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Cronaca

Da Nord a Sud, medici a lezione di arti marziali

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Fra gli operatori sanitari, sempre più vittime di aggressioni, cresce la richiesta di corsi di autodifesa: "Così impariamo come reagire e ci sentiamo più sicuri". Storie di dottori, e dottoresse, diventati judoka

 - Foto Polizia di Stato

L’ospedale è spesso un 'fronte di guerra', scenario di aggressioni, provocazioni e violenze, non solo verbali. Stanchi di subire, i medici hanno chiesto aiuto alla Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) che prontamente ha risposto con numerose attività di prevenzione per la gestione di situazioni di pericolo e con specifici corsi di formazione, in presenza e a distanza. Nella stessa direzione, vanno le iniziative degli Ordini dei medici sul territorio, come i corsi di autodifesa promossi dalla presidente dell'Omceo di Monza e della Brianza, Carlo Maria Teruzzi, e dal presidente dell’Omceo di Ragusa, Carlo Vitali. Insomma, da Nord a Sud aumenta il numero dei camici bianchi interessati alle arti marziali contro la violenza in ospedale, in particolare le dottoresse.

Teruzzi nella palestra della Questura di Monza, in via Montevecchia, per tre mesi (da ottobre a dicembre 2023) ha messo in piedi un super-corso, per insegnare le più elementari ma efficaci tecniche di auto-difesa. Sia verbale, sia fisica. Ben 143 medici, l’80% donne, hanno seguito le lezioni bisettimanali (martedì e venerdì, dalle ore 15 alle 18) di vari insegnanti, tra cui l’assistente capo coordinatore Danilo Bignone, campione italiano assoluto di lotta, cintura nera di judo, allenatore di lotta e istruttore di arti marziali miste. Pluridecorato, balzato agli onori delle cronache qualche anno fa quando aveva avuto la meglio su una baby gang a bordo di un treno. “Il corso che riproporremo nei prossimi mesi – spiega all’Adnkronos Salute Teruzzi – è stato un successo, anche grazie al supporto dell’allora Questore di Monza Marco Odorisio, oggi in servizio nella città di Padova. Delle lezioni si è sparsa la voce e molte richieste per i prossimi corsi sono già arrivate anche dagli Ordini degli infermieri e degli psicologi”. E vista l’escalation di aggressioni, 1.600 l’anno ai danni degli operatori sanitari, in pratica 4 al giorno (dati Inail) "noi andremo avanti in questa direzione – assicura Teruzzi - perché chi aggredisce un medico aggredisce se stesso. Il 68% degli operatori sanitari ha subìto nel corso della sua vita professionale almeno un episodio di violenza. Non possiamo più far finta di nulla”.

Nella città di Ragusa i corsi di autodifesa per medici sono estesi anche agli operatori sanitari e prenderanno il via tra qualche settimana. Il progetto "Sentiamoci più sicuri" è promosso dal presidente dell’Omceo di Ragusa, Carlo Vitali, in collaborazione con l’Azienda sanitaria provinciale e l’assessorato alla Sanità e allo Sviluppo di Comunità del Comune. "Il corso è rivolto a 30 partecipanti - afferma Vitali - e inizierà in una palestra della città il 23 febbraio per concludersi il 24 maggio 2024, tutti i venerdì dalle 19.30 alle 20.30". L’iniziativa nasce dalla "volontà di cercare di dare risposte al grave fenomeno della violenza contro i medici e gli operatori sanitari, non solo in Pronto soccorso ma anche nei Centri di continuità assistenziale (un tempo Guardie mediche) principalmente durante il turno di notte”. In palestra "a dare lezioni di autodifesa sono due insegnanti di judo e arti marziali. I medici sono entusiasti dell’idea. Per prenotare c’è un numero, (3289029889), ma non credo che potremo soddisfare tutte le richieste", chiosa.

La dottoressa minacciata. "Per me il rapporto con i pazienti era tutto. Invece, da loro ho preso pugni in faccia, insulti, parolacce, mi hanno aggredita e scaraventata a terra. Non contenti mi hanno vandalizzato anche l’automobile. Ho subìto finché ho potuto, ma le minacce sono poi arrivate alla mia famiglia. A quel punto ho denunciato tutto ai carabinieri. Da allora, ho dato le dimissioni da un determinato Comune e mi sono trasferita". Rossana Vivona, medico di medicina generale della provincia di Monza e Brianza, è uno dei 143 camici bianchi che lo scorso ottobre si è iscritta al super corso promosso dal presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Monza e Brianza, Carlo Maria Teruzzi, d’intesa e in collaborazione con la Questura. Le lezioni si sono concluse a dicembre 2023 ma “l’auspicio è che riprendano - si augura Vivona - perché sono utili e ormai necessarie. Gli insegnanti ti aiutano con strumenti di difesa, non solo di tipo manuale, per fermare l'aggressore, ma comprendono anche la cosiddetta de-escalation - racconta - una serie di istruzioni verbali affinché l'aggressore venga calmato dalle nostre parole. Se solo avessi potuto seguire queste lezioni qualche anno fa, sicuramente la mia vicenda avrebbe preso un’altra piega”. Esperta in NeuroRadioDiagnostica, un passato in un reparto di medicina e poi la libera professione in neuroradiologia per molti anni, Vivona ha poi scelto "la medicina di base perché mi mancava il contatto con il paziente, ma rispetto al passato i pazienti sono diventati aggressivi, arroganti, provocatori, violenti verbalmente e non solo. Non è più la medicina a cui ero abituata".

C'era chi chiedeva un'esenzione non dovuta", chi dopo il ritiro della patente "per uso di droga pretendeva il mio aiuto per riottenerla, ignaro che avrebbe dovuto seguire un percorso ad hoc con la Asl. C’era poi il paziente che arrivava in studio con la diagnosi ottenuta da dottor Google, e pretendeva la prescrizione di una risonanza magnetica all’encefalo per il mal di stomaco. Al mio rifiuto, puntuale scattava l’aggressione, verbale e fisica: ‘non sei un medico, brutta str… fai quello che dico io' oppure ‘ti faccio radiare dall’albo a calci in c...' Di più non posso dire, sono frasi irripetibili", dice ancora scossa. Da qui la necessità del corso autodifesa e il ringraziamento al presidente dell’Omceo di Monza e Brianza per la lungimiranza nel volerlo organizzare. “Teruzzi ha aiutato molti medici nelle mie stesse condizioni – confida la dottoressa – in particolare noi donne. Un’iniziativa fantastica che ti insegna alcune tecniche per divincolarti e metterti in sicurezza dall’aggressore, oltre ad affrontare qualsiasi situazione anche dal punto di vista psicologico. Ho imparato che ad indispettire i pazienti spesso è il nostro sguardo, troppo rivolto al computer, ma è necessario se vogliamo aprire la cartella clinica o scrivere una ricetta. Comunque, è bene sapere che tale atteggiamento può innervosire, così da evitare incidenti. Davvero spero che l’iniziativa continui perché il fenomeno delle aggressioni - sottolinea - ha raggiunto ormai livelli allarmanti”.

Il dentista dei bimbi, alle prese coi genitori. Non solo negli ospedali e nei Pronto soccorso, anche negli studi medici la vita degli operatori sanitari è diventata complessa. Lo sa bene Augusto Parolini, medico odontoiatra di Monza Brianza, che ha tra i suoi pazienti bambini. "Spesso poco collaborativi - racconta all’Adnkronos Salute - piangono e tengono la bocca chiusa, fanno i capricci. Difficile lavorare in queste condizioni. I genitori spesso molto apprensivi alzano la voce, pretendono di avere ragione e ti dicono che non sai fare il tuo lavoro. Quando ho capito che la situazione prima o poi sarebbe degenerata, mi sono iscritto al corso di autodifesa. Sono stato tra i primi a partecipare alle lezioni, molto interessanti perché gli insegnanti ti aiutano a prevedere e disinnescare una eventuale discussione o un’aggressione, non solo verbale”.

Poi snocciola qualche esempio: “Tra le tecniche di de-escalation – evidenzia Parolini – la prima è quella di far parlare e sfogare l’altro, in modo da far scaricare la tensione. In un secondo momento interveniamo noi medici con l’autorità del nostro ruolo, così da far rientrare la situazione sul piano civile e del dialogo. Ci è stata insegnata la tecnica di allontanamento solo dopo un eventuale coinvolgimento fisico, come reazione di difesa". Quindi, se necessario, "con il palmo della mano colpiamo il petto del nostro aggressore così da ristabilire la giusta distanza. Poi ci sono le tecniche per evitare un colpo e spostare con le mani l’aggressore dalla nostra visuale”. Parolini non ha dubbi: “Ho praticato tanti anni fa arti marziali, ma non conoscevo questi insegnamenti, che ho trovato estremamente utili. Intanto sei consapevole che la situazione può evolvere e degenerare in qualunque momento, ma hai gli strumenti giusti per fronteggiare qualsiasi crisi", conclude.

Non siamo karate Kid . “È giusto che i medici, spesso vittime di aggressioni da parte di pazienti e familiari, imparino a difendersi con tecniche di de-escalation, corsi di judo e arti marziali. Ma non può essere questa l’unica soluzione al fenomeno grave e preoccupante della violenza contro medici e operatori sanitari. Come Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, abbiamo organizzato dei corsi Fad e ne faremo altri, con la collaborazione dello psichiatra e criminologo Massimo Picozzi, che coinvolgeranno tutti i 468mila medici italiani. Obiettivo: far capire ai pazienti che noi siamo loro alleati, non dei nemici da combattere", dice Roberto Monaco, segretario generale della Fnomceo. Per Monaco, dunque, occorre “instaurare un dialogo con i cittadini – spiega – perché in fondo stiamo sulla stessa barca, quella del nostro Sistema sanitario nazionale, con i suoi pregi e difetti”.

Certo "il disagio c’è” e “non va sottovalutato, ma non possiamo di giorno curare e salvare vite umane e di sera fare come Karate Kid", ammonisce Monaco che aggiunge: “Tutto quello che può servire a salvaguardare la salute del medico mi vedrà sempre a favore, ma bisogna stare attenti a non usare la violenza contro la violenza. Semmai, serve un cambio di paradigma: far capire ai pazienti che mancano risorse, personale e organizzazione nei nostri ospedali ma che nelle difficoltà facciamo il possibile e l’impossibile per il loro bene", conclude.

(Di Francesca Filippi)

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Cronaca

SuperEnalotto, estrazione oggi 26 aprile: i numeri vincenti

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Nessun 6 né 5+1

Schedine del SuperEnalotto (Fotogramma)

Nessun '6' né '5+1' all'estrazione del Superenalotto di oggi. Centrati quattro '5' che vincono 46.784,22 euro ciascuno. Il jackpot per il prossimo concorso sale a 95.400.000 milioni di euro.

Con quanti punti si vince

Al SuperEnalotto si vince con punteggi da 2 a 6, passando anche per il 5+. L'entità dei premi è legata anche al jackpot complessivo. In linea di massima:

- con 2 numeri indovinati, si vincono orientativamente 5 euro;

- con 3 numeri indovinati, si vincono orientativamente 25 euro;

- con 4 numeri indovinati, si vincono orientativamente 300 euro;

- con 5 numeri indovinati, si vincono orientativamente 32mila euro;

- con 5 numeri indovinati + 1 si vincono orientativamente 620mila euro.

Ho vinto o no?

E' possibile verificare eventuali vincite attraverso l'App del SuperEnalotto. Per controllare eventuali schedine giocate in passato e non verificate, è disponibile on line un archivio con i numeri e i premi delle ultime 30 estrazioni.

Il prezzo di una schedina

La schedina minima nel concorso del SuperEnalotto prevede 1 colonna (1 combinazione di 6 numeri). La giocata massima invece comprende 27.132 colonne ed è attuabile con i sistemi a caratura, in cui sono disponibili singole quote per 5 euro, con la partecipazione di un numero elevato di giocatori che hanno diritto a una quota dell'eventuale vincita. In ciascuna schedina, ogni combinazione costa 1 euro. L'opzione per aggiungere il numero Superstar costa 0,50 centesimi.

La giocata minima della schedina è 1 colonna che con Superstar costa quindi 1,5 euro. Se si giocano più colonne basta moltiplicare il numero delle colonne per 1,5 per sapere quanto costa complessivamente la giocata.

I numeri vincenti di oggi, 26 aprile 2024

La combinazione vincente del concorso di oggi del SuperEnalotto è 9, 13, 51, 61, 81 e 83. Jolly 24 e SuperStar 59.

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Università, Siaarti: ‘abolizione numero chiuso...

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Giarratano, 'non pronti ad accogliere 50mila iscritti. Rivedere sistema quiz, è sbagliato perché premia i fortunati non i più preparati'

Università, Siaarti: 'abolizione numero chiuso Medicina mette atenei in difficoltà'

"Come Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva diciamo 'no' ai test che selezionano i fortunati anziché i più preparati. Ma diciamo 'no' anche ad un provvedimento che mette in difficoltà le università italiane, perché per carenze di aule e di docenti non sono pronte a ricevere circa 50mila iscritti alle Facoltà di Medicina e chirurgia, Medicina veterinaria e Odontoiatria e protesi dentaria. Per garantire il sistema approvato in Senato, occorrerebbero investimenti sull'università. Una situazione che, altrimenti, creerebbe il caos e sempre più disparità di accesso, dopo il primo anno". Così all'Adnkronos Salute il presidente della Siaarti Antonino Giarratano, dopo il via libera al testo base per la riforma dell'ingresso a Medicina adottato all'unanimità dal Senato, che abolisce dal prossimo anno i test d'ingresso, con un'apertura a tutti nel primo semestre e la prosecuzione del percorso formativo in base ai risultati ottenuti, mantenendo programmazione e graduatoria.

Come Siaarti siamo invece "a favore di un modello che permetta a tutti coloro che lo meritano di entrare in Medicina - aggiunge Giarratano - ferma restando la necessità di una programmazione che non crei una pletora di medici 'formati per corrispondenza o a distanza', quindi online per mancanza di aule e docenti in presenza. Occorre rivedere e abolire l'attuale sistema dei test e al tempo stesso investire su università e formazione creando sistemi equi di valutazione".

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Università, Salutequità:’in Italia mancano...

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'In settori quali emergenza, anestesia, rianimazione presto avremo forte carenza di queste figure professionali'

Università, Salutequità:'in Italia mancano specialisti mirati e attrattività Ssn'

"Abolendo il numero chiuso alla Facoltà di Medicina non si risolvono i problemi dell'assistenza e si rischia anche di creare medici disoccupati. Questo perché l'Italia, secondo gli ultimi dati Ocse al 2023, ha 4,3 medici ogni mille abitanti rispetto a una media europea di 4, quindi già oggi come numero assoluto in eccesso. Quello che manca invece sono gli specialisti 'mirati' in settori come emergenza, geriatria, anestesia, rianimazione, cure palliative e la stessa medicina generale, dove l'età porterà presto a una forte carenza di queste figure professionali sul territorio". Così all'Adnkronos Salute il presidente di Salutequità Tonino Aceti, dopo il via libera al testo base per la riforma dell'ingresso a Medicina adottato all'unanimità dal Senato, che abolisce dal prossimo anno i test d'ingresso, con un'apertura a tutti nel primo semestre e la prosecuzione del percorso formativo in base ai risultati ottenuti, mantenendo programmazione e graduatoria.

"Al contrario, abbiamo una fortissima carenza di infermieri che oggi, sempre secondo il dato Ocse, sono in Italia 6,4 ogni mille abitanti contro la media europea di 9,5 - sottolinea Aceti - Anche in questo caso lavorare solo sull'incremento dei posti disponibili per i percorsi universitari non risolverebbe il problema delle carenze infermieristiche. Infatti, la media nazionale delle domande dell'iscrizione ad infermieristica è di 1,2 domande per posto messo a bando, e in alcune regioni non è stata raggiunta neanche 1 domanda per 1 posto".

Per questi motivi, "occorre mettere in campo politiche e provvedimenti concreti volti a strutturare un percorso che punti a 5 obiettivi", elenca l'esperto. "1. Maggior benessere organizzativo (oggi il burnout regna sovrano nelle professioni sanitarie tutte sottostimate come organici); 2. Più coraggio per innovare i modelli organizzativi e professionali al fine di renderli veramente al passo con i bisogni dei pazienti e del Servizio sanitario nazionale; 3. Più sicurezza per i professionisti oggetto di costanti e ripetute aggressioni verbali e fisiche; 4. Maggiori retribuzioni per rendere attrattivo il servizio pubblico rispetto al privato e più conveniente lavorare in Italia rispetto che andare all'estero; 5. Politiche fiscali diverse che consentano non solo di alleggerire il peso per gli studenti", ma anche di "invogliare al rientro nel nostro Paese gli oltre 25.000 medici e 30.000 infermieri laureati in Italia - dove la formazione è tra le migliori al mondo, come tutti ci riconoscono, e che è costata oltre 5 miliardi per queste due professioni - che oggi lavorano altrove, con maggiori guadagni e un futuro/carriera assicurato".

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