Cronaca
Covid e studio shock su origine in laboratorio: cosa dicono...
Covid e studio shock su origine in laboratorio: cosa dicono gli esperti
Da Gismondo a Ciccozzi e Lopalco, cosa dicono gli scienziati sui risultati dello studio dell'University of New South Wales
Il virus del Covid potrebbe essere nato in laboratorio? L'ipotesi, rilanciata da uno studio condotto da ricercatori dell'University of New South Wales, in Australia e pubblicato su 'Risk Analysis', divide gli esperti italiani, che assumono posizioni differenti davanti alla prospettiva di una 'pandemia in provetta'.
Secondo gli autori, "Covid-19 potrebbe aver avuto origine in un laboratorio". Per Sars-CoV-2 è "più probabile un'origine innaturale - scrivono - rispetto a un'origine naturale". Per Maria Rita Gismondo hanno ragione. "Lo dico dal 2020 e prima o poi la verità verrà fuori", afferma la direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano, che non ha dubbi. "Nel 2020 - ricorda - poco dopo lo scoppio della pandemia, tra tante reticenze del governo cinese e l'Organizzazione mondiale della sanità che copriva il loro silenzio, già sorgevano dubbi sul fatto che questo virus potesse essere un virus naturale, per tantissime caratteristiche" che presenta il patogeno "e soprattutto perché non si è mai trovato l'ospite intermedio né il serbatoio naturale". Non solo. La microbiologa fa riferimento anche a "un lavoro condotto da un gruppo di ricercatori indiani, apparso nel 2020 e ritirato dopo neanche una settimana, che spiegava come la sequenza del virus Sars-CoV-2 fosse del tutto innaturale, sembrando più un puzzle di pezzi di geni di altri virus, con addirittura anche un pezzetto di gene del virus Hiv e di un gene umano. Dopo il misterioso ritiro, di quello studio non si è più parlato e i ricercatori indiani sono spariti nel nulla".
"Personalmente - sottolinea Gismondo - io ho continuato più volte a sostenere la teoria del virus 'scappato' dal laboratorio, anche perché il laboratorio di Wuhan", la megalopoli cinese primo epicentro della pandemia di Covid, "struttura che ho anche visitato, è un laboratorio di quarto livello" di biosicurezza, "affidato a tecnici che vi lavorano senza avere una grandissima esperienza". Un contesto dove "l'incidente biologico è dietro l'angolo. Alla fine, nel tempo - ripete l'esperta - la verità viene a galla. Anzi sta già emergendo a più riprese, perché anche altri gruppi di ricerca hanno portato prove alla tesi del virus di laboratorio. Il virus Sars-CoV-2 - è certa Gismondo - sicuramente non è un virus naturale".
Ciccozzi
"Tanti studi sono stati fatti sull'origine del Sars-CoV-2: al momento darei una percentuale del 50% all'ipotesi dell'evento di laboratorio accidentale e 50% all'ipotesi dello 'spillover', il salto di specie naturale. Già in passato è accaduto un contagio dopo incidente con la malattia da virus di Marburg negli anni '60. Entrambe le due ipotesi hanno però un denominatore comune: la prevenzione. Nella prima riguardo alla sicurezza dei laboratori che va comunque rafforzata, nella seconda è chiaro che serve avere medici sentinella e una rete di sorveglianza pronta ad attivarsi. Tutte strategie di prevenzione che dopo 4 anni di pandemia conosciamo e dobbiamo saper mettere in campo". Così l'epidemiologo Massimo Ciccozzi commenta all'Adnkronos Salute i risultati dello studio shock.
Lopalco
Una conclusione, quella del nuovo studio, che non convince invece l'epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all'università del Salento. "Lo studio in questione non porta alcuna prova, ma utilizza un metodo in base al quale 'non si può escludere' l'origine artificiale del virus", spiega all'Adnkronos Salute. "Se mettiamo insieme tutti gli studi condotti finora sul tema, l'origine naturale del virus resta ancora la più avvalorata", conclude.
Bassetti
"Quando vedrò il lavoro con i dati scientifici a comprova di quanto oggi hanno 'spoilerato' i colleghi, lo commenterò. Vediamo che cosa c'è di dati, ma per il momento mi pare che si sostenga che questo virus fosse presente in aree molto vicino a Wuhan anni prima. Vediamo l'articolo pubblicato, ma in genere sono scettico rispetto a chi annuncia uno studio mentre lo sta pubblicando. Ci sono tante considerazioni da fare su questo argomento", dice l'infettivologo Matteo Bassetti.
Cronaca
Università, Siaarti: ‘abolizione numero chiuso...
Giarratano, 'non pronti ad accogliere 50mila iscritti. Rivedere sistema quiz, è sbagliato perché premia i fortunati non i più preparati'
"Come Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva diciamo 'no' ai test che selezionano i fortunati anziché i più preparati. Ma diciamo 'no' anche ad un provvedimento che mette in difficoltà le università italiane, perché per carenze di aule e di docenti non sono pronte a ricevere circa 50mila iscritti alle Facoltà di Medicina e chirurgia, Medicina veterinaria e Odontoiatria e protesi dentaria. Per garantire il sistema approvato in Senato, occorrerebbero investimenti sull'università. Una situazione che, altrimenti, creerebbe il caos e sempre più disparità di accesso, dopo il primo anno". Così all'Adnkronos Salute il presidente della Siaarti Antonino Giarratano, dopo il via libera al testo base per la riforma dell'ingresso a Medicina adottato all'unanimità dal Senato, che abolisce dal prossimo anno i test d'ingresso, con un'apertura a tutti nel primo semestre e la prosecuzione del percorso formativo in base ai risultati ottenuti, mantenendo programmazione e graduatoria.
Come Siaarti siamo invece "a favore di un modello che permetta a tutti coloro che lo meritano di entrare in Medicina - aggiunge Giarratano - ferma restando la necessità di una programmazione che non crei una pletora di medici 'formati per corrispondenza o a distanza', quindi online per mancanza di aule e docenti in presenza. Occorre rivedere e abolire l'attuale sistema dei test e al tempo stesso investire su università e formazione creando sistemi equi di valutazione".
Cronaca
Università, Salutequità:’in Italia mancano...
'In settori quali emergenza, anestesia, rianimazione presto avremo forte carenza di queste figure professionali'
"Abolendo il numero chiuso alla Facoltà di Medicina non si risolvono i problemi dell'assistenza e si rischia anche di creare medici disoccupati. Questo perché l'Italia, secondo gli ultimi dati Ocse al 2023, ha 4,3 medici ogni mille abitanti rispetto a una media europea di 4, quindi già oggi come numero assoluto in eccesso. Quello che manca invece sono gli specialisti 'mirati' in settori come emergenza, geriatria, anestesia, rianimazione, cure palliative e la stessa medicina generale, dove l'età porterà presto a una forte carenza di queste figure professionali sul territorio". Così all'Adnkronos Salute il presidente di Salutequità Tonino Aceti, dopo il via libera al testo base per la riforma dell'ingresso a Medicina adottato all'unanimità dal Senato, che abolisce dal prossimo anno i test d'ingresso, con un'apertura a tutti nel primo semestre e la prosecuzione del percorso formativo in base ai risultati ottenuti, mantenendo programmazione e graduatoria.
"Al contrario, abbiamo una fortissima carenza di infermieri che oggi, sempre secondo il dato Ocse, sono in Italia 6,4 ogni mille abitanti contro la media europea di 9,5 - sottolinea Aceti - Anche in questo caso lavorare solo sull'incremento dei posti disponibili per i percorsi universitari non risolverebbe il problema delle carenze infermieristiche. Infatti, la media nazionale delle domande dell'iscrizione ad infermieristica è di 1,2 domande per posto messo a bando, e in alcune regioni non è stata raggiunta neanche 1 domanda per 1 posto".
Per questi motivi, "occorre mettere in campo politiche e provvedimenti concreti volti a strutturare un percorso che punti a 5 obiettivi", elenca l'esperto. "1. Maggior benessere organizzativo (oggi il burnout regna sovrano nelle professioni sanitarie tutte sottostimate come organici); 2. Più coraggio per innovare i modelli organizzativi e professionali al fine di renderli veramente al passo con i bisogni dei pazienti e del Servizio sanitario nazionale; 3. Più sicurezza per i professionisti oggetto di costanti e ripetute aggressioni verbali e fisiche; 4. Maggiori retribuzioni per rendere attrattivo il servizio pubblico rispetto al privato e più conveniente lavorare in Italia rispetto che andare all'estero; 5. Politiche fiscali diverse che consentano non solo di alleggerire il peso per gli studenti", ma anche di "invogliare al rientro nel nostro Paese gli oltre 25.000 medici e 30.000 infermieri laureati in Italia - dove la formazione è tra le migliori al mondo, come tutti ci riconoscono, e che è costata oltre 5 miliardi per queste due professioni - che oggi lavorano altrove, con maggiori guadagni e un futuro/carriera assicurato".
Cronaca
Beltempo nel weekend ma la pioggia torna per il 1° maggio
La giornata più calda sarà quella di lunedì con picchi di 30 gradi al centro-sud
Ultimo weekend di aprile all'insegna del bel tempo con temperature che al Centro-Sud raggiungeranno i 24-25 gradi. Ma è da lunedì l'anticiclone africano farà sentire i suoi effetti portando il termometro fino a 28-30 gradi soprattutto nelle aree interne del Centro-Sud. Al Nord invece sono previste ancora piogge sparse e nevicate sulle Alpi. L'instabilità tornerà poi da martedì portando piogge anche per il 1 maggio.