Esteri
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Israele-Hamas e il Mar Rosso, gen. Battisti: “L’intervento di Teheran segna nuova fase”
Parla il generale Giorgio Battisti: "E' la guerra per procura della guerra per procura, alla Russia giova più di tutti questa esplosione in tutto il Medio Oriente"
Con "l'intervento diretto dell'Iran" il conflitto che nel Grande Medio Oriente interessa diversi Paesi, direttamente o indirettamente, "è entrato in una nuova fase di cui non si vedono adesso i possibili sviluppi ". E quella in corso è "una guerra per procura di una guerra per procura" che si compone di "più aree conflittuali", una 'proxy war' "condotta dagli Houthi dello Yemen per conto dell'Iran, che a sua volta sta conducendo tramite gli Houthi una guerra per procura per conto della Russia", a cui "giova più di tutti questa esplosione in tutto il Medio Oriente" con "l'attenzione dell'Occidente distolta dal conflitto in Ucraina". Parla così con l'Adnkronos il generale Giorgio Battisti, del Comitato Atlantico Italiano, dopo che da Davos il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha messo in guardia contro un "allargamento" del conflitto "che sta già avvenendo, contro il rischio di un pieno confronto in Libano", dove sono schierati mille militari italiani nel contesto della missione Unifil.
Battisti ragiona sull' "intervento diretto dell'Iran", sottolineando come la Repubblica Islamica - dopo gli obiettivi finiti nel mirino nel Kurdistan iracheno e in Siria - abbia "affermato apertamente di aver lanciato questi attacchi missilistici contro l'Isis in Siria, sostenuto di aver colpito il Mossad (i servizi israeliani) a Erbil e siti americani" nella stessa area. Poi, per ultimi, gli attacchi contro siti nel Baluchistan pakistano. Ed è un "salto di qualità" perché - dice il generale - fino a pochi giorni fa l'Iran, pur "condannando con forza" Israele per la campagna militare a Gaza, i blitz in Cisgiordania e le operazioni contro gli Hezbollah libanesi, "non aveva mai affermato pubblicamente di essere intervenuto in questo conflitto". Teheran, prosegue nella sua analisi, "affermava di supportare la lotta di liberazione di Hamas, Hezbollah e altre formazioni islamiste che combattono contro Israele, ma non era mai entrato direttamente in questo conflitto".
Adesso, osserva, resta da vedere "se ci sarà un'ulteriore azione dell'Iran e quali saranno le prossime mosse degli Houthi dello Yemen, ovvero se continueranno ad attaccare il naviglio mercantile che passa nel Mar Rosso". In questo contesto Battisti evidenzia come contro alcune delle ultime navi finite nel mirino degli Houthi siano stati usati missili balistici, "di più difficile neutralizzazione" perché "hanno una traiettoria tale che è meno tracciabile da parte di radar e sistemi di rilevamento delle forze navali anglo-americane".
Tra gli ultimi esempi di "salto di qualità del conflitto", esploso dopo l'inizio delle operazioni israeliane a Gaza in seguito al terribile attacco del 7 ottobre scorso in Israele, Battisti indica proprio "l'intervento diretto degli Houthi" con attacchi con missili, barchini esplosivi, droni, azioni di pirateria nel Mar Rosso, una 'discesa in campo' che ha "dato origine alla reazione anglo-americana" con il bombardamento di siti degli Houthi in territorio yemenita. Ma, rileva, "la reazione americana non è stata sufficiente per neutralizzare questa azione piratesca o terroristica".
Intanto il ministro degli Esteri Antonio Tajani si è detto "ottimista" sulla possibilità che lunedì a Bruxelles, in occasione del Consiglio affari esteri, si arrivi a un accordo su "una missione militare dell'Ue" nel Mar Rosso "per proteggere i traffici commerciali". "E' un auspicio che tutti i 27 Paesi approvino questa missione difensiva di scorta a convogli", una missione Ue "che si coordini con l'operazione anglo-americana Prosperity Guardian" e che "sarà una missione difensiva", dice Battisti.
Se partirà, significherà che si interverrà "con le armi di bordo delle navi per abbattere missili, droni aerei e marittimi eventualmente lanciati contro il naviglio mercantile". "Da notizie di stampa - puntualizza - sembrerebbe che non saranno più di tre navi militari a pattugliare quel tratto di mare". Diversa è la Prosperity Guardian, rimarca, perché "prevede anche un'azione di reazione" e le regole di ingaggio consentono di "colpire le basi di lancio degli Houthi", quindi il territorio yemenita dove gli Houthi controllano dal settembre 2014 la capitale Sana'a.
Intanto preoccupa la riduzione del traffico marittimo nel Mar Rosso, la deviazione delle rotte. "O è bloccato o deve seguire la rotta del Capo di Buona Speranza" con tempi allungati e aumento dei costi dei prodotti. Una ripercussione, conclude, che "colpisce principalmente l'Europa e in modo particolare i Paesi mediterranei".
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Usa, Urbinati (Columbia): ”La rettrice ha scatenato...
La docente di Teoria politica difende la protesta pacifica degli studenti e sostiene il dialogo senza toni aggressivi in spazi dedicati. Occorre portare avanti una trattativa che permetta il ritorno alla normalità ed eviti un grave danno di immagine per il campus, sostiene.
E' stata una ''reazione folle'' quella della rettrice della Columbia University, Nemat Shafik, di chiamare la polizia per rimuovere la manifestazione studentesca contro Israele. ''Era una protesta pacifica, fatta a suon di rap con giochi, canti e balli'', ma lei ''l'ha trasformata in un inferno''. Per fortuna, anche grazie ''a un documento di appello al dialogo che ho firmato anche io'', ora ''il clima è molto cambiato'' e si è aperto ''un tavolo di trattativa e negoziazione tra i rappresentanti degli studenti, il corpo docente, i dipendenti e l'ammnistrazione dell'università''. L'obiettivo è quello di rientrare in un ''clima di trattativa per riportare la normalità'', altrimenti ''c'è il rischio che salti il semestre'', ma ''nessuno vuole che si arrivi a tanto, sarebbe un danno di immagine incredibile, una rovina enorme''. Nadia Urbinati, che dal 1996 insegna Teoria politica alla Columbia University di New York, racconta ad Adnkronos dall'interno le contestazioni. ''Si tratta di un accampamento pacifico, gli studenti sono molto più moderati della rettrice, ma sono stati trattati da criminali e questo non è possibile'', ha aggiunto Urbinati.
Lei stessa ha avuto contatti con gli studenti, ''hanno scritto un documento bellissimo e molto moderato rivolto alla rettrice che ho firmato insieme a colleghi del mio dipartimento. Un documento in cui chiedevano di tenere in considerazione il problema della violenza che si amplifica se si chiama la polizia''. Tra i suoi studenti, racconta, ''uno che aveva fatto con me un corso sulla retorica è stato arrestato ieri per uso sconsiderato del linguaggio. Ha detto che i sionisti dovrebbero sparire dalla faccia della terra... Ma a parte questo caso nessuno mio studente è stato sospeso o arrestato''. Sottolineando che ''il 20 per cento degli studenti della Columbia arrestati sono ebrei'', Urbinati racconta anche il caso di ''uno studente ebreo israeliano che ha chiesto di non venire in classe per non attraversare il campus in quanto si sente a disagio''. La sua richiesta è stata accolta, ''un caso eccezionale risolto permettendogli di seguire le lezioni tramite Zoom''.
Urbinati racconta poi che in questi giorni hanno visitato la protesta al campus ''il rappresentante repubblicano e quello democratico. Entrambi sono stati ottusamente arroganti. L'esponente repubblicano ha proposto di chiamare guardia nazionale, il che avrebbe riportato il campus a livelli raggiunti solo nel '68''. Secondo la politologa, quindi, è stata ''la rettrice che ha radicalizzato'' la manifestazione. Shafik, spiega Urbinati, ''è alla Columbia da nove mesi e si è dimostrata molto inadeguata. Viene dal mondo delle finanza e ha dimostrato totale incapacità di comprendere che qui non si tratta di dipendenti di una banca, ma di persone varie con le quali occorre entrare in contatto''. E invece, durante la protesta, ''la rettrice è rimasta sempre chiusa nel suo ufficio o nella sua casa. Non ha mai interagito con gli studenti''.
L'auspicio, ora, è che ''vengano messi a disposizione degli spazi, delle aule, dove poter proseguire il dibattito sulla guerra e sui rapporti con Israele''. Perché, prosegue Urbinati, ''se c'è libertà di insegnamento, se si studiano argomenti come la guerra e la pace, gli stati nazione, è evidente che ne esca un dibattito''. Anzi, aggiunge, ''ben venga il dialogo e la riflessione promossi dagli studenti, certo senza usare toni aggressivi''.
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Elezioni Usa, Biden prende in giro Trump: “Sono in...
Durante la cena annuale con i corrispondenti accreditati alla Casa Bianca
''Sono un uomo adulto e sono in corsa contro un bambino di sei anni''. Così il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha preso il giro l'ex inquilino della Casa Bianca e suo rivale alle prossime elezioni americane Donald Trump. ''L'unica cosa che abbiamo in comune è l'età'', ha aggiunto Biden durante la cena annuale con i corrispondenti accreditati alla Casa Bianca. Anche se, età anagrafica alla mano, Biden ha 81 anni contro i 77 di Trump. ''Le elezioni del 2024 sono in pieno svolgimento e sì, l'età è un argomento - ha detto Joe Biden - Sono un adulto che corre contro un bambino di sei anni''.
Molti gli ospiti illustri, giornalisti e celebrità presenti all'hotel Hilton di Washington mentre all'esterno un centinaio di manifestanti hanno scandito slogan contro la guerra di Israele nella Striscia di Gaza e sventolato una bandiera palestinese lunga diversi metri. Ma all'interno il conflitto in Medioriente non è stato al centro della scena, soppiantato appunto dalle battute sull'età dei candidati alla presidenza Usa.
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Re Carlo torna agli impegni pubblici, martedì la visita a...
Buckingham Palace: "Medici incoraggiati dai suoi progressi"
Buckingham Palace mette fine alle congetture sullo stato di salute di Re Carlo. Il sovrano, malato di cancro, da martedì riprenderà i suoi impegni pubblici. Con la regina Camilla si recherà in visita a un centro di cure per i tumori. "Il team medico di Sua Maestà - fa sapere una nota della Casa Reale - è molto incoraggiato dai progressi compiuti finora e rimane positivo quanto al continuo recupero del re".