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“Non ci sono abbastanza bambini”, l’allarme degli esperti sul calo demografico

L’inverno demografico sta arrivando. Lo ha annunciato Jesus Fernadez-Villaverde, economista specializzato in demografia presso l’Università della Pennsylvania. Il mondo sta vivendo una crisi demografica e il tasso di fertilità globale scenderà sotto il livello di sostituzione generazionale nei prossimi decenni. I livelli di reddito, istruzione e partecipazione femminile non sembrano essere le uniche discriminanti con le quali misurare i tassi di successo delle politiche familiari nazionali. E mentre lo scorso anno, la popolazione dell’India ha superato quella della Cina, le superpotenze temono le conseguenze demografiche sull’economia.

Il calo demografico

Il calo demografico è diventato una questione di urgenza nazionale in molti Paesi a medio e alto reddito. A preoccupare i governi sono il rallentamento della crescita economica, la riduzione dei finanziamenti diretti alle pensioni e il ricambio generazionale. Il Wall Street Journal ha acceso i riflettori sulla questione che ha sollevato gli interrogativi dagli Stati Uniti alla Russia.

Alcuni demografi e economisti come Jesus Fernadez-Villaverde ritengono che la popolazione mondiale potrebbe iniziare a diminuire entro quattro decenni: una delle poche volte in cui ciò è accaduto nella storia.

“Donald Trump, il candidato repubblicano alle presidenziali di quest’anno, ha definito il collasso della fertilità una minaccia più grave per la civiltà occidentale rispetto alla Russia. Un anno fa, il primo ministro giapponese Fumio Kishida dichiarò che il crollo del tasso di natalità del paese gli faceva dubitare “se possiamo continuare a funzionare come società”. Il primo ministro italiano Giorgia Meloni dà priorità all’aumento del “Pil demografico” del Paese – scrive il quotidiano americano -. I governi hanno lanciato programmi per arrestare il declino, ma finora non hanno ottenuto alcun risultato efficace”.

Il tasso di sostituzione

Nel 2021, secondo le conclusioni delle Nazioni Unite, il tasso di sostituzione era pari a 2,3, vicino a quello che i demografi considerano il tasso di sostituzione globale di circa 2,2. Con questo termine si intende il tasso che mantiene stabile la popolazione, e che è pari a 2,1 nei paesi ricchi e leggermente più alto nei paesi in via di sviluppo, dove nascono meno bambine che bambini e più donne muoiono in età fertile.

Sebbene l’ONU non abbia ancora pubblicato le stime dei tassi di fertilità per il 2022 e il 2023, Fernández-Villaverde ha prodotto la sua stima integrando le proiezioni delle Nazioni Unite con dati reali per questi anni che coprono circa la metà della popolazione mondiale. È emerso che i registri nazionali delle nascite riportano le nascite tra il 10% e il 20% al di sotto di quanto previsto dalle Nazioni Unite.

La Cina, ad esempio, nel 2023 ha registrato nove milioni di nascite, il 16% in meno di quanto previsto. Così come, negli Usa lo scorso anno sono nati 3,59 milioni di bambini, il 4% in meno di quanto previsto dalle Nazioni Unite. In altri paesi, i numeri sono ancora più alti: l’Egitto ha registrato lo scorso anno il 17% di nascite in meno. Nel 2022 il Kenya ha registrato il 18% in meno.

Fernández-Villaverde stima che l’anno scorso la fertilità globale sia scesa tra 2,1 e 2,2, cifra che, secondo lui, sarebbe inferiore alla sostituzione globale per la prima volta nella storia umana. Dean Spears, economista della popolazione presso l’Università del Texas ad Austin, sempre secondo quanto riporta il Wsj, ha affermato che, sebbene i dati non siano abbastanza buoni per sapere esattamente quando o se la fertilità sia scesa al di sotto del tasso di sostituzione, “abbiamo prove sufficienti per garantire quasi che il punto di svolta non sia ancora stato raggiunto”.

Secondo l’Onu, la popolazione mondiale dovrebbe arrivare a 11,2 miliardi nel 2100. L’Institute for Health Metrics and Evaluation dell’Università di Washington ha rilevato che l’unico picco realmente pensabile è di 9,5 miliardi nel 2061, poi un calo irrefrenabile. Così come il tasso di fertilità, sceso a 1.5 nelle previsioni sul futuro, “ha sorpreso gli studiosi”, ha commentato Melissa Kearney, economista dell’Università del Maryland, specializzata in demografia.

La transizione demografica

Quello che sta accadendo in buona parte del mondo è considerato dagli storici come una “seconda transizione demografica, con il declino della fertilità, iniziato nei paesi industrializzati e che corrisponderà ad un aumento dell’aspettativa di vita.

In una ricerca pubblicata nel 2021, la studiosa Melissa Kearney, dell’Università del Maryland e due coautori hanno cercato possibili spiegazioni per il continuo calo. Dalla ricerca è emerso che le differenze statali sulle leggi legate alla libertà di abortire, così come relative alla disoccupazione, ai costi delle abitazioni, all’uso di contraccettivi, e agli orientamenti religiosi e politici, potrebbero solo in minima parte spiegare le cause del calo demografico, ma “Sospettiamo che questo cambiamento rifletta questioni sociali generali che sono difficili da misurare o quantificare”, concludono i ricercatori.

“L’intensità della genitorialità è un vincolo”, ha detto la ricercatrice Kearney.

Nuove politiche

Quello che sta accadendo ha richiesto attenzione e maggiori politiche dedicate da parte dei governi che stanno cercando di invertire il calo dei tassi di natalità con incentivi. Il Giappone è tra quelli che ha aumentato per primo il congedo parentale e l’assistenza all’infanzia sovvenzionata. Il tasso di natalità è sceso di nuovo nel 2022, tornando a 1,26. Quest’anno, il primo ministro Fumio Kishida ha lanciato un altro programma per incoraggiare le nascite, estendendo i sussidi mensili a tutti i minori di 18 anni indipendentemente dal reddito, l’università gratuita per le famiglie con tre figli e il congedo parentale retribuito al 100%.

In Ungheria, invece, Viktor Orban ha promosso il programma di nascite tra i più ambiziosi in Europa. Con benefici fiscali alle donne, sussidi per gli alloggi, assistenza all’infanzia e congedi di maternità molto generosi, il tasso di fertilità ha visto una lieve crescita dopo la crisi del debito del 2010.

Il problema è che l’Institute for Health Metrics and Evaluation ha trovato poche prove che le politiche pro-natalità portino a una ripresa sostenuta della fertilità. Una donna potrebbe rimanere incinta prima per ottenere i benefici garantiti dal bambino, dicono i ricercatori, ma probabilmente non avrà altri figli più avanti.

Quello che la Banca Mondiale ha preannunciato come un possibile “decennio mancato per l’economia” di tutti i Paesi, ha lasciato intendere che l’unico rimedio valido potesse essere una maggiore immigrazione. Fenomeno, però, che richiede canali formali, legali e da formare professionalmente.

Gli alti livelli di immigrazione hanno anche storicamente suscitato resistenza politica, spesso a causa delle preoccupazioni sui cambiamenti culturali e demografici. È probabile che la diminuzione della popolazione nativa intensifichi queste preoccupazioni. Molti dei leader più interessati ad aumentare i tassi di natalità sono i più resistenti all’immigrazione.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Divieto di elemosina, la Svezia vuole rendere illegale la...

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Niente più accattoni per le strade della Svezia. La proposta viene dal governo di centro destra del Paese scandinavo, che ha formato una commissione che dovrà redigere entro il 26 giugno prossimo un rapporto su pro e contro e come introdurre il divieto nazionale di elemosina.

Attualmente i Comuni possono già vietare la pratica in alcuni luoghi specifici attraverso ordinanze locali e a determinate condizioni, ma nelle proposte della campagna elettorale portata avanti dal partito di estrema destra Democratici Svedesi (che non fa parte del governo ma lo sostiene in Parlamento) c’era per l’appunto quella di generalizzare la proibizione a tutto il territorio nazionale.

Perché, dicono, l’aumento del numero dei mendicanti ha portato all’aumento della criminalità. Una crescita dovuta anche al fatto che, afferma il governo istituendo la commissione, dall’inizio degli anni 10 del 2000, “i cittadini dell’Ue hanno cominciato a venire in Svezia in misura maggiore rispetto a prima, tra le altre cose, per chiedere l’elemosina”.

La commissione incaricata dal governo dovrà analizzare come funziona il sistema attuale e le normative locali, se sia possibile ampliare i limiti all’accattonaggio, nonché i vantaggi e gli svantaggi che presenta la normativa attuale rispetto ad un divieto nazionale. Infine, dovrà presentare proposte costituzionali che vietino l’accattonaggio a livello nazionale.

Governo non compatto, ma nemmeno l’opposizione

Alla novità sono seguite critiche da più parti, in primis all’interno della stessa coalizione di governo, formata da Moderati, Democratici Cristiani e Liberali: questi ultimi soprattutto avevano già detto che si sarebbero opposti all’introduzione del divieto di accattonaggio, e, se anche solo tre loro parlamentari votassero contro la proposta, la maggioranza andrebbe sotto, con i rischi del caso.

Ma anche l’opposizione non è compatta: i Verdi, il Partito di Centro e quello della Sinistra intendono opporsi alla misura, mentre i Socialdemocratici no, quindi il provvedimento, peraltro ancora da formulare, ha chances di passare.

Fanny Siltberg, portavoce dell’organizzazione cristiana Stockholms Stadsmission, ha definito il progetto “un inutile tentativo di spostare il problema rendendo illegale la povertà“. Mentre la liberale Anna Starbrink ha già detto che non voterà a favore, perché “non si può vietare alle persone di chiedere aiuto”.

La questione è complessa, perché oltre ad investire temi etici ed economici, si allarga anche al discorso della libertà di movimento: i Moderati hanno infatti già proposto di limitare la libera circolazione all’interno dell’Ue per coloro che viaggiano con lo scopo di mendicare.

In ogni caso, una normativa nazionale e generalizzata potrebbe rivelarsi incostituzionale, tanto che diverse associazioni hanno già fatto sapere che eventualmente presenteranno ricorso. Non solo: la Corte europea dei diritti dell’uomo ha già stabilito che le sanzioni contro le persone che fanno l’elemosina violano i diritti sanciti nella Convenzione europea (CEDU), che la Svezia ha ratificato.

Ma la Svezia è sola in questa ‘crociata’?

Paesi in cui fare l’elemosina è vietato

In Norvegia chiedere l’elemosina è vietato a livello nazionale dal 2015. Ma anche qui ci sono state molte proteste poiché la norma è stata vista come una misura troppo severa nei confronti dei senzatetto e delle persone in difficoltà. Il divieto è stato introdotto anche per contrastare le attività criminali legate al fenomeno, come le reti organizzate di sfruttamento dei mendicanti.

In Danimarca la pratica è illegale dal 2017. Il governo ha introdotto la legge per ridurre il problema delle persone che chiedono denaro nei luoghi pubblici, in particolare nelle città turistiche. La polizia può arrestare coloro che infrangono il divieto e, in alcuni casi, i trasgressori rischiano la detenzione.

Nel Regno Unito, l’accattonaggio era illegale in base a una legge del 1824, e nella pratica è raramente perseguito. Le autorità locali possono comunque emettere multe o imporre sanzioni amministrative alle persone che chiedono denaro in maniera insistente o aggressiva.

In molte città degli Stati Uniti mendicare è vietato o fortemente regolamentato. Città come New York, Los Angeles e Chicago hanno adottato leggi che limitano l’elemosina nelle aree pubbliche, vicino alle scuole o ai trasporti pubblici. Tuttavia, il divieto è spesso criticato per il suo impatto sui senzatetto.

Alcuni cantoni svizzeri, come Ginevra e Vaud, hanno introdotto divieti locali contro la mendicità per scoraggiare i questuanti, spesso collegati a reti di sfruttamento e tratta di persone.

La situazione in Italia

In Italia chiedere l’elemosina in modo semplice e non molesto non è un reato, ma l’articolo 669 del Codice Penale prevede sanzioni e arresto in caso di mendicità molesta, vessatoria, simulando deformità o malattie o sfruttando i minori per destare pietà nelle persone.

E sullo sfruttamento di minori, il Ddl sicurezza approvato due settimane fa introduce delle modifiche all’articolo 600-octies c.p., prevedendo che sia punito l’impiego nell’accattonaggio di minori fino ai sedici anni di età (non più fino ai quattordici anni) ed innalzando la pena da uno a cinque anni di reclusione, invece dei tre anni attualmente previsti. Introduce anche un inasprimento delle pene nel caso di induzione e sfruttamento dell’altrui accattonaggio “a fini di profitto”.

A livello locale, poi, alcuni Comuni hanno introdotto ordinanze che vietano l’elemosina in specifici luoghi pubblici, specialmente nei centri storici o nelle aree turistiche, ad esempio in città come Milano e Firenze.

Perché vietare l’elemosina

Molte volte il divieto di accattonaggio risponde a logiche populiste e di ‘sicurezza percepita’, com’è anche nel caso della Svezia dove il numero dei mendicanti in realtà risulta in diminuzione. Ma anche se a prima vista può sembrare un provvedimento punitivo che certamente non risolve il problema della povertà ma lo nasconde solo sotto al tappeto, in realtà ci sono dei buoni motivi per vietare l’elemosina:

lotta contro il crimine organizzato: in molte aree, l’elemosina è sfruttata da gruppi criminali che obbligano le persone, spesso migranti o minorenni, a mendicare per loro conto. Vietare l’elemosina potrebbe limitare questa forma di sfruttamento.
decoro urbano: vietare l’elemosina aiuta a mantenere il decoro delle città, specialmente nelle aree turistiche. La presenza di mendicanti in luoghi ad alto afflusso può essere percepita come un problema per il turismo e il commercio locale.
riduzione delle situazioni pericolose: in alcune aree, la mendicità può degenerare in episodi di aggressività, soprattutto quando viene praticata in modo insistente. Vietare l’elemosina potrebbe ridurre il rischio di conflitti tra mendicanti e cittadini.

Ovviamente sono molti i problemi collegati al divieto di accattonaggio, tralasciando questioni etiche come il fatto, per dirne uno, che l’aiuto alle persone bisognose è uno dei doveri del buon cristiano.

Gli svantaggi del vietare l’elemosina

Allo stesso tempo, vietare l’elemosina ha alcune conseguenze che dovrebbero essere tenute ben presenti:

impatto sui più vulnerabili: la principale critica verso il divieto è che colpisce le persone più fragili, che spesso non hanno altre risorse, determinando una ancora maggiore emarginazione sociale e privando queste persone di una fonte di sussistenza seppur minima
misura punitiva anziché assistenziale: invece di affrontare alla radice le cause della povertà e della marginalizzazione, il divieto punisce coloro che già vivono in condizioni di estrema difficoltà.
rischio di invisibilizzazione del problema: vietare l’elemosina non risolve il problema ma rischia di renderlo meno visibile portando le autorità e la società civile a non impegnarsi adeguatamente nell’affrontarlo.

Insomma, la commissione messa in piedi dal governo svedese ha parecchi aspetti di cui tener conto.

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Mangiare pesce in gravidanza può ridurre il rischio di...

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Mangiare pesce durante la gravidanza potrebbe abbassare significativamente il rischio di autismo per il nascituro, riducendolo fino al 20%. Questa è la conclusione di un recente studio finanziato dal programma ECHO dei National Institutes of Health e pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition. Lo studio suggerisce che il pesce, già noto per i suoi benefici sulla salute grazie agli acidi grassi omega-3, giochi un ruolo fondamentale anche nello sviluppo neurocognitivo del feto, riducendo i rischi di disturbi dello spettro autistico.

I dettagli della ricerca

Lo studio ha coinvolto circa 4.000 donne in gravidanza e ha analizzato il consumo di pesce e l’uso di integratori di omega-3. Il campione è stato suddiviso in quattro gruppi a seconda della frequenza di consumo di pesce: meno di una volta al mese, più di una volta al mese ma meno di una volta a settimana, una volta a settimana, e due o più volte a settimana. Circa il 20% delle partecipanti ha dichiarato di non consumare pesce durante la gravidanza e una percentuale tra il 65% e l’85% non faceva uso di integratori di omega-3 o olio di pesce.

I ricercatori hanno quindi analizzato i risultati sulla salute dei bambini, misurando i tratti comportamentali legati all’autismo attraverso la Social Responsiveness Scale (SRS), un questionario compilato dai genitori che valuta i comportamenti associati all’autismo. I punteggi più alti nella scala SRS indicano una maggiore presenza di comportamenti correlati all’autismo.

I risultati

Dai risultati è emerso che mangiare pesce durante la gravidanza era effettivamente associato a una riduzione delle probabilità di ricevere una diagnosi di autismo nei bambini. Inoltre, vi era una lieve diminuzione dei punteggi SRS nei figli di coloro che consumavano pesce rispetto a chi non lo faceva. Il dato interessante è che questo effetto benefico si osservava indipendentemente dalla quantità di pesce consumata: sia che fosse una porzione a settimana, sia che fossero due o più porzioni, il rischio di autismo risultava comunque inferiore rispetto a chi non ne consumava affatto.

Al contrario, l’assunzione di integratori di omega-3 non ha mostrato una correlazione significativa con la riduzione del rischio di autismo. I ricercatori hanno dunque concluso che solo il pesce nella sua forma naturale sembra portare benefici diretti, piuttosto che i supplementi.

Benefici aggiuntivi e considerazioni

Emily Oken, coautrice dello studio e docente alla Harvard Medical School, ha sottolineato come il pesce non solo riduca i rischi legati all’autismo, ma sia anche associato a una serie di benefici ben documentati per la salute materna e fetale. “Altri vantaggi includono un minor rischio di parto pretermine e un migliore sviluppo cognitivo per il feto”, ha affermato Oken, aggiungendo che è fondamentale migliorare la comunicazione sulle linee guida riguardanti il consumo di pesce in gravidanza.

Per anni, infatti, molte donne sono state erroneamente dissuase dal mangiare pesce durante la gravidanza, a causa del timore di contaminazione da mercurio e di un presunto rischio di autismo, un’idea che è stata più volte smentita dalla scienza. La dottoressa Oken ha quindi ribadito l’importanza di superare queste false credenze e promuovere una corretta informazione su cosa fare durante la gravidanza.

Mangiare pesce in gravidanza è sicuro?

Nonostante i numerosi benefici, è comunque essenziale che le future mamme scelgano con attenzione il tipo di pesce da consumare. Alcuni pesci possono contenere elevate quantità di mercurio, una sostanza che può essere dannosa per il feto. Tra le specie consigliate vi sono salmone, sardine, sgombro e trota, mentre è meglio evitare pesci predatori di grandi dimensioni come squalo e pesce spada. La cottura del pesce è un altro fattore fondamentale: il pesce crudo o poco cotto può comportare rischi per la salute, come infezioni batteriche o parassitarie.

L’importanza dell’alimentazione in gravidanza

Lo studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition sottolinea ancora una volta quanto sia importante seguire una dieta equilibrata e ricca di nutrienti durante la gravidanza, non solo per il benessere della madre, ma anche per garantire un corretto sviluppo del feto. Il pesce si conferma dunque un alimento chiave in questo contesto, grazie al suo apporto di acidi grassi omega-3 e altri nutrienti essenziali.

Le future mamme possono quindi trarre benefici significativi dal consumo regolare di pesce, non solo per ridurre il rischio di autismo, ma anche per migliorare complessivamente la salute e lo sviluppo del bambino.

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Un papà ha dipinto la casa di azzurro per la nascita del...

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Dipingereste mai la vostra casa di azzurro per la nascita di vostro figlio? Se la risposta è sì, sappiate che non sarete i primi. Ci ha già pensato Federico Lucchetta, artista 39enne di Farra di Soligo (Treviso), mentre sua moglie era in ospedale per dare alla luce il secondo genito, martedì 1° ottobre.

Con l’aiuto di suo suocero e di alcuni amici, Federico è andato anche oltre: sul nuovo sfondo azzurro della villetta ha ‘scritto’ a caratteri cubitali bianchi il nome di suo figlio, Ettore. Nel giardino antistante, l’affiatato gruppo di lavoro ha anche installato dei palloncini finti dello stesso azzurro con cui hanno ridipinto la villa. Altro che fiocco blu dietro la porta, l’annuncio non è passato inosservato ai vicini di Via Belvedere e al web.

Guai però a pensare a quelle scene cringe con i papà che distruggono ogni cosa come incontrovertibile prova del loro entusiasmo per la nascita del maschietto.

La casa azzurra dipinta per la nascita figlio Ettore_screen video

Papà dipinge la casa di azzurro per la nascita del figlio: il precedente

Già nel 2020, in occasione della nascita della primogenita Vittoria, papà Lucchetta aveva posizionato in giardino una cicogna in cartapesta alta sette metri. Ci lanceremmo nell’ipotesi che anche questa non fosse passata inosservata.

Per il secondo genito non poteva esimersi, né replicare la trovata di quattro anni fa.
Dalla primavera ad ora ha avuto qualche mese per mettere a punto una nuova idea, senz’altro di grande impatto visivo e armoniosa nella scelta dello stile anche se, ammette l’artista, “Onestamente non è nemmeno un colore che mi piaccia molto ma richiama immediatamente le convenzioni sociali più comuni dedicate alla nascita di un bambino. E poi c’è la casa, che vuol dire famiglia”. La scelta vuole essere anche un messaggio di speranza che va oltre la nascita del figlio: “Tra tutte le sollecitazioni cupe che ci arrivano ogni giorno attraverso le notizie dal mondo, un tratto di ottimismo e di colore acceso ci stava”, ha spiegato. Impossibile dargli torto.

Più di un semplice annuncio

L’opera di Lucchetta e dei suoi ‘soci’ ricorda cosa possa rappresentare la nascita di un figlio (o di una figlia) solo per la famiglia e per la comunità. Anche il sindaco di Farra di Soligo non ha avuto nulla da ridire sulla scelta di dipingere di azzurro la villa di via Belvedere. Almeno chi non abita in condominio può scegliere più o meno liberamente la facciata della propria casa. Figuriamoci se si tratta di una modifica vistosa ma temporanea: “Non resterà di questa tinta molto a lungo, appena qualche settimana. Sempre di tasca mia, riporterò la casa alle tinte pastello di prima”, assicura Lucchetta senior.

Qualcuno lo ha anche accusato di esibizionismo, ma a lui non interessa; fa parte del gioco. Piuttosto, la sua scelta di dipingere la casa di azzurro per la nascita di Ettore è stata anche una mossa di marketing: “ormai gli influencer più o meno di passaggio il loro bravo lavoro sui social lo hanno fatto”, commenta al Corriere del Veneto.

Esperto di installazioni e di rappresentazioni pittoriche, Federico Lucchetta ha anche realizzato un dipinto di 40 metri quadrati nella sala consiliare di Pieve di Soligo in cui sono raffigurati alcuni dei cittadini più celebri della zona. Ma siccome l’arte non sempre paga, papà Lucchetta lavora anche nel settore della ristorazione (cosa bisogna fare per mantenere una famiglia in Italia!).

Dopo la cicogna alta sette metri per Vittoria e la casa dipinta di azzurro per Ettore, ci si chiede se Federico abbia già in mente qualcosa per il prossimo eventuale figlio, ma lui smorza l’entusiasmo: “No, penso proprio che ci fermeremo qui”. Magari qualcuno ci spera facendo leva sul detto ‘Non c’è due senza tre’, che proietterebbe Federico e co. nel novero delle famiglie numerose. Questo proverbio, però, non attecchisce sulla demografia italiana dove il tasso di fecondità è sceso a 1,2 figli per donna.
Ettore è già oltre la media.

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