Cerchi qualcosa in particolare?
Pubblichiamo tantissimi articoli ogni giorno e orientarsi potrebbe risultare complicato.
Usa la barra di ricerca qui sotto per trovare rapidamente ciò che ti interessa. È facile e veloce!
Portaerei Usa Ford lascia Mediterraneo, ecco perché non è buon segno per Israele
Nell'area rimane solo un'altra portaerei, la Eisenhower, impegnata nella deterrenza contro gli Houti nel Mar Rosso
La marina americana ha deciso di ritirare dal Mediterraneo la portaerei Gerald Ford, la nave da guerra più grande del mondo, dispiegata al largo d'Israele dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre. Malgrado l'assicurazione della Us Navy sul mantenimento di "un'ampia capacità nel Mediterraneo e attraverso il Medio Oriente", la decisione non sembra essere una buona notizia per Israele.
E' quanto scrive Haaretz, commentando quello che definisce "l'ultimo sviluppo a sorpresa" della guerra a Gaza. Già presente nel Mediterraneo da maggio, la Ford si era avvicinata ad Israele a scopo deterrente in modo da scoraggiare un'eventuale escalation con il Libano. Per ora il conflitto non si è esteso, ma quella del Paese dei Cedri rimane una frontiera calda con continui lanci di razzi da parte della milizia sciita Hezbollah, a cui Israele risponde puntualmente. Così come rimane alta la tensione per quanto riguarda altri gruppi sciiti filo iraniani in Siria e Iraq. Per non parlare degli Houti in Yemen che minacciano il traffico navale nel mar Rosso.
"Gli Stati Uniti e l'Iran sono impegnati in un dialogo produttivo con messaggi aperti e riservati. La riduzione della potenza navale nella regione potrebbe essere stata accompagnata da discreti segnali a Teheran perché ciò non comporti una ulteriore escalation. Ma potrebbe anche rappresentare una scommessa sbagliata da parte americana, che Hezbollah potrebbe interpretare come un'opportunità per assumersi maggiori rischi", nota il giornale israeliano.
Comunque, scrive Haaretz, "la ridotta presenza navale americana nella regione non è una buona notizia per Israele. Il sostegno americano allo sforzo bellico è stato ampio, ma il governo (del premier israeliano Benyamin) Netanyahu non ha una linea di credito illimitata". Recentemente "vi sono state telefonate tese" fra il presidente americano Joe Biden e Netanyahu, soprattutto in merito ai rapporti del premier israeliano con l'Autorità Nazionale Palestinese. E le dichiarazioni di esponenti di estrema destra del governo israeliano sul trasferimento di palestinesi fuori da Gaza e il ritorno di insediamenti nella Striscia "non contribuiscono ad una atmosfera di fiducia verso Israele da parte di Washington", commenta ancora Haaretz.
Con il ritorno della Ford alla sua base in Virginia, nell'area rimane solo un'altra portaerei, la Eisenhower, impegnata nella deterrenza contro gli Houti nel Mar Rosso. Durante il weekend vi è stato un primo scontro diretto con l'affondamento di tre barchini della milizia yemenita che avevano attaccato una nave commerciale. Nell'area del Mediterraneo orientale rimangono altre unità navali statunitensi: la nave anfibia d'assalto Bataan (che può trasportare anche caccia F-35 Stealth), la nave da sbarco Carter Hall e l'unità navale da trasporto anfibio Mesa Verde. Inoltre gli Stati Uniti hanno avviato la missione internazionale Operation Prosperity Guardian per mantenere la sicurezza nel Mar Rosso.
"Collaboriamo con gli alleati e i partner per aumentare la sicurezza marittima nella regione. Il ministero della Difesa continuerà a far leva sulla sua postura di forza collettiva nella regione come deterrenza contro ogni attore statuale o non statuale perché non vi sia una escalation della crisi oltre Gaza", ha assicurato il comunicato della Sesta Flotta americana con il quale è stato annunciato il rimpatrio della Ford.
Commissionata nel 2017, la Ford viene considerata dalla marina americana "la più adattabile e letale piattaforma da combattimento del mondo". Con le sue 100mila tonnellate e un contingente di aerei caccia F/A-18 Super Hornet a bordo, si tratta di una portaerei ultimo modello.
Esteri
Romi, Emily e Doron: chi sono le tre ragazze liberate da...
La prima rapita al rave di Nova mentre le altre due furono prelevate dal kibbutz Kfar
Tre ragazze israeliane sono tornate libere oggi, 19 gennaio 2025. Dopo 470 giorni nelle mani di Hamas, sono state rilasciate Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher. Le prime tre israeliane dei 33 ostaggi che rapiti il 7 ottobre 2023 sono state riconsegnate a Israele in base all'accordo sulla tregua siglato venerdì scorso a Doha.
Romi Gonen, 24 anni, era una delle ragazze rapite al rave Nova. Presa in ostaggio mentre cercava di scappare in auto con amici, proprio mentre era al telefono con la madre Meirav. "Mi hanno colpito mamma, sto perdendo sangue. Tutti in macchina stanno perdendo sangue", erano state le ultime parole alla madre quel giorno. Poco dopo, le forze israeliane hanno trovato l'auto vuota. E il telefono di Romi è stato tracciato a Gaza. Un ostaggio rilasciato lo scorso novembre aveva rivelato alla famiglia che Romi era viva, ma non in buone condizioni di salute.
Emily Damari 28 anni, con doppia cittadinanza israeliana e britannica era stata prelevata da casa nel kibbutz Kfar Aza, al confine col nord della Striscia di Gaza e di lei non si erano più avute notizie. Un amico sopravvissuto alla strage avvenuta nel kibbuz aveva riferito di aver visto la macchina di Damari guidata da un terrorista fermarsi davanti a casa sua dirigersi verso Gaza.
Nello stesso kibbutz era stata rapita anche l'infermiera veterinaria Doron Steinbrecher, 31 anni che aveva lanciato l'allarme con un messaggio vocale mandato in chat agli amici poco prima di finire nelle mani degli uomini di Hamas: "Sono arrivati. Mi prendono". Damari si trovava nel suo appartamento quando sono arrivati i miliziani di Hamas che le hanno sparato a una mano e hanno ucciso il suo cane, Chooka. E' stata anche ferita alla gamba da una scheggia di proiettile. E' stata caricata sulla sua auto e portata a Gaza, come ha testimoniato la madre.
Esteri
Ecco chi è la ‘gola profonda’ della Cia che ha...
Asif Rahman ha passato documenti classificati riguardanti i piani di attacco delle Idf. Processato si è dichiarato colpevole
Un analista della Cia, la principale agenzia di intelligence statunitense, che è stato arrestato il 12 novembre in Cambogia dall'Fbi nell'ambito di un'inchiesta sulla fuga di documenti classificati in ottobre riguardanti i piani di attacco di Israele contro l'Iran si è dichiarato colpevole, venerdì 17 gennaio, in un tribunale federale della Virginia negli Stati Uniti. Asif Rahman, 34 anni, lavorava per la Cia dal 2016 e attualmente ed era collocato all'estero.
"Rahman ha tradito la fiducia del popolo americano condividendo illegalmente informazioni classificate riguardanti la difesa nazionale che aveva giurato di proteggere", ha sottolineato Matthew Olsen, l'assistente del procuratore generale per la sicurezza nazionale. Rahman si è dichiarato colpevole di due capi d'accusa per aver nascosto e trasmesso illegalmente informazioni classificate sulla sicurezza nazionale, ciascuno dei quali è punibile con una pena fino a dieci anni di carcere. La sentenza è prevista per il 15 maggio.
Nonostante la diffusione su Telegram di questi documenti, tra cui analisi di immagini satellitari prodotte dalle agenzie federali Usa, Israele ha risposto alla fine di ottobre agli attacchi dell'Iran durante i quali erano stati sparati circa 200 missili verso il suo territorio all'inizio dello stesso mese. La Repubblica islamica ha affermato che si trattava di una rappresaglia per gli attacchi israeliani in Libano che hanno ucciso il leader degli Hezbollah, Hassan Nasrallah, e un generale iraniano, Abbas Nilforoushan, e per l'assassinio a Teheran del leader del movimento palestinese Hamas, Ismail Haniyeh, che è stato attribuito a Israele.
Esteri
Israele-Hamas, Biden e l’accordo sulla tregua:...
Il Presidente Usa rivendica il risultato della mediazione Usa: "Oggi per la prima volta le armi tacciono. Con team di Trump parlato a una sola voce"
Quella tra Israele e Hamas è stata una delle trattative più "dure". Così il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha definito i negoziati che hanno portato all'accordo per la tregua nella Striscia di Gaza e ha parlato di una regione "profondamente trasformata".
"Oggi molti camion (di aiuti) sono entrati nella Striscia di Gaza" e "soprattutto oggi per la prima volta le armi tacciono", ha scandito Biden.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden si è detto "lieto" di vedere che il suo team e quello del presidente eletto Donald Trump siano "riusciti a parlare con un'unica voce" negli ultimi giorni per facilitare il raggiungimento dell'accordo tra Israele e Hamas. E' qualcosa "senza precedenti", ha osservato, aggiungendo che per il "successo" serviranno "costanza" e "fiducia nella diplomazia sostenuta dalla deterrenza".
Biden ha quindi parlato anche del Libano. "C'è l'opportunità di un futuro libero dalla morsa di Hezbollah", ha affermato. Mentre, ha evidenziato, "la posizione dell'Iran si è molto indebolita, la più debole negli ultimi decenni".