Economia
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Consumi: 8 italiani su 10 cercano buone notizie, da Mulino Bianco campagna ‘C’è mondo più buono’
Una indagine AstraRicerche analizza il legame degli italiani con le notizie apprese dai media
Otto italiani su 10 sentono la necessità di ricevere più buone notizie. Il fenomeno del doomscrolling, l’abitudine ormai sempre più diffusa di dedicare troppo tempo alla lettura di notizie negative su dispositivi digitali, pesa sull’umore delle persone. La percezione da parte degli italiani è che ci sia una netta prevalenza di notizie negative sul mondo circostante diffuse dai media: sono 7 italiani su 10 a pensarlo, con una conseguenza diretta sul proprio stato d’animo tra pessimismo e preoccupazione (quasi 4 italiani su 10). Eppure, il buono esiste. Accanto a quelle negative, ci sono notizie positive che passano in secondo piano e che riguardano, spesso, elementi del proprio quotidiano in cui si ritrova il piacere della bontà, come la famiglia (51,3%), le piccole cose (41,1%), l’amore (31,3%) e l’amicizia (30%). Ma c’è anche chi ritrova del buono nel rapporto con la natura (27,4%), nel tempo da dedicare a se stessi (23,8%), nella solidarietà/volontariato (20,6%). Anche se 4 italiani su 10 sostengono che non è sempre facile trovare il buono nel mondo. (VIDEO)
Lo rivela la ricerca demoscopica 'Un mondo più buono' commissionata da Mulino Bianco ad AstraRicerche per indagare il legame degli italiani con le notizie apprese dai media, valutando in primis l’impatto delle buone notizie, la percezione del mondo da parte degli intervistati e l’orientamento a coglierne il lato buono. (FOTOGALLERY)
Quella di Mulino Bianco è un invito: cambiare punto di vista del quotidiano per ricordare agli italiani che il buono esiste. A sostenere il messaggio, una importante campagna di comunicazione dal titolo 'C’è un mondo più buono', un’evoluzione del racconto di marca che si fa portavoce di un messaggio ottimista e universale, invitando le persone a credere nell’esistenza del buono nel mondo ed ispirandole alla ricerca della gratificazione nei piccoli gesti. Una scelta rilevante e necessaria nel contesto culturale odierno.
Secondo la ricerca, è appena l’8,5% della popolazione a pensare che, tra le notizie pubblicate sui media, a prevalere siano quelle positive. A colpire e condizionare maggiormente l’umore degli italiani sono nettamente le notizie di cronaca nera (43,0%) contro le storie di altruismo, di generosità e di bontà (19,2%), le notizie di attualità internazionale (14,6%) e nazionale (12,3%). In coda, le notizie di lifestyle e di cronaca rosa. Se per il 39,7% non è sempre facile vedere il buono nel mondo circostante, 1 italiano su 4 ci riesce abbastanza. Nonostante la percezione degli intervistati sul mondo che li circonda sia comunque riconducibile ad una realtà non facile, rimangono maggioritari i sentimenti positivi, come la curiosità (58,1%), l’interesse (52,9%), l’entusiasmo e l’eccitazione (37,7%) che prevalgono nettamente sulla noia.
Otto italiani su 10 avvertono molto o abbastanza la necessità di ricevere un maggior numero di notizie positive. Soprattutto perché il buono ha un impatto importante su pensieri e umore. Quando le notizie diffuse dai media sono positive, oltre 6 italiani su 10 - la netta maggioranza del campione - riconosce una diretta conseguenza positiva sull’umore. È solo il 12,9% a ritenere che abbiano poco o per niente conseguenze sull’umore.
Ma quali sono le buone notizie che gli italiani vorrebbero ricevere nel 2024, a livello personale e nei confronti del mondo? Sul podio delle notizie personali, si posizionano una maggiore disponibilità economica (22,4%), uno stato di salute migliore proprio e/o dei propri cari (17,9%) e a seguire, indicate da circa un intervistato su dieci, il viaggiare di più rispetto al passato (10,6%), il poter realizzare un proprio sogno nel cassetto (10,4%), lavorativo o di vita personale, il veder rientrare l’allarme del cambiamento climatico (9,5%). Tuttavia, parlando a livello universale, tra le prime due notizie più attese per un mondo migliore, gli italiani non hanno dubbi: oltre 4 italiani su 10 citano il cessare delle guerre. A seguire, la scoperta di una cura contro le malattie gravi (31,8%), poi più gentilezza nei rapporti tra le persone (23,8%), l’eliminazione di disuguaglianza e ingiustizie sociali (21,0%) e anche di violenza, di contrapposizione estrema (20,9%).
Con questa visione del mondo, come si informano gli italiani? Partiamo da una premessa: per oltre 4 italiani su 10 il risveglio/il mattino è il momento della giornata dedicato all’informazione mentre per 1 su 3 è il momento del pranzo/pomeriggio, a cui fa seguito la cena/serata (23,5%). In una giornata, il tempo mediamente dedicato ad informarsi per la maggioranza degli intervistati è di 15-30 minuti (43,7%). Tre su 10 dedicano oltre 30 minuti e 1 su 4 meno di 15 minuti. I canali con maggior presenza di notizie positive sono senza paragoni quelli digitali: per 1 italiano su 2, Internet (siti Web, siti di giornali, portali) è la fonte principale, seguita dai Social Networks (41,4%). Segue, con indicazioni decisamente più contenute, la TV (31,9%).
Mulino Bianco ha chiesto a Good Morning Italia, organo d’informazione e piattaforma digitale, di ingaggiare un team di 'cercatori di buone notizie', una squadra di giornalisti che ha identificato e selezionato alcune buone notizie emerse dalla cronaca recente, in Italia e nel mondo. Dalle notizie di cronaca selezionate emerge concretamente che un mondo buono già esiste ed è al centro della riedizione della tradizionale newsletter mattutina di Mulino Bianco, che diventa ancora più buona informando gli italiani con 3 buone notizie a colazione.
Sin dalle origini, Mulino Bianco ha voluto portare nella vita degli italiani una visione del mondo positiva, autentica, fatta di gesti e prodotti semplici ma ricchi di significato. Oggi, consolida la relazione con i propri consumatori nella dimensione quotidiana, instaurando un rapporto legato al gusto e alle emozioni, all’insegna di quel 'Mondo Buono', da sempre sinonimo di genuinità e convivialità, perché chi vuole e sa guardarsi intorno, scopre che il mondo è migliore di quanto si pensa. Il nuovo posizionamento Mulino Bianco prende vita nello spot diretto, ancora una volta, da Gabriele Mainetti, ed è accompagnato dalle note della celebre canzone 'Tomorrow' del musical Annie. Ideata da LePub, prodotta da Brw Filmland e pianificata da Omd, la campagna è live dal 4 febbraio su tv e digital con formati da 60”, 45” e 30”, preceduta da un teaser di 15” per il digital. La campagna sarà nuovamente live dal 3 marzo ed accompagnerà per tutto il 2024 la comunicazione del brand.
L’impegno per un mondo più buono di Mulino Bianco si traduce costantemente in una serie di azioni concrete che la marca mette in campo da tempo. L’energia elettrica utilizzata per la produzione in stabilimento di tutti i pani, biscotti e merende del brand arriva solo da fonti rinnovabili, così come il packaging dei prodotti è riciclabile. L’impegno per una agricoltura sostenibile è costante e radicato nel dna di marca.
Nel 2018 Mulino Bianco, in collaborazione con Wwf Italia, Università di Bologna e Università della Tuscia, ha realizzato la Carta del Mulino con l’obiettivo di sostenere la diffusione di pratiche agricole sostenibili lungo la filiera della farina di grano tenero in Italia e in Francia (2.187agricoltori, a cui si aggiungono decine di mulini italiani, un Mulino di proprietà Barilla, centinaia di centri di stoccaggio per oltre 315.000 tonnellate di grano tenero) e in altri Paesi dell’Ue. Il disciplinare contiene 10 regole pensate per garantire una qualità sempre maggiore dei prodotti, supportare il lavoro delle comunità di agricoltori e limitare l’impatto sul pianeta attraverso la tutela della biodiversità (il 3% dei campi di grano è infatti dedicato ai fiori da impollinazione, per una superficie, ad oggi, pari a 2mila ettari), la riduzione dell’uso di sostanze chimiche e la salvaguardia degli insetti impollinatori. Ad oggi sono oltre 100 i prodotti Mulino Bianco realizzati con farina di grano tenero proveniente 100% da agricoltura sostenibile.
Infine, Barilla contribuisce come unico partner al progetto di ricerca scientifica Soc-Rate (Soil Organic Carbon Rate), realizzato in collaborazione con l'Istituto per la BioEconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Ibe), che ha l’obiettivo di misurare la fertilità e la salute del suolo in modo semplice, veloce, accurato ed economico rispetto ai metodi tradizionali.
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Sulla questione Ita Airways e Lufthansa la Commissione europea attende nuove proposte sul taglio delle rotte con un probabile rinvio della decisione a metà giugno. Per l'acquisto del 41% di Ita il gruppo tedesco vuole investire 325 milioni ma Bruxelles teme che con il matrimonio tra le compagnie venga ridotta la concorrenza.
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Webuild, bilancio e nuovo Cda lanciano titolo in Borsa...
Giornata particolarmente brillante in Borsa per Webuild che, dopo l'approvazione del bilancio 2023 e la nomina del nuovo Consiglio di amministrazione, che ha riconfermato Pietro Salini come amministratore delegato, chiude la seduta odierna di scambi in deciso rialzo: il titolo balza a quota +5,17% attestandosi a 2,27 euro per azione.
L'assemblea degli azionisti della società, riunitasi questa mattina, ha approvato anche la distribuzione di un dividendo per un importo pari a 0,071 euro per ciascuna azione ordinaria ed 0,824 euro per ciascuna azione di risparmio esistente ed avente diritto al dividendo alla data di stacco della cedola.
Quanto al nuovo cda, composto da 15 membri, vede Gian Luca Gregori con funzioni di presidente, oltre a Davide Croff, Moroello Diaz della Vittoria Pallavicini, Paola Fandella, Francesca Fonzi, Flavia Mazzarella, Itzik Michael Meghnagi, Francesco Renato Mele, Teresa Naddeo, Alessandro Salini, Pietro Salini, Serena Torielli, Michele Valensise, Laura Zanetti e Francesco Chiappetta.
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Università, Free Academy: “Atenei tradizionali e...
Benché l’Italia abbia un bassissimo numero di laureati (in Europa unicamente la Romania ha risultati peggiori), all’interno del bilancio pubblico il comparto universitario pesa in maniera significativa. Secondo l’ultimo rapporto dell’Anvur, il Fondo per il finanziamento ordinario (Ffo) delle università ammonta a 9,205 miliardi di euro, che vanno a coprire più dei 2/3 delle necessità delle università statali. Di questa somma, soltanto lo 0,73% (68 milioni di euro) è destinato alle università non statali, sia tradizionali sia telematiche.
A giudizio di Aurelio Mustacciuoli, responsabile Studi e Ricerche di Free Academy, “limitandoci a considerare l’Ffo lo studente di un’università statale ogni anno costa al contribuente ben 5.701 euro, mentre di media uno studente delle università private costa 195 euro. Se poi si considerano le università telematiche (lasciando quindi da parte gli atenei privati tradizionali: la Bocconi di Milano, la Luiss di Roma ecc.) le risorse che lo Stato destina alle università online ammontano a soli 2,8 milioni”. Questo significa che uno studente universitario telematico grava sullo Stato per la risibile cifra di 12,5 euro: lo 0,21% di quanto costa in media uno studente dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, della Sapienza di Roma o della Federico II di Napoli.
Non basta. La maggior parte delle università telematiche sono fondazioni, ma alcune di loro – quelle più 'sotto attacco' da parte dei difensori dello status quo – sono società di capitali e quindi ogni anno versano somme considerevoli all’erario. Sempre ad avviso di Mustacciuoli, “considerando unicamente il gruppo universitario Multiversity (che è controllato dal fondo Cvc Capital Partners e che include Unipegaso, Mercatorum e San Raffaele Roma) nel 2022 per le sole imposte dirette è stato registrato un esborso di 43 milioni di euro: il che significa che soltanto questi tre atenei online danno allo Stato ben 15 volte quanto tutte le università telematiche nel loro insieme ottengono in forma di Ffo”. Quindi vi sono ben 5050 studenti italiani delle università pubbliche che possono studiare grazie alle entrate fiscali garantite dal gruppo Multiversity.
Da questo punto di vista, una crescita degli atenei privati telematici – la cui retta è mediamente assai inferiore al costo che ogni studente comporta per le casse statali – condurrebbe non soltanto a un minor costo complessivo per ogni studente, ma aiuterebbe anche a ridurre l’esorbitante prelievo fiscale che grava sulle imprese, sulle famiglie e sui lavoratori.
In conclusione, secondo Mustacciuoli, “alla luce dei dati sopra riportati è chiaro che lo studente tradizionale costa allo Stato ben 5.701 euro soltanto per l’Ffo, mentre ognuno degli oltre 144 mila studenti di Unipegaso, Mercatorum e San Raffaele Roma (a.a. 2022-23) porta alle casse statali 331 euro. Si tratta di cifre che devono far riflettere”.