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Germania, Bolaffi: “La ‘Dexit’ una boutade, il problema sono le regionali”

Germania, Bolaffi:

"La 'Dexit? Una 'boutade', uno slogan propagandistico: all'elettore dell'Afd l'Europa non interessa". Così Angelo Bolaffi, politologo, esperto di Germania, commenta l'uscita di Alice Weidel - co-leader di Alternativa per la Germania - su un possibile referendum in chiave Brexit a Berlino. "Il problema non sono le Europee di giugno, ma le regionali di settembre nei Laender orientali della Turingia, della Sassonia e del Brandeburgo", dove l'Afd potrebbe conquistare il primo posto ed esprimere un presidente della regione. Il problema non è l'Europa ma l'immigrazione" sottolinea l'autore di 'Cuore tedesco. Il modello Germania, l'Italia e la crisi europea'. "Alle elezioni europee l'Afd andrà male".

"Il loro problema è l'immigrazione e l'identità. Una volta che l'immigrazione viene controllata, l'Afd non ha altre carte", prosegue l'ex Docente di Filosofia politica alla Sapienza di Roma, autore di "Il sogno tedesco. La nuova Germania e la coscienza europea". "La carta iniziale dell'Afd - ricorda - fu antieuropea, fu l'opposizione all'Euro, ma a proporla erano professori, accademici della parte ovest della Germania e in un momento in cui sull'Euro c'era un dibattito vero, in Grecia, Francia. Poi l'Afd si è tramutata, e si è trasferita, da Francoforte ed Amburgo a Dresda".

"Il vero vulnus che vogliono fare all'identità tedesca verte sui migranti, perché tocca un tema antico, quello del nazismo. I tedeschi scendono in piazza contro le rivelazioni sul'incontro di esponenti dell'estrema destra a Potsdam non perché hanno paura dell'Afd, ma perché viene messa in discussione tutta l'identità della Germania postbellica, perché hanno paura di una storia, hanno un problema di immagine, vogliono dimostrare all'Europa che sono diversi. Per questo manifestano, perché hanno fatto seriamente i conti con il loro passato e perché hanno un senso di colpa storico enorme", commenta l'ex Direttore dell'Istituto italiano di cultura a Berlino.

"Il problema vero che la Germania sta vivendo - aggiunge - e questo è anche il vero pericolo - è che siamo in un trapasso storico rispetto a quando la Germania si è ricostruita nel dopoguerra, sia sul piano del modello economico sia delle relazioni internazionali: queste due cose non funzionano più perché il 'mai più guerra' non esiste più e c'è il problema di spostare una parte dello stato sociale 'dal burro ai cannoni'. Un fatto enorme per tutte le democrazie, a cominciare da quella tedesca, che ha uno stato sociale molto generoso. Oggi siamo ad un passaggio faticoso e duro su cui si inserisce la polemica dell'Afd".

"All'Ovest c'è un problema di stato sociale, all'est c'è un problema di stato sociale più la xenofobia, cui si aggiunge il problema della guerra, perché molti sono filoputiniani, per storia, per vicinanza. Tutto questo crea una destabilizzazione del sistema tedesco per un popolo che non è abituato come noi a stare sempre in crisi: il sistema tedesco è un sistema stabile, che dà certezza, i tedeschi vogliono certezza".

"Poi c'è un tema molto concreto: cosa succederà nelle regioni dell'est se l'Afd è il primo partito? Con chi farà il governo? Con chi si alleerà la Cdu? Perché probabilmente, in questi tre Laender, se non succede nulla l'Afd sarà il primo partito. Che faranno gli altri? Faranno un fronte antifascista? Saranno disposti a farlo? E' un problema vero", spiega ancora il germanista.

Il referendum sulla Dexit invece non conta, "il problema vero è quello della crisi del sistema politico- economico tedesco, ma che riguarda tutta l'Europa, stando la Germania al suo centro, essendo un paese che dovrebbe dare garanzie e stabilità. Tutto il modello era costruito su globalizzazione, multilateralismo e gas a basso prezzo di Putin e questo non c'è più. In cina non esportano più. E' svanito in due anni, non in decenni, un sistema costruito per 50 anni".

"Il risultato delle regionali - aggiunge Bolaffi in conclusione - può avere effetti destabilizzanti per il sistema tedesco, che è federale, e dove le regioni contano. Il vero passaggio delicato è a settembre-ottobre".

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Esteri

Harris-Trump, è testa a testa in Georgia e North Carolina:...

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La dem e il tycoon praticamente appaiati nei due Stati 'battleground' del sud che potrebbero rivelarsi decisivi per la vittoria finale

Cartelli per Harris e Trump - Fotogramma /Ipa

Kamala Harris e Donald Trump sono praticamente appaiati in Georgia e North Carolina, due Stati 'battleground' del sud che potrebbero rivelarsi decisivi per la vittoria finale. E' quanto emerge da nuovi sondaggi condotti da Ssrs per la Cnn, secondo i quali Trump è in vantaggio su Harris 48% a 47% tra i 'probabili elettori' in Georgia, mentre lo scenario si ribalta in North Carolina.

I distacchi tra i due candidati si trovano all'interno del margine di errore e quindi non c'è un chiaro favorito in alcuno dei due Stati. Il North Carolina ha votato repubblicano nelle ultime tre elezioni presidenziali, anche se nel 2020 Trump ha vinto su Biden di poco più di un punto percentuale. Quattro anni fa in Georgia, invece, Biden sconfisse Trump con un margine inferiore a un punto, dando ai democratici la prima vittoria dopo quella di Bill Clinton nel 1992.

Sono intanto oltre 60 milioni gli elettori che hanno già votato in 47 Stati e nel Distretto di Columbia, dove si trova la capitale Washington, riferisce la Cnn, precisando che si tratta di circa il 38% dei circa 158 milioni di voti espressi nel 2020. Secondo l'emittente, 10 Stati hanno già superato il 50% dei voti totali di quattro anni fa, guidati dalla Georgia, dove i voti espressi sono già oltre due terzi.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Esteri

Netanyahu avverte: “Israele può raggiungere qualsiasi...

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Il discorso alla cerimonia di chiusura del corso per ufficiali delle Idf. Ma la risposta di Teheran, replica l'Iran, "sarà brutale". Idf: abbattuti due droni partiti dall'Iraq

Benjamin Netanyahu - Fotogramma /Ipa

"Oggi Israele ha più libertà di azione in Iran di quanta ne abbia mai avuta" e "può raggiungere qualsiasi luogo in Iran se necessario". Lo ha dichiarato il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, tornando sulla recente rappresaglia dello Stato ebraico contro la Repubblica islamica durante un discorso pronunciato alla cerimonia di chiusura del corso per ufficiali delle Idf.

"L'obiettivo principale che ho fissato è impedire (che l'Iran si doti di, ndr) armi nucleari", ha osservato Netanyahu, citato dal sito di Haaretz. Il primo ministro ha anche parlato del rapporto tra il suo governo e la Casa Bianca, sostenendo di "apprezzare la politica degli Stati Uniti, ma quando è necessario, dico di no".

Se ci fosse una rappresaglia dell'Iran per l'attacco subito da Israele, gli Stati Uniti sosterranno lo Stato ebraico ha intanto riferito ieri la Casa Bianca, chiedendo a Teheran di non rispondere alla rappresaglia israeliana.

L'intelligence israeliana ritiene intanto che l'Iran si stia preparando ad attaccare lo Stato ebraico dal territorio iracheno nei prossimi giorni, possibilmente prima delle elezioni presidenziali statunitensi in programma il 5 novembre, hanno riferito due fonti israeliane ad Axios, secondo le quali per l'intelligence israeliana l'attacco dovrebbe essere condotto utilizzando un gran numero di droni e missili balistici.

Lanciare un attacco attraverso le milizie filo-iraniane in Iraq e non direttamente dal territorio iraniano - nota il portale di notizie - potrebbe essere un tentativo da parte dell'Iran di evitare un'altra rappresaglia israeliana, la terza, contro obiettivi strategici nella Repubblica islamica.

Idf: abbattuti 2 droni partiti da Iraq

Intant l'Idf fa sapere che sistemi di difesa aerea israeliani hanno abbattuto due droni partiti dall'Iraq, precisando che i due aerei senza pilota sono stati intercettati prima che entrassero nello spazio aereo israeliano e sono stati abbattuti vicino alla zona del Mar Morto.

Iran: "Risposta sarà brutale"

Nonostante l'avvertimento, l'Iran ha avvertito che risponderà in modo “brutale” all'attacco israeliano contro le sue installazioni militari, e Israele “se ne pentirà”, riporta l'agenzia di stampa iraniana Tasnim. “La recente azione del regime sionista, che ha attaccato parti del nostro Paese, è stata un atto disperato, e la Repubblica islamica dell'Iran risponderà in un modo brutale che farà rimpiangere Israele”, le parole di Mohammad Mohammadi Golpayegani, capo dello staff della Guida Suprema iraniana Ayatollah Ali Khamenei.

Il Paese risponderà in modo "definitivo e doloroso" probabilmente prima delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti, ha detto ieri una fonte di alto rango alla Cnn. "La risposta della Repubblica islamica dell'Iran all'aggressione del regime sionista sarà definitiva e dolorosa", ha affermato la fonte. Sebbene la fonte non abbia fornito una data esatta per l'attacco, ha affermato che "probabilmente avverrà prima del giorno delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti".

Tregua in Libano, le condizioni di Netanyahu

Un qualsiasi accordo di cessate il fuoco con Hezbollah ''deve garantire la sicurezza di Israele'', ha detto intanto il primo ministro israeliano durante l'incontro a Gerusalemme con i due inviati degli Stati Uniti per il Medioriente, Amos Hochstein e Brett McGurk.

"Il primo ministro ha chiarito che la questione principale non sono le carte per questo o quell'accordo, ma la determinazione e la capacità di Israele di garantire l'applicazione dell'accordo e di prevenire qualsiasi minaccia alla sua sicurezza da parte del Libano", ha affermato l'ufficio di Netanyahu in una nota al termine delll'incontro.

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Esteri

Lotteria da 1 milione di dollari per Trump, causa contro...

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Il patron X e Tesla citato nella causa che mira a frenare le sue donazioni a 'fortunati' elettori del tycoon registrati negli Stati in bilico

Elon Musk - Fotogramma /Ipa

Elon Musk non si è presentato in tribunale a Philadelphia per rispondere alle accuse del procuratore distrettuale Larry Krasner, che lo ha citato in giudizio per il suo piano di assegnare via lotteria un milione di dollari al giorno agli elettori pro-Trump in Stati chiave per le prossime elezioni presidenziali. Lo riporta la Cbs, ricordando che la giudice del caso, Anne Marie Coyle, aveva ordinato al magnate di presentarsi di persona. La mancata presenza in tribunale potrebbe far rischiare al proprietario di SpaceX e Tesla, noto e attivissimo sostenitore di Trump, un'accusa di oltraggio alla corte.

Krasner e i membri del suo ufficio hanno incontrato gli avvocati di Musk nell'aula civile del giudice Angelo Foglietta, poco dopo che questi, nella serata di ieri, avevano depositato presso la Corte distrettuale di Philadelphia, un tribunale federale, una richiesta per trasferire la questione nella loro giurisdizione - e fuori dalla locale Court of Common Pleas. Un giudice ha concesso il trasferimento. Gli avvocati di Krasner hanno detto che contesteranno la raccomandazione. “Procederemo alla corte federale e cercheremo di affrontare le questioni in quella sede e di farle affrontare in una corte statale. Questo è un caso che affronta questioni di diritto statale”, ha dichiarato l'avvocato John Summers.

Musk, che ha di fatto accompagnato Donald Trump in buona parte della sua campagna elettorale, ha donato decine di milioni di dollari all'America Pac, una super comitato d'azione politica ('super Pac') costituito quest'estate per sostenere il candidato repubblicano. Il premio della lotteria indetta da Musk va ai firmatari di una petizione che chiede agli elettori di sostenere la libertà di parola e il diritto di possedere armi. Secondo il sito web del super Pac, almeno 12 persone avrebbero già ricevuto premi da 1 milione di dollari, di cui quattro solo in Pennsylvania.

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