Pompei: ritrovati due corpi pressoché intatti
Pompei: gli Archeologi scoprono i resti di due vittime dell’eruzione del 79 d.C. Il famoso Sito Archeologico di Pompei, ha annunciato sabato 21 novembre che due corpi sono stati ritrovati nella posizione che avevano al momento della triste morte. Questi sono i corpi di due vittime della distruttiva eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.
I due corpi, sono stati scoperti durante le ricerche a circa 700 metri a nord-ovest di Pompei, in una grande villa alla periferia della famosa città romana.
Si trovavano in un corridoio largo 2,20 metri che dava accesso al piano superiore della villa, dove gli Archeologi avevano individuato delle cavità negli strati di lava e cenere indurita. Facendo scorrere il gesso in queste fessure, utilizzando la famosa tecnica dei calchi, inventata dal celebre Archeologo e Numismatico Giuseppe Fiorelli nel 1867, sono stati in grado di ricostruire i corpi nella loro esatta posizione originaria.
Un proprietario e il suo schiavo?
Entrambe le vittime furono probabilmente sorprese dall’eruzione mentre cercavano di fuggire. Il primo, un giovane di 1,56 m che indossava una tunica corta che doveva avere tra i 18 ei 25 anni, era probabilmente uno schiavo, come suggeriscono diverse vertebre piegate a causa di un duro lavoro fisico. La sua testa inclinata all’indietro mostra i denti e il cranio.
La seconda vittima, invece, ha il viso rivolto verso terra, ad un livello inferiore rispetto al resto del corpo. Le sue braccia sono incrociate con le mani sul busto, una posizione simile a quelle di altre vittime ritrovate a Pompei. È un uomo alto mt 1,62; di età compresa tra i 30 ei 40 anni, vestito con una tunica e un cappotto e probabilmente il proprietario del giovane schiavo trovato al suo fianco.
Conosciamo più da vicino il suggestivo Sito Archeologico di Pompei
Pompei, a circa 20 km da Napoli, è il Sito archeologico più visitato al mondo con i suoi famosi resti della città sepolta dalla lava e dalle ceneri dell’eruzione del vulcano nel 79 d.C. che ne causò la distruzione totale. Classificato come patrimonio mondiale dell’UNESCO nel 1997, il Sito è sempre stato un luogo di grande interesse e fascino per tutti gli appassionati di storia dall’antichità.
Città di origine osca, Pompei divenne, dopo la guerra sociale, una colonia romana con il nome di Cornelia Venera Pompeiana. Parzialmente distrutta dal terremoto del 62 d.C., la città e le magnifiche ville suburbane furono sommerse durante la ricostruzione. È stata la grande quantità di materiale vulcanico che ha ricoperto l’intera città in pochi istanti a determinare lo stato di conservazione di edifici, oggetti e corpi, che negli anni si sono conservati pressoché intatti, come protetti da una capsula.
Dalla posizione dei corpi ritrovati, come quelli della “famiglia Polybius“, della proprietaria di una tintoria, di una donna che cercava di scappare portandosi via i suoi gioielli, è stata possibile una ricostruzione degli ultimi dolorosi momenti di vita della popolazione.
La gente del posto non era a conoscenza del fatto di aver vissuto ai piedi di un vulcano dormiente per oltre 1.500 anni, motivo per cui non riuscirono ad evitare l’atroce tragedia, sebbene, Plinio il Vecchio, ammiraglio della flotta romana, tentò di portare a rifugio in seguito all’eruzione.
La città è stata cancellata dalla memoria collettiva per centinaia di anni, fino a quando non sono stati effettuati i primi scavi.
Pompei, un tempo porto fiorente e importante mercato del Mediterraneo, nonché luogo di villeggiatura dei ricchi romani, è nota per lo straordinario stato di conservazione degli edifici civili, disposti lungo strade altrettanto ben conservate, come la Casa del Chirurgo, quella del Fauno, dei Casti Amanti e per la celebre Villa dei Misteri che prende il nome dai murales raffiguranti riti di iniziazione al culto di Dioniso.
Le pareti esterne erano ricoperte di caratteristici graffiti, mentre le pareti interne degli edifici erano affrescate con raffinati affreschi raffiguranti scene di vita quotidiana del tempo, che hanno permesso agli Archeologi di dedurre l’aspetto mondano della vita che vi si teneva e che, ancora oggi, sono testimoni del lusso e dell’interesse dei romani verso l’arte e l’ammirevole senso estetico.
In buono stato di conservazione anche il Foro principale e gli edifici pubblici, come il Campidoglio, la Basilica, i Bagni Pubblici, il Foro Triangolare, i due Teatri e le Terme Stabiane. Solo un terzo del Sito, che si estende attualmente su 44 ettari è stato riportato magistralmente alla luce dagli esperti Archeologi.
Pompei, insieme alle altre due città di Ercolano e Torre Annunziata, la periferia dell’antica Oplontis, sono state iscritte, nel 1997, come Patrimonio dell’Umanità Unesco, per il fatto di rappresentarne una considerevole testimonianza incomparabile nel mondo e nella società di quel tempo.

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Cultura
Morto a 105 anni ultimo pilota sopravvissuto alla Battaglia d’Inghilterra

John ‘Paddy’ Hemingway, l’ultimo pilota sopravvissuto della Battaglia d’Inghilterra, si è spento all’età di 105 anni. La Royal Air Force (RAF) ha annunciato che il decesso è avvenuto lunedì 17 marzo nella sua abitazione a Dublino. Ai tempi del conflitto, Hemingway aveva solo vent’anni.
Nato a Dublino nel 1919, si unì alla RAF nel 1938. Avanzato al grado di capitano di squadriglia, si ritirò nel 1974. Era l’ultimo rappresentante dei leggendari ‘The Few’ (I Pochi), un gruppo di coraggiosi piloti che, nonostante la netta inferiorità numerica, riuscirono a respingere le forze tedesche durante la Battaglia d’Inghilterra.
Hemingway ebbe un ruolo cruciale nella difesa della Gran Bretagna contro i continui raid aerei della Luftwaffe, l’aviazione militare tedesca, tra luglio e settembre 1940, subito dopo la caduta della Francia. Secondo quanto ricordato dalla RAF, la sua squadriglia abbatté ben 90 aerei nemici in soli 11 giorni nel maggio 1940.
Durante gli scontri aerei nell’agosto del 1940, Hemingway fu costretto a lanciarsi con il paracadute dal suo cacciabombardiere Hurricane per ben due volte. In una di queste occasioni, si trovò a dover ammarare al largo delle coste orientali dell’Inghilterra, riuscendo poi a riunirsi al suo squadrone per continuare le operazioni. Per il coraggio dimostrato, nel 1941 gli fu conferita la Distinguished Flying Cross. In un’intervista rilasciata alla BBC nel 2020, Hemingway minimizzò il suo eroismo, affermando: “Il mondo era in guerra e non c’era modo di sottrarsi. La vera abilità era la fortuna. Non importa quanto fossi abile, dovevi essere fortunato. Ad esempio, il mio comandante, Dickie Lee, era il miglior pilota che avessi mai visto, ma fu abbattuto e ucciso. Io, invece, sono stato incredibilmente fortunato.”
Hemingway continuò a servire nella RAF anche negli anni successivi, durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel 1945, durante una missione nei cieli italiani per colpire una colonna corazzata tedesca, il suo velivolo fu abbattuto dalla contraerea. Sopravvissuto all’atterraggio di emergenza, fu salvato e nascosto da una famiglia italiana. Una bambina di nove anni, Carla Fabbri, lo aiutò a raggiungere le linee angloamericane, travestendolo da contadino.
Nel 2023, tramite un appello pubblicato su ‘Il Messaggero’, Hemingway espresse il desiderio di incontrare Carla Fabbri, ma scoprì che era morta circa dieci anni prima. Tuttavia, nel 2024, riuscì a incontrare a Dublino Lina Volpi, figlia di Carla, che all’epoca aveva 62 anni e che era cresciuta ascoltando i racconti di quel pilota straniero accolto e aiutato a fuggire grazie alla generosità della sua famiglia.
Il primo ministro britannico, Keir Starmer, ha reso omaggio a Hemingway con queste parole: “Sono profondamente rattristato dalla notizia della scomparsa di John ‘Paddy’ Hemingway, ultimo pilota conosciuto della Battaglia d’Inghilterra. Ottant’anni fa, il coraggio e la determinazione di Paddy e di tutti i piloti della RAF hanno contribuito a porre fine alla guerra. Hanno volato senza paura sul territorio nemico per proteggere il Regno Unito e i suoi alleati, rischiando la vita.” Anche il principe William, in un post sui social media, ha voluto ricordarlo: “Dobbiamo molto a Paddy e alla sua generazione per le nostre libertà di oggi. Il loro coraggio e sacrificio non saranno mai dimenticati.”
Cultura
“Asterix in Lusitania”, il nuovo albo a fumetti esce in autunno

Il nuovo *albo* della celebre serie a fumetti di Asterix, il quarantunesimo, sarà pubblicato il prossimo autunno e porterà i lettori in una nuova avventura ambientata in *Portogallo*. Intitolato “Asterix in Lusitania”, il fumetto uscirà in lingua francese il 23 ottobre, seguito da traduzioni in altre 18 lingue, tra cui l’italiano: l’edizione italiana, edita da Panini Comics, sarà disponibile dal 30 ottobre. Con una tiratura globale di ben cinque milioni di copie, l’uscita si preannuncia come un evento editoriale di grande portata.
Questa nuova pubblicazione rappresenta la seconda opera sceneggiata dal francese Fabcaro per la serie, mentre i disegni sono opera di Didier Conrad, alla sua settima collaborazione. La trama richiamerà alcuni elementi dell’album del 1971 “Asterix e il Regno degli dei”, ideato dai leggendari autori Albert Uderzo e René Goscinny. Sin dal suo debutto nel 1959, la serie di Asterix ha venduto oltre 400 milioni di copie in tutto il mondo, tradotta in ben 130 lingue.
Secondo quanto anticipato dall’editore francese *Éditions Albert René* (Hachette Livre), “Asterix in Lusitania” sarà ambientato nell’estremo sud-ovest dell’Impero Romano, in una terra nota per i suoi *monumenti storici*, le *specialità gastronomiche* e l’ospitalità dei suoi abitanti. In questa avventura, un ex schiavo lusitano, già apparso in “Asterix e il Regno degli dei”, chiederà l’aiuto di Asterix e Obelix per respingere un assedio romano su una parte della penisola iberica. Fabcaro ha spiegato che la scelta del Portogallo è stata dettata dal suo *clima soleggiato* e dalla novità che questa location rappresenta per le storie del famoso guerriero gallico.
L’azione si svolge 44 anni prima della nascita di Cristo, in un periodo in cui Roma aveva già conquistato gran parte del mondo antico, inclusa la Francia, ad eccezione del leggendario villaggio di Asterix. La conquista del Portogallo antico era per i Romani un obiettivo strategico per accedere a preziose risorse minerarie come l’*oro* e lo *stagno*.
Fabcaro ha dichiarato: “Era fondamentale trovare una destinazione inedita per i nostri protagonisti. Dato che Asterix e Obelix hanno già viaggiato molto, le opzioni si restringono sempre di più! Inoltre, desideravo un albo che fosse *luminoso* e *soleggiato*, ambientato in un paese mediterraneo che evocasse l’idea di una vacanza. La scelta della *Lusitania* (l’attuale Portogallo) è arrivata rapidamente, anche perché ho amato le mie vacanze lì. Gli abitanti sono incredibilmente *ospitali* e *calorosi*. Durante la preparazione dell’albo, abbiamo avuto la possibilità di visitare il Portogallo per immergerci nei luoghi, nell’atmosfera e nelle tradizioni locali, scattando foto e prendendo appunti.”
L’antropologo Manuel Neves, citato dall’editore, ha sottolineato come la conquista del Portogallo da parte di Roma fosse motivata dall’accesso a ricche risorse minerarie, quali oro e stagno. Inoltre, si ritiene che l’albo possa attrarre la numerosa comunità portoghese residente in Francia. A tal proposito, Fabcaro ha ricordato le parole del suo editore: “Questo li renderà felici, perché aspettavano un albo simile da molto tempo.”
L’entusiasmo per questa avventura è stato condiviso anche dall’ambasciatore del Portogallo in Francia, José Augusto Duarte, che ha dichiarato: “Asterix e Obelix partono per la Lusitania! Proprio come i Galli, i coraggiosi *Lusitani*, guidati dal valoroso *Viriato*, si opposero all’Impero Romano per difendere i propri valori, tradizioni e libertà. Questa alleanza con Asterix e Obelix è una notizia meravigliosa. Diamo il benvenuto ai personaggi creati da René Goscinny e Albert Uderzo, ormai parte del nostro immaginario collettivo.”
(di Paolo Martini)
Cultura
Inglese scuola infanzia: come introdurre i più piccoli alla lingua

Nell’era globale in cui viviamo, conoscere l’inglese è diventato un vantaggio fondamentale, e molti genitori si chiedono quando e come iniziare ad avvicinare i loro bambini a questa lingua. Gli esperti concordano sul fatto che un’esposizione precoce a una seconda lingua offra numerosi benefici, ma il processo di apprendimento deve essere naturale e giocoso. Come si può introdurre inglese scuola infanzia in modo efficace e divertente, rispettando i tempi e le esigenze dei più piccoli?

Perché iniziare a imparare l’inglese fin da piccoli
Il periodo della prima infanzia è considerato ideale per l’apprendimento delle lingue. In questa fase, il cervello dei bambini è straordinariamente ricettivo ai suoni, alle intonazioni e alle nuove parole, permettendo loro di acquisire una seconda lingua con grande naturalezza e senza lo sforzo tipico degli adulti.
Quali sono i principali vantaggi di iniziare presto?
- Maggiore flessibilità cognitiva: i bambini piccoli assorbono le lingue in modo intuitivo, adattandosi facilmente a nuovi schemi linguistici.
- Sviluppo delle capacità cognitive: imparare una seconda lingua stimola la memoria, il pensiero logico e l’attenzione ai dettagli.
- Superare le barriere linguistiche: un bambino abituato all’inglese fin dai primi anni avrà meno difficoltà a esprimersi e a comunicare in futuro.
💡 Studi scientifici dimostrano che i bambini esposti precocemente a una seconda lingua sviluppano una maggiore capacità di risoluzione dei problemi e una maggiore apertura mentale.
Come rendere l’apprendimento un’esperienza piacevole
L’errore più comune che si può commettere è trasformare l’apprendimento dell’inglese in un’attività rigida e scolastica. Nei primi anni di vita, l’approccio più efficace è quello ludico: il gioco diventa uno strumento potente per introdurre nuove parole e concetti.
- Imparare giocando. I giochi sono un metodo eccellente per insegnare l’inglese ai bambini. Attività come il “Simon Says” in versione inglese o piccoli giochi di ruolo permettono di associare le parole a situazioni concrete, rendendo l’apprendimento intuitivo e divertente.
- Canzoni e filastrocche. La musica è un ottimo veicolo per memorizzare vocaboli e frasi. Filastrocche semplici come “The Wheels on the Bus” o “If You’re Happy and You Know It” sono perfette per insegnare nuovi termini attraverso il ritmo e il movimento.
- Libri illustrati in inglese. I libri con immagini colorate aiutano i bambini a collegare parole a oggetti e situazioni. È consigliabile iniziare con racconti brevi e ripetitivi, come “Brown Bear, Brown Bear, What Do You See?” di Eric Carle, che facilitano la comprensione e l’interazione.
- Cartoni animati e storie audio. Brevi episodi di cartoni animati in inglese, come Peppa Pig o Dora l’Esploratrice, offrono un’esposizione autentica alla lingua e aiutano i bambini a familiarizzare con le espressioni quotidiane in modo naturale.
📌 Non preoccuparti se tuo figlio non inizia subito a parlare in inglese. È normale che, nelle fasi iniziali, assorba passivamente la lingua per poi esprimersi quando si sentirà pronto.
Il ruolo di genitori e insegnanti
Per rendere l’inglese parte della vita quotidiana del bambino, è fondamentale che genitori e insegnanti collaborino nel creare un ambiente stimolante e sereno.
Ecco alcune strategie utili:
- Integrare l’inglese nella routine quotidiana, nominando oggetti e azioni in entrambe le lingue.
- Utilizzare parole e frasi inglesi durante il gioco o le attività domestiche.
- Riconoscere e valorizzare ogni piccolo progresso, incoraggiando il bambino a usare l’inglese senza paura di sbagliare.
Gli educatori della scuola dell’infanzia possono arricchire le giornate con semplici attività in inglese, come salutare i bambini al mattino o cantare insieme brevi canzoni. L’importante è mantenere un approccio leggero e naturale, senza pressioni.
Un piccolo passo verso un grande futuro!
Avvicinare i bambini all’inglese fin dalla scuola dell’infanzia è un investimento prezioso per il loro futuro. L’obiettivo principale è creare un ambiente positivo e stimolante, dove l’apprendimento avviene in modo spontaneo e divertente. Inglese scuola infanzia non significa lezioni formali, ma piuttosto un’esposizione graduale e giocosa che rispetti i tempi e le curiosità naturali dei più piccoli.
💬 Non è importante che il bambino impari subito molte parole, ma che percepisca l’inglese come un mezzo di comunicazione piacevole e accessibile.