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Patrimonio Culturale, oltre 100mila beni recuperati dai...

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Patrimonio Culturale, oltre 100mila beni recuperati dai Carabinieri nel 2023

In graduale calo i reati, aumentati i controlli in aree e siti archeologici

Patrimonio Culturale, oltre 100mila beni recuperati dai Carabinieri nel 2023

Nel corso del 2023 i Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturali hanno recuperato 105.474 beni d’arte per un valore complessivo stimato di 264.055.727 euro. Questo il dato complessivo che emerge dal documento 'Attività Operativa del 2023' che certifica l'impegno svolto dai militari dell'Arma durante l'anno passato. Anno in cui è stata registrata "una graduale diminuzione dei reati contro il patrimonio culturale".

Il Comando, che è stato istituito nel 1969 e che ha "restituito ai legittimi proprietari, pubblici e privati, più di tre milioni di beni culturali", segnala infatti una lieve riduzione dei furti (da 333 a 267) e degli oggetti trafugati (da 4.144 a 3.483) e, al tempo stesso, un incremento dei beni recuperati (da 48.522 a 105.474). Più nel dettaglio, il recupero dei reperti archeologici è passato da 17.275 a 67.963 mentre quello dei beni librari/archivistici è salito da 8.653 a 24.445). I beni numismatici ritrovati sono passati da 48 a 286) mentre gli oggetti di natura grafico/pittorico e musivo sono passati da 328 a 1.102). E' stata registrata una intensificazione dell’attività di controlli di aree e siti archeologici (da 1.538 a 1.874) e un incremento dei risultati dell’attività repressiva: l'arresto disposto dall’autorità giudiziaria è passato da 6 a 20), i denunciati per associazione a delinquere sono saliti da 39 a 47 e i deferiti per scavo clandestino sono passati da 66 a 130.

Andando nel dettaglio, spiegano i Carabinieri, l’attività di contrasto condotta nel 2023 ha permesso di recuperare, nei rispettivi settori di specialità, 67.963 reperti archeologici e 10.273 reperti paleontologici e il deferimento di 130 persone per scavo clandestino. Nel settore dell’antiquariato si registra un sensibile calo dei furti, soprattutto in abitazioni private (da 91 a 79) e luoghi di culto (da 135 a 92). Nel periodo in esame, sono stati effettuati 1.957 controlli ad esercizi antiquariali, 624 controlli a mercati e fiere, con il recupero di 105.474 beni, di cui 24.445 documenti archivistici e bibliografici, 1.102 dipinti e 369 sculture.

L’attività repressiva ha consentito di deferire 477 soggetti per ricettazione e 37 per esportazione illecita di beni di interesse culturale. Nell’ambito del contrasto alla contraffazione, sono state deferite 109 soggetti, (+29% in più rispetto al 2022); sequestrare 1.936 opere contraffatte (+56% rispetto al 2022), di cui 61 del settore antiquariale, archivistico e librario, 535 del settore archeologico e paleontologico e 1.340 di arte contemporanea. Il valore del suindicato falso d’arte, qualora immesso sul mercato, è stato stimato in circa 45.399.150 euro. Nel corso del 2023, per le attività di tutela del paesaggio e monumenti, il Comando Tpc ha predisposto 1.991 servizi di controllo delle aree paesaggistiche terresti e marine, deferendo 78 soggetti per danneggiamento e 202 per reati in danno del paesaggio.

Collegato all’attività di controllo sul web, alla luce del crescente utilizzo dei canali telematici anche per il commercio illecito e l'esportazione di beni culturali, "si è posta la necessità per il Comando Tpc di aggiornare i propri sistemi informatici di ricerca e controllo, attraverso il progetto S.W.O.A.D.S. (Stolen Works Of Art Detection System), che costituisce un sistema informatico di Intelligenza Artificiale che consente la raccolta automatica di dati e immagini provenienti da web, deep web e social media, per confrontarle con le foto delle opere da ricercare".

Nel 2023, affermano i militari dell'Arma, "sono stati monitorati oltre 984 siti web ed esaminati 6.674 beni. Questa attività di controllo ha consentito di recuperare dai siti web 31.689 beni (rispetto ai 4.935 dell’anno precedente) di cui: 18.734 beni archivistici e librari; 536 reperti archeologici; 9.337 beni numismatici; 291 opere false; 60 sculture; 147 dipinti; oltre al deferimento all’Autorità Giudiziaria di 101 persone.

Non è tutto. Si sono registrati risultati immediati nell’azione di contrasto alla criminalità organizzata operante nel settore dei beni culturali con l’operazione 'Cales', condotta dal Nucleo dei Carabinieri Tpc di Napoli, che "ha consentito l’arresto in flagranza di reato di due persone, sorprese nell’atto di eseguire scavi clandestini e fermate dopo l’illecito impossessamento di beni archeologici, nonché l’arresto di un ulteriore soggetto al confine con la Svizzera per esportazione illecita di beni culturali.

L’attività ha consentito di recuperare molteplici reperti archeologici, tra cui oltre 1.700 monete, e sequestrare 15 metal detector per la ricerca di antichi manufatti in metallo"; l’operazione 'Canusium' del Nucleo Tpc di Bari, coordinata dalla procura della Repubblica di Trani, che ha permesso di disarticolare un’associazione per delinquere finalizzata allo scavo clandestino, al furto, alla ricettazione e all’esportazione illecita di reperti archeologici e numismatici. Nel corso dell’indagine sono stati rinvenuti e sequestrati complessivamente 3.586 beni archeologici, numismatici e ceramici in diverse regioni d’Italia, di inestimabile valore storico artistico e commerciale ingente, indagati 51 soggetti ed emessi 21 provvedimenti restrittivi.

Nell’ambito della collaborazione con altri Comandi e Enti, si segnala l’Operation Pandora VIII a leadership spagnola, in cui l’Itala partecipa col ruolo di co-leader, nel corso della quale sono stati effettuati controlli mirati al contrasto del traffico illecito di beni culturali con i seguenti risultati operativi: 107 oggetti sequestrati, tra cui n. 87 ceramiche, 5 monete/medaglie, 2 documenti/libri, 13 dipinti; 1.462 oggetti dubbi, ma non sottoposti a sequestro: 11 tappeti/ricami/arazzi, 34 ceramiche, 2 documenti/libri, 100 disegni, 120 mobili, 65 icone, 3 mosaici, 940 dipinti, 4 stampe, 55 oggetti religiosi, 115 statue/sculture, 13 altri oggetti di varia natura.

Tra le principali azioni svolte in ambito internazionale, il recupero di beni culturali appartenenti al patrimonio indisponibile dello Stato italiano, particolare rilievo ricopre la collaborazione consolidatasi tra il personale TPC e il Manhattan District Attorney's Office di New York (Dao), l’Homeland Security Investigations (HSI) – Immigration and Customs Enforcement (Ice) ed il Federal Bureau of Investigation (Fbi). Questa sinergia ha permesso di individuare, sequestrare e rimpatriare 1.093 opere d’arte di pregevole valore, provento di furti e/o scavi clandestini, esportazioni illecite e ricettazioni per un valore complessivo di centinaia di milioni di euro, oltre all’inestimabile valore storico-culturale.

Tra i citati rimpatri, si distingue una testa in marmo raffigurante l’imperatore Settimio Severo, datata II secolo d.C., provento di rapina a mano armata perpetrata da ignoti il 18 novembre 1985 ai danni dell’Antiquarium dell’anfiteatro campano di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), localizzata in asta a New York con un prezzo di partenza di $ 600.000 dollari.

Il 2023 ha visto, infine, l’intervento della Task Force “Caschi Blu della Cultura” con azioni di emergenza a seguito delle alluvioni in Emilia Romagna e in Toscana nel corso delle quali attività sono stati recuperati, nelle rispettive regioni: 48.646 libri antichi, 6.305 metri lineari di documentazione archivistica, 75 dipinti e disegni, 22 statue e busti, 265 sculture di vari materiali, 147 armi antiche e relative munizioni, 1.114 cimeli di guerra e svariati reperti archeologici e antropologici; 632 metri lineari di beni archivistici, 9000 negativi fotografici e 2 beni ecclesiastici.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Adnkronos, nuovi alleati tecnologici per garantire...

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Affinati gli strumenti contro le fake news - Bollino Adnverify e scudo della coalizione C2PA

Adnkronos, nuovi alleati tecnologici per garantire autenticità notizie 

Tecnologia ed expertise per certificare l’informazione. Adnkronos affina i propri strumenti per contrastare il fenomeno della disinformazione. Punto di riferimento da 60 anni per media, istituzioni ed utenti, il Gruppo Adnkronos ha deciso di avvalersi di due nuovi alleati per garantire sempre più l’autenticità delle proprie notizie.

Il primo è un sistema di certificazione che utilizza tecnologia blockchain e si chiama Adnverify: un apposito bollino indica con certezza che la notizia è stata verificata e garantisce quindi agli utenti la fruizione di una fonte veritiera e imparziale. Navigando sulla pagina https://adnverify.adnkronos.com/ è possibile controllare personalmente se una news sia o meno verificata e accedere ai dati di certificazione. Adnverify è stato sviluppato in collaborazione con Blockchain Reply società specializzata nella progettazione e nella realizzazione di soluzioni basate su tecnologie distribuite.

"In un periodo in cui, anche per il sempre maggiore utilizzo dell’AI, c’è una forte attenzione all’affidabilità e veridicità delle informazioni e delle fonti, abbiamo aiutato Adnkronos ad introdurre una soluzione che consente di registrare le notizie in modo immutabile su una blockchain pubblica. Questo permette di avere una garanzia di originalità verificabile, accessibile e incontrovertibile fin dall'origine della notizia da parte di tutti i lettori”, commenta Maurizio Sironi, partner di Blockchain Reply.

Per rafforzare ulteriormente le proprie difese rispetto alle fake news Adnkronos è anche entrata a far parte del C2PA (Coalition for Content Provenance and Authenticity), una “coalizione” internazionale di soggetti che, aderendo ad un protocollo speciale, mirano alla tutela dell’autenticità di contenuti multimediali, molti dei quali possono essere a rischio di veridicità con l’avanzare, senza adeguati controlli, dell’Intelligenza Artificiale. Grazie allo sviluppo di nuove tecnologie ad hoc, Adnkronos implementa i contenuti multimediali prodotti con metadati che consentono il tracciamento della fonte in modo che l’autenticità del contenuto sia riconoscibile.

C2PA coinvolge oltre 30 canali diversi, tra testate giornalistiche nazionali e locali - su carta, web, radio - outdoor e newsletter e intende raggiungere e fissare uno degli obiettivi più importanti del Gruppo: garantire sempre la natura real time dell’informazione, essenziale, verificata e pura.

“Adnkronos è la prima agenzia di stampa italiana -spiega Eugenio M. Lauro, CIO Adnkronos- a partecipare a questo importante progetto che promuove il Digital Trust. La trasparenza e l'affidabilità sono valori fondamentali per il nostro lavoro, e siamo convinti che queste iniziative contribuiranno a creare un ecosistema digitale più sicuro e garantito per tutti".

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Buchmesse, l’Italia dopo 36 anni è Ospite d’Onore: a SalTo...

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“1988-2024, l’Italia a Francoforte: radici e futuro”. Questo il titolo del panel organizzato a SalTo da Italia Ospite d’Onore alla Fiera del Libro di Francoforte 2024. Un confronto tra passato e futuro sulla scia delle ‘Radici nel futuro’ scelte come motto della partecipazione italiana alla 76esima edizione della Buchmesse.

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Cultura

Mantegna riscoperto, dipinto veneziano identico a quello in...

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L'olio su tavola "Madonna col Bambino Gesù, San Giovanni Battista fanciullo e sei sante" ora esposto Villa Contarini a Piazzola sul Brenta

Mantegna riscoperto, dipinto veneziano identico a quello in Usa

Un piccolo dipinto di fine Quattrocento con "l'impronta" di Andrea Mantegna (1431-1506), riscoperto di recente nei depositi del Museo Correr di Venezia, è stato oggetto di un complesso restauro, sostenuto dalla Fondazione G.E. Ghirardi Onlus, e ora viene restituito alla ammirazione del pubblico e alla possibilità di nuovi studi, approfondimenti e confronti.

L'olio su tavola dal titolo "Madonna col Bambino Gesù, San Giovanni Battista fanciullo e sei sante", datato al 1490-1495, già appartenuto alla favolosa collezione lasciata nel 1830 da Tedoro Correr alla Città di Venezia, è in mostra per la prima volta, da oggi 10 maggio al 27 ottobre 2024, a Villa Contarini - Fondazione G. E. Ghirardi a Piazzola sul Brenta (Padova), luogo natale di Andrea Mantegna. L'esposizione "L'impronta di Andrea Mantegna. Un dipinto riscoperto del Museo Correr di Venezia" permette di avvicinare un'opera misteriosa, pervasa dallo spirito delle grandi corti italiane del Rinascimento e che, soprattutto, reca la chiara il segno del celebre pittore padovano.

Il dipinto a tempera, olio e oro su tavola (cm 38x44,5) riemerso dai depositi del museo veneziano aveva urgente bisogno di un restauro, perchè alterato dal tempo e con successive ridipinture che ne impedivano leggibilità e valutazione. Sono così iniziati lo studio, l'indagine scientifica, anche con l'ausilio di sofisticate tecnologie e poi il delicatissimo restauro. Il primo dato intrigante è che la stessa, singolare, scena sacra tutta al femminile è pressoché identica a quella visibile di un dipinto oggi conservato nell''Isabella Stewart Gardner Museum di Boston (Usa), da sempre attribuito al grande Andrea Mantegna - ne reca la firma, anche se ritenuta non originale da alcuni studiosi - e già presente nelle celebri collezioni mantovane dei Gonzaga. Di tale somiglianza le indagini radiologiche e riflettografiche effettuate sul dipinto veneziano hanno dato chiara spiegazione tecnica, assolutamente inaspettata e sorprendente: il disegno, rilevato strumentalmente sotto al colore, delinea un tracciato pressoché perfettamente coincidente con il dipinto di Boston. Dunque, entrambi i dipinti sembrano essere stati realizzati a partire dallo stesso cartone, forato per trasferire a spolvero i punti guida del disegno sulle due tavole.

È conseguente ritenere che le due opere siano state realizzate dal medesimo atelier - indubbiamente quello mantovano di Andrea Mantegna - a breve distanza di tempo se non in contemporanea: due dipinti quasi del tutto identici, solo con qualche piccola ma significativa variante di dettaglio e colore. Altro dato essenziale emerso da analisi e restauro - ad aumentare ulteriormente il fascino del dipinto veneziano riscoperto - è che si tratta di un'opera incompiuta; ossia, dopo un accuratissimo processo creativo, certo lungo e faticoso, per una incognita ragione il pittore ha abbandonato l'opera ad un passo dal termine.

Ma i misteri non finiscono qui: le domande aperte riguardano anche chi ne fu il committente o, più verosimilmente, la committente (forse una illustre dama Gonzaga) e per quale contingente motivo avrebbe richiesto due dipinti uguali, per quali destinatari, quali significati celano l'attorniarsi alla Vergine e al Bambino Gesù di tante sante donne, alcune identificabili chiaramente, altre invece apparentemente anonime, ma vestite elegantemente alla moda di corte coeva al dipinto. E ancora: quale viaggio abbia fatto giungere in laguna il dipinto ora ritrovato, quali e quanti passaggi per finire nelle mani dell'insaziabile collezionista Teodoro Correr tra Sette e Ottocento.

La mostra "L'impronta di Andrea Mantegna", promosso da Fondazione Musei Civici di Venezia e Fondazione G. E. Ghirardi con il sostegno del Comune di Venezia e Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna, è l'occasione per rivelare al pubblico il misterioso, affascinantissimo dipinto e per tentare le prime risposte alle tante domande poste dalla sua particolarissima natura, materiale, artistica, iconografica. Infatti, accanto al dipinto, un ricco apparato didascalico, su pannelli e multimediale con monitor touch-screen, illustra al pubblico i dati più interessanti emersi dalle indagini e dal restauro, guidandoli nelle profondità della pittura.

Il visitatore potrà addentrarsi nelle prime ipotesi interpretative dei molteplici significati delle raffigurazioni: un affascinate percorso che, attorno alla corte mantovana dei Gonzaga, convoca alcune tra le più celebri figure del Rinascimento. Tra queste Isabella d'Este, tra le più probabili committenti per il singolare 'doppio dipinto', in momento storico - quello di fine Quattrocento - tra i più complessi difficili e nel contempo luminosi della storia d'Italia.

A Piazzola sul Brenta, il piccolo dipinto è offerto anche all'attenzione degli studiosi, che potranno tentare di scalfirne gli affascinanti segreti e, soprattutto, indagare la reale natura e misura della forte, personalissima ‘impronta’ che in esso ha lasciato il grande Mantegna: l'ideazione e il disegno, o anche l’esecuzione di sua mano? Anche in attesa di tali risposte, la mostra-dossier rappresenta l'epilogo del primo atto di una appassionante vicenda che unisce scoperta, indagine, studio, conservazione, restituzione, valorizzazione. Tutto ciò è la parte essenziale dal lavoro quotidiano e della missione della Fondazione Musei Civici di Venezia, che in questa specialissima occasione ha trovato il sostegno di Fondazione G. E. Ghirardi, una realtà mirata alla condivisione della conoscenza e valorizzazione della storia del territorio, del patrimonio artistico, culturale, sociale: scommettendo sul progetto, sostenendo il restauro e questa prima esposizione, ha permesso di far riemergere quello si riconosce come un vero gioiello nascosto. Un’opera ritrovata di straordinaria suggestione, che ha molto, molto da raccontare; iniziando da Piazzola, prima del suo rientro, nel mese di ottobre, nella sua casa veneziana del Museo Correr.

Il dipinto rappresenta il tema della Sacra Conversazione: la Madonna e il bambino Gesù in muto dialogo spirituale con San Giovanni Battista fanciullo e sei sante. Dal punto di vista strettamente iconografico, il soggetto sembra legarsi al tema figurativo fiammingo della Virgo inter virgines, vivo soprattutto nelle corti di Francia e Borgogna del secolo XV. Le figure - tutte e solo donne, ad eccezione dei due fanciulli - sono disposte a semicerchio, alcune sedute, altre inginocchiate su di un chiaro terreno, al limitare di un retrostante prato e con un profondo paesaggio aperto alle loro spalle. Una scoscesa quinta rocciosa bruno-scura è sulla sinistra, mentre al centro e verso destra serpeggia un largo fiume, oltre al quale più lontane e chiare quinte montuose fiancheggiano un dosso collinare punteggiato di piccoli alberi frondosi, sopra al quale si apre l'unico limitato spazio di cielo. Minuscole figure popolano il paesaggio: sulla cima del rilievo roccioso a sinistra si scorge San Girolamo eremita penitente con il leone; il fiume è guadato da San Cristoforo col piccolo Gesù sulle spalle; sulla opposta riva del fiume San Giorgio a cavallo combatte il drago; non lontane, pure sulla riva, vi sono minuscole figurine di uomini.

Delle sei sante, formanti l'insolito sacro gineceo, sono identificabili - le prime a sinistra della Madonna - Elisabetta, anziana e ammantata e Maria Maddalena, coi lunghi capelli biondi. Esse, come la santa Margherita a destra della Vergine, portano i panni all’antica della secolare tradizione figurativa cristiana. Invece, le altre tre ignote figure, una all’estrema destra, altre due verso il margine sinistro, vestono in ricchi ed elaborati abiti contemporanei e sfoggiano ricercate acconciature, secondo la moda delle corti italiane databile precisamente intorno al 1490. Possono esse alludere a ritratti di gentildonne realmente esistite, poste a impersonare sante o beate col loro stesso nome? Potrebbe tra esse celarsi la celebre Isabella d'Este, giunta a Mantova giovane sposa del marchese Francesco Gonzaga proprio nel 1490?

(di Paolo Martini)

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