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Salute e Benessere

Il Medico risponde: Perché dovremmo prenderci cura della...

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Il Medico risponde: Perché dovremmo prenderci cura della nostra flora intestinale?

“Il Medico risponde”

Microbiota e Probiotici. Perché dovremmo prenderci cura della nostra flora intestinale?

DOMANDA

Professore salve, complimenti per la sua rubrica, le sue risposte sempre esatte, precise e ben dettagliate m’invogliano a porgerle una domanda che spero non cestini ma che ne darà degno seguito. Professore, nella nostra civiltà frenetica dei consumi, si sente sempre parlare a destra e a manca del nostro microbiota, dell’ intestino come nostro secondo cervello. Ma, perfavore, mi faccia chiarezza e mi spieghi l’importanza dei probiotici e perché dovremmo prenderci cura della nostra flora intestinale?
Grazie della gentile risposta che spero vorrà fornirmi.
Auguri di Buon Natale e felice 2021 a lei e tutta la speciale redazione di Sbircia la notizia Magazine che con i suoi continui interessanti aggiornamenti mi tiene degnamente informato quotidianamente.
Grazie.
Amedeo L. lettore di Torvaianica
p.s.
Non ho Facebook

RISPOSTA

A cura del Dr. Ferdinando Martinez

ATTENZIONE: "Le informazioni contenute in questa rubrica medica, non devono ASSOLUTAMENTE, in alcun modo, sostituire il rapporto Medico di Famiglia/Assistito. Si raccomanda per buona regola, di chiedere SEMPRE il parere del proprio Medico di Famiglia, o Specialista di fiducia, il quale conosce in dettaglio la storia clinica del proprio Paziente. La nostra rubrica, non avendo fatto un'anamnesi di chi ci scrive, impossibile online, ha il solo ed esclusivo scopo  informativo, decliniamo quindi tutte le responsabilità nel mettere in pratica qualsiasi chiarimento o indicazione riportata al solo scopo esplicativo e divulgativo. Qualsiasi domanda umanamente  intrattabile via web, verrà automaticamente cestinata. Grazie per la gentile comprensione."

Salve Amedeo, grazie per i graditissimi complimenti e grazie per avermi ed averci preferito, ne sono e ne siamo totalmente lusingati.Dato il notevole interesse dell’argomento che affronta, mi accingo a rispondere alla sua gradita mail. Amedeo, il nostro colon è un complesso ecosistema microbico chiamato, come lei giustamente scrive,  “microbiota”. È popolato da cento trilioni di batteri, dieci volte il numero delle nostre cellule. Grazie al progresso scientifico nel sequenziamento del genoma, i programmi di ricerca condotti in Europa (MetaHit) e negli Stati Uniti (Human Microbiome Project) hanno permesso di sequenziare tutti i geni microbici del nostro microbiota (metagenoma) e ce ne hanno rivelato la presenza nel nostro ecosistema microbico digestivo di oltre 10.000 specie diverse che possono essere separate in due categorie: quelle che si trovano in tutti gli individui, alla base del nostro microbiota e quelle che sono specifiche per noi e ci differenziano gli uni dagli altri. Inoltre, questi batteri trasportano 150 volte più geni delle nostre cellule, il che conferisce loro molte funzioni, il primo dei quali riguarda la digestione dei nutrienti non assorbiti dall’organismo nell’intestino tenue. Le altre funzioni riguardano la cooperazione di questo microbiota con la mucosa intestinale al fine di mantenere l’omeostasi e proteggere l’ospite dagli invasori patogeni e dalle malattie ad essi associate.

Prima di tutto Amedeo, dovrebbe sapere che il microbiota non è innato, non si nasce con esso. È durante i primi anni di vita che la sua popolazione batterica viene gradualmente e selettivamente costituita dal contatto diretto di batteri presenti nell’ambiente. Possiamo dire che tra i 2 ei 3 anni ognuno di noi ha un microbiota“adulto”, che evolverà nel corso della nostra vita, si rinnoverà e diventerà più fragile con l’età.

È il microbiota che permette al nostro sistema immunitario di svilupparsi e quindi di proteggerci, a differenza di quello che vediamo negli animali axenici (senza germi): i cosiddetti batteri “commensali”, che sono permanentemente presenti nel nostro ecosistema digestivo. Sarebbe opportuno educarlo fin dalla nascita in modo che riconosca ciò che dovrebbe rifiutare o proteggere. Sappiamo quindi che l’ecosistema digestivo non deve essere iperprotetto dai batteri presenti nell’ambiente o eccessivamente sottoposto a trattamenti antibiotici, altrimenti potrebbero comparire allergie o seri problemi di asma in seguito.

Inoltre Amedeo, dovrebbe sapere che il nostro sistema immunitario digestivo ha il 70% delle cellule del sistema immunitario e che è proprio la prima barriera di difesa del corpo umano contro il potenziale ingresso di agenti patogeni. Il nostro microbiota agisce quindi come barriera antimicrobica prevenendo l’impianto di batteri pericolosi. Per distinguere i batteri patogeni, che portano pericolo dall’esterno, le cellule dell’organismo dispongono di recettori di membrana (compresi i “recettori di pedaggio” la cui scoperta si deve a Jules Hoffmann premio Nobel per la medicina) che, se stimolati, saranno all’origine di una reazione infiammatoria, la prima difesa contro l’ospite

Il microbiota è anche al centro di alcune patologie. Sebbene il suo funzionamento rimanga ancora in parte misterioso, sembrerebbe che uno squilibrio di questo microbiota sia sufficiente per spiegare alcune malattie infiammatorie (incluso il morbo di Crohn), sindrome dell’intestino irritabiledisturbi intestinali funzionali, ecc. il dialogo metabolico tra il microbiota e l’ospite appare sempre più evidente nella comparsa di altre patologie quali obesitàsindrome metabolica o patologie cardiovascolari.

Il dialogo microbiota-sistema nervoso si sta positivamente evolvendo, il sistema nervoso enterico situato all’interno del tubo digerente è il secondo più grande sistema nervoso dopo il cervello. I suoi componenti sono i regolatori chiave delle funzioni intestinali, sono quindi le interazioni tra il tratto digerente ed il cervello che regolano le funzioni intestinali e spiegano la comparsa di alcuni fenomeni come nausea, sazietà o dolore addominale, ma solo di recente si è saputo che il microbiota è coinvolto in queste interazioni, definendolo a causa di merito il nostro secondo cervello. Diverse strade scientifiche sono attualmente allo studio specifico di alcune affezioni, ad esempio in alcune forme di autismo o in patologie neurodegenerative.

Il cibo è il primo alleato del nostro microbiota, sappiamo che alcuni batteri naturalmente presenti negli yogurt al bifidus, nei probiotici, nel latte di kefir ed in latti fermentati hanno effetti positivi sulla nostra salute. Questi batteri vivi sono chiamati probiotici e riconosciuti per i loro effetti benefici dall’OMS. Ma se la maggior parte dei ceppi di probiotici sono lattobacilli e bifidobatteri, che occasionalmente potrebbero aiutarci a combattere alcuni disturbi digestivi e rafforzare l’interazione del microbiota con il sistema immunitario, altri, quelli contenuti in semplici yogurt, non apportano miglioramenti alla nostra salute, perchè muoiono appena giungono nello stomaco per colpa della grande acidità che incontrano in questo ambiente e quindi attenzione alla scelta, optare ,eventualmente,sempre per i probiotici.

Ma comunque Amedeo, per il momento, a conti fatti, solo pochi probiotici sembrerebbero davvero aver mostrato un effetto benefico per la salute umana. Prima di tutto perché probiotico è un termine generico. Il termine racchiude, infatti, diversi batteri e, da un probiotico all’altro, la modalità di azione non è identica nemmeno all’interno della stessa specie; l’effetto è correlato al ceppo batterico utilizzato. Ogni sperimentazione clinica che dimostri l’efficacia deve quindi testare un ceppo unico o un cocktail di ceppi per una particolare indicazione. Inoltre, un’altra domanda sta nella dose necessaria per una reale efficacia, infatti, una grandissima quantità di ceppo è necessaria per modificare l’equilibrio batterico del microbiota intestinale.

Tutto ciò, non impedirebbe l’aumento della scelta dei probiotici, per scopi curativi, al contrario, gli integratori alimentari ed i prodotti alimentari arricchiti con questi batteri “buoni” rappresentano, oggi, un fiorente mercato in crescita. Molto spesso, questi prodotti vengono presentati come rafforzamento delle difese naturali, ma tuttavia, nel campo dell’immunità, le prove dell’attività dei probiotici rimangono limitate ai laboratori ed anche se i probiotici sembrerebbero offrire vie di trattamento promettenti, fino a prova contraria, nessuno studio scientifico può confermare ad oggi, al 100% che i probiotici agirebbero completamente e totalmente sull’immunità, impedendo di contrarre così anche, un semplice raffreddore o malanno di stagione.

Amedeo continui a leggerci, ne saremo compiaciuti. Tantissimi Auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo a lei, da parte mia e di tutta la Redazione.

Quomodo fabula, sic vita: non quam diu, sed quam bene acta sit, refert.La vita è come una commedia: non importa quanto sia lunga, ma come sia recitata. (Lucio Anneo Seneca)

Aspettiamo le vostre domande, inviatecele via mail a info@sbircialanotizia.it

Docente di Medicina Clinica e Chirurgia Generale: si occupa principalmente della nostra rubrica “Il medico risponde”, ma anche della creazione di articoli riguardanti il campo della medicina. Tutti gli articoli vanno considerati a scopo esclusivamente informativo.

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Ai cattivo pediatra, non riconosce i bimbi con ritardo di...

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Foto di repertorio - FOTOGRAMMA

L'intelligenza artificiale ha tante doti che possono e potranno rivelarsi utili in medicina, ma al momento mostra parecchie lacune quando si misura con questioni pediatriche come il sospetto di un ritardo di sviluppo nei bambini. A mettere alla prova ChatGpt, chatbot basato su Ai e apprendimento automatico, è uno studio presentato al Meeting Pas - Pediatric Academic Societies 2024, che si apre oggi a Toronto in Canada. Le performance di ChatGpt sono state valutate da medici certificati che per ora bocciano l'Ai nei panni di pediatra.

I ricercatori hanno esaminato come ChatGpt ha risposto a 108 preoccupazioni espresse da genitori che temevano un ritardo di sviluppo del loro bimbo, confrontando anche i responsi dell'Ai con quelli del medico in carne e ossa. E' risultato che "ChatGpt raramente classificava un caso come anomalo", dando ragione alle "preoccupazioni dei pediatri secondo cui" oggi "lo strumento non è preparato per essere affidabile" nella valutazione dei "modelli comportamentali dei bambini".

Rispetto ai medici umani, nel 36% dei casi l'intelligenza artificiale si è mostrata meno preoccupata di avere davanti un bimbo con possibile ritardo dello sviluppo. Solo nel 5% dei casi l'Ai ha espresso preoccupazioni maggiori, ma i pediatri veri hanno identificato circa il 30% in più di possibili ritardi di sviluppo rispetto a ChatGpt. Complessivamente, nel 41% dei casi l'intelligenza artificiale è arrivata a conclusioni diverse dal pediatra vero rispetto a un sospetto ritardo dello sviluppo. Ai e medici sono stati in disaccordo soprattutto quando gli elementi che preoccupavano i genitori erano di tipo sociale, emotivo e comportamentale, piuttosto che fisico, e quando riguardavano bambini maggiori di un anno.

"Gli strumenti di intelligenza artificiale come ChatGpt possono fornire informazioni accurate ai genitori riguardo allo sviluppo del loro bambino, ma non si comportano ancora come i medici" quando vengono chiamati a "determinati compiti", afferma Joseph G. Barile, assistente di ricerca presso il Cohen Children's Medical Center, Usa, l'autore che ha illustrato la ricerca al congresso.

In particolare, rimarca l'esperto, "questo studio indica che i pediatri sono più convinti di ChatGpt quando si tratta di definire alcuni ritardi dello sviluppo come anomali".

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Salute e Benessere

Cure palliative pediatriche, torna il Giro d’Italia...

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Domani a Roma la presentazione della terza edizione - Il tour al via dall'11 maggio al 16 giugno lungo tutta la Penisola

Cure palliative pediatriche, torna il Giro d'Italia per dar voce alle Cpp

Domani, sabato 4 maggio, alle 16 a Roma sul Ponte delle Musica, sarà presentata la terza edizione del Giro d'Italia delle cure palliative pediatriche. L'evento, patrocinato dal Comune di Roma, vedrà la partecipazione di Alessandra Locatelli, ministro per le Disabilità, e Alessandro Onorato, assessore allo Sport, turismo, moda e grandi eventi di Roma Capitale, e avrà come testimonial d'eccezione l'ex campione della nazionale di rugby italiana Andrea Lo Cicero. Dopo il grande successo delle prime due edizioni - che hanno visto la presenza di circa 35mila partecipanti, con più di 100 eventi in 17 regioni italiane e il coinvolgimento di oltre 200 associazioni - il 2024 si annuncia ancora più̀ denso di eventi. Obiettivo della terza edizione è promuovere lo sviluppo delle Reti di cure palliative pediatriche (Cpp) coinvolgendo la società civile e sensibilizzando i professionisti sociosanitari e le istituzioni al fine di renderle operative in tutte le Regioni.

"Questa iniziativa - dichiara Onorato - è molto nobile e sono contento di partecipare. In Italia sono 30mila i minori che hanno bisogno di cure palliative pediatriche ed è necessario sensibilizzare le persone sul tema. E non c'è modo migliore di farlo attraverso lo sport, veicolo ideale per diffondere le sane abitudini di vita e spingere le persone a prendersi cura di loro stesse. Salute e attività sportiva vanno di pari passo. Complimenti anche per l'idea di abbinare un messaggio così importante a una pedalata in questo scenario suggestivo".

La Rete di Cpp - riporta una nota - è un modello organizzativo previsto dalla legge 38/2010 che definisce attori e servizi per garantire la miglior qualità di vita possibile al minore con patologia inguaribile ad alta complessità assistenziale e alla sua famiglia. "Molteplici sono i bisogni a cui è necessario dare risposte corrette e adeguate. Nessuno da solo può fornirle tutte - sottolinea Silvia Lefebvre d'Ovidio, presidente della Fondazione Maruzza - Per questo è importante operare insieme favorendo la creazione e lo sviluppo delle reti. La disponibilità̀ di accesso ai servizi di Cpp in Italia è quanto mai eterogenea, con aree in cui l'organizzazione è carente o del tutto assente. Questo provoca un senso di smarrimento e di abbandono che impedisce ai piccoli pazienti di andare a scuola, praticare uno sport e condividere momenti di socialità, esperienze che sono uno stimolo importante e necessario di crescita e di confronto, e danno significato alla vita".

Lo studio PalliPed, recentemente pubblicato sull''Italian Journal of Pediatrics' - si legge nella nota - offre una panoramica sullo stato dell'arte dei servizi specialistici di Cpp in Italia, concentrandosi sulle strutture e le risorse dei 19 centri mappati di 12 regioni e 2 province autonome. Sono invece 7 le Regioni che hanno dichiarato di non avere centri o strutture dedicate ai servizi specialistici di Cpp. Per quanto riguarda le risorse impiegate nei centri, l'indagine rivela come il personale non sia sufficiente a coprire la richiesta: sono infatti 115 gli infermieri, 55 i medici, 31 gli assistenti sociali, 27 gli psicologi e 13 i fisioterapisti che lavorano in Cpp. Peraltro, alcune non dedicate a tempo pieno e spesso disponibili solo al bisogno o su base volontaria. E' emerso, inoltre, che il 77% degli infermieri non ha una formazione specifica, che solo 54% dei medici e il 30% degli psicologi ha conseguito un master degree in Cpp.

"Avere dei dati aggiornati relativi allo stato dell'arte delle Cpp in Italia, di come funzionano i servizi/strutture dedicate, delle risorse disponibili nonché della numerosità e tipologia di pazienti seguiti è fondamentale ed inderogabile per poter proporre ed organizzare azioni/interventi migliorativi - afferma Franca Benini, responsabile del Centro regionale veneto di terapia del dolore e cure palliative pediatriche, Dipartimento Salute della donna e del bambino Aou - interventi che possano portare ad un cambiamento di vita e di assistenza reale e proficuo per i pazienti e le loro famiglia".

Proprio in quest'ottica la Fondazione Maruzza - riferisce la nota - ha dato avvio a una seconda fase del progetto PalliPed, fase che si propone di monitorare in tempo reale l'evoluzione organizzativa delle Reti/Servizi di Cpp nelle diverse regioni italiane e della loro capacità di dare risposte appropriate alla moltitudine di bisogni che la malattia inguaribile in ambito pediatrico innesca. I dati di tale ricognizione saranno disponibili entro il primo semestre dell'anno in corso.

Il Giro d'Italia delle cure palliative pediatriche si svolgerà̀ dall'11 maggio al 16 giugno su tutta la Penisola (https://www.girocurepalliativepediatriche.it/), con eventi di carattere sportivo, scientifico, istituzionale, culturale e ricreativo per dare voce alle Cpp. Quest'anno il tema dell'iniziativa è 'Ciascuno a suo Nodo, insieme siamo Rete'. Verranno infatti esplorati 'nodi' necessari a costruire la rete assistenziale in grado di dare risposte efficaci ai bisogni dei bambini malati inguaribili e delle loro famiglie.

Le cure palliative pediatriche sono un approccio assistenziale in grado di garantire ai minori affetti da malattie inguaribili e alle loro famiglie la miglior qualità̀ di vita possibile, attraverso il lavoro di professionisti specializzati che si prendono cura dei bambini, preferibilmente a domicilio, sostenendo le famiglie in tutte le fasi della malattia, alleviando sofferenze fisiche, psicologiche, emotive e spirituali. Non solo: tali cure si occupano di un'ampia varietà̀ di patologie, molte delle quali rare o senza diagnosi, la cui natura specifica determina il tipo di progetto assistenziale per il singolo paziente e tutto il suo nucleo familiare.

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Aviaria: in Usa positivo 1 campione di latte su 5,...

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L'esperta: "Non sappiamo come le mucche si trasmettono l'infezione e se potrebbe esserci un contagio asintomatico"

Produzione di latte - FOTOGRAMMA

"La settimana scorsa la Food and Drug Administration ha pubblicato alcuni risultati allarmanti sulla diffusione dell'epidemia di influenza aviaria H5N1 tra le mucche da latte. Si è scoperto che 1 campione su 5 di latte prelevato dai negozi conteneva frammenti virali dell'influenza. Ma non c'è motivo di smettere di consumare il latte pastorizzato, perché questo processo uccide i batteri e i virus. Questo vuol dire che anche il formaggio e lo yogurt a base di latte pastorizzato sono sicuri. Naturalmente, solo perché il latte rimane sicuro da bere non significa che l'influenza aviaria non sia una potenziale minaccia per la salute umana". A fare il punto, rispondendo anche ad alcune domande dei lettori proprio sul consumo del latte e il rischio di contaminazioni da H5N1, è Leana S. Wen, professoressa del Milken Institute School of Public Health della George Washington University.

E' la stessa esperta a ribadire che, rispetto al latte, "non modificherò il mio consumo e non consiglio nemmeno ad altri di farlo". Sul tema del latte artificiale, invece, chiarisce che "la Fda ha testato diversi campioni di prodotti venduti al dettaglio e non ha trovato frammenti del virus dell'influenza aviaria".

Sulla pericolosità del virus e il rischio di un salto finale nell'uomo, Wen ricorda che "la diffusione dell'H5N1 dagli uccelli ai mammiferi è stata documentata da tempo", anche se "non avevamo mai osservato in precedenza un'epidemia di questa portata tra i mammiferi". I funzionari sanitari "non sanno come le mucche si trasmettono reciprocamente il virus e se potrebbe esserci una trasmissione asintomatica. E si teme - prosegue la docente - che alcune aziende agricole potrebbero non collaborare con le linee guida federali per testare e isolare i capi contagiati". In conclusione, secondo Wen "dovremmo tenere presente che non si sono ancora verificati casi di trasmissione da uomo a uomo durante questa epidemia di influenza aviaria. E rimango fiduciosa sul fatto che, nel caso in cui l'influenza aviaria diventasse la prossima pandemia, le autorità federali abbiano un piano per la produzione e la distribuzione di cure e vaccini".

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