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Esteri

Ucraina, cala del 20% fiducia in Zelensky e il capo...

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Ucraina, cala del 20% fiducia in Zelensky e il capo dell’Esercito Zaluzhny torna a criticarlo

Secondo un sondaggio dell'Istituto internazionale di sociologia di Kiev il capo delle Forze armate gode di maggior fiducia del presidente

Zelensky - Afp

La guerra in Ucraina logora la popolarità di Volodymyr Zelensky. In un anno la fiducia nel presidente è calata di oltre il 20%, a quanto emerge da un sondaggio pubblicato oggi 18 dicembre dall'Istituto internazionale di sociologia di Kiev. E mentre al fronte si riducono le operazioni militari per mancanza di munizioni e rifornimenti stranieri, anche il capo delle Forze Armate ucraine, Valery Zaluzhny (forte anche del sostegno personale - sempre secondo il sondaggio - dell'88% della popolazione), torna a incalzare con altre critiche il presidente.

Fiducia nei militari al 96%

Se dal dicembre dello scorso anno le 'quotazioni' di Zelensky sono passate dall'84 per cento al 62 per cento. La stragrande maggioranza degli intervistati, il 96 per cento, ha invece dichiarato di avere fiducia nei militari confermando la cifra di dicembre 2022. Inoltre l'88 per cento degli interpellati ha dichiarato di fidarsi del capo dell'Esercito ucraino, generale Valery Zaluzhny, che non era stato incluso nelle precedenti edizioni del sondaggio sulla fiducia del Kiis.

Zaluzhny contro Zelensky

Critica le decisioni di Volodymyr Zelensky il capo delle Forze Armate ucraine, Valery Zaluzhny. Il generale se la prende con la decisione del presidente ucraino, dello scorso agosto, di silurare i responsabili regionali del reclutamento in tutta l'Ucraina. "Erano professionisti, sapevano come fare, ma non sono più al loro posto", ha detto Zaluzhny ai giornalisti secondo le dichiarazioni riportate dall'agenzia Interfax-Ukraine.

Il generale è convinto sia indispensabile "tornare al quadro secondo cui si lavorava prima". Anche se, ha ammesso, "è troppo presto" per valutare la portata delle decisioni di Zelensky arrivate nel mezzo di uno scandalo corruzione.

Proprio in queste ore lo Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine ha confermato che ieri, durante un controllo di routine, sono stati trovati "dispositivi di intercettazione in uffici destinati al capo delle Forze Armate" e ai collaboratori di Zaluzhny, considerato la mente della battaglia ucraina contro l'invasione russa. Sono circolate voci di tensioni tra Zaluzhny e il presidente Volodymyr Zelensky e anche indiscrezioni secondo cui il generale avrebbe ambizioni politiche.

"Operazioni ridotte per stop rifornimenti dall'estero"

Intanto l'Ucraina ha ridotto le operazioni militari lungo tutta la linea del fronte a causa della riduzione dei rifornimenti stranieri nel settore della difesa, in particolare di munizioni, ha denunciato il generale Oleksandr Tarnavsky, dopo che sono in corso al Senato americano negoziati per sbloccare un nuovo pacchetto di aiuti all'Ucraina e l'Ungheria ha bloccato un pacchetto Ue da 50 miliardi di euro. "I volumi che abbiamo oggi non sono sufficienti, considerate le nostre necessità. Quindi, stiamo ridistribuendoli. Ripianifichiamo compiti che ci eravamo prefissati per ridurli", ha affermato, sottolineando che anche i russi hanno problemi con le riserve di munizioni.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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G7, l’analisi della Cnn: “Oscurato da debolezza...

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L'emittente Usa: "Meloni unica a uscire rafforzata da elezioni"

Scholz, Trudeau e Macron al G7 in Puglia - Afp

Il G7 in Puglia guidato da Meloni? "Raramente la riunione annuale delle principali economie mondiali è stata così oscurato dalle debolezze politiche di quasi tutti i suoi membri". E' il commento della Cnn al vertice che si è appena aperto a Borgo Egnazia, dove l'immagine di quasi tutti i leader "non sarà all'apice della loro forza politica". E questo solleva "interrogativi sull'efficacia del comitato direttivo del mondo libero", come i consiglieri di Joe Biden definiscono il gruppo, in contrapposizione alle autocrazie.

"Leader in discesa, Meloni unica a uscire rafforzata da europee"

In effetti, a parte la premier Giorgia Meloni, che "è l'unica leader europea rafforzata dalla elezioni", al tavolo del summit siedono Emmanuel Macron e Olaf Scholz usciti ammaccati dal voto del 9 giugno, Joe Biden impegnato in una difficile campagna elettorale e Rishi Sunak, che difficilmente sarà rieletto al voto del 4 luglio. E poi ci sono Justin Trudeau, sempre più impopolare in Canada, dove si prevedono elezioni il prossimo anno, e il giapponese Fumio Kishida, alle prese con uno scandalo di corruzione del suo partito. Oltre a Ursula von der Leyen, il cui destino - pure avendo lei portato al successo il Ppe - è tutt'altro che deciso.

"Clima di ansia per rinascita del populismo"

"I sentimenti contro i leader attuali che attraversano le democrazie occidentali stanno creando una posta in gioco straordinariamente alta per la geopolitica globale", scrive la Cnn, secondo cui "a meno di una settimana dalla vittoria dei partiti di estrema destra alle elezioni del Parlamento europeo e in vista di votazioni cruciali in Francia, Regno Unito e Stati Uniti, il vertice del G7 si svolgerà in un clima di ansia per la rinascita del populismo".

"Questo non è un G7 normale - è la convinzione di Josh Lipsky, direttore del GeoEconomics Center dell'Atlantic Council, in un riferimento alle diverse elezioni delle prossime settimane -. Lo si sente dire spesso quando si parla con i funzionari statunitensi ed europei: se non riusciamo a fare qualcosa adesso, che sia sulla Cina o sugli asset, potremmo non avere un'altra possibilità. Non sappiamo come sarà il mondo tra tre mesi, sei mesi, nove mesi".

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Usa-Ucraina, accordo sicurezza: cosa succede in caso di...

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L'intesa firmata da Biden e Zelensky a margine del G7

Zelensky e Biden, abbraccio al G7

"Ora possiamo vincere la guerra con la Russia". Volodymyr Zelensky, presidente dell'Ucraina, celebra così la firma dell'accordo bilaterale con gli Stati Uniti sulla sicurezza firmato con Joe Biden a Borgo Egnazia a margine del G7. Un'intesa in 11 articoli che si pone l'obiettivo di contribuire alla pace e alla stabilità euro-atlantica. L'accordo ha una durata di 10 anni - ma può essere revocata dalle future amministrazioni o estesa - e contiene dichiarazioni di principio sulla cooperazione in tutti gli ambiti della difesa, ma anche dell'economia e dell'intelligence.

La premessa

Nell'accordo si premette che la cooperazione tra le parti si basa sul principio del pieno rispetto dell'indipendenza e della sovranità di ciascun Paese e degli scopi e dei principi della Carta delle Nazioni Unite. Si afferma un impegno condiviso a favore della democrazia, dello stato di diritto e dei diritti umani.

Il punto principale

Il punto principale dell'accordo è l'articolo II intitolato 'Cooperazione in materia di difesa e sicurezza'. Evidenziando il comune impegno per la stabilità e la pace in Europa, Usa e Ucraina dichiarano di voler collaborare per contribuire a scoraggiare qualsiasi futura aggressione contro l'integrità territoriale di ciascuna parte.

"Gli impegni relativi alla sicurezza contenuti in questo accordo hanno lo scopo di sostenere gli sforzi dell'Ucraina per vincere la guerra odierna e scoraggiare future aggressioni militari russe. La politica degli Stati Uniti è quella di aiutare l'Ucraina a mantenere una capacità di difesa e di deterrenza credibile", si legge nell'articolo, secondo cui "qualsiasi futura aggressione o minaccia di aggressione contro la sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale di una delle parti costituirebbe motivo di grave preoccupazione per l'altra parte".

Cosa succede se c'è un attacco in futuro?

In caso di futuro attacco armato o minaccia di attacco armato contro l'Ucraina, le parti, in conformità con le rispettive leggi, si incontreranno immediatamente, se possibile "entro 24 ore ai livelli più alti" per determinare gli opportuni passi successivi e le esigenze di difesa. "Le parti - si precisa - possono decidere di comune accordo di sviluppare e attuare ulteriori risposte di difesa e deterrenza adeguate, anche in ambito economico, militare e/o politico". Tali risposte possono includere l'imposizione di "costi economici" allo Stato aggressore attraverso misure che possono includere, tra le altre cose, potenziali sanzioni.

Kiev e Washington promuovono quindi una condivisione adeguata dell'intelligence e una cooperazione rafforzata tra i rispettivi servizi segreti. A questo proposito gli Stati Uniti intendono sostenere lo sviluppo delle capacità di intelligence ucraine anche per quanto riguarda il controspionaggio.

L'Ucraina e la Nato

Nell'intesa, in cui si ribadisce che il futuro dell'Ucraina è nella Nato, vengono poi elencate le misure per sostenere le esigenze economiche dell'Ucraina derivanti dalla guerra di "aggressione" della Russia. Si annuncia infine una cooperazione per promuovere le istituzioni democratiche, economiche, di difesa e di sicurezza dell'Ucraina al fine di favorirne l'integrazione euro-atlantica e la modernizzazione secondo i principi e gli standard democratici dell'Unione Europea.

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G7, Meloni incassa accordo ‘storico’ asset...

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Per la premier il presidente francese usa il summit per fare campagna elettorale

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni al G7

Sarà pure "panna montata", ma il rischio è che diventi così acida da rovinare l’intero summit. Il ‘caso aborto’ continua a tenere banco nella prima giornata dei lavori del G7, dopo averne terremotato la vigilia, e così la presidenza italiana decide di correre ai ripari e raccontare la sua versione dei fatti. Senza nascondere l’irritazione verso chi, a detta degli italiani, ha innescato la miccia, col rischio di oscurare un risultato giudicato "storico", ovvero l'intesa raggiunta sugli asset russi e il fondo di solidarietà per l’Ucraina. "Risultato di cui vado fiera", ha rivendicato Giorgia Meloni, rimarcando come "non fosse affatto scontato" l'accordo "politico" raggiunto: i nodi tecnici dovranno essere sciolti dal Consiglio europeo di fine giugno e dall’assise dei ministri delle finanze, ma il disco verde dei leader c’è, acceso tra gli ulivi secolari di Borgo Egnazia.

Era un risultato atteso e agognato, l’obiettivo da centrare per far sì che il G7 a guida italiana diventasse un successo. Ma quello che ormai è diventato un caso - il presunto passo indietro dell’Italia sulla volontà di rafforzare il diritto a interrompere volontariamente la gravidanza - rischia di oscurarlo. Sul banco degli imputati la Francia: già ieri trapelava una certa irritazione per la fuga in avanti dell’Eliseo sull'accordo raggiunto dai Grandi sui 50 miliardi da destinare all’Ucraina. Ma la misura con la vicenda dell’aborto è colma, anche perché, spiegano fonti della presidenza, il caso "è montato ad arte", come fosse, appunto, "panna". Non per Emmanuel Macron che, nella serata di giovedì dal San Domenico club di Borgo Egnazia, ci mette la faccia e rimarca le distanze con Roma, esprimendo "rammarico” sul fatto che la parola 'aborto' manchi nel testo delle conclusioni, ma "conoscete la posizione della Francia. Non facciamo le stesse scelte, la Francia ha inserito nella Costituzione il diritto all'aborto, la libertà delle donne di disporre del proprio corpo. Non abbiamo le stesse sensibilità con l'Italia".

Per la premier è davvero troppo. Finora ha mantenuto la calma, ma all'affondo non può che rispondere con un colpo di fioretto. Fermata dai giornalisti prima che raggiunga il Castello Svevo di Brindisi per la cena offerta dal Presidente Sergio Mattarella, bolla la polemica come "totalmente pretestuosa". Ma osa di più: "Non c'è alcuna ragione di polemizzare su temi che già da tempo ci trovano d'accordo. E credo sia profondamente sbagliato, in tempi difficili come questi, fare campagna elettorale utilizzando un forum prezioso come il G7", aggiunge con un chiaro riferimento a chi dalle elezioni europee è uscito con le ossa rotte.

Gelo tra i due al Castello Svevo di Brindisi

Per Meloni la polemica nata attorno all'aborto è "pretestuosa" perché "le conclusioni di Borgo Egnazia richiamano quelle di Hiroshima, nelle quali abbiamo già approvato lo scorso anno la necessità di garantire che l'aborto sia 'sicuro e legale. È un fatto assodato e nessuno ha mai chiesto di fare passi indietro su questo. Le conclusioni infatti, se non introducono nuovi argomenti, per non essere inutilmente ripetitive, richiamano semplicemente quanto già dichiarato nei precedenti vertici".

E' quanto si affannavano a spiegare nel pomeriggio fonti della presidenza italiana, chiarendo cosa si nascondeva dietro il 'pasticcio'. Con il dossier arrivato sul tavolo degli sherpa a tarda notte, la volontà di alcuni Paesi, Francia in testa, di compiere un passo in più rispetto a quanto fatto a Hiroshima. Ma l'Italia, al tavolo delle trattative, "non ha mai detto 'non vogliamo' - assicurano le stesse fonti - ha semplicemente preteso che, qualora il testo venisse modificato, si bilanciasse con altri temi. Erano le 3 di notte - la narrazione - e a quel punto abbiamo deciso di fermarci agli impegni" assunti in Giappone, "riconfermandoli". Mai detto "togliamo l'impegno, ma solo 'se si aggiunge, anche noi vogliamo dire la nostra per bilanciare il testo'".

I contenuti della trattativa, però, escono dalla sala del resort di Borgo Egnazia dove si lima il testo, rimbalzano a Bruxelles, raggiungono la sala stampa alla Fiera del Levante di Bari. E ben presto monta il caso, tanto che persino il Consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan, non nasconde il disappunto per il presunto colpo di bianchetto sulla parola aborto. Il Presidente Biden, aveva rimarcato in mattinata, "parla sempre di diritti umani in tutte le sue interazioni, sia con gli amici sia con gli avversari, e nei prossimi due giorni non ci saranno cambiamenti". Nessun passo indietro dunque rispetto a Hiroshima, confermano fonti italiane. Ma con Macron è tornato il gelo. Quando il Presidente francese arriva al Castello Svevo per la cena, offerta dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Meloni lo fulmina con sguardi di ghiaccio, un sorriso tirato accompagna il baciamano con cui Macron cerca di superare l'incidente. Difficile che la premier gli perdoni lo 'sgambetto': "Agli italiani sono arrivati i complimenti per l'organizzazione, per la capacità di mediazione e per i contenuti, ma questa vicenda ha rischiato di oscurare tutto". Davvero troppo per Meloni. (dall'inviata Ileana Sciarra)

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