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Ue, Salvini lancia la sfida sovranisti: “Abusivi...

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Ue, Salvini lancia la sfida sovranisti: “Abusivi fuori dal Tempio, non abbiamo paura dei ‘Golia-Soros'”

A Firenze leader Lega con alleati europei, Von der Leyen e gestione migranti nel mirino

Matteo Salvini - Fotogramma

Fermare l'invasione dei migranti "che distruggerà L'Europa" e tornare ai valori della tradizione: Dio, patria e famiglia, in ordine sparso di preferenza. A Firenze i sovranisti alleati di Matteo Salvini, dai portoghesi agli estoni, passando per francesi e polacchi, non risparmiano l'attacco alla "Ue dei burocrati", che alla fine per Matteo Salvini - che farà la sintesi per tutti - sarà pure quella "massonica, quella del Golia-Soros che noi, come fece David alla fine sconfiggeremo". "Ho sentito parlare culture diverse, con alcune sfumature pure diverse, Id non è una caserma, ma ho sentito solo parlare di futuro. Oggi può nascere il Rinascimento dell'Europa che sarà", dice il vicepremier italiano dal palco di Firenze.

Spiegando come al di là di quelle che lui chiama "sfumature", "oggi qua a Firenze sono convenute donne e uomini che armati di buon senso, coraggio e fede sconfiggeranno un gigante Golia che è il primo nemico dell'Europa, i tecnocrati massoni che vogliono distruggere l'identità del nostro continente. Noi del Golia Soros non abbiamo paura, di chi finanzia la distruzione della nostra civiltà non abbiamo paura". "L'anno prossimo - spiega - c'è in gioco se non tutto, tantissimo, qualcuno sta occupando Bruxelles in modo abusivo, fuori dal Tempio". Parole che chiudono la kermesse, mentre viene attorniato dai leghisti presenti in sala, come il ministro Giancarlo Giorgetti, il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, il presidente della Camera Lorenzo Fontana, che del Carroccio è il responsabile esteri. Tra gli altri presenti, anche i governatori Zaia e Fedriga e la ministra per la disabiltà, Alessandra Locatelli.

Prima del leader italiano, tornato 'Capitano', sono tantissimi gli interventi senza sconti alla Unione europea degli alleati sovranisti. Temi condivisi, su cui convergono pure i toni, sono quelli del rischio che arriva dai porti, la questione dei migranti, che molti trattano secondo la falsariga della presunta sostituzione etnica, che tante polemiche ha già fatto levare in Italia. Il belga Kostadinov, primo a intervenire poco dopo le 11 in Fortezza da Basso lancia l'allarme prendendo il discorso "dal problema maggiore" che "è la crisi demografica, che si vive in ogni stato europeo". "I migranti mettono a repentaglio il futuro dell'Europa, perché le elites europee ci fanno rimpiazzare con i migranti, con gli stranieri", dice ancora il politico di Sofia, spiegando che "o si cambia, oppure ci saranno referendum per uscire dalla Ue".

Il discorso più atteso era quello di Marine Le Pen, che in videomessaggio si scusa per l'assenza, 'limitandosi' a una stoccata a Ursula von der Leyer: "Per la signora l'immigrazione non è un problema, ma un progetto", dice la leader del Rn, rappresentata a Firenze dal vice Bardella. "Noi -dice la francese- siamo trattati dalla Ue come merci, non come persone". In video appare anche l'altro alleato portoghese Andrè Ventura: "Basta con i burocrati, vogliamo dire noi come vogliamo vivere", tuona il leader di Chega (Verità), assicurando ai sovranisti che potranno sempre contare su di lui. Ultimo video è quello di Geert Wilders, nuovo vincitore del voto nei paesi bassi, che pare tenere un profilo basso, alle prese con la formazione del governo nel suo paese: "L'Olanda agli olandesi, basta con i migranti", è la sintesi a mo' di slogan del suo contributo.

Si apre anche il capitolo della famiglia naturale e del genere, i due che se ne fanno carico sono il polacco Roman Fritz e il rumeno George Simion. "Faccio un esempio -dice il polacco, leader della Confederazione della corona polacca- . Noi abbiamo donne che possono presentarsi come uomo, il gender, ma noi chiamiamo il male come male", dice applaudito, non senza aver chiesto infine la benedizione di Dio per l'Italia.

Per il rumeno, che si scoprirà amante di Dante Alighieri, "la sinistra vuole cancellare la famiglia naturale, mentre noi siamo per il diritto naturale. Dante ha regalato la Commedia, tante lezioni ancora attuali" visto "che l'inferno lo vediamo in Europa: abbiamo migranti irregolari, abbiamo perso le fabbriche, perso l'identità nazionale e assistiamo al declino del cristianesimo. E ci impediscono di usare le parole padre, madre e Natale", nel suo intervento, in ottimo italiano, il leader di Aur, partito identitario di Bucarest, sarà il primo a rinnovare l'appellativo 'Capitano' per Matteo Salvini, cosa che poi farà anche il francese Bardella e l'austriaco Vilimsky.

Interviene anche la sindaca di Monfalcone, Anna Maria Cisint che si dice preoccupata per la deriva islamista del suo comune, ricordando come l'imam locale le abbia detto di essere contrario alla integrazione "ma di volere la sostituzione". Anche per lei applausomentro che schizza in alto. Prima della chiusura di Salvini parla l'alleato di Afd, l'estrema destra tedesca, quelli con cui Tajani ha appena detto che non potrà mai essere alleato in Europa. E Tino Chrupalla non smentisce la sua fama da estremista: prima gela (parte) della sala con un attacco all'Ucraina, spiegando che "Kiev non potrà mai vincere la guerra e deve fare la pace" e che "quella dell'Ucraina non è la nostra guerra", per poi concludere che "Ursula von der Leyen è la persona più pericolosa dell'Europa e chiedo scusa per aver detto questo...". (dall'inviato Francesco Saita)

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Politica

Europee, Fratelli d’Italia aspetta Meloni a Pescara:...

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Sul territorio c'è chi si porta avanti con 'santini' elettorali che la indicano capolista. Lei da Roma annuncia: "Il Papa sarà al G7"

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni (Afp)

Se è vero che due indizi fanno una prova, a Pescara la candidatura di Giorgia Meloni appare pressoché una certezza. Per la conferenza programmatica di FdI - che andrà avanti fino a domenica - giungono nella città del Vate ministri e sottosegretari, vertici delle partecipate di Stato e amministratori dai territori di tutta Italia. Ben 2.200 i delegati arrivati e in arrivo da qui alle prossime ore, tanto che le strutture alberghiere di Pescara e dintorni registrano il sold out.

La mega struttura, affacciata sul mare, non senza polemiche -nella centralissima piazza Primo Maggio, 'regia' del fedelissimo Giovanni Donzelli- si presta a un annuncio di quelli importanti: il palco centrale con l'Adriatico alle spalle di chi prende la parola nella Sala Milano, dove domenica - salvo sorprese - la premier annuncerà la sua discesa in campo, alla presenza degli altri leader del centrodestra. Sorridono gli esponenti di FdI ai cronisti che continuano a chiedere delle intenzioni di Meloni, mentre sul territorio c'è chi si porta avanti: a Cesenatico, ma non solo, i primi 'santini' elettorali indicano la presidente del Consiglio - che potrebbe arrivare a Pescara già nella serata di domani - capolista, dandone per scontata la candidatura.

Per ora a Palazzo Chigi continuano a buttare la palla in tribuna: Meloni "si prenderà fino all'ultimo minuto utile per decidere", la versione ufficiale consegnata alla stampa. Mentre si lavora a pancia a terra anche su altro, considerando l'annuncio roboante e a sorpresa, arrivato via videomessaggio: la partecipazione di Papa Francesco al G7, al tavolo dei Grandi del mondo nel summit a Borgo Egnazia dal 13 al 15 giugno, appena una settimana dopo le elezioni europee. "E' la prima volta nella storia che un Pontefice partecipa ai lavori del Gruppo dei 7", rimarca la premier, che con Bergoglio ha saputo costruire un rapporto diretto, al riparo dai riflettori e dalla stampa.

Per il ministro Francesco Lollobrigida "avere una donna, spero, come lei alla guida della nostra lista in tutta Italia permetterà anche di confermare la grande fiducia che gli italiani hanno in lei", mentre per il capogruppo di FdI al Senato, Lucio Malan, il nome di Meloni sulla scheda elettorale "indicherebbe senz'altro l’importanza che diamo a queste elezioni".

Intanto dal palco della kermesse il ministro ai Rapporti col Parlamento Luca Ciriani, considerato vicinissimo alla premier, rivendica quella di oggi come "La giornata dell'orgoglio di un partito che è diventato il più grande non per caso: lo ha fatto alla fine di un percorso di coerenza e coraggio. Un partito che ha fatto i conti col suo passato mille volte, una volta per sempre, se lo mettano in testa, noi guardiamo al futuro. E siamo un grande partito perché abbiamo un grande leader che si chiama Giorgia Meloni. E avendo un grande leader, noi il suo nome lo mettiamo nel simbolo. Se altri non hanno questa possibilità è un problema loro, evidentemente".

Domenica, mentre già da giorni in tutta Italia campeggiano i manifesti col nome e il volto della premier, verrà svelato l'arcano - sul rush finale, ad appena tre giorni dalla chiusura delle liste -, in quell'Abruzzo che avrebbe dovuto rappresentare l'Ohio d'Italia e che, invece, rivendica il governatore Marco Marsilio, "ha confermato che sul Paese continua a spirare il vento di centrodestra, senza sorprese". L'asticella, alle europee, resta quella delle politiche: il 26%. Ma la speranza sottesa è che, col nome di Meloni in campo, si possa fare di più: centrare o addirittura sfondare il tetto del 30% delle preferenze.

(dall'inviata a Pescara Ileana Sciarra)

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Politica

Scurati, l’attacco con gaffe: scuse al Tg1

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Mollicone (Fdi): "Chieda scusa anche ai milioni di italiani che ha oltraggiato definendoli vecchi e ignoranti"

Antonio Scurati - Fotogramma

Antonio Scurati ancora al centro delle cronache. Dopo il caso del monologo e le accuse di censura avanzate dallo scrittore, oggi a finire nella bufera è stato lui per le accuse - poi rimangiate con tanto di scuse - lanciate contro il Tg1 in un'intervista rilasciata a 'La Repubblica' in cui lo scrittore ha affermato di aver "subito una violenza morale, psicologica. Sono stato additato come malfattore, truffatore, profittatore, quasi abbia estorto un compenso non dovuto. Il Tg1 ha offerto lo spettacolo indegno di una giornalista che ha chiesto la mia incriminazione per vilipendio alle istituzioni".

Mollicone: "Si scusi anche con gli spettatori"

A definire "inaccettabile il passaggio dell’intervista di oggi di Scurati" è il presidente della Commissione Cultura e Editoria della Camera e Responsabile Nazionale cultura e innovazione di Fratelli d’Italia Federico Mollicone. "L’accusa di ‘vilipendio alle istituzioni’ citata dallo scrittore - precisa Mollicone in occasione dell’incontro 'Radici dell’Europa' a Pescara per la conferenza programmatica di Fratelli d’Italia - non risulta essere stata fatta da nessun giornalista della testata, come anche lui ha detto e riconosciuto. Scurati chieda scusa anche ai milioni di italiani che ha oltraggiato definendoli come persone anziane e poco istruite - chiede Mollicone - . Gli intellettuali di sinistra sono sempre più arroccati nella loro torre eburnea per cui sono tutti ignoranti se non seguono i loro diktat. Auspichiamo che anche Repubblica sul giornale di domani chieda scusa alla redazione e a tutto il pubblico del telegiornale. Noi - contro ogni elitarismo - saremo sempre dalla parte del popolo italiano ed europeo”, afferma Mollicone.

Le parole di Scurati sui telespettatori

Il passaggio citato da Mollicone relativo ai telespettatori del Tg1 è contenuto in un'intervista che Scurati ha rilasciato a una testata polacca, 'Wyborcza.pl', in cui lo scrittore afferma: "Faccio l'esempio più recente del Tg1, il telegiornale più visto in Italia, soprattutto da persone anziane, con scarsa istruzione e quindi con scarso senso critico. Pochi giorni fa, il conduttore di questo programma ha chiesto che fossi accusato di oltraggio a un'istituzione statale. Immagina: a milioni di persone che non avevano mai sentito il mio nome prima viene detto che hanno a che fare con un criminale".

L'Ue sul caso Scurati: "Quadro giuridico dei media è solido"

Intanto il caso del monologo ha valicato i confini italiani, tanto da far intervenire l'Ue. Dall'ultimo rapporto sullo Stato di diritto "è emerso che il quadro giuridico che regola il settore dei media in Italia è solido ed efficace, mentre l'ente regolatore dei media è indipendente e dotato di risorse sufficienti", ha affermato il portavoce della Commissione per la Giustizia e lo Stato di diritto, Christian Wigand, durante il briefing con la stampa a Bruxelles. Che sul caso Scurati ha precisato: "Abbiamo visto i resoconti della stampa, ma non abbiamo informazioni specifiche. E' una questione nazionale".

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Politica

Crosetto: “Difesa comune europea? Avanti con il...

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"Diecimila proiettili cadono ogni giorno sull'Ucraina, la guerra si vince con i numeri non con la ragione"

Guido Crosetto (Fotogramma)

"Avere una difesa unica europea vuol dire avere un unico reclutamento, un'unica formazione, e quanto impieghi? 20-30anni. Noi abbiamo quel tempo? No. Serve pragmatismo", non operare come "se a un malato di cancro al pancreas stanziassimo un mutuo trentennale. Abbiamo bisogno di velocità", dunque, avanti col "modello Nato", che vuol dire che brigate dei diversi Stati membri "le faccio addestrare insieme, e alla fine costruisco una cosa più grande che è la somma di 27 sistemi diversi. Parallelamente, però, tu devi creare un'Europa politica" perché "è tempo di accelerare", eppure "non riusciamo a superare le divisioni. Putin in un'ora ha invaso una nazione, come si può pensare di restare impaludati nelle liturgie europee? Abbiamo bisogno di velocità e pragmatismo, superare le liturgie sarà il tema che l'Europa dovrà porsi" da qui in avanti. Così il ministro della Difesa Guido Crosetto, intervenendo al dibattito 'Forte, libera e sovrana' moderato dal direttore dell'Adnkronos Davide Desario, tra i panel di discussione della conferenza programmatica di FdI a Pescara.

"Sapete quanti proiettili cadono giornalmente sull'Ucraina? 10mila. LA guerra non è un'equazione sentimentale, non vince chi ha ragione e perde chi ha torto. E' questione di numeri. L'Europa per 70 anni ha appaltato la sua difesa agli Usa, ora abbiamo scoperto che gli usa soli non riescono più a tenere testa a tutti i fronti aperti e ora all'Europa viene chiesto di fare la sua parte. Ma quando tu in 70 anni non hai costruito nulla quanto impieghi a recuperare?", chiede Crosetto.

A Desario, che gli domanda come risponderemmo se quei proiettili cadessero sull'Europa, "ho il dovere di non rispondere, ma anche il dovere di occuparmene dalla mattina alla sera" risponde il responsabile della Difesa incassando un sentito applauso della platea.

"L'Europa che si è dimenticata di togliere le spese per la Difesa dal Patto di stabilità e come l'orchestrina che suona sul Titanic. Serve una rivoluzione non cruenta. La vera rivoluzione è il voto popolare, per dire che così come l'avete disegnata voi l'Europa è più povera, più dipendente dalla Cina, con meno natalità e per noi non va bene. Per questo è importante il passaggio elettorale".

Istituire un commissario della Difesa Ue, come proposto da Ursula Von Der Leyen? "E per fare cosa? Per avere un nuovo ufficio, un nuovo ruolo? il tema non è rispondere con gli slogan, ma mettere insieme i 27 Stati membri se mi serve una risposta, altrimenti il commissario a cosa mi serve?".

"Il 45% del traffico sul Mar Rosso è sparito, come farti male senza tirare una bomba"

"Il 45% del traffico commerciale che transitava attraverso il Mar Rosso è sparito, veniva principalmente in Italia ed esportava prodotti italiani con un'incidenza sui porti italiani del 20-25%. Queste navi che non passano più da Suez arrivano in altri porti europei che si stanno attrezzando a aumentare il lavoro: è una cosa che chiamiamo guerra ibrida, farti male senza tirarti una bomba, uccidendo una parte dell'economia" italiana.

"Chi non rispetterà impegno 2% Pil non siederà più ai tavoli"

"Senza bisogno che arrivi Trump alla presidenza americana, vedrete che, anche se restasse Biden, saranno duri con chi non arriverà al 2% del Pil per la spesa per la difesa, a quel punto" chi non adempierà l'impegno previsto dalla Nato "diventerà una nazione non di serie B ma addirittura che non potrà sedersi ai tavoli internazionali" poiché "nessuno passerà più sopra questa cosa" che "diventerà una parte fondamentale per avere credibilità nel mondo".

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