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Fili staccati e ‘record mondiale’, intoppi e...

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Fili staccati e ‘record mondiale’, intoppi e traguardi del chip Neuralink

Dietro le quinte dei primi 100 giorni post impianto: ecco cos'è successo

Elon Musk - (Afp)

Traguardi da record ma anche problemi per l'impianto cerebrale Neuralink, la startup di neuroscienze fondata da Elon Musk. Quando a gennaio di quest'anno la compagnia, che si occupa di interfacce cervello-computer, ha annunciato al mondo di aver eseguito il primo impianto nel paziente zero, Noland Arbaugh, i riflettori mondiali si sono accesi anche sulla tecnologia che ha reso possibile al 29enne, arruolato nello studio Prime, imprese come muovere un cursore, inviare mail, giocare a scacchi e a videogiochi di corse d'auto stile Mario Kart col pensiero.

In particolare colpiva l'identikit dell'impianto: 1.024 elettrodi distribuiti su 64 fili altamente flessibili e ultrasottili per registrare l'attività neurale. Un sistema hi-tech che nei primi 100 giorni dentro il cervello di Noland ha regalato traguardi da record, ma ha costretto anche gli ingegneri e i ricercatori a risolvere intoppi. Incidenti di percorso, poi risolti.

Il problema si è verificato "nelle settimane successive all'intervento - hanno raccontato gli esperti di Neuralink nel loro resoconto - Alcuni fili" del chip "si sono ritirati dal cervello, determinando una netta diminuzione del numero di elettrodi efficaci. Ciò ha portato a una riduzione dei valori di bit al secondo (Bps)", l'unità di misura con cui sono state valutate le performance dell'impianto. "In risposta a questo cambiamento - hanno spiegato ancora gli esperti - abbiamo modificato l'algoritmo di registrazione per renderlo più sensibile ai segnali della popolazione neurale, migliorato le tecniche per tradurre questi segnali in movimenti del cursore e migliorato l'interfaccia utente". Queste modifiche "hanno prodotto un miglioramento rapido e duraturo del valore Bps, che ora ha superato la performance iniziale di Noland".

Nei giorni feriali, Noland è impegnato in sessioni di ricerca per un massimo di 8 ore al giorno. Nei fine settimana, l'uso personale e ricreativo dell'impianto può superare le 10 ore al giorno. Recentemente il paziente zero ha utilizzato il dispositivo per un totale di 69 ore in una sola settimana: 35 di sessioni strutturate e ulteriori 34 di uso personale. Le sessioni permettono di valutare le performance del device. Più sono alti i valori Bps, migliore è il controllo del cursore. Durante la prima sessione, hanno riportato gli esperti, Noland ha stabilito anche "un nuovo record mondiale per il controllo del cursore" con un'interfaccia cervello-computer, "di 4,6 Bps. Successivamente ha raggiunto 8 Bps e attualmente sta cercando di battere i punteggi degli ingegneri Neuralink utilizzando un mouse".

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Netanyahu: “Paragone Corte penale internazionale tra...

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La replica del procuratore: "Accuse lontane dal vero"

Netanyahu (Afp)

(Adnkronos)

Il "disgustoso" paragone che il procuratore della Corte Penale Internazionale fa tra Israele e Hamas è un esempio "del nuovo antisemitismo" che va dai campus universitari all'Aja. E' quanto afferma Benjamin Netanyahu in video in cui rigetta come "assurda e falsa" la richiesta di mandato di arresto contro di lui, e il ministro della Difesa Yoav Gallant, insieme a tre leader di Hamas, avanzata oggi dal capo procuratore Karim Khan.

"Come osa paragonare i mostri di Hamas ai soldati dell'Idf, l'esercito più morale del mondo ? - prosegue il premier israeliano - Con quale spudoratezza fai un paragone tra Hamas che assassina, brucia, macella, violenta e rapisce i nostri fratelli e sorelle e i soldati dell'Idf che combattono una guerra giusta che non ha paralleli, con una moralità che non ha pari?". Netanyahu conclude promettendo che il "tentativo della Cpi di legarci le mani fallirà" che nessun foro internazionale "ci impedirà di colpire quelli che vogliono la nostra distruzione" fino alla "vittoria totale" su Hamas.

"La scandalosa decisione del procuratore della Corte Penale Internazionale, Karim Khan, di chiedere mandati di arresto per leader democraticamente eletti di Israele, è un oltraggio morale di proporzioni storiche" ha detto Netayahu, in videomessaggio, postato su X, in cui sottolinea che questo "lascerà una macchia indelebile di vergogna sulla corte internazionale" che verrà trasformata "in una farsa".

Procuratore Cpi: "Non è una caccia alle streghe"

"Questa non è una caccia alle streghe, questa non è una reazione emotiva, è un procedimento legale a cui siamo tenuti come procuratori internazionali di un organismo indipendente, per costruire prove solide che non vengano smontate in aula" ha detto il procuratore capo della Corte Penale Internazionale, Karim Khan. In particolare rigetta le accuse, avanzate da Israele "di antisemitismo, di odio, l'idea che applichiamo la legge alla cieca, che favoriamo una parte, mentre siamo ostili all'altra, non potrebbe essere più lontano dal vero".

Biden: "Richiesta Corte vergognosa"

"La richiesta del procuratore della Corte penale internazionale di mandati d'arresto per leader israeliani è vergognosa". E' quanto afferma Joe Biden in una dichiarazione diffusa dalla Casa Bianca in cui condanna con forza il procuratore della Corte penale internazionale , Karim Khan che ha chiesto alla Corte di autorizzare mandati di arresto per Benjamin Netanyahu e Yahya Sinar, e altri esponenti israeliani e di Hamas.

"Lasciatemi essere chiaro: qualsiasi cosa questo procuratore possa implicare, non c'è nessuna equivalenza, nessuna, tra Israele e Hamas". "Noi staremo sempre al fianco di Israele contro le minacce alla sua sicurezza", conclude il presidente americano.

Blinken: "A rischio tutti gli sforzi per il cessate il fuoco"

Gli Stati Uniti "rigettano nel modo totale" l'annuncio "vergognoso" del procuratore della Corte penale internazionale, Karim Khan, che "mette a rischio gli sforzi per un accordo sul cessate il fuoco". E' quanto dichiara il segretario di Stato Usa, Anthony Blinken. "Noi rifiutiamo l'equivalenza fatta dal procuratore tra Israele e Hamas, è vergognosa - afferma Blinken in una dichiarazione -. Hamas è una brutale organizzazione terroristica che ha condotto il peggiore massacro di ebrei dai tempi dell'Olocausto e ancora tiene in ostaggio decine di persone innocenti, compresi americani". "Fondamentalmente questa decisione non aiuta, e potrebbe mettere a rischio, gli sforzi in corso per raggiungere un accordo di cessate il fuoco che faccia liberare gli ostaggi e aumentare l'assistenza umanitaria a Gaza, a cui gli Stati Uniti continuano senza sosta a lavorare", aggiunge il segretario di Stato.

Gli Stati Uniti da tempo si oppongono all'inchiesta della Corte Penale Internazionale sul conflitto a Gaza perché ritengono che questa "non abbia nessuna giurisdizione su questa questione" perché la Corte è "stata istituita dai suoi Paesi membri come tribunale a giurisdizione limitata". "Questi limiti sono radicati nei principi di complementarità che non sembrano essere stati qui essere stati applicati, nella fretta del procuratore di richiedere mandati di arresto, invece, di concedere al sistema legale di Israele una piena e tempestiva opportunità di procedere", aggiunge il segretario di Stato Usa, sostenendo che in questa occasione il procuratore non applicato il processo legale usato per la richiesta di altri mandati d'arresto.

"In altre situazioni, il procuratore ha deferito alle indagini nazionali e lavorato con gli Stati per dare loro il tempo di indagare - ha aggiunto - il procuratore non ha dato la stessa opportunità a Israele, che ha conducendo inchieste sulle accuse contro propri militari". Israele, come del resto gli Usa, non riconoscono la Cpi, ma questa ha avviato già dal 2021 un'inchiesta su presunti crimini a Gaza, affermando di avere giurisdizione su tutti i territori palestinesi dopo che nel 2015 l'Anp ha firmato lo Statuto di Roma.

La replica della Corte penale internazionale

"Nonostante i significativi sforzi, l'ufficio del procuratore non ha ricevuto" da Israele "nessuna informazione che dimostrasse una vera azione a livello interno per affrontare i presunti crimini o gli individui sotto inchiesta". Così la Corte Penale Internazionale replica, parlando con Christiane Amanpour della Cnn, ad Antony Blinken. Secondo la Cpi, il procuratore ha trascorso "tre anni" cercando di migliorare il dialogo con Israele e "ottenere informazioni rilevanti alla nostra indagine". "Il procuratore ha anche ripetutamente sottolineato le sue preoccupazioni riguardo al rispetto da parte di Israele della legge umanitaria internazionale - spiegano - e ha pubblicamente affermato di non aver visto nessun visibile cambiamento della condotta nonostante le sue precedenti dichiarazioni".

La richiesta della Corte penale internazionale

La Corte penale internazionale ha chiesto, tramite il suo procuratore Karim Kahn, che i giudici emettano mandati di arresto internazionale nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e del leader di Hamas a Gaza Yahya Sinwar per crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Sono ''profondamente preoccupato'' dalle ''prove raccolte ed esaminate dal mio ufficio'' spiega in un videomessaggio condiviso sui social.

Una giuria della Corte penale internazionale esaminerà ora la richiesta di Khan per i mandati di arresto. Con i mandati di arresto chiesti nei confronti dei politici israeliani è la prima volta che la Cpi prende di mira il leader di uno stretto alleato degli Stati Uniti.

Chiesto anche un mandato di arresto internazionale per il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant che, insieme a Netanyahu, è accusato da Kahn di vari crimini tra cui "sterminio, l'uso della fame come metodo di guerra, la negazione degli aiuti umanitari, trattamenti crudeli, atti disumani e la presa di mira deliberata della popolazione civile durante il conflitto'', seguito all'attacco di Hamas del 7 ottobre.

Per quanto riguarda Hamas, invece, oltre che per Sinwar il procuratore capo della Cpi ha chiesto che venga emesso un mandato di arresto per Mohammed Diab Ibrahim al-Masri, il leader delle Brigate Al Qassem meglio conosciuto come Mohammed Deif, e Ismail Haniyeh, il leader politico di Hamas. Nei loro confronti le accuse sono di ''sterminio, omicidio, presa di ostaggi, torture, stupro e violenza sessuale durante la detenzione''.

Tajani: "Cpi? Inaccettabile equiparare governo israeliano a terroristi"

"Intanto si tratta di una richiesta, non di una decisione. Mi pare veramente singolare, direi inaccettabile, che si equipari un governo legittimamente eletto dal popolo a una organizzazione terroristica che è la causa di tutto ciò che sta accadendo in Medio Oriente". Lo ha detto a Quarta repubblica su Rete 4 il ministro degli Esteri Antonio Tajani, a proposito della richiesta di mandato d'arresto per Netanyahu e Hamas avanzata dal procuratore della Corte penale internazionale. "Detto questo, credo non si debba fare assolutamente l'attacco a Rafah, che sia indispensabile arrivare a un cessate il fuoco e che sia indispensabile arrivare a una soluzione 'due popoli due Stati'", ha proseguito il titolare della Farnesina.

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La Procura della Corte penale internazionale chiede arresto...

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(Fotogramma)

Il procuratore capo della Corte penale internazionale Karim Kahn ha chiesto che i giudici emettano mandati di arresto internazionale nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e del leader di Hamas a Gaza Yahya Sinwar per crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Chiesto anche un mandato di arresto internazionale per il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant che, insieme a Netanyahu, è accusato da Kahn di vari crimini.

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**Iran: Pedde, ‘Raisi ha scontentato tutti, nuovo...

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**Iran: Pedde, 'Raisi ha scontentato tutti, nuovo presidente espressione Pasdaran'**

Ebrahim Raisi ha "scontentato tutti" nel suo mandato, è stato "il più insignificante tra tutti i presidenti della Repubblica islamica". Il suo successore sarà un esponente della 'seconda generazione' della rivoluzione islamica, espressione diretta dei Guardiani della Rivoluzione, mentre il dibattito sulla candidatura di Raisi a terza Guida Suprema del Paese era forzato, in quanto mancava del carisma necessario e aveva "troppi scheletri nell'armadio". Lo afferma in un'intervista all'Adnkronos Nicola Pedde, direttore dell'Institute for Global Studies (Igs), delineando lo scenario politico che si apre in Iran all'indomani della morte in uno schianto in elicottero del presidente Raisi e del ministro degli Esteri, Hossein Amir-Abdollahian.

Schianto che, ritiene Pedde, sia probabilmente da imputare a una tragica fatalità, anche "se in questa fase non può essere esclusa nessuna delle ipotesi". L'analista sottolinea come l'elicottero precipitato fosse un modello di fabbricazione americana mancante di parti di ricambio e come la Repubblica islamica abbia una storia di incidenti aerei civili e militari "lunga un chilometro". In più ieri le condizioni meteo nell'area dell'incidente erano "proibitive" e quindi "ci sono tutti i fattori a suffragare la tesi del'incidente". D'altra parte, rimarca, l'ipotesi che possa essere stato un "sabotaggio" prima dell'ispezione del veicolo non si può escludere ed il motivo principale di preoccupazione per i Pasdaran è che l'elicottero di Raisi proveniva dall'Azerbaigian che è un Paese "dove Israele ha una radicata presenza", ma "non hanno calcato la mano più di tanto sull'ipotesi di sabotaggio".

L'esperto giudica la presidenza Raisi "insignificante" dal momento che "non è piaciuta ovviamente alla componente riformista e pragmatica, ma poco anche agli stessi conservatori. E' stato visto come poco incisivo e inerte nella gestione del potere politico. Il suo è stato un mandato deludente perché non ha saputo prendere posizioni nette, scontentando tutti". Pedde ricorda quindi come il defunto presidente sia stato eletto con dei metodi "controversi" in quanto il Consiglio dei Guardiani gli "spianò la strada" non ammettendo al voto i suoi sfidanti più accreditati. Inoltre le elezioni che lo videro vincitore furono quelle con l'affluenza alle urne più bassa nella storia della Repubblica islamica.

Per quanto riguarda la successione a Raisi, secondo Pedde si sta erroneamente attribuendo alla sua scomparsa "un'importanza decisiva" per il futuro dell'Iran, ma "non ci saranno grandi cambiamenti". L'articolo 131 della Costituzione prevede la creazione di un consiglio di gestione composto dal presidente facente funzione Mokhber, dal presidente del Parlamento Qalibaf, e dal capo della magistratura, Mohseni-Ejei che ha 50 giorni per organizzare le elezioni. Durante questo periodo dovranno emergere le candidature, il Consiglio dei Guardiani dovrà selezionarle e si dovrà svolgersi la campagna elettorale.

"Si tratta di un lasso di tempo bravissimo che favorirà i cosiddetti candidati di sistema, quindi l'ala conservatrice e probabilmente più radicale - afferma - Ciò renderà molto difficile le candidature di riformisti e pragmatici: in passato aleggiava il nome di Zarif (l'ex ministro degli Esteri sotto la presidenza Rohani, ndr), ma bisogna vedere i tempi tecnici".

Per quanto riguarda i possibili candidati, il nome di Mokhber come futuro presidente lascia Pedde "abbastanza scettico in quanto molto debole da spendere politicamente". Ma in ogni caso, prosegue l'analista, si tratta di elezioni "molto enfatizzate in termini emotivi, ma che non vanno a cambiare il quadro della politica iraniana".

Quello che Pedde teme "fortemente" alla luce del "forte malcontento seppur sopito" in Iran e della "forte impopolarità di Raisi" è che un candidato di area ultraconservatrice "possa produrre un risultato ancora più basso in termini di affluenza alle urne. E' questo il vero problema per il sistema della Repubblica islamica che trae legittimità dalle elezioni". L'esperto evidenzia che in ogni caso "queste elezioni porteranno al potere un esponente di seconda generazione" ovvero "espressione diretta dei pasdaran".

Pedde esclude infine che la morte di Raisi possa influenzare la corsa alla successione di Khamenei dal momento che molti osservatori parlavano di corsa a due con il figlio della Guida Suprema, Mojtaba. E' "un dibattito che mi sembra molto occidentale e poco iraniano", taglia corto l'esperto, secondo cui Raisi "aveva un profilo che non lo avrebbe mai potuto collocare tra le candidature alla successone di Khamenei" in quanto non aveva "carisma né una credibilità spendibile di fronte al Consiglio dei Guardiani. Il presidente, a causa delle migliaia di oppositori mandati al patibolo quando era vice procuratore di Teheran, aveva troppi scheletri nell'armadio".

La candidatura di Raisi era "più costruita da noi al di fuori dell'Iran. Anche Mojtaba non ha le credenziali giuridico-religiose del padre, in più sancirebbe una linea di potere dinastica che è vista male in ambiente clericale. Non mi stupirei - conclude - che la terza Guida, come accaduto nel passaggio di poteri tra Khomeini e Khamenei, possa arrivare tramite un processo di riforma costituzionale vista la predominanza politica della seconda generazione che svuoterebbe la carica delle sue prerogative".

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