Economia
L’Oréal Italia ottiene la certificazione di parità di...
L’Oréal Italia ottiene la certificazione di parità di genere da Tuv Italia
L'azienda è da sempre impegnata contro ogni tipo di discriminazione sul lavoro promuovendo una cultura di equità e parità di retribuzione sul lavoro
L’Oréal Italia ha conseguito la certificazione sulla parità di genere rilasciata dall’ente accreditato Tuv Italia per la sua organizzazione. L’Oréal Italia è da sempre impegnata contro ogni tipo di discriminazione sul lavoro promuovendo una cultura di equità e parità di retribuzione sul lavoro. Al fine di dimostrare l’effettivo impegno, L’Oréal Italia ha deciso di sottoporsi a una validazione da parte di un ente indipendente e accreditato. La certificazione di Tuv Italia attesta quindi che l’azienda è conforme ai requisiti della norma Uni/Pdr 125:2022 del 16 marzo 2022, che ha delineato i requisiti per la certificazione di parità di genere e che è richiamata dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) in particolare nella missione M5: inclusione e coesione.
I concetti di Diversità e Inclusione (D&I), in cui si inserisce la parità di genere, stanno emergendo a livello globale come principi cardine all’interno delle organizzazioni, come caratteristica fondamentale dell’ambiente di lavoro e come colonna portante delle strategie di csr e di sostenibilità, al fine di migliorare reputazione e resilienza. Tuv Italia ha rilasciato la certificazione Uni pdr 125 verificando che L’Oréal Italia garantisce il rispetto dei requisiti sulla parità di genere ai sensi della prassi di riferimento Uni/pdr 125:2022 nel contesto lavorativo. Tuv Italia ha effettuato una valutazione di conformità attraverso la verifica di indicatori di natura quantitativa e qualitativa nelle seguenti sei aree di valutazione: cultura e strategia, governance, processi hr, opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda, equità remunerativa per genere, tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro.
“Siamo soddisfatti - ha commentato Manuela Pardini, hr director L’Oréal Italia - di aver ottenuto una certificazione per questo importante traguardo Si tratta di un risultato che riconosce il nostro impegno continuo nel promuovere la parità in ogni contesto, sensibilizzando costantemente i nostri collaboratori, sviluppando opportunità di crescita, garantendo parità di retribuzione e creando condizioni che valorizzino le diversità. Siamo orgogliosi di avere ottenuto questa prestigiosa attestazione che fotografa uno stato di fatto che ci vede da anni in prima linea su questi temi”. A conferma di questa lodevole direzione, Anna Sara, coordinatrice tecnica Uni/pdr 125 per Tuv Italia ha affermato: “Si evidenzia lo sforzo e l’attitudine dell’azienda nello sviluppo di un ambiente di lavoro inclusivo e rispettoso dei valori. È stato riconosciuto un importante lavoro di formazione, comunicazione interna e sensibilizzazione sulla differenza di genere e il suo valore sugli stereotipi e gli unconscious bias”.
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Ita-Lufthansa, rinvio in vista: l’Ue attende nuove...
Bruxelles teme che con il matrimonio tra le compagnie venga ridotta la concorrenza
Sulla questione Ita Airways e Lufthansa la Commissione europea attende nuove proposte sul taglio delle rotte con un probabile rinvio della decisione a metà giugno. Per l'acquisto del 41% di Ita il gruppo tedesco vuole investire 325 milioni ma Bruxelles teme che con il matrimonio tra le compagnie venga ridotta la concorrenza.
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Webuild, bilancio e nuovo Cda lanciano titolo in Borsa...
Giornata particolarmente brillante in Borsa per Webuild che, dopo l'approvazione del bilancio 2023 e la nomina del nuovo Consiglio di amministrazione, che ha riconfermato Pietro Salini come amministratore delegato, chiude la seduta odierna di scambi in deciso rialzo: il titolo balza a quota +5,17% attestandosi a 2,27 euro per azione.
L'assemblea degli azionisti della società, riunitasi questa mattina, ha approvato anche la distribuzione di un dividendo per un importo pari a 0,071 euro per ciascuna azione ordinaria ed 0,824 euro per ciascuna azione di risparmio esistente ed avente diritto al dividendo alla data di stacco della cedola.
Quanto al nuovo cda, composto da 15 membri, vede Gian Luca Gregori con funzioni di presidente, oltre a Davide Croff, Moroello Diaz della Vittoria Pallavicini, Paola Fandella, Francesca Fonzi, Flavia Mazzarella, Itzik Michael Meghnagi, Francesco Renato Mele, Teresa Naddeo, Alessandro Salini, Pietro Salini, Serena Torielli, Michele Valensise, Laura Zanetti e Francesco Chiappetta.
Economia
Università, Free Academy: “Atenei tradizionali e...
Benché l’Italia abbia un bassissimo numero di laureati (in Europa unicamente la Romania ha risultati peggiori), all’interno del bilancio pubblico il comparto universitario pesa in maniera significativa. Secondo l’ultimo rapporto dell’Anvur, il Fondo per il finanziamento ordinario (Ffo) delle università ammonta a 9,205 miliardi di euro, che vanno a coprire più dei 2/3 delle necessità delle università statali. Di questa somma, soltanto lo 0,73% (68 milioni di euro) è destinato alle università non statali, sia tradizionali sia telematiche.
A giudizio di Aurelio Mustacciuoli, responsabile Studi e Ricerche di Free Academy, “limitandoci a considerare l’Ffo lo studente di un’università statale ogni anno costa al contribuente ben 5.701 euro, mentre di media uno studente delle università private costa 195 euro. Se poi si considerano le università telematiche (lasciando quindi da parte gli atenei privati tradizionali: la Bocconi di Milano, la Luiss di Roma ecc.) le risorse che lo Stato destina alle università online ammontano a soli 2,8 milioni”. Questo significa che uno studente universitario telematico grava sullo Stato per la risibile cifra di 12,5 euro: lo 0,21% di quanto costa in media uno studente dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, della Sapienza di Roma o della Federico II di Napoli.
Non basta. La maggior parte delle università telematiche sono fondazioni, ma alcune di loro – quelle più 'sotto attacco' da parte dei difensori dello status quo – sono società di capitali e quindi ogni anno versano somme considerevoli all’erario. Sempre ad avviso di Mustacciuoli, “considerando unicamente il gruppo universitario Multiversity (che è controllato dal fondo Cvc Capital Partners e che include Unipegaso, Mercatorum e San Raffaele Roma) nel 2022 per le sole imposte dirette è stato registrato un esborso di 43 milioni di euro: il che significa che soltanto questi tre atenei online danno allo Stato ben 15 volte quanto tutte le università telematiche nel loro insieme ottengono in forma di Ffo”. Quindi vi sono ben 5050 studenti italiani delle università pubbliche che possono studiare grazie alle entrate fiscali garantite dal gruppo Multiversity.
Da questo punto di vista, una crescita degli atenei privati telematici – la cui retta è mediamente assai inferiore al costo che ogni studente comporta per le casse statali – condurrebbe non soltanto a un minor costo complessivo per ogni studente, ma aiuterebbe anche a ridurre l’esorbitante prelievo fiscale che grava sulle imprese, sulle famiglie e sui lavoratori.
In conclusione, secondo Mustacciuoli, “alla luce dei dati sopra riportati è chiaro che lo studente tradizionale costa allo Stato ben 5.701 euro soltanto per l’Ffo, mentre ognuno degli oltre 144 mila studenti di Unipegaso, Mercatorum e San Raffaele Roma (a.a. 2022-23) porta alle casse statali 331 euro. Si tratta di cifre che devono far riflettere”.