Economia
Auto, Arval Italia e Gipa: età media 10 anni e 77mila km...
Auto, Arval Italia e Gipa: età media 10 anni e 77mila km all’attivo, l’identikit dell’usato in Italia
Indagine su un comparto che costituisce il 37% del parco circolante, quasi 33 milioni di veicoli, +5% in 10 anni
Compatta, utilitaria o citycar, ad alimentazione diesel o benzina, con un’età media poco superiore ai 10 anni e con circa 77.000 chilometri già all’attivo: è questo l’identikit dell’auto usata acquistata dagli italiani. A dirlo è un’indagine commissionata da Arval Italia, società del Gruppo Bnp Paribas che opera nel settore del noleggio auto e nelle soluzioni di mobilità, e realizzata da Gipa, Automotive Market Intelligence, leader di mercato nel post-vendita automobilistico con una conoscenza approfondita in oltre 30 Paesi. L’obiettivo dell’indagine, voluta dalla Direzione Remarketing che, all’interno di Arval, si occupa della rivendita delle auto giunte al termine del ciclo di noleggio, è approfondire il processo di acquisto di una vettura di seconda mano dei consumatori privati, per capirne le abitudini e gli elementi che condizionano le loro scelte.
L’analisi è quindi svolta su un comparto, quello delle auto usate, che riveste un’importanza significativa nel mercato auto italiano, costituendo oggi nel complesso il 37% del parco circolante, che si attesta a quasi 33 milioni di veicoli e che, nonostante i recenti anni difficili per le immatricolazioni di veicoli nuovi, è comunque cresciuto del 5% in 10 anni. Il 37% dei rispondenti all’indagine è costituito da uomini e il 63% da donne, nel 39% dei casi si tratta di persone tra i 35 e i 49 anni, seguono gli ultra cinquantenni con il 34% e gli under 34 al 27%. Il 68% dei possessori di vetture di seconda mano, inoltre, è professionalmente attivo e il 50% abita nel Nord d’Italia.
Le auto hanno mediamente poco più di 10 anni ma sono oltre la metà quelle che hanno già più di 7 anni e il 20% supera addirittura i 20 anni di età, dato che sale al 29% se si considerano solamente le auto usate del campione che risiede nelle isole. In media, le vetture di seconda mano del campione hanno percorso quasi 77.000 chilometri. Il 31% delle vetture ha già percorso più di 100.000 chilometri nella propria vita ma il 25% meno di 25.000. Le auto ibride ed elettriche pesano tra le vetture di seconda mano rispettivamente il 6% e l’1%, come nel parco circolante totale. Il 43% è costituito da vetture diesel, una percentuale superiore di 3 punti rispetto al totale del parco circolante.
Prezzo alla base della scelta,75% degli acquirenti ha cercato informazioni sull’auto prima di acquistarla
Il 54% degli acquirenti ha scelto in autonomia l’auto usata da acquistare mentre il 42% ha delegato la scelta a un’altra persona. Dall’indagine, emerge anche che la scelta dell’auto usata è definita fin dal principio del processo di acquisto, perché solo nel 13% dei casi, l’intenzione iniziale era l’acquisto di un’auto nuova. Tra le motivazioni per la scelta di un veicolo usato c’è il prezzo di acquisto, considerato troppo alto per un’auto nuova per il 64% del campione, la svalutazione rapida del mezzo (16%) e i tempi di consegna del nuovo ancora troppo lunghi (12%).
Il costo del veicolo è anche la motivazione principale di chi ha acquistato una vettura diversa da quella inizialmente desiderata, casistica che si è verificata nel 41% dei casi. E se il 75% degli acquirenti ha cercato informazioni sull’auto prima di acquistarla (l’80% di questi su internet), soprattutto sul chilometraggio reale della vettura, sul rispetto della manutenzione programmata e su eventuali incidenti occorsi, il 66% di loro ha poi finalizzato l’acquisto in un luogo fisico e più di un quarto dichiara di aver acquistato in modalità mista (fisico+online). Per quanto concerne i luoghi fisici, si tratta in primis di transazioni tra privati (34% dei casi), poi di concessionari ufficiali (31%), di salonisti indipendenti (30%), quindi di autoriparatori (8%).
Coloro che invece hanno optato per i canali digitali si sono rivolti principalmente a portali di vendita di vetture usate, ai social media, o ai salonisti indipendenti e ai concessionari tramite App. A orientare la scelta sul canale di acquisizione dell’auto è ancora una volta il prezzo di acquisto a cui segue la fiducia che si ripone nel venditore e l’esperienza di questo e quindi la ricerca di competenza nel settore. Nel complesso, gli acquirenti di auto usate risultano soddisfatti della propria esperienza nell’87% dei casi e nel 42% riacquisterebbero assolutamente una vettura usata in futuro. Nelle intenzioni per un prossimo acquisto, cresce la percentuale di coloro che opterebbero per acquistare l’auto in un luogo fisico, informandosi però prima online. "Grazie alla collaborazione tra Arval Italia e GiPA, è stato possibile capire come si muovono i privati che scelgono di acquistare un veicolo usato. I dati emersi dalla ricerca ci confermano l’importanza del settore dei veicoli usati in Italia e noi siamo tra i principali 'produttori' di usato, immettendo nel mercato oltre 50.000 veicoli ogni anno. Che si tratti di vetture destinate ai professionisti del settore o ai privati tramite i nostri partner, siamo in grado di mettere a disposizione mezzi attentamente selezionati" dichiara Emmanuel Lufray, Direttore Remarketing di Arval Italia.
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Ita-Lufthansa, rinvio in vista: l’Ue attende nuove...
Bruxelles teme che con il matrimonio tra le compagnie venga ridotta la concorrenza
Sulla questione Ita Airways e Lufthansa la Commissione europea attende nuove proposte sul taglio delle rotte con un probabile rinvio della decisione a metà giugno. Per l'acquisto del 41% di Ita il gruppo tedesco vuole investire 325 milioni ma Bruxelles teme che con il matrimonio tra le compagnie venga ridotta la concorrenza.
Economia
Webuild, bilancio e nuovo Cda lanciano titolo in Borsa...
Giornata particolarmente brillante in Borsa per Webuild che, dopo l'approvazione del bilancio 2023 e la nomina del nuovo Consiglio di amministrazione, che ha riconfermato Pietro Salini come amministratore delegato, chiude la seduta odierna di scambi in deciso rialzo: il titolo balza a quota +5,17% attestandosi a 2,27 euro per azione.
L'assemblea degli azionisti della società, riunitasi questa mattina, ha approvato anche la distribuzione di un dividendo per un importo pari a 0,071 euro per ciascuna azione ordinaria ed 0,824 euro per ciascuna azione di risparmio esistente ed avente diritto al dividendo alla data di stacco della cedola.
Quanto al nuovo cda, composto da 15 membri, vede Gian Luca Gregori con funzioni di presidente, oltre a Davide Croff, Moroello Diaz della Vittoria Pallavicini, Paola Fandella, Francesca Fonzi, Flavia Mazzarella, Itzik Michael Meghnagi, Francesco Renato Mele, Teresa Naddeo, Alessandro Salini, Pietro Salini, Serena Torielli, Michele Valensise, Laura Zanetti e Francesco Chiappetta.
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Università, Free Academy: “Atenei tradizionali e...
Benché l’Italia abbia un bassissimo numero di laureati (in Europa unicamente la Romania ha risultati peggiori), all’interno del bilancio pubblico il comparto universitario pesa in maniera significativa. Secondo l’ultimo rapporto dell’Anvur, il Fondo per il finanziamento ordinario (Ffo) delle università ammonta a 9,205 miliardi di euro, che vanno a coprire più dei 2/3 delle necessità delle università statali. Di questa somma, soltanto lo 0,73% (68 milioni di euro) è destinato alle università non statali, sia tradizionali sia telematiche.
A giudizio di Aurelio Mustacciuoli, responsabile Studi e Ricerche di Free Academy, “limitandoci a considerare l’Ffo lo studente di un’università statale ogni anno costa al contribuente ben 5.701 euro, mentre di media uno studente delle università private costa 195 euro. Se poi si considerano le università telematiche (lasciando quindi da parte gli atenei privati tradizionali: la Bocconi di Milano, la Luiss di Roma ecc.) le risorse che lo Stato destina alle università online ammontano a soli 2,8 milioni”. Questo significa che uno studente universitario telematico grava sullo Stato per la risibile cifra di 12,5 euro: lo 0,21% di quanto costa in media uno studente dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, della Sapienza di Roma o della Federico II di Napoli.
Non basta. La maggior parte delle università telematiche sono fondazioni, ma alcune di loro – quelle più 'sotto attacco' da parte dei difensori dello status quo – sono società di capitali e quindi ogni anno versano somme considerevoli all’erario. Sempre ad avviso di Mustacciuoli, “considerando unicamente il gruppo universitario Multiversity (che è controllato dal fondo Cvc Capital Partners e che include Unipegaso, Mercatorum e San Raffaele Roma) nel 2022 per le sole imposte dirette è stato registrato un esborso di 43 milioni di euro: il che significa che soltanto questi tre atenei online danno allo Stato ben 15 volte quanto tutte le università telematiche nel loro insieme ottengono in forma di Ffo”. Quindi vi sono ben 5050 studenti italiani delle università pubbliche che possono studiare grazie alle entrate fiscali garantite dal gruppo Multiversity.
Da questo punto di vista, una crescita degli atenei privati telematici – la cui retta è mediamente assai inferiore al costo che ogni studente comporta per le casse statali – condurrebbe non soltanto a un minor costo complessivo per ogni studente, ma aiuterebbe anche a ridurre l’esorbitante prelievo fiscale che grava sulle imprese, sulle famiglie e sui lavoratori.
In conclusione, secondo Mustacciuoli, “alla luce dei dati sopra riportati è chiaro che lo studente tradizionale costa allo Stato ben 5.701 euro soltanto per l’Ffo, mentre ognuno degli oltre 144 mila studenti di Unipegaso, Mercatorum e San Raffaele Roma (a.a. 2022-23) porta alle casse statali 331 euro. Si tratta di cifre che devono far riflettere”.