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Dipendenti insoddisfatti, boom di agenzie di ‘dimissioni’ in Giappone
Boom in Giappone di società come ExitInc che si occupano dell'addio al posto dei lavoratori
Nel post-Covid le 'grandi dimissioni' sembravano essere la cosa più naturale del mondo. Ma non tutti sembrano in grado di affrontare lo stress di questa partenza. Almeno in Giappone, a giudicare dalla fortuna di agenzie come ExitInc, che si occupano di 'dimissioni per procura'. Alla base della fortuna di queste società, a quanto pare, la difficoltà dei dipendenti a tagliare il cordone ombelicale con la propria azienda, in una cultura dove il rapporto di lavoro è vissuto con un approccio quasi simbiotico.
Dimissioni anche in saldo alla 'Ne ho abbastanza'
A fronte di una spesa piuttosto modesta - al massimo intorno a 150 euro, riferisce il Financial Times - queste aziende gestiscono le dimissioni del lavoratore, permettendogli di uscire senza stress, imbarazzi o momenti difficili come lo svuotamento delle scrivanie. E non sono casi isolati visto che il numero di uscite gestite da queste agenzie si è triplicato nel giro di un anno e ora è nell'ordine delle migliaia ogni mese. Una delle più attive Momuri, nome traducibile con 'Ne ho abbastanza', addirittura offre le seconde dimissioni a metà prezzo, per chi volesse licenziarsi due volte nel giro di 12 mesi.
E' il segno di una mobilità 'senza sensi di colpa', piuttosto inedita per il sistema lavorativo giapponese, che nasce anche da un mercato del lavoro in continua contrazione sul quale impatta il calo demografico. Chi è abbastanza qualificato da trovare un buon posto di lavoro si sente abbastanza sicuro di trovarne un altro, in caso di insoddisfazione: solo che - riferisce il Financial Times - questo fenomeno assume dimensioni insolite quando si tratta delle giovani generazioni, magari alle prese con la prima occupazione.
Il periodo con maggiori richieste
Dal momento che l'anno finanziario nipponico inizia il primo aprile, quella è spesso la data di ingresso dei nuovi lavoratori. Peccato che alcuni dei neo-dipendenti chiamino le società di dimissioni per procura già dopo il primo giorno trascorso in ufficio. Alla fine del mese di aprile 2024 la Momuri aveva 'accompagnato' fuori dall'azienda 200 dipendenti incapaci di sopportare i capi, i colleghi, o i compiti loro assegnati. Il quotidiano ricorda come le aziende giapponesi hanno spesso problemi di governance, frutto dell'incapacità di rivedere i vecchi schemi alle nuove realtà lavorative. Ma questo raramente accade: e per chi vuole ripartire c'è sempre un'agenzia che ti aiuta. Non è un caso che ExitInc abbia anche una società 'sorella', ovvero ReBoot che - come dice il nome - aiuta i lavoratori a ripartire, magari con maggiori soddisfazioni.
Economia
B7, Hannappel (Philip Morris): “Transitions e catene...
"Oggi la presidente Emma Marcegaglia presenterà il comunicato finale alla presidente Meloni. All'interno due temi molto importanti. Il primo è la transizione digitale, e in particolare l'intelligenza artificiale, che è fondamentale sia gestita non solo in ambito regolatorio ma anche sotto il profilo delle competenze che vanno create dalla scuola alle università, dall'ingresso in azienda e anche durante la tutta la vita professionale delle persone. Il secondo tema è la sostenibilità delle catene globali del valore, che sono fortemente integrate, specialmente in Italia che è un Paese fortemente esportatore di catene locali di valore, fondamentali per ambiti comunitari ma anche extra G7". Ha dichiarato Marco Hannappel, Presidente e Amministratore Delegato Philip Morris Italia a margine dell’evento B7 Italy 2024, Leading the Transitions Together, l’Engagement Group del G7 presieduto da Confindustria a Roma.
Salute e Benessere
Covid, scoperto il segreto delle forme letali: così mette...
Si chiama ferroptosi la forma di morte cellulare indotta dal virus. Lo studio Usa: "Bersaglio per nuove cure"
Nei casi più gravi di Covid i polmoni subiscono danni estremi. In questi pazienti il virus provoca effetti potenzialmente mortali come polmonite, infiammazione estesa, sindrome da distress respiratorio acuto. Il meccanismo all'origine restava poco chiaro: una lacuna nelle conoscenze su Sars-CoV-2, colmata ora da uno studio della Columbia University pubblicato su 'Nature Communications'. I ricercatori hanno scoperto che dietro l'attacco letale del coronavirus pandemico a livello polmonare c'è la ferroptosi, una forma di morte cellulare che potrà diventare un bersaglio per nuove cure salvavita. "Contrastare la ferroptosi con candidati farmaci mirati - suggeriscono gli scienziati - potrebbe migliorare gli esiti dell'infezione" Covid più severa.
La ferroptosi è stata descritta per la prima volta nel 2012 da Brent Stockwell, che è anche uno degli autori principali del nuovo lavoro. Si tratta di "una tipologia insolita di morte cellulare", mediata dal ferro, "in cui le cellule muoiono perché i loro strati esterni di grasso collassano", spiegano i ricercatori. La ferroptosi "si differenzia dalla forma più comune di morte cellulare, che si verifica sia in contesti patologici sia in processi normali come l'invecchiamento e coinvolge le cellule" stesse, "che sminuzzano le molecole al loro interno" e in pratica si suicidano. La ferroptosi in alcuni casi "è strumentale ai normali processi corporei", ma in altri "può attaccare e uccidere cellule sane". Accade ad esempio "in pazienti con malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson, l'Alzheimer e la Sla".
Questo meccanismo, illustrano ancora gli scienziati, può essere sfruttato in due modi. Da un lato, "indurre intenzionalmente la ferroptosi potrebbe contrastare patologie come il cancro" che, come noto, è associato a una pericolosa proliferazione cellulare incontrollata. D'altro canto, "la capacità di inibire la ferroptosi potrebbe offrire ai medici nuovi modi per combattere la morte cellulare quando non dovrebbe verificarsi, come nel caso della malattia polmonare Covid-19". Il nuovo lavoro "aggiunge informazioni cruciali alla nostra comprensione di come Covid colpisce l'organismo e migliorerà significativamente la nostra capacità di combattere le forme potenzialmente letali della patologia", afferma Stockwell. "Speriamo - auspica l'autore - che queste importanti scoperte possano migliorare la nostra capacità di affrontare questa malattia perniciosa che, in troppi casi, uccide ancora".
Cronaca
Agricoltura, Pesce (Crea): “Ricerca pubblica e privata...
“Quello di cercare di ridurre al minimo l’impatto dell’azione antropica, con degli effetti positivi soprattutto per le generazioni future, è un tema che ci vede uniti, ricerca pubblica e ricerca privata”. Così Alessandra Pesce, direttrice del centro di politiche e bioeconomia del Crea, a margine del panel "Ricerca pubblica e privata: un intreccio sempre più indissolubile?", svoltosi nel corso dell’ottava edizione del Mantova Food & Science Festival, durante il quale è stata approfondita l’importanza della collaborazione tra enti pubblici e privati in materia di ricerca, in particolare per lo sviluppo di nuove tecnologie da immettere sul mercato, nel campo dell’agricoltura.