Economia
Alessandro Benetton: “60 anni tappa più che...
Alessandro Benetton: “60 anni tappa più che traguardo. Presidente di Edizione? Non era un obiettivo”
Sul crollo del ponte Morandi: "Consigliai subito di chiedere immediatamente scusa. Io a titolo personale le ho fatte e le rinnovo. Tragedia che non potrà mai essere dimenticata e cancellata"
"Ognuno di noi è quello che fa quando gli capitano le cose che non si aspetta". Lo dice Alessandro Benetton intervistato dal 'Corriere della Sera', che in occasione del compleanno dei 60 anni, aggiunge: "Più che un traguardo, mi piace pensare a una tappa. Sono stato sempre troppo orientato verso il futuro per guardare troppo al passato".
Ora, a 60 anni, è a capo della holding di famiglia: "Qualcuno ha detto che ci vogliono trent’anni per avere successo in una notte. Scherzo… Diventare presidente di Edizione era un obiettivo che non mi ero posto. Assieme all’orgoglio di far parte di una famiglia importante, ho sempre vissuto l’esigenza di avere una strada indipendente. E ho sempre separato i rapporti coi miei familiari, sempre ottimi, dai miei punti di vista sulle attività aziendali, spesso dissenzienti. Poi, in un momento critico, le cose che avevo detto e pensato sono state ritenute corrette anche dagli altri azionisti e mi sono ritrovato nel posto in cui mai avevo cercato di essere".
Il crollo del ponte Morandi - Benetton ricorda di essere "sempre stato fuori dall’attività di famiglia a parte la parentesi in Benetton abbigliamento. Ero in California a fare surf con mio figlio. Esco dall’acqua, apro i social e, senza sapere cos’era successo, trovo messaggi tipo: spero che tuo figlio se lo mangino gli squali. Oltre all’immenso dolore umano per la perdita di tante vite e per tante famiglie rimaste senza casa", dice di aver "consigliato di chiedere immediatamente scusa". Ma, si ricorda nell'intervista, non arrivarono né le scuse dell’azienda né della famiglia: "In questi casi, subentrano cattivi consigli degli avvocati e delle agenzie di comunicazione. Io, a titolo personale, le scuse le ho fatte e le rinnovo. Su Atlantia, che controllava Autostrade, non posso dire nulla perché Edizione deteneva solo il 30 per cento e nel Cda sedeva un solo Benetton. In Edizione, da tempo, zio Gilberto, in buonissima fede, aveva delegato tutto ai manager, forse anche per evitare conflitti nel passaggio generazionale. Ma di solito una delega simile avviene dopo che è stata costruita un’adeguata cultura aziendale, altrimenti, il rischio è che il management si senta titolato a prendere decisioni come se fosse la proprietà".
"Ho vissuto da osservatore terzo quella tragedia - ribadisce - che non potrà mai essere cancellata né dimenticata. Tante volte avevo fatto notare che delegare così tanto era una strada presa troppo in fretta. La tragedia ha reso palese quello che pensavo. Nello stesso anno sono scomparsi due dei miei zii, Carlo e Gilberto. A quel punto, ho scoperto che anche gli altri cugini la pensavano allo stesso modo. E insieme abbiamo deciso di tornare ai valori dei padri fondatori". Quanto ai tempi per decidere di prendere in mano la leadership, aggiunge, "penso che ognuno debba prendersi le proprie responsabilità. Ma confronto e decisioni condivise tra i soci per me da sempre sono un valore aggiunto".
Quanto al futuro di Edizione, "in questi tre anni è cresciuta, ma in discontinuità con il passato. A New York, a dicembre, ha vinto il Global Advocate of the year, che premia l’impegno nella sostenibilità: azzereremo le nostre emissioni entro il 2040, dieci anni prima del termine indicato dall’Europa. Intanto, Aeroporti di Roma è diventato un fiore all’occhiello grazie agli investimenti fatti, anche creando un hub dedicato alle startup di servizi aereoportuali più innovative. L’ex Atlantia, oggi Mundys, azienda con cuore e testa italiani, non gestisce più le autostrade del nostro Paese, ma grazie al rapporto con Florentino Peres, nostro socio in Abertis, è leader nel campo delle infrastrutture a livello mondiale".
Quanto infine al rapporto con i tre figli, dice Alessandro Benetton nell'intervista al quotidiano, "a casa nostra, non mancano baci e abbracci. E quando guardiamo un film romantico, chi si commuove di più siamo io e Tobias, i due uomini di casa".
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Ita-Lufthansa, rinvio in vista: l’Ue attende nuove...
Bruxelles teme che con il matrimonio tra le compagnie venga ridotta la concorrenza
Sulla questione Ita Airways e Lufthansa la Commissione europea attende nuove proposte sul taglio delle rotte con un probabile rinvio della decisione a metà giugno. Per l'acquisto del 41% di Ita il gruppo tedesco vuole investire 325 milioni ma Bruxelles teme che con il matrimonio tra le compagnie venga ridotta la concorrenza.
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Webuild, bilancio e nuovo Cda lanciano titolo in Borsa...
Giornata particolarmente brillante in Borsa per Webuild che, dopo l'approvazione del bilancio 2023 e la nomina del nuovo Consiglio di amministrazione, che ha riconfermato Pietro Salini come amministratore delegato, chiude la seduta odierna di scambi in deciso rialzo: il titolo balza a quota +5,17% attestandosi a 2,27 euro per azione.
L'assemblea degli azionisti della società, riunitasi questa mattina, ha approvato anche la distribuzione di un dividendo per un importo pari a 0,071 euro per ciascuna azione ordinaria ed 0,824 euro per ciascuna azione di risparmio esistente ed avente diritto al dividendo alla data di stacco della cedola.
Quanto al nuovo cda, composto da 15 membri, vede Gian Luca Gregori con funzioni di presidente, oltre a Davide Croff, Moroello Diaz della Vittoria Pallavicini, Paola Fandella, Francesca Fonzi, Flavia Mazzarella, Itzik Michael Meghnagi, Francesco Renato Mele, Teresa Naddeo, Alessandro Salini, Pietro Salini, Serena Torielli, Michele Valensise, Laura Zanetti e Francesco Chiappetta.
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Università, Free Academy: “Atenei tradizionali e...
Benché l’Italia abbia un bassissimo numero di laureati (in Europa unicamente la Romania ha risultati peggiori), all’interno del bilancio pubblico il comparto universitario pesa in maniera significativa. Secondo l’ultimo rapporto dell’Anvur, il Fondo per il finanziamento ordinario (Ffo) delle università ammonta a 9,205 miliardi di euro, che vanno a coprire più dei 2/3 delle necessità delle università statali. Di questa somma, soltanto lo 0,73% (68 milioni di euro) è destinato alle università non statali, sia tradizionali sia telematiche.
A giudizio di Aurelio Mustacciuoli, responsabile Studi e Ricerche di Free Academy, “limitandoci a considerare l’Ffo lo studente di un’università statale ogni anno costa al contribuente ben 5.701 euro, mentre di media uno studente delle università private costa 195 euro. Se poi si considerano le università telematiche (lasciando quindi da parte gli atenei privati tradizionali: la Bocconi di Milano, la Luiss di Roma ecc.) le risorse che lo Stato destina alle università online ammontano a soli 2,8 milioni”. Questo significa che uno studente universitario telematico grava sullo Stato per la risibile cifra di 12,5 euro: lo 0,21% di quanto costa in media uno studente dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, della Sapienza di Roma o della Federico II di Napoli.
Non basta. La maggior parte delle università telematiche sono fondazioni, ma alcune di loro – quelle più 'sotto attacco' da parte dei difensori dello status quo – sono società di capitali e quindi ogni anno versano somme considerevoli all’erario. Sempre ad avviso di Mustacciuoli, “considerando unicamente il gruppo universitario Multiversity (che è controllato dal fondo Cvc Capital Partners e che include Unipegaso, Mercatorum e San Raffaele Roma) nel 2022 per le sole imposte dirette è stato registrato un esborso di 43 milioni di euro: il che significa che soltanto questi tre atenei online danno allo Stato ben 15 volte quanto tutte le università telematiche nel loro insieme ottengono in forma di Ffo”. Quindi vi sono ben 5050 studenti italiani delle università pubbliche che possono studiare grazie alle entrate fiscali garantite dal gruppo Multiversity.
Da questo punto di vista, una crescita degli atenei privati telematici – la cui retta è mediamente assai inferiore al costo che ogni studente comporta per le casse statali – condurrebbe non soltanto a un minor costo complessivo per ogni studente, ma aiuterebbe anche a ridurre l’esorbitante prelievo fiscale che grava sulle imprese, sulle famiglie e sui lavoratori.
In conclusione, secondo Mustacciuoli, “alla luce dei dati sopra riportati è chiaro che lo studente tradizionale costa allo Stato ben 5.701 euro soltanto per l’Ffo, mentre ognuno degli oltre 144 mila studenti di Unipegaso, Mercatorum e San Raffaele Roma (a.a. 2022-23) porta alle casse statali 331 euro. Si tratta di cifre che devono far riflettere”.