Economia
Pierdomenico, ‘il 2023 è stato un anno da...
Pierdomenico, ‘il 2023 è stato un anno da record’
"Per il 2024 pensiamo di sfiorare 1,8 mld di fatturato. Continua investimento su mercato italiano"
“Il 2023 si è chiuso con numeri sicuramente importanti, se non addirittura da record. Abbiamo aperto 34 nuove filiali, è stato l’anno con il maggiore incremento dal punto di vista numerico della presenza sul territorio, grazie anche all'acquisizione a Roma dei 18 punti vendita”. A dirlo è Nicola Pierdomenico, presidente e amministratore delegato di Penny Italia, a margine dell’annuale conferenza stampa di Penny Italia. Un’occasione per tirare le somme di un 2023 che ha visto Penny Italia chiudere con un fatturato di 1,619 miliardi e una rete vendita di 449 negozi in 18 regioni.
“Il miliardo e 619 milioni che abbiamo raggiunto è dovuto anche a una forte spinta inflattiva - sottolinea Pierdomenico - perché come per tutto il mercato l’inflazione ha giocato un ruolo importante nel gonfiare i fatturati. Ma rimane il fatto che l’anno è da record, con una crescita importante”.
“Per l’anno 2024 è prevista una crescita importante e pensiamo di sfiorare il miliardo e 800 milioni di fatturato. Abbiamo in cantiere 26 nuove aperture, distribuite in tutte le 18 Regioni in cui siamo già presenti in l’Italia” aggiunge Pierdomenico. Le previsioni incoraggianti esposte dall’ad di Penny Italia devono fare i conti però con i dati relativi ai primi mesi del 2024: “le difficoltà ci sono - spiega - e il primo trimestre esprime già dati poco confortanti in termini di comportamento dei consumatori. C’è una contrazione della spesa media, con un aumento della frequenza, ma un calo dei volumi. E questo - conclude - è quello che viene rispecchiato ormai da tutte le agenzie di stampa e tutti i canali specializzati di analisi di mercato”.
“Continuerà la fase di crescita e continuerà l’investimento di Penny sul mercato italiano” rimanrca: “Quest’anno sono stati stanziati 65 milioni di euro di investimenti per nuove aperture, per la riqualificazione, il rebranding o il rinnovamento delle filiali esistenti, attraverso l'inserimento dei reparti di macelleria e gastronomia - aggiunge Pierdomenico, che conclude - Procediamo con l’attualizzazione della rete vendita per un format sempre più in linea con quelle che sono le esigenze dei consumatori”.
Economia
Ita-Lufthansa, rinvio in vista: l’Ue attende nuove...
Bruxelles teme che con il matrimonio tra le compagnie venga ridotta la concorrenza
Sulla questione Ita Airways e Lufthansa la Commissione europea attende nuove proposte sul taglio delle rotte con un probabile rinvio della decisione a metà giugno. Per l'acquisto del 41% di Ita il gruppo tedesco vuole investire 325 milioni ma Bruxelles teme che con il matrimonio tra le compagnie venga ridotta la concorrenza.
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Webuild, bilancio e nuovo Cda lanciano titolo in Borsa...
Giornata particolarmente brillante in Borsa per Webuild che, dopo l'approvazione del bilancio 2023 e la nomina del nuovo Consiglio di amministrazione, che ha riconfermato Pietro Salini come amministratore delegato, chiude la seduta odierna di scambi in deciso rialzo: il titolo balza a quota +5,17% attestandosi a 2,27 euro per azione.
L'assemblea degli azionisti della società, riunitasi questa mattina, ha approvato anche la distribuzione di un dividendo per un importo pari a 0,071 euro per ciascuna azione ordinaria ed 0,824 euro per ciascuna azione di risparmio esistente ed avente diritto al dividendo alla data di stacco della cedola.
Quanto al nuovo cda, composto da 15 membri, vede Gian Luca Gregori con funzioni di presidente, oltre a Davide Croff, Moroello Diaz della Vittoria Pallavicini, Paola Fandella, Francesca Fonzi, Flavia Mazzarella, Itzik Michael Meghnagi, Francesco Renato Mele, Teresa Naddeo, Alessandro Salini, Pietro Salini, Serena Torielli, Michele Valensise, Laura Zanetti e Francesco Chiappetta.
Economia
Università, Free Academy: “Atenei tradizionali e...
Benché l’Italia abbia un bassissimo numero di laureati (in Europa unicamente la Romania ha risultati peggiori), all’interno del bilancio pubblico il comparto universitario pesa in maniera significativa. Secondo l’ultimo rapporto dell’Anvur, il Fondo per il finanziamento ordinario (Ffo) delle università ammonta a 9,205 miliardi di euro, che vanno a coprire più dei 2/3 delle necessità delle università statali. Di questa somma, soltanto lo 0,73% (68 milioni di euro) è destinato alle università non statali, sia tradizionali sia telematiche.
A giudizio di Aurelio Mustacciuoli, responsabile Studi e Ricerche di Free Academy, “limitandoci a considerare l’Ffo lo studente di un’università statale ogni anno costa al contribuente ben 5.701 euro, mentre di media uno studente delle università private costa 195 euro. Se poi si considerano le università telematiche (lasciando quindi da parte gli atenei privati tradizionali: la Bocconi di Milano, la Luiss di Roma ecc.) le risorse che lo Stato destina alle università online ammontano a soli 2,8 milioni”. Questo significa che uno studente universitario telematico grava sullo Stato per la risibile cifra di 12,5 euro: lo 0,21% di quanto costa in media uno studente dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, della Sapienza di Roma o della Federico II di Napoli.
Non basta. La maggior parte delle università telematiche sono fondazioni, ma alcune di loro – quelle più 'sotto attacco' da parte dei difensori dello status quo – sono società di capitali e quindi ogni anno versano somme considerevoli all’erario. Sempre ad avviso di Mustacciuoli, “considerando unicamente il gruppo universitario Multiversity (che è controllato dal fondo Cvc Capital Partners e che include Unipegaso, Mercatorum e San Raffaele Roma) nel 2022 per le sole imposte dirette è stato registrato un esborso di 43 milioni di euro: il che significa che soltanto questi tre atenei online danno allo Stato ben 15 volte quanto tutte le università telematiche nel loro insieme ottengono in forma di Ffo”. Quindi vi sono ben 5050 studenti italiani delle università pubbliche che possono studiare grazie alle entrate fiscali garantite dal gruppo Multiversity.
Da questo punto di vista, una crescita degli atenei privati telematici – la cui retta è mediamente assai inferiore al costo che ogni studente comporta per le casse statali – condurrebbe non soltanto a un minor costo complessivo per ogni studente, ma aiuterebbe anche a ridurre l’esorbitante prelievo fiscale che grava sulle imprese, sulle famiglie e sui lavoratori.
In conclusione, secondo Mustacciuoli, “alla luce dei dati sopra riportati è chiaro che lo studente tradizionale costa allo Stato ben 5.701 euro soltanto per l’Ffo, mentre ognuno degli oltre 144 mila studenti di Unipegaso, Mercatorum e San Raffaele Roma (a.a. 2022-23) porta alle casse statali 331 euro. Si tratta di cifre che devono far riflettere”.