranno" e spinge su salario minimo e proposta su sanità

Elly Schlein - Fotogramma

La firma al referendum Cgil contro il Jobs Act? "Non è una sorpresa", dice Elly Schlein ricordando che "già nel 2015 ero in piazza con la Cgil contro l'abolizione dell'articolo 18". Una firma 'coerente' con la storia politica della segretaria, come le riconosce Giorgio Gori, e in linea con la piattaforma con cui Schlein ha vinto il congresso Pd.

"Era un punto fondamentale della campagna che abbiamo fatto alle primarie l'anno scorso, un punto anche di ricucitura -rimarca la segretaria- rispetto ad alcune scelte sbagliate del passato su cui evidentemente anche alcuni nostri elettori ci hanno premiato". Schlein è convinta che molti nel Pd firmeranno (da ultimo oggi anche l'ex-sindaco di Bologna, Virginio Merola) e che la questione non sia divisiva: "Il Pd fa i congressi come altri non fanno... Io non vedo oggi un partito diviso e frammentato come tanti che spingono a raccontarlo".

Eppure, come era scontato, la mossa di Schlein ha infastidito l'area riformista dem. Molti di quelli che siedono in Parlamento votarono a favore della riforma ai tempi di Matteo Renzi e diversi non la rinnegano. Qualcuno lo ha detto in chiaro mettendo anche agli atti che non firmerà i referendum ma, complice anche la campagna elettorale per le europee, i malumori restano sottotraccia.

Dall'area riformista gli umori vengono riferiti off the records così: "La firma ha infastidito molti. Come la libertà di voto e la mancanza di una linea. E anche il fatto che non se ne discute nelle sedi opportune e che le cose vengono apprese dalle agenzie. In più il merito: bisognerebbe concentrarsi sul futuro e invece si affronta il passato facendo opposizione alle stesse scelte del Pd in un mondo che è completamente cambiato". A calmare le acque il presidente Stefano Bonaccini per cui "ciascuno è libero di firmare o meno" i referendum Cgil invitando piuttosto a concentrarsi sulle battaglie che il Pd sta portando avanti, a partire dal salario minimo. "Evitiamo di schiacciare il dibattito su una iniziativa referendaria da parte della Cgil: come ha chiarito la segretaria Elly Schlein, il partito non si schiera su autonome iniziative di altri, ma si unisce sulle nostre battaglie da portare in Parlamento e davanti ai cittadini".

Battaglia sul salario minimo che Schlein tiene alta: "La riportiamo in Parlamento. Meloni non può voltare ancora le spalle". Insieme alla sicurezza sul lavoro che "non è una priorità ma la priorità", dice di fronte all'ennesima strage oggi in Sicilia. E alla proposta sulla sanità a sua prima firma. Il Pd ha chiesto di calendarizzarla con urgenza e la segretaria sfida la destra a votarla: "Abbiamo presentato in Parlamento una legge, a mia prima firma, che chiede di aumentare le risorse per la sanità pubblica che la destra sta smantellando. Questa legge chiede di destinare il 7,5% del Pil alla sanità pubblica: è una media europea, non stiamo parlando di una rivoluzione. Sento Schillaci e Meloni ma le loro parole cozzano con la realtà perché da quando sono al governo la spesa per la sanità è diminuita. Se vogliono affrontare davvero il tema delle liste di attesa, lo facciano votando con noi questa legge in Parlamento".

Sulla questione del Jobs Act, Dario Nardella mette in guardia dal "lacerarsi" su "una riforma di 10 anni fa" perché "il nostro compito è quello di trovare una sintesi e guardare al futuro con una proposta di riforma complessiva del mondo del lavoro". Per Andrea Orlando i referendum Cgil possono essere uno stimolo al Parlamento ad affrontare la questione. Visto che è lì che la politica deve agire: "Le firme possono servire ad aiutare il Parlamento, come è avvenuto in altre occasioni, ad affrontare questo tema. Credo che a questo punto firmare o no per il referendum, almeno nel mio caso,sia irrilevante perché ho presentato un disegno di legge in questa legislatura per modificare in larga parte, proprio in coincidenza con i punti affrontati ora dal referendum, la normativa". Giorgio Gori non la pensa così e rivendica la bontà del Jobs Act ma non è stupito dalla scelta di Schlein di firmare: "Mi sembra una cosa coerente con la sua storia politica" ma "siccome firmare sarebbe totalmente incoerente con la mia storia politica, io sicuramente non firmerò".

Intanto tutta Italia Viva, con Matteo Renzi in testa, va all'attacco frontale. "Paradossalmente, almeno i Cinque Stelle sono sempre stati coerenti. E' il Pd che ha perso la faccia". Renzi provoca soprattutto i riformisti dem: "Mi domando come può uno che era riformista del Pd votare per il Pd che abolisce le leggi fatte quando c'eravamo noi. Noi abbiamo lasciato il Pd perché volevamo continuare a essere riformisti. La differenza è tra chi vuole sussidi, M5s e Pd, e chi vuole lavoro, Stati Uiniti d'Europa". A Renzi è Bonaccini a ribattere: "Il Pd perde la faccia? No, noi non ci schiacciamo su proposte che vengono da altri, liberamente chi vuole nel Pd può firmare i referendum della Cgil ma noi dobbiamo stare sulle battaglie in Parlamento e le opposizioni, lo dico anche a Renzi, dovrebbero portarle avanti insieme".

Schlein, oggi in Umbria per la campagna elettorale, interviene anche su un altro caso del giorno, quello dello sciopero boicottato in Rai: "Dopo le notizie false, le campagne denigratorie sugli avversari politici e le censure, Telemeloni nega anche il diritto allo sciopero, un principio costituzionale con la complicità dei vertici aziendali su precisi input politici. La Rai così non è più servizio pubblico, diventa appendice e megafono del governo. Solidarietà ai giornalisti Rai in sciopero".

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Politica

Vannacci a Zan: “Lei gay non rappresenta...

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Scontro tra il generale e l'esponente del Pd: "Hitler parlava così"

Roberto Vannacci e Alessandro Zan

"Come gay, non rappresenta la normalità". Il generale Roberto Vannacci, candidato con la Lega alle elezioni europee 2024, si rivolge così a Alessandro Zan, esponente del Pd, durante Quarta Repubblica su Rete4. "Lei sta dicendo cose che sono fuori dalla Costituzione", la replica di Zan. Controribatte Vannacci: "Non c'è nessuna differenza di diritti tra chi è omosessuale e chi non lo è. Dico solo che ciò che non è normale non rientra nella norma. Se avessi detto voi siete eccezionali, avrei detto la stessa cosa. Non ho mai ritrattato nulla di ciò che ha scritto. Lei Zan che è un omosessuale non rappresenta la normalità per un fatto statistico". Parole da "nazista", commenta Zan: "Hitler diceva che gli omosessuali non sono normali".

Vannacci si sofferma su un altro tema affrontato in passato con dichiarazioni che hanno scatenato polemiche: "Il pensiero unico ci ha portato a cambiare il significato delle parole. Io non dico che una persone di colore non è italiana, dico che i suoi tratti somatici rappresentano l'italianità". "Sono parole gravissime che infangano le forze armate" visto il ruolo del candidato leghista alle europee. "Lei fa una discriminazione, alimenta odio", dice Zan.

Per il generale, quindi, anche un botta e risposta social con il tenente colonnello Gianfranco Paglia, consigliere del ministro della Difesa Guido Crosetto. Nel corso del programma tv 'Zona Bianca' su Rete4, Paglia ha espresso disappunto per il libro di Vannacci sostenendo che il pensiero del generale non è quello della Difesa. La replica di Vannacci arriva via social: "Non ho visto la TV ma mi faccio una domanda: parlando in Uniforme esprimeva un suo parere personale o quello dell'Istituzione a cui appartiene? Perché io, per aver scritto un libro a titolo personale nel mio tempo libero, sono stato accusato e sospeso anche per aver suscitato l'associazione tra l’autore e le idee dallo stesso espresse all’Istituzione di appartenenza! Ma non mi preoccupo... si tratta di un fuoco di Paglia!".

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