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Cronaca

Carcinoma endometrio, novità positive in terapia da studi...

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Carcinoma endometrio, novità positive in terapia da studi Ruby 1 e 2

Sopravvivenza globale significativa con la combinazione dostarlimab più chemioterapia nella forma primaria avanzata o ricorrente

Carcinoma endometrio, novità positive in terapia da studi Ruby 1 e 2

L'unica combinazione immuno-oncologica a mostrare una sopravvivenza globale statisticamente e clinicamente significativa in tutta la popolazione di pazienti con carcinoma endometriale primario avanzato o ricorrente è dostarlimab più chemioterapia. Lo indicano i dati dello studio Ruby, diffusi oggi da Gsk e presentati in una sessione plenaria al Meeting annuale della Society of Gynecologic Oncology on Women's Cancer che si è concluso il 18 marzo.

I risultati statisticamente e clinicamente significativi di sopravvivenza globale della parte 1 e quelli di sopravvivenza libera da progressione della parte 2 dello studio di fase 3 RUBY/ENGOT-EN6/GOG3031/NSGO - riporta una nota - mostrano una riduzione del 31% del rischio di morte e un miglioramento di 16,4 mesi della sopravvivenza mediana con dostarlimab più chemioterapia rispetto alla chemioterapia, in tutta la popolazione. Inoltre si è registrata una riduzione del 37% del rischio di progressione della malattia o morte e miglioramento a 6 mesi della sopravvivenza libera da progressione mediana, con l'aggiunta di niraparib nella terapia di mantenimento con dostarlimab dopo dostarlimab più chemioterapia, rispetto alla sola chemioterapia nella popolazione tumori con capacità di riparazione del mismatch (MMRp)/microsatelliti stabili (MSS), dove le opzioni di trattamento sono ancora necessarie.

L'obiettivo del programma di studi di fase 3 Ruby - ricorda Gsk - è valutare quali pazienti con carcinoma endometriale primario avanzato o ricorrente potrebbero potenzialmente beneficiare del trattamento con dostarlimab più chemioterapia, con o senza l'aggiunta di niraparib di mantenimento. La parte 1 dello studio sta valutando dostarlimab più chemioterapia standard (carboplatino-paclitaxel) seguito da dostarlimab, rispetto a chemioterapia più placebo seguito da placebo. La parte 2 sta invece valutando dostarlimab più chemioterapia standard, seguito da dostarlimab più niraparib come terapia di mantenimento, rispetto a chemioterapia più placebo seguito da placebo. I profili di sicurezza e tollerabilità di dostarlimab più carboplatino-paclitaxel e dostarlimab più carboplatino-paclitaxel, seguiti da dostarlimab più niraparib, si sono dimostrati sovrapponibili ai profili di sicurezza noti dei singoli medicinali.

Dati precedenti avevano mostrato un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente significativo della sopravvivenza libera da progressione con dostarlimab più chemioterapia rispetto alla sola chemioterapia nel carcinoma endometriale primario avanzato o ricorrente con deficit di riparazione del mismatch di prima linea (dMMR)/elevata instabilità dei microsatelliti (MSI-H). Questi dati hanno portato alle approvazioni da parte degli enti regolatori negli Stati Uniti, nell'Ue e in alcuni altri Paesi.

Gli ultimi risultati presentati mostrano un ulteriore potenziale beneficio di dostarlimab più chemioterapia, con o senza l'aggiunta di niraparib, nella popolazione complessiva di pazienti con carcinoma endometriale primario avanzato o ricorrente, comprese le pazienti con tumori MMRp/MSS, per le quali attualmente non esistono regimi approvati basati sull'immunoterapia.

Sulla parte 1 dello studio, "i dati positivi - afferma Hesham Abdullah, Senior Vicepresident, Global Head Oncology, R&D, Gsk - mostrano ulteriormente come i regimi basati su dostarlimab potrebbero apportare benefici a un gruppo più ampio di pazienti con cancro dell'endometrio. I risultati che abbiamo visto finora accrescono le prove a sostegno del ruolo di dostarlimab come spina dorsale del nostro programma di sviluppo immuno-oncologico. Il nostro obiettivo è continuare a identificare modi per utilizzare dostarlimab da solo e in combinazione con altre terapie per contribuire a migliorare i risultati per i pazienti con opzioni terapeutiche limitate".

Secondo il ricercatore principale statunitense dello studio Ruby, Matthew Powell, divisione di Oncologia ginecologica, Scuola di Medicina dell'Università di Washington, "Ruby 1 è il primo studio clinico a mostrare un miglioramento statisticamente e clinicamente significativo nella sopravvivenza globale per una terapia immuno-oncologica in combinazione con chemioterapia nella popolazione complessiva di pazienti con malattia primaria avanzata o cancro endometriale ricorrente. Come medico, apprezzo questi risultati che mostrano come dostarlimab aggiunto alla chemioterapia potrebbe potenzialmente portare benefici a un gruppo più ampio di pazienti con questo tipo di cancro". Sulla base dei dati Ruby parte 1, Gsk prevede di ottenere, nella prima metà di quest'anno, l'accettazione, da parte della Food and Drug Administration statunitense, della sottomissione per un'indicazione ampliata nella popolazione complessiva.

Sulla parte 2 dello studio, Mansoor Raza Mirza, oncologo capo dell'Ospedale universitario di Copenaghen, Danimarca, e ricercatore principale di Ruby, osserva che "l'uso di dostarlimab in combinazione con niraparib nel contesto della terapia di mantenimento ha ulteriormente migliorato la sopravvivenza libera da progressione rispetto al placebo per le pazienti con cancro endometriale primario avanzato o ricorrente. Questi risultati sono particolarmente importanti per i pazienti affetti da tumori MMRp/MSS. L'aumento del beneficio iniziale osservato con un regime immuno-oncologico più chemioterapia, risponde alle esigenze mediche insoddisfatte di questi pazienti".

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Cronaca

Mesotelioma, l’oncologo Giordano: “In Italia...

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Lo scienziato italiano negli Usa: "Fu mio padre a scoprire i danni che provoca ma oggi interessi economici rallentano la ricerca"

Tac del polmone - Fotogramma

"In Italia l'amianto è presente ancora ovunque e anche in modo insospettabile, senza che nessuno intervenga". Lo denuncia Antonio Giordano, oncologo italiano in forze negli Usa, dove è arrivata forte la testimonianza del giornalista Franco Di Mare che ha rivelato la malattia contratta presumibilmente negli anni trascorsi da inviato di guerra nei Balcani. La sua storia "ha scosso anche l'America. Siamo al suo fianco", dichiara all'Adnkronos Salute lo scienziato, presidente della Sbarro Health Research Organization (Shro) e professione alla Temple University di Philadelphia. Da un lato "urge eliminare definitivamente l'amianto presente nell'ambiente", dall'altro "serve mettere a punto un adeguato sistema di monitoraggio degli ex esposti", esorta Giordano, convinto che invece "interessi economici rallentano la ricerca scientifica".

"Il mesotelioma pleurico - spiega l'oncologo - è un killer silente, ma allo stesso tempo è uno dei pochi tumori per cui l'eziologia è pressoché certa: lo sviluppo di questa neoplasia è certamente correlato all'esposizione a fibre di amianto". Giordano lo sa bene, sia perché "studio il mesotelioma da tantissimi anni" sia perché "posso definirmi un 'figlio d'arte'. Mio padre Giovan Giacomo Giordano - racconta - fu uno fra i primi scienziati, insieme al professor Cesare Maltoni del Collegium Ramazzini di Bologna, a studiare e a scoprire i gravissimi danni derivati dall'esposizione alle fibre di amianto e anche grazie alle sue ricerche l'amianto è stato messo fuori legge in Italia nel 1992". Un bando adottato "a livello europeo dal 1999".

Eppure di mesotelioma si continua a morire e accade "per due motivi", ragiona lo scienziato. Innanzitutto per la "lunga latenza clinica del tumore, considerando che tra l'esposizione al minerale e lo sviluppo della malattia possono intercorrere fino a 30 anni". E poi perché, "nonostante ogni attività di estrazione, commercio, importazione, esportazione e produzione di amianto, prodotti di amianto o prodotti contenenti amianto sia stata vietata, il materiale è ancora presente in grandi quantità - avverte Giordano - nei luoghi in cui non si è provveduto alla bonifica e allo smaltimento".

"L'aria avvelenata, anche dall'amianto, continua a far male" tanto che "ormai il rischio di sviluppare mesotelioma è diventato ambientale - precisa l'oncologo - piuttosto che professionale. Le peculiari caratteristiche fisico-chimiche dell'amianto giustificano il suo vastissimo utilizzo nell'edilizia per cui, se è presente in grandi quantità in zone come l'Italia, si può solo immaginare quante fibre di residui tossici ci possano essere in zone coinvolte da azioni belliche: residui derivanti dalla distruzione di edifici, dalla combustione e dall'ossidazione di inquinanti che restano in sospensione nell'aria, che penetrano nelle falde acquifere e nei terreni coltivati. Scenari che hanno visto coinvolto il giornalista Franco Di Mare".

Giordano ha all'attivo diversi lavori focalizzati sul mesotelioma pleurico, "poiché nonostante gli enormi progressi in ambito scientifico - puntualizza - questa neoplasia ancora oggi è orfana di marker diagnostici, prognostici e soprattutto di approcci terapeutici efficaci". Lo scienziato, campano 'doc' nato a Napoli, ha vissuto in prima linea anche la battaglia dei lavoratori dell'ex Isochimica di Avellino: "Una vera bomba ecologica", dice. "Il quartiere di Borgo Ferrovia, nel centro città - ricorda - ha respirato per anni un'aria intossicata dall'amianto. Lo certificano le perizie disposte dalla procura, a cui ho partecipato".

"Ad oggi non vi è alcun test che da solo o in combinazione con altri possa essere utilizzato per campagne di prevenzione che possano essere avviate a livello di popolazione", fa notare l'oncologo. Bisognerebbe quindi affinare le armi diagnostiche per poter avviare un monitoraggio sugli ex esposti alle fibre d'amianto. "Invece oggi si assiste a un rallentamento degli studi", che per Giordano "potrebbe essere causato dai forti interessi economici alla base dell'industria dell'amianto". A maggior ragione, dunque, "nelle aree ad alto rischio di patologie asbesto-correlate - insiste lo scienziato - è indispensabile intervenire bonificando nel più breve tempo possibile. Non si può temporeggiare per motivi economici e condannare a morte migliaia di persone".

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Cronaca

Calabria, a Cotronei la prima edizione di ‘Sila...

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Il sindaco Antonio Ammirati: "Questo evento scientifico, su cui puntiamo moltissimo per elevare il valore dell’offerta culturale e per la crescita del turismo, si ripeterà ogni anno"

Il Comune di Cotronei - Foto dal sito del Comune

"Oggi è iniziata un’alleanza tra la scienza e la comunità locale, per studiare, conoscere e valorizzare il territorio secondo l’approccio e il modello della One Health, fondato sul legame indissolubile tra la salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema". Così la professoressa Domenica Taruscio, presidente del Centro studi Kos, già direttrice del Centro nazionale malattie rare dell’Istituto Superiore di Sanità e da poco cittadina onoraria di Cotronei (Kr), di cui è originaria, ha commentato l’avvio della prima edizione dell’evento culturale “Sila Scienza”.

Organizzato dal Comune di Cotronei e dal Centro studi Kos, patrocinato dall’Istituto superiore di sanità (Iss) e dal Consiglio regionale della Calabria, si è tenuto nella mattinata del 27 aprile nella sala consiliare dello stesso municipio, con un fitto programma di relazioni scientifiche preceduto dal saluto delle autorità: il sindaco Antonio Ammirati; il presidente dell’lss, Rocco Bellantone; la presidente dell’assemblea consiliare cittadina, Antonella Borza; il parroco, don Francescantonio Spadola; la scienziata Amalia Bruni, consigliera regionale della Calabria; il consigliere provinciale Raffaele Gareri; il presidente dell’Uncem Calabria, Vincenzo Mazzei; il presidente del Gal Kroton, Natale Carvello; il presidente del Gal Sila, Antonio Candalise, e Domenico Cerminara, funzionario del Parco nazionale della Sila.

Il sindaco Ammirati ha sottolineato il nesso tra specificità del territorio, salute e benessere. Il professor Alberto Mantovani, tossicologo di fama internazionale e vicepresidente del Centro studi Kos, ha tra l’altro anticipato attività di osservazione e ricerca nel territorio comunale di Cotronei, "con l’obiettivo – ha chiarito – di valorizzarne e promuoverne le risorse, dall’aria più pulita d’Europa all’acqua di qualità, dal paesaggio alla biodiversità, all’agricoltura sostenibile e non intensiva".

Seguita da un pubblico attento e numeroso, la prima giornata di “Sila Scienza” è stata dedicata all’approfondimento sul rapporto tra ecosistema, biodiversità, salute e benessere nel territorio silano, tema declinato sotto diversi aspetti e da scienziati di primo piano; pure con riferimenti ai benefici, per l’organismo umano, delle piante officinali della Sila, dell’olio extravergine di oliva della zona e dei prodotti del sottobosco. Domenica 28, l’evento scientifico è proseguito nella vicina località Trepidò, all’Hotel del Lago, con sessioni di approfondimento su ambiente, biodiversità e filiere agroalimentari e un’escursione guidata nel Parco nazionale della Sila, a cura del gruppo “Il barattolo” e della guida ufficiale Giovanni Vizza, finalizzata anche all’osservazione scientifica dei partecipanti.

"Nel prossimo autunno – ha concluso il sindaco di Cotronei – ci sarà la seconda parte di “Sila Scienza” su questioni diverse. Questo evento scientifico, su cui puntiamo moltissimo per elevare il valore dell’offerta culturale e per la crescita del turismo, si ripeterà ogni anno, con la supervisione dell’Istituto superiore di sanità, via via con argomenti nuovi legati al territorio e agli studi sul campo".

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Cronaca

“Meglio in carcere che con mia moglie”, 33enne...

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Un 33enne è stato arrestato per evasione dai carabinieri e ora attende la decisione del giudice

Sbarre di un carcere - (123RF)

"Meglio in carcere che a casa con mia moglie". Con questa spiegazione, un 33enne del centro storico di Napoli, sottoposto alla detenzione domiciliare, è finito in manette ieri. Durante un controllo di routine, i carabinieri non lo hanno trovato in casa, nonostante fosse peraltro agli arresti domiciliari. Nessuna autorizzazione a permettergli l’uscita ma solo un litigio con la moglie che l’avrebbe motivato a lasciare le quattro mura. Durante le ricerche, il 33enne si è presentato all’ingresso della caserma Pastrengo, sede anche della stazione Carabinieri di Napoli San Giuseppe. Lì ha chiesto di parlare con un maresciallo: non voleva più scontare la pena in casa ma in carcere, lontano dalla moglie. L’uomo è stato arrestato per evasione e ha trascorso la notte in camera di sicurezza, in attesa di conoscere la decisione del giudice sul suo prossimo collocamento.

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