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Economia

Immobili, tassi d’interesse tema caldo per compravendite e prezzi

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Un mercato immobiliare forte ma con un raffreddamento rispetto al 2022, con un -15% sul numero di compravendite per città come Roma e Milano. Questa, in sintesi, la situazione che dobbiamo aspettarci per l’anno appena iniziato secondo le stime di Century 21 Italia in relazione al mercato immobiliare del nostro Paese. Sul calo delle compravendite di immobili il Ceo Marco Tilesi sottolinea che “l’anno scorso è stato un anno record per quanto riguarda il numero delle compravendite, anche più del 2021 quando le compravendite erano ‘drogate’ dall’aggregato delle transazioni non effettuate nel 2020 a causa del lockdown”.

“Un 2022 che ha tenuto, insomma, cedendo a una leggera flessione solo nell’ultimo trimestre dell’anno. Ecco, possiamo dire – continua Tilesi – che il 2023 sarà molto più simile all’ultimo trimestre dell’anno scorso che al resto del 2022”. Un anno forte, dunque, quello appena iniziato, ma meno del precedente secondo gli analisti italiani del brand globale di Real estate. Per quanto riguarda i prezzi, invece, ci sarà un incremento generale, ovviamente non uguale in tutte le zone d’Italia. A Milano, ad esempio, si andrà verso una stabilizzazione dei prezzi, mentre i costi degli immobili aumenteranno in quelle città che hanno più potenziale di crescita, come ad esempio Roma. I

In ogni caso, l’incremento dei prezzi sarà evidente e questo è dovuto, spiega Tilesi, “al fatto che i proprietari di immobili tenderanno a vendere con meno facilità, come effetto della necessità di allocare liquidità”. “È chiaro che la questione dei tassi d’interesse è un tema caldo che dobbiamo tenere sotto controllo – dice Tilesi – c’è stata una fiammata e ora c’è da capire che direzione prenderà la cosa”. E oltre ai tassi per gli analisti italiani di Century 21 l’altro tema caldo è l’efficientamento energetico.

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Ponte Messina, presentato progetto definitivo: obiettivo inizio lavori estate 2024

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Consorzio Eurolink ha consegnato la documentazione di aggiornamento. Il cronoprogramma per l’approvazione entra nel vivo

Progetto del ponte di Messina - (Fotogramma)

E’ stato presentato oggi, 30 settembre 2023, il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messina. L’annuncio è arrivato dall’Ad di Webuild, Pietro Salini in video collegamento con la convention di Forza Italia a Paestum. “Abbiamo firmato l’altro giorno con la Stretto di Messina spa l’atto prodromico che rinnova le pattuizioni industriali e siamo pronti a stipulare il contratto una volta che le operazioni sono fatte. Con la consegna di oggi si conclude l’iter di tutte quei processi che erano stati previsti dal decreto che ha ripristinato il Ponte di Messina”.

In linea con i tempi previsti, il consorzio Eurolink, guidato dal Gruppo Webuild, ha consegnato la documentazione relativa all’aggiornamento del progetto definitivo del ponte. Le modifiche descritte nella relazione di Eurolink aggiornano il progetto del ponte e dei suoi collegamenti stradali e ferroviari rispetto alla più recenti evoluzioni tecnologiche e norme tecniche per le costruzioni, al fine di incrementarne il livello di sicurezza e compatibilità ambientale, per un’opera che rappresenta una sfida tecnologica e una vetrina dell’ingegneria italiana nel mondo.

”Noi siamo pronti tecnicamente, ora dovremo vedere tutti i passaggi effettivi con le Regioni Sicilia e Calabria. Ci confronteremo a brevissimo. Ora è una questione di catarattere autorizzativo, quindi avremo i cosiddetti esperti che sono stati nominati dal ministro Salvini, che devono rivedere il progetto e controllare che tutto sia conforme alle normative e ai desiderata. Noi siamo pronti per iniziare fisicamente questo sogno di tantissimi italiani”, ha detto Salini , aggiungendo che “noi oggi abbiamo come programma di assunzione diretta di 10 mila persone. Oggi queste persone non ci sono e il tema è formarle. Abbiamo predisposto corsi di formazione non solo in Sicilia e Calabria, ma anche sul resto del territorio italiano. Nei prossimi tre anni dobbiamo formare almeno 5 mila persone. E’ uno sforzo molto grande dal punto di vista economico. Ci vuole una collaborazione tra pubblico-privato importante”.

”Il Ponte non è solo il collegamento tra due pezzi del Paese importanti, 5,5 milioni di persone collegate finalmente in via stabile al resto del mondo, e non solo con l’Italia ma il resto d’Europa. E’ soprattutto una vetrina per l’industria italiana. Il Ponte di Messina non sarà il ponte di Webuild, ma il ponte dell’industria italiana e deve far lavorare le imprese italiane e far mettere a tutti una coccarda perché quest’opera sarà vista in tutto il mondo come un record dell’ingegneria italiana nel mondo”.

“E’ un passaggio fondamentale – ha commentato l’Amministratore delegato della società Stretto di Messina Pietro Ciucci – nell’ambito del serrato cronoprogramma che consentirà di raggiungere l’obiettivo di aprire i cantieri nell’estate del 2024, in linea con le indicazioni ricevute dal Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. La società Stretto di Messina, riavviata appena cento giorni fa, è oggi dotata di una struttura organizzativa tecnica, economico finanziaria e legale in grado di gestire l’impegnativo piano di attività. Tali attività comprendono, tra l’altro, gli aggiornamenti in corso per lo studio di traffico, l’analisi costi benefici, il piano economico finanziario con la definizione dell’ammontare dell’investimento e dei costi di gestione, la relazione di sostenibilità. In attuazione di quanto previsto dalla legge stiamo predisponendo l’aggiornamento della Convenzione e dell’Accordo di programma per la migliore definizione del quadro realizzativo dell’opera”.

“Inoltre – ha spiegato Pietro Ciucci – sono stati attivati i Tavoli Tecnici di lavoro con i rappresentanti dei Comuni interessati dall’opera, con l’obiettivo di mantenere un costante dialogo e confronto con le Città e consentire ai governi del territorio di portare avanti le scelte strategiche pianificate. Sono incontri di fondamentale importanza perché il ponte è un’opera del territorio e per il territorio, dal quale deriveranno straordinari benefici. In questo quadro è prossima l’apertura di sedi a Villa San Giovanni e Messina per garantire un flusso informativo continuo con le istituzioni e la cittadinanza”.

Con la consegna della relazione del progettista entra nel vivo il cronoprogramma per l’approvazione del progetto definitivo. Stretto di Messina avvia immediatamente l’istruttoria tecnica ed economica, unitamente al Project Manager Consultant, la Parson Trasportation Group; parallelamente acquisisce il parere da parte del Comitato Scientifico. Questo iter, della durata prevista dalla norma in un mese, si completerà con l’approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione della Stretto di Messina. Successivamente la società trasmetterà il progetto definitivo e la relazione di aggiornamento del progettista al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che indirà la Conferenza di Servizi alla quale partecipano le amministrazioni statali e gli enti territoriali interessati dalla realizzazione dell’opera. La documentazione, unitamente agli elaborati ambientali, sarà contestualmente trasmessa al Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica per l’ottenimento della compatibilità ambientale.

L’aggiornamento del progetto definitivo rappresenta il culmine di 50 anni di lavoro, studi ed analisi di centinaia di ingegneri, tecnici, professori universitari e ricercatori. Questi esperti hanno lavorato per sviluppare soluzioni progettuali in grado di garantire i più alti livelli di sicurezza, efficienza, sostenibilità ambientale e impatto economico e sociale per il Ponte sullo Stretto, un’opera di straordinaria complessità. Particolare attenzione è stata dedicata alla stabilità della struttura e alla sua resistenza ai venti e ai terremoti. Il ponte è stato progettato per resistere a intensità del vento estreme, largamente superiori al vento più intenso mai registrato nello Stretto. Dal punto di vista sismico, l’integrità strutturale dell’opera è stata verificata per eventi di magnitudo superiore all’eccezionale terremoto di Messina del 1908.

Gli studi preliminari e le analisi condotte nel corso degli anni hanno reso l’area tra Messina e Reggio Calabria tra quelle più studiate nel Mediterraneo. L’opera è destinata a diventare il ponte sospeso più lungo al mondo, con una campata complessiva di circa 3.660 metri e una luce centrale sospesa di 3.300 metri. La sua piattaforma, tecnicamente chiamata impalcato, avrà una larghezza totale di circa 60 metri, e le due torri collocate a terra, che andranno a reggere l’intera struttura, raggiungeranno un’altezza di 399 metri. La struttura accoglierà due carreggiate stradali con tre corsie per direzione (due di marcia e una di emergenza) e una linea ferroviaria a doppio binario, consentendo un flusso di 6.000 veicoli all’ora e fino a 200 treni al giorno, rivoluzionando la mobilità dell’area e dell’intero Sud Italia.

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Economia

Export, Stati Generali: detassare incremento utili realizzati a estero per favorire investimenti

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Il presidente del Forum Italiano dell’Export-Ief, Lorenzo Zurino ha lanciato la ‘Proposta strategica per l’export italiano’ al termine della due giorni degli Stati Generali dell’Export Italiano svoltisi ieri e oggi ad Alba

Export, Stati Generali: detassare incremento utili realizzati a estero per favorire investimenti


Detassazione dell’incremento degli utili realizzati sui mercati esteri, reintroduzione del ministero per il Commercio Estero già previsto dai padri costituenti, cabina di regia permanente sui temi dell’export, impegno del Governo contro l’’italian sounding’ nell’ambito delle istituzioni internazionali, coinvolgimento strutturale delle comunità italiane all’estero come ambasciatrici del Made in Italy. Sono i cinque punti della ‘Proposta strategica per l’export italiano’ lanciata dal presidente del Forum Italiano dell’Export-Ief, Lorenzo Zurino, al termine della due giorni degli Stati Generali dell’Export Italiano svoltisi ieri e oggi ad Alba.

“Un piano articolato per rafforzare l’export e il Made in Italy e aiutare le aziende italiane, in particolare le pmi a proiettarsi ancora di più sui mercati esteri e incrementare i 660 miliardi che costituiscono il totale dell’export italiano, circa un terzo del Pil italiano”, ha osservato Zurino in rappresentanza delle 2067 aziende che hanno aderito al Forum Italiano dell’Export e che esprimono circa 200 miliardi di fatturato, realizzato in buona parte fuori dall’Italia.

Tra gli altri temi al centro delle due giornate di confronto nelle quali si sono avvicendati sul palco oltre 70 relatori in rappresentanza di grandi aziende, pmi, banche, associazioni di categoria, enti fieristici, università e ordini professionali, anche l’attenzione da parte delle istituzioni verso le aziende esportatrici e la figura dell’imprenditore, centralità del sistema bancario nel supporto all’export, rafforzamento del sistema infrastrutturale, semplificazione burocratica.

“Dagli Stati Generali dell’Export di Alba è salita una richiesta forte alle istituzioni sintetizzata in una proposta strategica molto concreta e basata sulle esigenze delle migliaia di realtà imprenditoriali e associative che fanno parte dello Ief – ha concluso Zurino – il messaggio che arriva da Alba è di non dare per scontata la resilienza dell’export italiano ma di lavorare in modo innovativo ed efficace per sfruttare tutte le potenzialità del sistema produttivo italiano sui mercati internazionali. Ci sono grandi opportunità per il Made in Italy sui mercati internazionali ma il Sistema Paese deve avere il coraggio di percorrere strade nuove perché la concorrenza è agguerrita, lo scenario mondiale molto complicato e le aziende sono penalizzate da problemi strutturali che non possiamo più permetterci”.

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Taxi, sciopero il 10 ottobre: i motivi della protesta

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L'agitazione proclamata da Usb Orsa e Fast Confsal

Proclamato uno sciopero dei tassisti per il prossimo 10 ottobre da parte delle sigle Usb-taxi, Or.s.a.-taxi e Fast Confsal-taxi. “Le strumentalizzazioni e le menzogne hanno le gambe corte. Noi scioperiamo perché – spiegano i sindacati – i governi di qualsiasi tipo (centrodestra, centrosinistra o tecnico) come hanno sempre fatto, subiscono una campagna stampa disgustosa. L’avvicinarsi delle Elezioni Europee invogliano il ‘Governo Meloni’ a darci in pasto all’opinione pubblica. L’articolo 3 del ‘Decreto Asset’ ne è un chiaro esempio”.

“Lo scarica barile tra Governo e Enti Locali per nascondere le carenze del Trasporto Pubblico di Linea e i conseguenti tagli vengono scaricati addosso al Servizio pubblico taxi. I dissesti provocati da Tariffe indecenti e mancanza di pianificazione vengono occultati, per colpevolizzare i taxi indicandoli come i responsabili di tutti i mali del mondo”, spiegano.

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Economia

Commercio estero, Zurino (Ief): “Fare team fondamentale per portare l’Italia nel mondo”

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Così Lorenzo Zurino presidente del Forum Italiano dell'Export durante la quinta edizione degli Stati Generali dell’Export in corso ad Alba

Commercio estero, Zurino (Ief):


Quinta edizione degli Stati Generali dell’Export: il Centro Ricerche Pietro Ferrero di Alba (Cn) ospita la due giorni dedicata ai temi del Made in Italy e dell’internazionalizzazione, piattaforma di confronto tra importanti attori imprenditoriali e istituzionali, italiani e stranieri. Main sponsor dell’evento, anche quest’anno, BPER Banca. L’evento è organizzato dal Forum Italiano dell’Export creato da Lorenzo Zurino, imprenditore dell’Export da oltre 4 generazioni, fondatore e Ceo di The One Company.

“Il Forum Italiano dell’Export raggruppa 2067 aziende, per un fatturato di circa 200 miliardi di valore rappresentato. Essere ad Alba, una delle case del made in Italy – siamo all’interno del Centro ricerche Michele e Pietro Ferrero – per noi è evidentemente un onore – afferma Lorenzo Zurino, presidente del Forum Italiano dell’Export – Un onore essere qui, calpestare la stessa terra che ha calpestato il grande Michele Ferrero, che ha reso grande l’Italia che ha portato con un Brand l’Italia nel mondo. E lo facciamo insieme alla BPER, questo è il secondo anno; la nostra collaborazione con la banca BPER sta crescendo, si consolida, lavoriamo bene insieme e riusciamo a fare team. Ecco una parola uscita dalla prima giornata di lavori: team. E’ un qualcosa che in Italia spesso è difficile, noi invece riusciamo a lavorare sulle cose che ci uniscono e non su quelle che ci dividono: mettiamo insieme, facciamo sintesi, facciamo gruppo, aiutiamo il gruppo a fare rete”.

“Il Forum Italiano dell’Export, oggi definito ‘la Cernobbio dell’export’, è il primo think-tank nato dalle aziende per le aziende – prosegue Zurino – mette insieme su una piattaforma comune best practice per tutte quelle compagnie, per tutte quelle aziende e talenti che vogliono vendere il proprio prodotto oltre confine. Perché, diciamolo, i conti economici di bilanci che si leggono meglio e che sono più performanti sono quelli che hanno una forte rappresentatività all’estero. Chi ha un centro di ricavo consolidato all’estero puntualmente ha un bilancio che performa meglio. Attraverso i grandi – in questi giorni abbiamo grandi banche, brand come Dolce e Gabbana, Pasquale Casillo, Marzotto, i Benetton – cerchiamo di prendere il meglio da chi è riuscito a scalare in grande, per aiutare a a scalare i piccoli” conclude Zurino.

Gli Stati Generali dell’Export mettono a confronto imprenditori, operatori del settore ed esponenti istituzionali sui temi del Commercio Estero, delle startup e dell’innovazione. Questi eventi sono una risposta alla necessità di fare il punto sulla situazione dell’export e del progresso dell’Italia nel contesto internazionale.

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Economia

Commercio estero, Kuhn (Bper): “Stati Generali momento di ascolto del mondo export”

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Stefano Vittorio Kuhn, Chief Commercial Officer Bper Banca , lo da detto a margine della quinta edizione degli Stati Generali dell’Export:

Commercio estero, Kuhn (Bper):

E’ in corso di svolgimento la Quinta edizione degli Stati Generali dell’Export: il Centro Ricerche Pietro Ferrero di Alba (Cn) ospita la due giorni dedicata ai temi del Made in Italy e dell’internazionalizzazione, piattaforma di confronto tra importanti attori imprenditoriali e istituzionali, italiani e stranieri. Main sponsor dell’evento, anche quest’anno, BPER Banca.

“Per noi è fondamentale essere presenti a questi appuntamenti – è il commento di Stefano Vittorio Kuhn, Chief Commercial Officer Bper Banca – non è un caso che ne siamo sostenitori. Ritengo che potersi fermare, ragionare su quanto il Paese sta facendo strategicamente per sostenere le nostre aziende esportatrici ci sia significativamente importante. Bper oggi è una presenza nazionale molto rilevante, e noi abbiamo l’opportunità – fatemi dire il privilegio – di poter osservare tutti i distretti; ci sono chiarissime le cifre in gioco e le opportunità che l’economia italiana, anche a valle di quanto investito negli ultimi anni con l’industria 4.0, ha reso possibile”. “Per questo oggi per noi è un momento importante, anche di confronto, per raccogliere idee, ascoltare gli imprenditori e cercare di essere sempre più efficaci nel sostegno di quello che è uno dei motori fondamentali dell’economia” conclude Kuhn.

L’evento è organizzato dal Forum Italiano dell’Export creato da Lorenzo Zurino, imprenditore dell’Export da oltre 4 generazioni, fondatore e CEO di The One Company. Il Forum raggruppa oltre 2000 aziende per circa 200 miliardi di fatturato rappresentato. Ha come obiettivi migliorare la conoscenza delle opportunità nei mercati europei e internazionali, facilitare lo scambio di idee e punti di vista, contribuire alla crescita economica italiana, dimostrare le potenzialità del nostro Paese e aprire nuove opportunità di business. Gli Stati Generali dell’Export mettono a confronto imprenditori, operatori del settore ed esponenti istituzionali sui temi del Commercio Estero, delle startup e dell’innovazione. Questi eventi sono una risposta alla necessità di fare il punto sulla situazione dell’export e del progresso dell’Italia nel contesto internazionale.

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Economia

Regioni, cinque i progetti vincitori della call ‘I Giovani costruiscono il futuro’

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Al via oggi a Torino

Regioni, cinque i progetti vincitori della call 'I Giovani costruiscono il futuro'

“Italnovazione” di Matteo Pieruccci (Macerata classe 2003); “IGEA – Centro Diurno Psichiatrico” di Alessia Simone (Milano, 1999); “Orto
lunare” di Lorenzo Mellano (Cuneo, 2003); “Centri di aggregazione e socializzazione tra giovanissimi ed anziani” di Enrico Piciulin (Gorizia, 1997); “La rete dei FabLab regionali per l’attrazione dei talenti” di Angelo Vito Graziano (Bari, 1994). Sono i cinque progetti vincitori della call for ideas “I Giovani costruiscono il futuro delle Regioni” promosso dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome nell’ambito della II edizione de “L’Italia delle Regioni” al via oggi a Torino per ascoltare le voci delle giovani generazioni sui temi di rilevanza regionale.

I vincitori avranno l’opportunità di presentare le loro proposte ai tavoli di lavoro tematici dedicati alle infrastrutture materiali e immateriali in programma il pomeriggio del 2 ottobre all’Archivio di Stato ai Ministri, ai presidenti e agli assessori regionali, agli stakeholders del settore pubblico e privato. A seguire verrà annunciato il nome del progetto ritenuto migliore tra i cinque e al vincitore verrà offerta la possibilità di svolgere uno stage presso la sede della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome a Roma.

Di seguito nel dettaglio le proposte premiate: 1) “Italnovazione” di Matteo Pieruccci. Il progetto punta a plasmare lo sviluppo infrastrutturale del paese attraverso un’innovativa “infrastruttura di trasparenza”. Grazie ad un’applicazione e a un sito web dedicati ogni cittadino può diventare un attivo promotore dell’innovazione infrastrutturale, monitorando l’utilizzo dei fondi pubblici, esplorando i dettagli delle opere in corso, il loro avanzamento e valutando l’impatto ambientale delle stesse, oltre alla riqualificazione dell’area visibile in rendering VR tramite app. 2) Igea – Centro Diurno Psichiatrico” di Alessia Simone. Il progetto mira a rispondere alla domanda di aiuto sempre più frequente nella popolazione, supportando le famiglie che non hanno competenza per curare e gestire gli stati d’animo e le crisi che a volte si presentano nel malato psichico. La proposta avanzata è di progettare un luogo accogliente e famigliare dove gli ospiti possono trovare una seconda famiglia che li supporti in ogni momento di difficoltà e disagio. Un luogo nel quale possono scoprire i propri talenti, un luogo in cui il disagio psichico diventi una delle tante parti che compongono la persona, e non la persona nel suo complesso.

3) “Orto lunare” di Lorenzo Mellano. È un ecosistema agricolo intelligente che utilizza la tecnologia di precisione per garantire raccolti sicuri e di alta qualità, riducendo al contempo l’impatto ambientale. Utilizza il metodo idroponico, eliminando la necessità di terreno e riducendo drasticamente l’uso di acqua e altre risorse. Grazie al sistema di ricircolo, è possibile ridurre notevolmente il consumo d’acqua utilizzata per irrigare le piante, che viene raccolta, filtrata e riutilizzata, creando un ciclo virtuoso che minimizza gli sprechi. L’Orto Lunare è progettato per adattarsi a spazi domestici limitati, ed è equipaggiato con sensori che costantemente misurano e ottimizzano i parametri vitali delle piante, come l’ossigeno, la CO2 e la temperatura. Grazie alla sua scaffalatura mobile l’orto può essere posizionato ovunque, sia in spazi interni che in esterni, e grazie al suo design è predisposto per massimizzare l’utilizzo di luce solare se posto in maniera corretta negli spazi chiusi. Inoltre, le piante assorbono CO2 e rilasciano ossigeno, contribuendo a migliorare la qualità dell’aria nelle tue vicinanze.

4) “Centri di aggregazione e socializzazione tra giovanissimi ed anziani” di Enrico Piciulin. Il progetto punta ad incentivare e creare dei punti di aggregazione tra giovanissimi ed anziani che possano stimolare una mutua assistenza tra le due generazioni. Su tutto il territorio nazionale sono diffusi centri di aggregazione per persone anziane gestiti dai comuni, dalle associazioni e da enti privati così come sono istituiti doposcuola, gruppi di aiuto compiti e pomeriggi negli oratori per bambini e ragazzi. Le principali necessità che i centri per anziani cercano di soddisfare sono la ricerca di attività ricreatorie, di momenti di aggregazione con altre persone, di ascolto ed in piccola parte di assistenza. Le famiglie invece, principalmente composte da genitori lavoratori, hanno bisogno di un luogo stimolante dove poter far fare i compiti e giocare i propri figli. Il progetto dunque mira ad un patto sociale di comunità attraverso la creazione di luoghi di aggregazione dove l’esperienza dei più anziani può essere sfruttata per l’educazione dei bambini e dei ragazzi, che viceversa possono offrire spunti di innovazione e creatività attraverso giochi o assistenza ed avvicinamento ai più anziani al mondo digitale.

5) “La rete dei FabLab regionali per l’attrazione dei talenti” di Angelo Vito Graziano. I FabLab sono una rete globale di laboratori locali che facilitano l’inventiva delle persone fornendo accesso a strumenti di fabbricazione digitale. Il modello nasce nei primi anni 2000 con un’esperienza del Massachusetts Institute of Technology, si diffonde poi in tutto il mondo istituzionalizzandosi attraverso l’ente no profit Fab Foundation che ha lo scopo di tenere assieme e connessi tutti i FabLab del globo. Il progetto punta a promuovere la centralità dei FabLab nel sistema della pubblica istruzione. L’obiettivo è creare dei grandi poli adeguatamente strutturati per accogliere centinaia di studenti, di pubblica gestione e situati in ogni capoluogo di provincia. La loro funzione è quella di formare i giovani al trasferimento digitale in maniera dinamica e aderente agli interessi socioeconomici dei territori, favorendo allo stesso tempo l’interscambio culturale provinciale e regionale.

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Trasporto marittimo, Acampora: “Sistema Confcommercio è centrale per nuove politiche”

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Il nostro Paese ha una vocazione marittima naturale: siamo secondi solo alla Grecia per km di costa; il 34% della popolazione, pari ad oltre 20 milioni di abitanti, vive nelle zone costiere

Trasporto marittimo, Acampora:

“In una fase così importante per il nostro Paese, che sta vivendo una nuova stagione con l’istituzione del Ministero del Mare, che abbiamo chiesto a gran voce, e che, a luglio scorso, ha licenziato il suo primo Piano Triennale del Mare approvato dal Cipom, l’importanza delle analisi, dell’approccio metodologico e delle fonti utilizzate è fondamentale per avere un quadro esaustivo e chiaro delle dimensioni dell’Economia del Mare. In questo momento nel quale c’è grande attenzione sul tema, si corre il rischio di generare una disinformazione sui dati reali di questo settore, che credetemi non è utile a nessuno”. Così ha sottolineato Giovanni Acampora, coordinando i lavori di Confcommercio Nazionale sulla Blue Economy alla Conferenza di Sistema a Villasimius, in Sardegna. Alla sessione ‘Blue Economy: appunti per una strategia marittima italiana’, sono intervenuti Andrea Appetecchia, Responsabile Osservatorio Trasporti e logistica, Isfort, e Gian Paolo Manzella, Vice Presidente dello Smimez.

“Il Piano del Mare – sottolinea – è un lavoro frutto di una grande partecipazione, con l’audizione di circa 200 fra stakeholder e Associazioni e a cui io stesso ho avuto l’onore di partecipare come componente del Comitato di esperti della Struttura Tecnica di Missione. Per questo voglio ringraziare il Ministro Nello Musumeci per la fiducia e per essere sempre al nostro fianco. Anche oggi ha voluto far sentire il suo pieno sostegno alla nostra Confederazione. Ora occorre, però armonizzare i dati con l’Europa per far comprendere ancora meglio il vero valore e l’unicità dell’Italia nell’economia del mare, che oggi tra componente diretta è indiretta arriva quasi a 143 miliardi di euro, quasi il 9% del complesso del valore aggiunto prodotto a livello nazionale”.

Nell’evidenziare la centralità della nostra nazione, Acampora ha aggiunto: “Il nostro Paese ha una vocazione marittima naturale: siamo secondi solo alla Grecia per km di costa; il 34% della popolazione, pari ad oltre 20 milioni di abitanti, vive nelle zone costiere; il Mediterraneo rappresenta l’1% della superficie marina del mondo e vi transita il 20% del traffico marittimo mondiale. Il mare è la nostra prima infrastruttura naturale e strategica”.

Per questo, aggiunge, “il lavoro associativo e conseguentemente il sistema camerale lavora sull’economia del mare, con l’obiettivo di dare la giusta importanza a tutto l’insieme di filiere che la compongono. La sintesi la facciamo con il Rapporto Nazionale sull’Economia del Mare, giunto alla sua XI edizione, realizzato con la collaborazione del Centro Studi Tagliacarne di Unioncamere che, lo voglio sottolineare, è tra i pochi soggetti riconosciuti dal Sistema Statistico Nazionale. E, lo dico con una punta di orgoglio, le nostre metodologie sono state riconosciute una best practice dalla Commissione e dal Parlamento Europeo”.

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Nadef, Giorgetti: “Dismissioni per l’1% del Pil”

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Il ministro dell'Economia: "Debito al 140% fino al 2026"

Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti (Fotogramma)

“Il nuovo scenario programmatico prevede proventi da dismissioni pari ad almeno l’1 per cento del Pil nell’arco del triennio 2024-2026”. Lo scrive il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, nella premessa alla Nadef. “Per quanto riguarda il rapporto tra debito pubblico e Pil, la recente revisione al rialzo della stima Istat del Pil nominale dello scorso biennio, pari all’1,9 per cento per il 2021 e al 2,0 per cento per il 2022, ha portato a una riduzione del rapporto debito/Pil, che si attesta a fine 2022 al 141,7 per cento dal 144,4 stimato in precedenza. Tuttavia, in prospettiva, i livelli più elevati del fabbisogno di cassa, ora attesi nel periodo 2023-2026” per il Superbonus “incidono sfavorevolmente sulla dinamica prevista del rapporto debito/Pil, facendo sì che nello scenario tendenziale quest’ultimo resti al disopra del 140 per cento fino a tutto il 2026”.

“Per quanto riguarda la finanza pubblica gli andamenti dell’indebitamento netto della pubblica amministrazione e del fabbisogno di cassa del settore pubblico nell’anno in corso hanno fortemente risentito dell’impatto dei crediti di imposta legati, agli incentivi edilizi introdotti durante la pandemia, in particolare del Superbonus” segnala il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. “A tale impatto si è aggiunto l’effetto del rialzo dei tassi di interesse sul costo del finanziamento del debito pubblico e della discesa dei prezzi all’importazione sul gettito delle imposte indirette”. “La revisione al rialzo delle stime di erogazione degli incentivi edilizi comporta – ricorda Giorgetti – maggiori compensazioni fiscali e, pertanto, un fabbisogno di cassa del settore pubblico che resterà elevato lungo tutto il triennio coperto dalla prossima legge di bilancio. A loro volta, proiezioni più elevate del fabbisogno di cassa comportano un’accumulazione di debito pubblico che rende più arduo conseguire una significativa discesa del rapporto debito/Pil”.

“La revisione al rialzo dell’impatto di bilancio dei crediti d’imposta, legati al Superbonus (1,1 per cento del Pil), causa una revisione in aumento dell’indebitamento netto tendenziale, previsto per quest’anno, dal 4,5 per cento al 5,2 per cento del Pil. Cionondimeno- continua il ministro – il governo conferma la propria determinazione a perseguire una graduale, ma significativa, discesa dell’indebitamento netto della pubblica amministrazione e un ritorno del rapporto debito/Pil al di sotto del livello precrisi pandemica entro la fine del decennio”.

La riduzione del debito pubblico “sarà possibile attraverso la dismissione di partecipazioni societarie pubbliche, rispetto alle quali esistono impegni nei confronti della Commissione europea legati alla disciplina degli aiuti di Stato, oppure la cui quota di possesso del settore pubblico eccede quella necessaria a mantenere un’opportuna coerenza e unitarietà di indirizzo strategico”. Ma “il governo – aggiunge – ha in programma non solo di dismettere asset, ma anche di acquisire partecipazioni strategiche in settori chiave per la modernizzazione e digitalizzazione della nostra economia, quali le reti di telecomunicazione, nonché di adottare politiche innovative per lo sviluppo delle infrastrutture”.

La Nadef “”vede la luce in una situazione economica e di finanza pubblica più delicata di quanto prefigurato in primavera” con una serie di fattori che “portano a rivedere al ribasso la previsione di crescita annuale del prodotto interno lordo (Pil) in termini reali del 2023 dall’1,0 per cento del Def allo 0,8 per cento e la proiezione tendenziale a legislazione vigente per il 2024, dall’1,5 per cento all’1,0 per cento. Resta invece sostanzialmente invariata, rispetto al Def, la proiezione tendenziale di crescita del Pil per il 2025, all’1,3 per cento, mentre quella per il 2026 migliora marginalmente, dall’1,1 per cento all’1,2 per cento”.

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Economia

Condoni, in 50 anni incassati 148 miliardi: target sempre mancati

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Dalle sanatorie alla rottamazione e pacificazione fiscale, l'analisi dell'Ufficio studi Cgia 'boccia' le misure: "Contributo molto modesto al contrasto dell'evasione"

Agenzia delle Entrate - Fotogramma

Negli ultimi 50 anni la politica dei condoni adottata nel nostro Paese ha consentito all’erario di incassare complessivamente 148,1 miliardi di euro (importo rivalutato al 2022). A segnalarlo è l’Ufficio studi della Cgia, ricordando che in termini economici, la sanatoria fiscale del 2003 è stata quella più “redditizia” per le casse dello Stato: in 6 anni (2003-2008) tra concordato fiscale, chiusura liti pendenti, definizione ritardi od omessi versamenti, regolarizzazione delle scritture contabili, etc., sono stati ‘recuperati’ 28 miliardi di euro. Seguono il condono tombale introdotto nel 1991 che fino al 1994 ha garantito 10,4 miliardi e il concordato/sanatoria delle scritture contabili istituito nel 1995 che fino al 2000 ha assicurato 8,4 miliardi di euro di gettito.

Per la Cgia “sebbene siano molto discutibili da un punto di vista etico, anche dal lato economico l’applicazione dei condoni non ha garantito grossi risultati economici alle casse dello Stato. Anzi. “Alla luce degli incassi ottenuti a partire dal 1973, possiamo affermare che gli scudi, i concordati, le rottamazioni, i condoni, le sanatorie e le pacificazioni fiscali hanno contribuito in misura molto modesta a contrastare l’evasione fiscale che nel nostro Paese rimane ancora molto elevata e pari a quasi 90 miliardi di euro all’anno. Ricordiamo – continua l’associazione – che nel 2020, ultimo dato disponibile, il peso dell’economia non osservata sul valore aggiunto nazionale era all’11,6 per cento, pari a 174,6 miliardi di euro”.

Di quest’ultimo importo, l’economia sommersa era pari a 157,4 miliardi e le attività illegali 17,3 miliardi. L’evasione fiscale e contributiva, invece, si aggirava attorno ai 90 miliardi di euro (78,9 miliardi imputabili all’evasione tributaria e 10,8 miliardi all’evasione contributiva)”. Applicando al valore aggiunto sommerso un coefficiente determinato dal rapporto del gettito fiscale e il valore aggiunto desumibile dalla contabilità nazionale al netto dell’economia non osservata, l’Ufficio studi della CGIA è riuscito a calcolare anche l’evasione a livello regionale.

Il dato di partenza è che se a ogni 100 euro di gettito incassato dal fisco, gli italiani ne evadessero mediamente 13,2. Se la stessa simulazione la riproduciamo a livello regionale, la situazione più critica la scorgiamo nel Mezzogiorno: nella classifica di euro evasi ogni 100 euro incassati, in Puglia gli evasori se ne trattengono 19,2 euro, in Campania 20 e in Calabria, maglia nera d’Italia, 21,3. Si tratta di cifre doppie rispetto ai 10,6 euro che si registrano in Friuli Venezia Giulia, ai 10,2 euro in Provincia di Trento e ai 9,5 euro in Lombardia. Il territorio nazionale più fedele al fisco è la Provincia di Bolzano che presenta un’evasione di soli 9,3 euro ogni 100 incassati

Dai condoni edilizi introdotti dal legislatore nel 1985, nel 1994 e nel 2003 si stima che i Comuni abbiano incassato poco più di 15 miliardi di euro (importo non attualizzato al 2022). Nel primo il gettito è stato pari a 3,1 miliardi, nel secondo a 5,2 miliardi e nel terzo a poco più di 7 miliardi. Anche in questo caso, così come per le sanatorie di natura fiscale, gli incassi sono stati decisamente più contenuti delle aspettative. Nel condono introdotto dal governo Craxi I fu incassato solo il 58 per cento del gettito previsto, quello approvato dal governo Berlusconi I il 71 per cento e quello istituito dal governo Berlusconi II solo il 34,5 per cento.

E nonostante queste misure fossero state approvate anche con l’obbiettivo di porre fine al fenomeno dell’abusivismo edilizio, i risultati ottenuti sono stati insignificanti. Sebbene negli ultimi in anni sia in leggero calo, nel 2022 l’abusivismo edilizio ha registrato il suo picco massimo in Basilicata e in Calabria, entrambe con una percentuale del 54,1 per cento. Seguono la Campania con il 50,4 per cento, la Sicilia con il 48,2 per cento e la Puglia con il 34,8 per cento. Le regioni, infine, meno interessate dalla “piaga” dell’abusivismo edilizio sono state il Piemonte e la Valle d’Aosta, tutte e due con il 4,2 per cento, e, in particolar modo, il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia, ambedue con un livello del 3,3 per cento. Il dato medio nazionale si è attestato al 15,1 per cento.

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Economia

Stufa a pellet, ecco i bonus per uno sconto sull’acquisto

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Quali sono le possibilità ancora in campo per ammortizzare i costi

Stufa a pellet - 123RF

Con la fine del gran caldo e con i primi sentori di un autunno in procinto di coglierci, il pensiero vola al freddo inverno che presto arriverà, soprattutto nelle Regioni del nord Italia. Dopo la notizia che il bonus riscaldamento non sarà varato e che il bonus sociale riguarderà non tutta la popolazione, inevitabilmente si inizia a pensare a come risparmiare sul costo del riscaldamento per la stagione fredda.

Uno dei modi più concorrenziali per riscaldare la casa negli ultimi anni è stato rappresentato dal pellet, anche se lo scorso anno, complice il conflitto russo – ucraino, anche i prezzi di questo combustibile sono lievitati non poco.

Per chi desidera acquistare una stufa a pellet il problema più immediato è rappresentato dai costi non propriamente bassi che bisogna sostenere. La stufa a pellet ha un prezzo che può variare dai 700 euro fino a superare i 2.000 euro. Considerando, poi, che deve essere un complemento d’arredo con cui convivere per diversi anni, oltre che un sistema di riscaldamento, va da sé che la cura estetica ha il suo peso, insieme alla potenza e alla versatilità. Più è grande l’ambiente da riscaldare e più, ovviamente, salgono le spese da affrontare: per una casa di 100 metri quadri, ad esempio, la spesa varia dai 1.500 ai 3.000 euro.

Proprio perché la spesa è tutt’altro che a buon mercato e perché per ammortizzare l’investimento si impiegherà qualche anno, è bene sapere – spiega Money – che esistono ancora diversi bonus in vigore per poter risparmiare, attraverso le detrazioni fiscali, su questa importante spesa. Oltre al Superbonus al 110%, a cui possono accedere ormai davvero in pochissimi, su quali altre agevolazioni si può contare per risparmiare sull’acquisto della stufa a pellet? Il bonus ristrutturazioni permette ancora di poter fruire sulla detrazione al 50% sugli interventi di manutenzione straordinaria finalizzati all’utilizzo di fonti di energia rinnovabile. L’installazione di una stufa a pellet vi rientra e si può fruire di una detrazione al 50% su una spesa massima di 96.000 euro, recuperando lo sconto in 10 quote di pari importo suddivise in 10 anni.

Altra misura di cui si può fruire è l’ecobonus che permette di avere una scontistica che varia dal 50% all’85%. Per la stufa a pellet il limite di spesa su cui sfruttare la detrazione, recuperabile sempre in 10 quote in 10 anni, è di 30.000 euro mentre la spesa massima detraibile in caso di lavori condominiali (sempre riferiti alla singola unità abitativa) è più alta.

In ultimo è possibile godere del Bonus al 65% riconosciuto dal Gestore dei Servizi Energetici in questo caso la domanda si presenta direttamente al GSE al termine dei lavori. Se il beneficio si fruisce su una somma fino a 5.000 euro si riceve il bonifico della detrazione entro 2 mesi, se è di importo superiore si beneficerà del rimborso in rate annuali spalmate in 5 anni.

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