

Cronaca
Deejay morta, domani al via l’udienza preliminare
A distanza di più di un anno dalla morte misteriosa di Viviana Parisi, la deejay di 41 anni, e del figlio Gioele di 4 anni, trovati nell’agosto del 2020, senza vita, nei boschi di Caronia, domani potrebbe arrivare la parola fine sull’intera vicenda. Si terrà, infatti, l’udienza preliminare davanti al gup del Tribunale di Patti (Messina), che dovrà decidere se accogliere la richiesta di archiviazione avanzata dal Procuratore Angelo Vittorio Cavallo o andare avanti come chiede la famiglia di Viviana. Secondo la Procura la donna “si è uccisa lanciandosi dal traliccio” ai piedi del quale è stata trovata senza vita. E, con ogni probabilità, prima di uccidersi avrebbe strangolato il figlio Gioele di 4 anni, poi ritrovato nel bosco il 19 agosto. Dunque, nessun duplice omicidio. Ecco perché la Procura di Patti (Messina), che coordina l’inchiesta sulla morte della donna e del figlio a luglio aveva chiesto al gip l’archiviazione.”Nessun estraneo ha avuto un ruolo, neanche marginale, mediato o indiretto”, come dice la Procura di Patti. “Tutte le indagini tecniche svolte hanno permesso di accertare come Viviana, senza ombra di alcun dubbio, si sia volontariamente lanciata dal traliccio dell’alta tensione, con chiaro ed innegabile intento suicidario”, spiegava Cavallo. La Procura esclude anche “la presenza di lesioni” sia prima della morte che post mortem “causate da animali”. Ed esclude, inoltre, “lesioni o comunque segni riconducibili all’azione violenta di soggetti terzi”.
Dunque, a distanza di un anno dal ritrovamento del cadavere della donna, che aveva problemi psicologici, come accertato anche dal consulente psichiatrico della Procura Massimo Picozzi, c’è un primo punto fermo. Viviana si sarebbe uccisa. Ma Daniele Mondello, il marito di Viviana non è d’accordo. E nei giorni scorsi ha pubblicato sui social una foto choc, la maglietta del figlio di 4 anni piena di buchi. “Ecco cosa è rimasto della maglietta del mio bambino, io non mi fermo finché non trovo la verità”, ha scritto Daniele Mondello che ha lanciato un nuovo appello pubblico affinché “qualcuno si faccia avanti per raccontare se abbia visto qualcosa nelle campagne di Caronia”, dove sono stati trovati morti la moglie Viviana Parisi e il figlio, il piccolo Gioele. La foto ritrae la maglietta che il bimbo aveva addosso al momento del ritrovamento del suo corpicino senza vita. Una maglietta ormai quasi interamente distrutta e irriconoscibile se non fosse per quel disegno colorato e ormai a metà sul davanti a rappresentare un sorriso spezzato per sempre. I parenti della donna non accettano l’idea che possa avere ucciso il figlio e poi essersi suicidata. La difesa ha presentato una richiesta di archiviazione in cui scrive: “Non vi è stato alcun atto aggressivo di Viviana Parisi nei confronti di Gioele Mondello come invece ritenuto dalla richiesta di archiviazione. Sicuramente la donna non si è suicidata, non vi è alcuna sua precipitazione dal traliccio dell’Enel D59 né volontaria né procurata, in quanto non ha avuto nessun contatto e non vi si è arrampicata”. questo è uno dei punti fermi della relazione tecnica consegnata agli avvocati Claudio Mondello e Pietro Venuti, di Daniele Mondello.
Anche se, ad ascoltare le intercettazioni, che sono state inserite nella richiesta di archiviazione, sembra che il marito e i familiari tutti sapessero delle condizioni psichiche critiche della donna. Ecco cosa diceva Daniele Mondello dopo il ritrovamento del corpo della donna: “Non me l’aspettavo una cosa così, che andava a finire così. Pensavo che lei se ne era scappata, perché si spaventava che gli prendevano il bambino, aveva la fissazione che gli prendevano questo bambino… e quindi non lo so boh… se ne è scappata?… che cazzo ne so… ora martedì vediamo nell’autopsia”. Sono le 21.42 del 9 agosto 2020. Il giorno dopo il ritrovamento del corpo senza vita di Viviana Parisi. “Lei era malata, diceva sempre che mi sarebbe successo qualcosa a me e al bambino. A me e al bambino. Aveva sempre queste paure allucinanti, delle paure pazzesche”, dice. E aggiunge: “Secondo me gli è scoppiato il cuore… – dice senza sapere di essere intercettato – gli è venuto un attacco cardiaco… troppo caldo, troppo…”. L’amico, Tonino, gli dice: “Sì, ma c’è qualcosa che non va, secondo me, dico…”. E Daniele: “Sì, perché non si trova il bambino, quella è una cosa strana”. E aggiunge: “Mi stanno massacrando, per quello che mi dicono… io non leggo niente”. E l’amico: “Tipo che la colpa è tua. Ma che cazzo…”. Il marito della donna replica: “Che cattiveria. Ma che ne sanno le persone di quello che ho passato io”. “Non si è voluta fare aiutare, io ho fatto il possibile, ma…”. Mentre nelle interviste, Daniele Mondello ha sempre minimizzato sulle precarie condizioni di salute della donna.
Quando l’amico gli prospetta l’ipotesi che qualcuno possa avere preso il bambino, che poi verrà ritrovato solo il 19 agosto, Daniele dice: “A me sembra difficile, perché lei era malata, capito? Aveva questo problema qua, di persecuzione, hai capito? Si spaventava che…”. “Le è venuto qualche attacco cardiaco e il bambino è rimasto là solo come un cane”. Daniele ribadiva come sua moglie soffrisse di manie di persecuzione, ritenendo di essere inseguita e pedinata, addirittura, da macchine di grossa cilindrata (“…. e invece con l’incidente, là si è cacata di sotto, chissà cosa gli è sembrato, ha pensato chissà ora cosa succede, o magari gli sembrava di essere inseguita. Perché lei mi diceva così, il fatto di essere seguita… che la seguivano con le macchine grosse… per esempio ti vedeva a te che avevi la macchina, che tu hai la X… là… che cazzo è… e a lei gli sembrava che inseguivano a lei se è il caso. Diceva che la inseguivano macchine grosse. … Aveva questa cosa qua. Sì sì. Che la seguivano, che la guardavano… sì, manie di persecuzione. … e si si… si fissava, si fissava…”).
I familiari di Viviana avevano anche provato a nascondere una tentativo di suicidio della donna. Come emerge sempre dalle intercettazioni. “E’ appena uscita adesso, al telegiornale, che hanno trovato il secondo certificato, di quando mia sorella ha tentato il suicidio…”, dice la sorella di Viviana, Denise Parisi, al suo compagno. La donna specificava che di questa vicenda non ne aveva fatto parola con nessuno “…che io non ho detto nulla a nessuno, ovviamente…”. “Effettivamente Denise Parisi, escussa in data 5 agosto, si era ben guardata dal riferire tale circostanza agli inquirenti, pur se di indubbia rilevanza – scrive il Procuratore capo Angelo Vittorio Cavallo – Il suo compagno la rassicurava, dicendole che loro non potevano anche non saperlo (….e vabbè, potevamo non saperlo no?!!). Dall’evolversi della conversazione, si comprendeva come anche il suo compagno fosse a conoscenza dell’intera vicenda; costui, addirittura, suggeriva a Denise di negare di aver mai visto quel certificato o comunque di essere a conoscenza del suo contenuto, qualora qualcuno glielo lo avesse richiesto (“… tu questo certificato lo hai visto che l’hai visto, e c’è scritto altro, quindi, hai capito? … … cioè, se chiunque ti dice… senti,guarda, a me non risulta!!…; “… eeeh… io mia sorella l’ho vista e l’ho vista sana e a me risul… anche l’altro certificato che invece ho visto, eeh, diceva tutto una cosa diversa di quello che han detto loro!…”). “Comunque, e boh…tanto doveva venire fuori, Cica, lo sappiamo viene tutto fuori adesso eh…e se anche, ti faccio un esempio, tua sorella aveva uno scheletro nell’armadio qualsiasi, verrà fuori …”, dice il compagno Emanuele. “Se faccio un esempio se tua sorella aveva l’amante viene fuori, Daniele aveva l’amante verrà fuori…”. “Adesso verrà fuori tutto, tutto, tutto, tutto… comunque…”.
Sempre dalle conversazioni registrate all’insaputa di Daniele Mondello e dei suoi familairi emerge anche che l’uomo voleva dei soldi per andare nelle trasmissioni che parlavano della tragedia della sua famgilia. E’ quanto emerge da una intercettazione del 10 ottobre 2020 tra lo stesso deejay e il cognato, Roberto Parisi. “No, ma io… io cerco loro molti soldi. Non mi interessa. Se mi vogliono … incompr… altrimenti non ci vado”. E il cognato Roberto: “Mi ha detto… ti danno anche qualcosa”. “Se già mio padre gli ha detto che gli dà dei soldi… eh… tu, pure, gli puoi chiamare e dire: “vengo…”. “… io ho bisogno di soldi. Va… cioè…”. “Per avere ‘ste cose. Quindi adesso, vediamo… omissis … eh,vediamo. Organizziamo. Io gli avevo detto di no. Ora”. “Vediamo Roberto, quanto mi danno, perché sennò non mi muovo. Non mi interessa. Perché non mi interessa”. “Io, fosse anche mille euro, ci andrei di corsa”, dice il cognato. Ma Daniele Mondello non ci sta e replica piccato: “ma quale mille euro, Roberto! Sì, mille euro! Ma non esiste! Almeno… ma… il più scarso deve essere cinquemila euro!”. “Non esiste proprio!! Io per mille euro non mi muovo da casa. Ma tu sei fuori di testa. Non esiste proprio!”.
I parenti di Viviana volevano portare la congiunta anche da un esorcista. Anche questo emerge dalle intercettazioni telefoniche e ambientali inserite dalla Procura di Patti nella richiesta di archiviazione dell’inchiesta. Secondo gli inquirenti Viviana avrebbe strangolato il figlio e poi si sarebbe uccisa lanciandosi da un traliccio. “Tutte ‘ste crisi… ma senti, andiamo dal prete? La volevo portare dal prete, quello là di Gazzi, che è un prete esorcista…”, dice Mariella Mondello, cognata della deejay, parlando con un’amica il 20 agosto 2020, cioè il giorno dopo il ritrovamento del piccolo Gioele.
La cognata di Viviana, Mariella Mondello, era molto “arrabbiata con Viviana …”, come dice a un’amica senza sapere di essere ascoltata. Fino a chiamarla “bastarda”. “Io sono arrabbiata perchè lei, va… a mio nipote me lo ha ammazzato lei! Per la sua testa, per le sue cose, noi ci abbiamo messo tutto il nostro impegno, ma lei non si è voluta curare…!”. Se agli inquirenti il marito e la cognata dicevano che la donna era una madre amorevole e una moglie devota, la realtà, ascoltando le intercetazzioni, sembra essere diversa. Parlando con l’amica Vincenza, il 10 agosto, cioè all’indomani del ritrovamento del cadavere, la donna ricordava anche come i genitori di Viviana avessero fatto ben poco per aiutare la figlia (“… i suoi genitori, non abbiamo avuto il supporto, gliel’avevamo detto noi ‘scendete, curiamola…”), da tempo in preda ad una forte depressione”. Il 20 agosto, parlando con un’altra amica, Mariella rincara la dose. “Sempre con il senno del poi… questo bambino non doveva essere lasciato solo con sua madre…”, le dice Enza, l’amica. E Mariella Mondello risponde: “Quella un bastarda era, mio fratello, quella mattina, gli aveva…”. E l’amica: “Perché era una pazza… era una pazza…”. Maria: “Una mattina… quella mattina gli ha detto: vengo anche io… lui… no no… (gne…. gneeee), e dice gli aveva attaccato… poi gli ha detto che voleva venire perché mi sento un poco male e non voleva restare da solo e lei se ne è “fottuta” , no, doveva andare da sola, dice che lui stanotte se l’è sognata e lei gli ha detto che dice che lei stava andando la’…”. (di Elvira Terranova)
Cronaca
Roma Pride, portavoce: “No scuse a Regione, quest’anno saremo un milione”

Colamarino in occasione della presentazione della kermesse: "È surreale e strumentale quanto avvenuto"

“L’anno scorso quasi 900mila persone, quest’anno vogliamo fare ancora meglio: arrivare al milione”. È l’auspicio di Mario Colamarino, portavoce del Roma Pride, in occasione della presentazione della kermesse arcobaleno che si svolgerà domani a Roma. “Grazie all’amministrazione del comune di Roma, ma nessun grazie alla Regione. Inonderemo comunque Roma con tanto amore e tanta gioia”.
Prendendo la parola Paola ha specificato che “Pride significa accettarsi, a un certo punto della propria vita lo si deve fare. Il pride è questo: mi amo per quello che sono e lo urlo in piazza. È una delle manifestazioni più belle che ci sono al mondo. Spero che mai nessuno la blocchi”. Accanto a lei, la sorella Chiara ha aggiunto: “Per me è una catena dell’amore. Ispirare gli altri a prendere coraggio è il significato del Pride”. Entrambe di sono dette orgogliose di prendere parte alla sfilata arcobaleno.
Colamarino in chiusura è tornato sulla polemica del patrocinio mancato al Pride da parte della Regione Lazio: “Noi non dobbiamo chiedere scusa. È surreale e strumentale quanto avvenuto. Ma è purtroppo una cosa che la destra fa sempre. Loro usano poche parole e la gente si arrabbia. Domani dobbiamo essere in tanti, portate amici, parenti, perché ci dobbiamo far sentire”.
Cronaca
Bimba morta in auto Roma, padre indagato per omicidio colposo

L’accusa è legata al fatto che il seggiolino non era dotato del dispositivo anti-abbandono. Disposta l’autopsia sul corpo della bambina

E’ indagato per omicidio colposo il padre della bimba di 14 mesi morta mercoledì scorso dopo essere stata dimenticata dal padre nel sedile posteriore dell’auto alla Cecchignola. L’accusa per l’uomo, un carabiniere di 45 anni, è legata al fatto che il seggiolino non era dotato del dispositivo anti-abbandono, obbligatorio dal 2019.
Nell’ambito dell’inchiesta della Procura, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, è stata disposta l’autopsia sul corpo della bimba, anche se in base a una prima ricostruzione il decesso sarebbe avvenuto per un collasso. L’auto inoltre era munita di vetri oscurati, e anche per questo nessuno si è accorto della piccola in auto.
Il 45enne, che durante l’interrogatorio ha ricostruito quanto successo affermando che era convinto di aver portato la figlia in asilo, ha riferito inoltre un elemento che potrebbe aver avuto un ruolo nella tragedia: l’uomo era solito infatti mettere la borsa nel sedile posteriore accanto alla bimba ma mercoledì scorso ha poggiato il borsone invece nel sedile anteriore accanto a quello di guida.
Cronaca
Rifiuti Roma, igienisti: “Situazione va monitorata per elementi potenziali di rischio”

Di Rosa: "Non è emergenza sanitaria". Ordine Medici: "Attenzione alta". C'è anche problema verde pubblico

A Roma “l’accumolo di rifiuti è un segnale di degrado che va corretto”. Così all’Adnkronos Salute Enrico Di Rosa, vice presidente della Siti, la Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica. “Quella dei rifiuti fuori dai cassonetti è una situazione precaria che in una Capitale non dovrebbe esserci, ma dobbiamo essere tranquilli che non ci sono problemi sanitari, non c’è una emergenza. Il contesto cittadino – spiega Di Rosa – ci pone a riparo da contaminazioni del terreno per i deposti di rifiuti organici. Ma la situazione va monitorata e risolta perché ci sono elementi potenziali di rischio: dagli odori molesti all’aumento di insetti, o di gabbiani e cinghiali”.
“Devo dire che l’Ama – conclude Di Rosa, che è anche direttore del Sisp-Servizio Igiene e sanità pubblica della Asl Roma 1 – a cui giriamo le segnalazioni che arrivano all’Asl, da un anno ci risponde e interviene. Un segnale di attenzione verso i cittadini”.
Con il caldo che aumenta ogni giorno “c’è necessità di tenere alta l’attenzione e intervenire per rimuovere l’immondizia altrimenti torniamo a situazione di emergenza sanitaria che abbiamo sfiorato in passato”, dice all’Adnkronos Salute Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici-chirurghi e odontoiatri di Roma e provincia. “La situazione è a macchia di leopardo, ma è bene che ci si attrezzi per evitare che anche le zone pulite si trovino in difficoltà – aggiunge – C’è anche un problema per il verde pubblico e per la manutenzione dei marciapiedi: erba alta e alberi non potati. I parchi e i giardini con erba altissima sono un ricettacolo di insetti e un rischio per i bambini, penso alle zecche”.
A fine maggio si è riunito per l’ultima volta il tavolo salute della Capitale. “Dove c’è il sindaco, il presidente della Regione, i presidenti degli Ordini delle professioni sanitarie, l’Iss, gli assessori competenti e i delegati del sindaco nelle Asl – ricorda Magi – Il tema dei rifiuti non è stato affrontato ma è chiaro che insieme a quello della prevenzione sarà al centro del prossimo incontro”.
“E’ evidente che nell’incuria dei rifiuti, lasciati a macerare in strada con le temperature alte che ci sono in queste giorni, a cui si somma l’incuria dei parchi, proliferano i rischi sanitari di vario tipo e quelli infettivi sono i più lampanti soprattutto dove ci sono i topi c’è il rischio di leptospirosi, hantavirus, il tifo ed altri. Dove ci sono rifiuti e quindi liquami c’è il rischio di salmonella e E.coli, ma anche dell’epatite. Zecche e zanzare proliferano nella trascuratezza dei giardini pubblici, senza disinfestazioni questi insetti possono diventare un problema. Si deve avere più cura: è assurdo vedere a Roma queste situazioni nel 2023”, afferma all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, che aggiunge: “Ai cittadini sarebbe corretto dire la verità e l’amministrazione comunale, o chi di dovere, dovrebbe risolvere questi problemi che non sono accettabili”.
I rifiuti accumulati fuori dai cassonetti “non è niente di nuovo sotto il cielo di Roma, è un déjà vu a cui, purtroppo ci stiamo abituando e non dovrebbe essere così. E a questa si aggiunge anche la questione dell’erba alta nelle aree verdi che con il caldo si seccherà e diventerà un pericolo per il rischio incendi. Direi che tra rifiuti e decoro urbano Roma non ha è bel biglietto da visita per il Giubileo”. Così all’Adnkronos Salute Pier Luigi Bartoletti, vice segretario nazionale vicario e segretario provinciale di Roma della Fimmg, Federazione italiana medici di famiglia.
“E’ meglio una città pulita che sporca, l’umido non raccolto è un ricettacolo per insetti soprattutto per le zanzare che sono vettori di malattie – ricorda – Ma attirano anche gabbiani e cinghiali, problema ancora presente in tante aree. C’è tempo per rimediare, spero si faccia il prima possibile”.
Roma, 9 giu. (Adnkronos Salute)
(Frm/Adnkronos Salute)
Cronaca
Vescovo Palermo: “Antimafia sia concreta, no alle maschere”


“L’antimafia si misura dalle cose concrete, non dalle maschere”. Lo ha detto l’Arcivescovo di Palermo Monsignor Corrado Lorefice rispondendo alle domande della giornalista dell’AdnKronos Elvira Terranova che ha condotto l’incontro su “Trent’anni senza padre Puglisi: la svolta tragica della Chiesa siciliana” nella giornata inaugurale della XIV edizione della rassegna dell’editoria indipendente “Una Marina di libri” in corso di svolgimento a Villa Filippina a Palermo. Poi il vescovo parla dell’assassino di don Puglisi, Salvatore Grigoli e del suo racconto dell’omicidio. “Grigoli parla dello sguardo offerto da don Puglisi un attimo prima di essere ucciso, e soprattutto quando riferisce le parole pronunciate dal parroco di Brancaccio, “me l’aspettavo”, lascia intendere chiaramente che don Pino era consapevole di ciò che lo attendeva. In Pino Puglisi noi cogliamo la consapevolezza di un uomo che sa perfettamente come terminerà la propria vita terrena. Insomma, Puglisi era consapevole e chi sta per ucciderlo coglie questa consapevolezza”, dice.
“E’ riduttivo parlare di Pino Puglisi come prete antimafia anche se lui ha fatto antimafia mutuando dal Vangelo la sua visione della vita. Puglisi rimane a Brancaccio nemmeno tre anni, non si capirebbe questo sacerdote senza cogliere l’intero arco della sua vita, senza considerare, ad esempio, la sua esperienza di parroco a Godrano, nel 1970, in un’epoca in cui il paese a quaranta chilometri da Palermo era investito da faide e quasi nulla era offerto ai ragazzi: Puglisi si fa carico dei giovani, li porta a Palermo, li fa studiare, comprende che anche lì c’è da una sfida culturale e sociale. Puglisi fa semplicemente il prete, il parrino: è un uomo che scopre, grazie anche al Concilio Vaticano II, che la storia è l’altro luogo dove i cristiani devono saper cogliere l’istanza della presenza di Dio e ciò che Dio chiede”, dice monsignor Lorefice.
“In sintesi, la storia come luogo teologico. Pino Puglisi non pensa il suo ministero se non collocandolo dentro ilcontesto antropologico e sociale dove lui vive; per Pino Puglisi il Vangelo non è solo una dottrina ma una visione della storia riscattata dal male, questa è l’istanza evangelica offerta da Puglisi e quando l’istanza evangelica si fa così aderente al Vangelo, allora si fa antimafia – prosegue Corrado Lorefice – Don Pino Puglisi, nella sua esperienza di parroco di Brancaccio così aderente al Vangelo, assume coloro che gli sono affidati nella loro dimensione sociale: ecco perché gli interessano i magazzini di via Hazon, ecco perché gli interessa l’assenza di una scuola media nel quartiere, ecco perché gli interessa realizzare per i ragazzi un centro dove ritrovarsi, ecco perché gli interessa che la Parrocchia non sia il luogo dove arriva il signorotto con in mano un milione di lire per la festa di San Gaetano”.
“La mafia è la più grande illusione di felicità, per Palermo e per la nostra terra; la mafia illude perché può fare leva sulla mancanza di risposte che dovrebbero dare le istituzioni, parlo delle cose essenziali della città umana: il lavoro, la casa, la cultura. Ecco perché la mafia diventa un’industria di falsa felicità. Il fiume di sangue versato a Palermo, il sangue dei martiri della fede e della giustizia, ha certamente dato una nuova consapevolezza alla città però capisco che – per citare il filosofo Zygmunt Baumann – c’è ancora una sorta di liquidità, c’è una zona grigia magmatica dove convivono diversi interessi e anche paure, spesso frutto della crisi di assunzione di responsabilità, quindi di scelte. L’antimafia si misura dalle cose concrete, non dalle maschere. Palermo è una città che ci viene affidata, Pino Puglisi e tanti altri hanno capito una cosa, che c’è una responsabilità che ci riguarda come persone: se io abito la città, ho la responsabilità della città e mi viene richiesta la stessa responsabilità che offro per la realizzazione del mio io”.
“Personalmente, ogni giorno ricordo a me stesso che in questa città c’è stato qualcuno che ha dato la propria vita affinché la città degli uomini fosse veramente terra nuova”.
Cronaca
Giulia Tramontano, dal veleno al numero di coltellate: ultime risposte dall’autopsia

In corso l'esame autoptico

È in corso l’autopsia sul corpo di Giulia Tramontano, la 29enne incinta di sette mesi uccisa a coltellate a Senago dal compagno Alessandro Impagnatiello. A eseguire l’esame autoptico è il professore Andrea Gentilomo, presso l’istituto di Medicina legale di Milano, insieme agli specialisti chiamati a eseguire gli accertamenti tossicologici ed entomologici. Ai medici verrà chiesto di svolgere esami entomologici per capire, oltre all’orario della morte, se i tempi e gli spostamenti indicati da Impagnatiello – dal garage, alla cantina, fino al ciglio di una strada – siano compatibili con lo stato di conservazione del corpo senza vita.
Attenzione sarà posta anche sugli esami tossicologici per escludere, definitivamente, che il veleno per topi trovato nello zaino dell’uomo possa essere stato fatto ingerire alla vittima, a sua insaputa. L’autopsia dovrà anche fare luce su quale sia stata la coltellata che ha ucciso Giulia, sull’eventuale aggravante della crudeltà determinata dal numero di colpi inferti dopo la morte della giovane, ma anche se il reo confesso si sia accanito sul feto e quando il cuore del piccolo Thiago abbia smesso di battere. Elementi che potrebbero ulteriormente aumentare l’orrore di una storia già cruenta e che potrebbero pesare anche sul capo di imputazione.
Nessuno al momento si sbilancia su quale sia stato il colpo mortale o il numero esatto delle coltellate – una delle ipotesi è che Giulia sia stata sorpresa e accoltellata alla gola, il che spiegherebbe il fatto che nessun vicino l’ha sentita urlare – anche perché, ricordano gli inquirenti, il 30enne barman ha provato due volte a bruciare la compagna (una volta con dell’alcol e un’altra volta usando della benzina) prima di abbandonarla, avvolta in cellophane e sacchetti di plastica, in via Monte Rosa, a meno di 700 metri da casa. In giornata sono attesi, in via informale, i primi risultati parziali.
Cronaca
Bimba morta in auto a Roma, Psichiatra: “Per padre lapsus di memoria specifico”. Cos’è

Lo psichiatra: "Tragico incidente non propriamente classificabile né come forgotten baby syndrome né come amnesia dissociativa"

“Nel caso del padre che dimentica la figlia in auto e questa muore, si tratta di un tragico incidente in cui è avvenuto un lapsus di memoria specifico. Non è un caso di amnesia dissociativa poiché non coinvolge una perdita di memoria più ampia e persistente né è necessariamente associato a un trauma specifico. Né come ‘forgotten baby syndrome’ che si riferisce a un episodio specifico in cui un genitore, per brevi periodi di tempo, dimentica la presenza del bambino in un veicolo. È spesso associata a fattori come distrazione, routine interrotte o sovraccarico di stress e responsabilità”. Così Giovanna Crespi, segretario della Società italiana di psichiatria forense, torna in un intervento su quanto accaduto a Roma dove una bimba è morta in auto dimenticata dal padre che avrebbe dovuto accompagnarla all’asilo.
Come sopravvive una coppia a un evento di questo tipo? Quali sono le strategie che lei suggerisce? “Non è possibile tracciare ora un percorso che può andar bene a tutte le coppie – risponde Crespi – La guarigione da una perdita così devastante richiede tempo e pazienza e non esiste un processo di guarigione prestabilito o un termine finale per il lutto. Ognuno affronta il dolore e il lutto in modo diverso. Mi auguro che vengano seguiti fin da subito da professionisti qualificati specializzati in lutto e trauma. Un terapeuta – suggerisce – può aiutare la coppia a lavorare attraverso il dolore, la colpa e il senso di perdita che accompagnano un evento del genere. Potranno fornire un ambiente sicuro per esplorare le emozioni e offrire strumenti e strategie di ‘coping’ specifiche per il lutto”.
“Partecipare a gruppi di sostegno per genitori che hanno subito esperienze simili, inoltre, può essere prezioso – continua il segretario della Società italiana di psichiatria forense – Questi gruppi offrono un ambiente in cui le persone possono condividere le loro esperienze, ricevere sostegno reciproco e imparare da altre persone che stanno attraversando un percorso simile di dolore e guarigione. In un momento così difficile, può essere facile perdersi nella propria tristezza e distanziarsi l’uno dall’altro. È importante fare uno sforzo consapevole per preservare la connessione e l’intimità nella coppia. È fondamentale che entrambi i partner si prendano cura di sé stessi durante questo periodo di lutto e guarigione perché può contribuire a mantenere la forza e la resilienza necessarie per affrontare la situazione”.
Il papà risulta essere indagato per abbandono di minore. Cosa ne pensa e cosa succederà ora? “Dovrà essere accertata la responsabilità del padre in rapporto alle sue condizioni psichiche. Generalmente i reati intra-familiari sono più facilmente legati alla presenza di un disturbo psichico. Saranno gli esperti – conclude – a valutare se e come il disturbo mentale possa avere influito sull’evento che verosimilmente può escludere il dolo. E’ una tragedia terribile sia per il piccolo che per entrambi i genitori che difficilmente riusciranno a superare il trauma. In questo casi la condanna per il padre è l’evento stesso che condizionerà il resto della sua vita indipendentemente dalla valutazione giuridica”.
Cronaca
Papa Francesco, seconda notte tranquilla al Gemelli

Le parole del portavoce del Vaticano, Matteo Bruni, dopo l'intervento all'intestino del Pontefice: "Sua Santità ha iniziato a mobilizzarsi trascorrendo gran parte della mattina in poltrona"

“Anche la scorsa notte” del Papa ricoverato al Gemelli da mercoledì per un intervento all’intestino, “è trascorsa bene” senza complicazioni. Lo fa sapere il portavoce del Vaticano Matteo Bruni, spiegando che verranno forniti altri aggiornamenti in giornata.
Il Papa, ieri, all’indomani dell’intervento, ha trascorso una giornata di riposo come aveva fatto sapere il Vaticano. Lo staff medico che segue il decorso post operatorio del Pontefice aveva informato che ieri si è “alimentato con una dieta idrica. I parametri emodinamici e respiratori sono stabili. Il decorso post operatorio risulta regolare”.
Al Papa sono arrivati tantissimi messaggi di vicinanza. Bergoglio è stato particolarmente colpito dall’affetto della famiglia del piccolo Miguel Angel, battezzato dallo stesso Papa lo scorso 31 marzo durante la visita nei reparti di oncologia pediatrica e neurochirurgia infantile dell’ospedale, che gli ha inviato un poster di auguri di pronta guarigione. ”Il Santo Padre ha voluto personalmente ringraziare la mamma con una breve telefonata”, ha fatto sapere ieri Bruni.
Cronaca
Omicidio a Siracusa, fermato un 19enne

Il giovane è sospettato di essere l’assassino del 30enne tunisino Mansour Aithem, morto nella notte tra il 6 e il 7 giugno dopo una rissa

Fermato a Siracusa un 19enne di nazionalità tunisina, sospettato di essere l’autore dell’omicidio del 30enne connazionale Mansour Aithem avvenuto la notte tra il 6 e il 7 giugno al termine di una violenta rissa. A sottoporre il giovane a fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica di Siracusa, i militari del Reparto Operativo del Comando Provinciale Carabinieri di Siracusa e della Compagnia Carabinieri di Noto.
Le indagini, sotto la costante direzione della Procura aretusea, “hanno permesso di ricostruire la scena del crimine grazie all’impiego dei militari del Nucleo Investigativo specializzati nelle investigazioni scientifiche, i quali, unitamente ai carabinieri del Nucleo Operativo di Noto, per tutta la giornata di ieri hanno ispezionato l’intera area tra via Trieste e via Palestro alla ricerca di telecamere, tracce di sangue, armi e ogni altro elemento utile a far luce su quanto accaduto”.
“Grazie ai filmati dei sistemi di videosorveglianza installati lungo tutto il percorso ove sono avvenuti i fatti, i militari hanno identificato alcuni uomini, tutti di nazionalità tunisina, sospettati di aver preso parte al violento scontro con uso di bottiglie di vetro, bastoni, sedie e finanche secchi per la raccolta differenziata. Nonostante il muro di omertà, in poche ore i carabinieri hanno stretto il cerchio sul presunto autore dell’omicidio che si era allontanato subito dopo i fatti per far perdere le proprie tracce – dicono i carabinieri – Grazie anche al patrimonio informativo della Stazione Carabinieri di Pachino, i Carabinieri operanti hanno concentrato le ricerche nell’area tra il comune siracusano e Ispica; nella mattinata di ieri i militari hanno individuato l’uomo passeggiare per le vie del comune ragusano, con gli stessi indumenti che indossava la notte dell’omicidio. Alla vista dei Carabinieri l’uomo ha tentato invano di fuggire, ma è stato fermato poco dopo e trovato in possesso di 8 grammi di hashish.
Espletati gli accertamenti necessari per la conferma dell’identità , notificato il decreto di fermo con l’accusa di omicidio aggravato, il giovane è stato portato presso la Casa Circondariale di Siracusa a disposizione dell’autorità giudiziaria. Le indagini proseguono al fine di identificare tutti coloro che hanno preso parte alla rissa o hanno assistito all’omicidio.
Cronaca
Giulia Tramontano, oggi l’autospia: dalle ferite le prime risposte

In base ai quesiti formulati dagli inquirenti i medici dovranno verificare dinamica, tempi e i dettagli più crudi dell'omicidio

E’ fissata per questa mattina l’autopsia sul corpo di Giulia Tramontano, la 29enne incinta di sette mesi, accoltellata dal compagno Alessandro Impagnatiello nella loro abitazione di Senago, in provincia di Milano, sabato 27 maggio. Gli esperti di medicina legale, tra loro il professore Andrea Gentilomo, sono chiamati a dare risposte sulla dinamica del delitto avvenuto nell’abitazione di via Novella.
In particolare, i quesiti – elaborati nel primo pomeriggio di ieri dai magistrati titolari dell’indagine e dai carabinieri in una riunione che si è svolta in procura – dovranno fare luce su quale sia stata la coltellata che ha ucciso Giulia, sull’eventuale aggravante della crudeltà determinata dal numero di colpi inferti dopo la morte della giovane, ma anche se il reo confesso si sia accanito sul feto e quando il cuore del piccolo Thiago abbia smesso di battere.
Elementi che potrebbero ulteriormente aumentare l’orrore di una storia già cruenta e che potrebbero pesare anche sul capo di imputazione. Nessuno al momento si sbilancia su quale sia stato il colpo mortale o il numero esatto delle coltellate – una delle ipotesi è che Giulia sia stata sorpresa e accoltellata alla gola, il che spiegherebbe il fatto che nessun vicino l’ha sentita urlare – anche perché, ricordano gli inquirenti, il 30enne barman ha provato due volte a bruciare la compagna (una volta con dell’alcol e un’altra volta usando della benzina) prima di abbandonarla, avvolta in cellophane e sacchetti di plastica, in via Monte Rosa, a meno di 700 metri da casa.
Ai medici verrà anche chiesto di svolgere esami entomologici per capire, oltre l’orario della morte, se i tempi e gli spostamenti – dal garage, alla cantina, fino al ciglio di una strada – indicati da Impagnatiello siano compatibili con lo stato di conservazione del corpo senza vita. Attenzione sarà posta anche sugli esami tossicologici per escludere, definitivamente, che il veleno per topi trovato nello zaino dell’uomo possa essere stato fatto ingerire alla vittima, a sua insaputa. Oggi stesso sono attese le prime risposte parziali, ma il lavoro degli esperti sarà lungo e complesso.
Coronavirus
Covid, dottoressa no-vax radiata: “Ne sono fiera”

La dottoressa De Mari: "Le mie affermazioni hanno salvato migliaia o forse decine di migliaia di persone"

“Con infinita fierezza comunico che in data 6 giugno mi è arrivata la comunicazione della decisione della commissione per gli iscritti all’Albo dei Medici Chirurghi della provincia di Torino sulla trattazione del mio procedimento disciplinare: radiazione dall’Ordine dei medici”. Ad annunciarlo nel suo blog su Facebook è la stessa Silvana De Mari, radiata dall’Ordine dei medici di Torino, che l’aveva sospesa nel 2021 per non essersi vaccinata contro il Covid.
“Per tutto il tempo della cosiddetta pandemia ho fatto affermazioni, anzi esternazioni come scrivono i colleghi, che hanno salvato migliaia o forse decine di migliaia di persone – afferma commentando il provvedimento – Ho consigliato l’olio di fegato di merluzzo: pochi mesi fa è stata confermata dall’università di Oslo la sua azione prodigiosa nel prevenire l’infezione Covid 19 o almeno nel diminuire la gravità. Ho affermato che è sbagliato iniettare farmaci sul cui foglietto illustrativo è scritto: non si conoscono gli effetti a distanza e non si conoscono gli effetti della cancerogenicità”.
De Mari è una convinta no-vax. “In questo momento in cui il popolo italiano è flagellato da strane nuove epidemie di malore improvviso, e mortale, di miocarditi e pericarditi, di cancri e di cancri talmente violenti che è stato coniato il termine turbo cancro, è un onore essere radiata dagli Ordini che hanno imposto questi farmaci – chiosa – Grazie alle mie parole migliaia di persone hanno rifiutato l’inoculazione dei farmaci in questione. Ne sono infinitamente fiera. Nei prossimi giorni discuteremo tutti i punti delle 14 pagine di motivazione”.
“Silvana De Mari è stata finalmente radiata dall’Ordine dei medici di Torino per le sue posizioni no-vax e antiscientifiche. Molti medici, tra cui il sottoscritto, sono stati oggetto di attacchi, anche violenti, da parte sua. Speriamo che sia solo la prima radiata di una lunga serie di altri medici, che hanno scelto di andare contro le evidenze medico-scientifiche. Chi è contro i vaccini non deve e non può fare il medico. Deve essere una regola che vale per tutti gli Ordini dei medici. Non solo per quello di Torino, a cui vanno i complimenti per il coraggio e la forza di questa azione”, commenta su Twitter l’infettivologo Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive del policlinico San Martino di Genova.
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