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“Francia ha mandato soldati in Ucraina”, come...
“Francia ha mandato soldati in Ucraina”, come nasce una fake news
Un articolo, un post, una valanga di condivisioni e la menzogna vola
L'Ue non manderà soldati in Ucraina per la guerra contro la Russia, "qualunque cosa dica" il presidente francese Emmanuel Macron. Le parole dell'Alto Rappresentante dell'Unione Europea per la Politica Estera, Josep Borrell, non lasciano spazio ai dubbi. L'Europa non entrerà nel conflitto. Eppure, dopo le recenti dichiarazioni di Macron, che ha ipotizzato l'invio di truppe in caso di cedimento del fronte ucraino, negli ultimi giorni - tra le varie fake news - è spuntata l'indiscrezione secondo cui la Francia avrebbe già inviato reparti della Legione straniera in Ucraina.
I social, in questo caso, hanno fatto da amplificatore come spesso accade. Il magazine Newsweek ha acceso i riflettori sulla vicenda, evidenziando in particolare il post pubblicato su X dall'emittente Nexta Tv. "La Francia ha segretamente inviato i suoi soldati in Ucraina", ha scritto l'emittente riportando le parole che Stephen Bryen, ex funzionario del Pentagono, ha inserito in un articolo per Asian Time. Il post, manco a dirlo, ha preso il volo con centinaia di migliaia di visualizzazioni in un paio di giorni.
Bryen, in particolare, "sostiene che unità del terzo reggimento della fanteria francese, una delle principali unità della Legione Straniera, è stato inviato a Slovyansk per offrire supporto alla 54esima brigata delle forze armate ucraine. Questo gruppo comprende circa 100 uomini per artiglieria e osservazione. Secondo Bryen, dovrebbero arrivare circa 1500 uomini". A corredo del post, anche uno screenshot dell'articolo con il titolo perentorio: "La Francia manda truppe da combattimento al fronte in Ucraina". A sostegno delle affermazioni, nessun elemento. Niente prove.
Stephen Bryen è un ex direttore dello staff della Sottocommissione Vicino Oriente sotto l'egida della Commissioni relazioni straniere del Senato americano. Da un blog riconducibile a Bryen, spiega Newsweek, il funzionario ha acquisito informazioni da Sputnik, media russo 'megafono' del Cremlino, e da un canale Telegram russo, Military Chronicle.
Cosa è successo? Sputnik ha eliminato il suo post e il canale Telegram si è blindato, vincolando l'accesso ad una autorizzazione che va richiesta e che non sempre viene concessa. "Non sono stato accurato e le mie fonti erano sospette - le parole di Bryen nel blog -. Alcuni le definiscono false ma per me non lo sono". Alla fine, è dovuto intervenire ufficialmente il ministero degli Esteri francese con un post su X: "Allerta fake news. Campagne di disinformazione sul sostegno della Francia all'Ucraina sono più attive che mai. La Francia non ha inviato soldati in Ucraina". Messaggio perentorio, visto però da appena 60mila utenti.
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Assange potrà fare appello contro l’estradizione in...
Secondo i magistrati britannici non sono infondate le preoccupazioni che il giornalista possa affrontare negli Stati Uniti un processo non equo
Il cofondatore di Wikileaks Julian Assange potrà ricorrere in appello contro la sua estradizione negli Stati Uniti. Lo hanno deciso i giudici dell'Alta Corte britannica, secondo quanto riporta Sky News. I giudici britannici hanno infatti riconosciuto che non sono infondate le preoccupazioni della difesa di Assange che il giornalista possa affrontare negli Stati Uniti un processo non equo.
Se processato per i 18 capi d'imputazione attribuitigli, il giornalista rischia una condanna fino a 175 anni di detenzione, secondo l'Espionage Act, in condizione come le attuali, che due relatori dell'Onu hanno definito "assimilabili alla tortura". Questa vecchia legge del 1917 è stata rispolverata in America anche nel caso della whistleblower Chelsea Manning.
Nel processo di primo grado la possibilità di presentare un ultimo appello non era stata concessa al giornalista australiano, per il quale ora l'Alta Corte britannica chiede che - nel caso di estradizione - possa usufruire delle garanzie di tutela offerte dal Primo Emendamento, come qualsiasi altro cittadino degli Stati Uniti, oltre a escludere l'eventualità che le accuse contro di lui siano in qualche modo suscettibili di arrivare alla pena di morte. Sono questi i due punti fondamentali, dei sei sollevati in precedenza dagli avvocati di Assange, i soli accettati dai giudici.
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La morte di Raisi irrompe nel conflitto tra Israele e Hamas...
La morte del presidente iraniano Ebrahim Raisi e del ministro degli Esteri Abdollahian, vittime assieme ad altri membri dell'equipaggio, dello schianto dell'elicottero su cui viaggiavano in una regione montuosa a circa 60 chilometri da Teheran, irrompe nel conflitto tra Israele e Hamas, che esprime dolore e tristezza per quanto accaduto. A seguito della morte di Raisi il leader supremo iraniano Ayatollah Ali Khamenei ha nominato il primo vicepresidente, Mohammad Mokhber, nuovo presidente facente funzioni, della Nazione. Nel frattempo, il consigliere per la sicurezza nazionale americano, Jake Sullivan, ha incontrato il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant e il capo di Stato maggiore delle Forze di difesa del paese, Herzi Halevi a Tel Aviv per fare il punto della situazione, in particolare sull'offensiva su Rafah.
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Netanyahu e Sinwar, Corte penale internazionale chiede...
Il procuratore della Cpi chiede anche l'arresto di Gallant e di Mohammed Diab Ibrahim al-Masri, il leader delle Brigate Al Qassem
Il procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi) Karim Kahn ha chiesto che i giudici emettano mandati di arresto internazionale nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e del leader di Hamas a Gaza Yahya Sinwar per crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Lo ha detto lo stesso Kahn in un videomessaggio condiviso sui social dicendosi ''profondamente preoccupato'' dalle ''prove raccolte ed esaminate dal mio ufficio''.
Chiesto anche un mandato di arresto internazionale per il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant che, insieme a Netanyahu, è accusato da Kahn di vari crimini. Ovvero ''aver causato uno sterminio, l'uso della fame come metodo di guerra, la negazione degli aiuti umanitari, trattamenti crudeli, atti disumani, la presa di mira deliberata della popolazione civile durante il conflitto'' seguito all'attacco di Hamas del 7 ottobre.
Per quanto riguarda Hamas, invece, oltre che per Sinwar il procuratore capo della Cpi ha chiesto che venga emesso un mandato di arresto per Mohammed Diab Ibrahim al-Masri, il leader delle Brigate Al Qassem meglio conosciuto come Mohammed Deif, e Ismail Haniyeh, il leader politico di Hamas. Nei loro confronti le accuse sono di ''sterminio, omicidio, presa di ostaggi, torture, stupro e violenza sessuale durante la detenzione''.
Una giuria di giudici della Corte penale internazionale esaminerà ora la richiesta di Khan per i mandati di arresto. Con i mandati di arresto chiesti nei confronti dei politici israeliani è la prima volta che la Cpi prende di mira il leader di uno stretto alleato degli Stati Uniti. La Cpi aveva invece in precedenza emesso un mandato di arresto nei confronti del presidente russo Vladimir Putin per la guerra lanciata contro l'Ucraina.