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Istat, ecco la revisione 2021 della Classificazione delle professioni

Nasce con l’obiettivo di aggiornare la tassonomia intervenendo principalmente sul massimo livello di dettaglio, ovvero sulle unità professionali e relativi esempi

Istat, ecco la revisione 2021 della Classificazione delle professioni

La Classificazione delle professioni dell'Istat è lo strumento che permette di ricondurre le diverse occupazioni presenti nel mercato del lavoro in specifici raggruppamenti, utili per comunicare, diffondere e integrare dati statistici sulle professioni, garantendo anche la comparabilità a livello internazionale. Nel 2021 l’Istat ha avviato i lavori di aggiornamento della Classificazione per accogliere anche questa volta i principali cambiamenti intercorsi negli ultimi anni, fortemente legati all’innovazione tecnologica e informatica, all’evoluzione dei processi organizzativi del lavoro che ha coinvolto sia il settore pubblico sia il settore privato, nonché ai cambiamenti normativi sopraggiunti.

Questa revisione non riguarda l’impianto metodologico della Classificazione, ma nasce con l’obiettivo di aggiornare la tassonomia intervenendo principalmente sul massimo livello di dettaglio, ovvero sulle unità professionali e relativi esempi. La prossima revisione avverrà in seguito all’aggiornamento della Isco, previsto per il 2028, a seguito del quale verranno accolte eventuali innovazioni metodologiche o cambiamenti strutturali più profondi.

Sebbene la Classificazione delle professioni nasca con fini statistici e conoscitivi, nel tempo il suo utilizzo è stato esteso anche a scopi amministrativi e informativi. Numerosi enti come il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, l’Inps, l’Inail, le università, per citarne alcuni, usano la Classificazione delle Professioni per le loro esigenze, richiedono dati aggiornati sulle professioni e contribuiscono a loro volta ad accrescere il patrimonio informativo su questo tema. Proprio in virtù dell’uso congiunto che ne viene fatto e dei molteplici scopi di utilizzo, l’Istat ha costituito un Comitato interistituzionale, il cui lavoro sarà illustrato nei prossimi paragrafi, per condurre i lavori di revisione e arrivare alla definizione della nuova Classificazione delle Professioni (CP2021) in modo condiviso. La nuova versione della Classificazione delle professioni è entrata in vigore il 1° gennaio del 2023.

L’aggiornamento della Classificazione delle professioni nasce dall’esigenza primaria di riuscire a cogliere le trasformazioni del mercato del lavoro e rendere efficiente lo strumento classificatorio. Le professioni sono, infatti, entità in continua evoluzione: la loro stessa natura e la modalità con cui vengono svolte risentono delle innovazioni che coinvolgono i materiali, le tecnologie, i processi organizzativi e produttivi, elementi che a loro volta modificano le competenze richieste per il loro svolgimento.

Nel passaggio dalla vecchia alla nuova Classificazione si è proceduto mantenendo invariati i nove grandi gruppi e modificando in modo molto limitato le numerosità dei gruppi, delle classi e delle categorie: nella nuova classificazioni vi sono tre gruppi in più, una classe in più e una categoria in meno. I cambiamenti più consistenti hanno riguardato, invece – in linea con le indicazioni ricevute - il numero delle unità professionali e il numero degli esempi: le unità professionali diventano 13 in più (ne sono state aggiunte 19 ed eliminate 6), gli esempi sono 60 in più (124 aggiunti e 64 eliminati).

Il primo grande gruppo 'Legislatori, imprenditori e alta dirigenza' è quello che, tra tutti, ha subìto le modifiche più consistenti nel passaggio dalla vecchia alla nuova Classificazione. Con il supporto dei membri del Comitato, in particolar modo del Dipartimento di Funzione Pubblica, sono state apportate alcune revisioni già a partire dal livello delle categorie, quindi dal IV digit in poi, al fine di sanare alcuni squilibri presenti nella rappresentazione dei comparti pubblici emersi nel corso del confronto interistituzionale. A livello di categorie, tra i cambiamenti di maggior rilievo si deve ricordare l’accorpamento di alcune categorie della Pubblica amministrazione che, nella vecchia Classificazione, erano state mantenute distinte. Ciò è avvenuto sia per i direttori sia per i dirigenti della Pubblica amministrazione. Mentre nella vecchia Classificazione i direttori del comparto istruzione erano stati mantenuti distinti dagli altri direttori della Pubblica amministrazione, nella nuova Classificazione è stata mantenuta soltanto la seconda categoria più generica, dal momento che la figura del direttore in ambito scolastico non esiste più.

Anche per i dirigenti la vecchia classificazione distingueva, a livello di categorie, tra dirigenti della Pubblica amministrazione e dirigenti scolastici: nella nuova Classificazione si è proceduto all’accorpamento delle due categorie, annoverando anche la scuola tra gli ambiti di competenza dei dirigenti operanti nella Pubblica amministrazione. Sempre a livello di categorie, un ulteriore cambiamento avvenuto nel primo grande gruppo ha riguardato i magistrati. Nella nuova Classificazione vengono mantenuti nel primo grande gruppo soltanto i magistrati che ricoprono un ruolo dirigenziale, mentre tutti gli altri vengono ricollocati nel secondo grande gruppo (professioni specialistiche). Pertanto, il primo grande gruppo raccoglie esclusivamente i magistrati con funzioni direttive e di coordinamento - come, per esempio, il consigliere della Corte dei Conti, il consigliere di Stato, il Presidente aggiunto, il Presidente del Consiglio di Stato, il Primo Referendario – riuniti in un’unica categoria anziché due.

A livello di unità professionali, tra le modifiche principali apportate al primo grande gruppo, le più significative hanno riguardato la riorganizzazione della dirigenza per quanto riguarda il settore pubblico e alcuni imprenditori di specifici ambiti commerciali nel settore privato. Nella nuova Classificazione fra i direttori della Pa si è attribuita una unità professionale specifica ai direttori nelle regioni, nelle province autonome e negli enti locali. separandola dai Direttori di amministrazioni centrali (Norme di attuazione dell’articolo 11 della legge 7 agosto 2015, n. 124). Inoltre, si è ritenuto opportuno riorganizzare le unità della dirigenza prevedendo una unità per i dirigenti amministrativi e una unità per la dirigenza tecnica e creando due unità professionali distinte per i dirigenti sanitari e per i dirigenti medici. A differenza della precedente, la nuova Classificazione consente di isolare coloro che esercitano un ruolo dirigenziale in ambito sanitario (come, per esempio, i direttori di Asl) da coloro che, oltre a un ruolo dirigenziale, ricoprono anche la funzione di medico (dirigente medico, dirigente veterinario, dirigente odontoiatra).

Infine, sul fronte del settore privato si è optato per tenere separate alcune unità relative a imprenditori, direttori e amministratori di grandi e piccole aziende operanti in specifici settori commerciali. Nel dettaglio sono state disgiunte le unità professionali degli imprenditori, direttori e amministratori che operano nella manifattura e nell'estrazione dei minerali dalle unità professionali di quelli che operano nella produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua; i rispettivi esempi sono stati ricollocati a seconda dell’ambito di pertinenza. Lo stesso criterio è stato seguito per gli imprenditori, direttori e amministratori che lavorano nel commercio e nella riparazione di autoveicoli e motocicli che sono stati isolati dagli imprenditori, direttori e amministratori che lavorano, invece, in settori diversi dall’automotive attraverso la creazione di due unità professionali separate e l’opportuna ricollocazione dei relativi esempi.

Come il primo grande gruppo, anche il secondo grande gruppo 'Professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione' ha subìto numerose modifiche nel passaggio dalla vecchia alla nuova Classificazione. Le revisioni al secondo grande gruppo hanno riguardato più livelli della Classificazione, dai gruppi fino agli esempi. La novità più importante è stata l’introduzione del nuovo gruppo riservato agli specialisti del settore dell’Information and Communication Technologies (ICT), un pilastro fondamentale della nostra società e sempre in continua evoluzione. Negli ultimi anni si sono verificati tanti cambiamenti per i profili professionali operanti nel campo ICT, con l’innovazione di processi e dello sviluppo di intere aree come quello della sicurezza informatica e si è assistito alla nascita e alla diffusione di professioni del tutto nuove, tra le quali è facile fare confusione.

Da queste riflessione è nata la necessità di separare le professioni di questo settore, già presenti nell’ex-gruppo 2.1-Specialisti in scienze matematiche, informatiche, chimiche, fisiche e naturali della vecchia Classificazione e collocarle in un gruppo specificatamente dedicato, insieme ad altre professioni emergenti dello stesso settore: il gruppo 2.7-Specialisti nelle tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Di conseguenza, a cascata, i codici delle professioni dell’ICT già esistenti nella vecchia Classificazione sono stati modificati nella nuova in virtù dell’avvenuto cambio di gruppo (quindi nuovi codici anche a livello di classi, categorie, unità professionali). Questa modifica ha inoltre comportato un ulteriore adeguamento alla Isco-08 dove il gruppo ICT è presente.

A livello di categorie sono state aggiunte quelle relative a cartografi e specialisti dei sistemi informatici e agli specialisti delle scienze pedagogiche, e il nome abbinato alla categoria degli Ingegneri elettronici e in telecomunicazioni è stato modificato in Ingegneri dell’informazione.

Maggiori modifiche, invece, ci sono state a livello di unità professionali. E' stata scissa in due la ex-unità professionale degli Ingegneri elettrotecnici e dell'automazione industriale, suddividendola tra Ingegneri elettrotecnici e Ingegneri della automazione. Sono state inserite nuove unità professionali per tener conto sia di figure professionali emerse di recente nel panorama del mercato del lavoro sia di figure professionali più tradizionali che erano state omesse nella vecchia Classificazione (cartografi, fotogrammetristi e specialisti nei sistemi informativi geografici; tecnologi alimentari; pedagogisti; specialisti nella conservazione dei beni culturali). Altre unità professionali sono state modificate per adottare un linguaggio più attuale o per tener conto della digitalizzazione dei processi (ingegneri progettisti di hardware al posto degli ingegneri progettisti di calcolatori e loro periferiche; archivisti e conservatori di documenti digitali al posto degli archivisti).

Inoltre, considerate le numerose figure professionali nate di recente soprattutto nell’ambito dell’ICT ma non solo, anche gli esempi del secondo grande gruppo sono stati arricchiti nell’ottica di una maggiore esaustività. Oltre a una serie di figure informatiche (data scientist, data analist, security engineer, security architect, specialista di blockchain, ecc.) la nuova Classificazione prevede anche il fundraiser (chi si occupa della definizione e della realizzazione di una strategia di raccolta fondi) e il media educator (chi svolge un’attività educativo/didattica per sviluppare la comprensione critica dei mass media, la loro natura e le tecniche/linguaggi utilizzati nella costruzione dei messaggi divulgati).

Il terzo grande gruppo, le 'Professioni tecniche', ha subito cambiamenti molto limitati nel passaggio alla nuova Classificazione a livello di categorie e unità professionali e più significative a livello di esempi. A livello di categorie, la revisione ha consentito di inserire i tecnici dei sistemi informativi geografici, a fronte dell’introduzione nel secondo grande gruppo dell’unità professionale dei cartografi, fotogrammetristi e specialisti nei sistemi informativi geografici. A livello di unità professionali sono state inserite due nuove unità professionali non ancora previste dalla Classificazione (ergonomo e tecnico biologo).

La novità più consistente è stata l’introduzione di numerosi esempi per tenere conto di figure professionali nate di recente e sempre più diffuse nel panorama lavorativo (videomaker, youtuber, blogger, influencer, operatore di drone, ecc.), ma anche di figure professionali non propriamente nuove ma comunque assenti nella vecchia Classificazione (come mediatore familiare, chinesiologo e tecnico socio-pedagogico). La revisione della Classificazione ha rappresentato anche l’occasione per modificare i nomi di alcuni esempi, sostituendo il termine junior, usato per identificare alcuni professionisti in possesso della laurea triennale, con tecnico (tecnico chimico al posto di chimico junior, tecnico agronomo anziché agronomo junior, ecc.), considerato che l’appellativo junior nel linguaggio comune è solitamente riferito all’anzianità lavorativa piuttosto che al titolo di studio posseduto.

Il quarto grande gruppo 'Professioni esecutive del lavoro d’ufficio' rimane sostanzialmente invariato nel passaggio dalla vecchia alla nuova Classificazione. Le minime revisioni, proposte principalmente dal dipartimento della Funzione Pubblica, sono derivate dall’esigenza di svecchiare la terminologia utilizzata nella precedente Classificazione.

Nel caso di alcune unità professionali più generiche, si è ricorso all’analisi dei dati testuali provenienti dalla Rilevazione sulle forze di lavoro per valutare se apportare cambiamenti nel nome, per tentare di ridurre l’uso ricorsivo di una specifica unità, come avviene ad esempio con 'l’addetto agli affari generali'. Tuttavia, le descrizioni che gli intervistati hanno fornito circa le mansioni svolte per questa professione sono risultate coerenti e giustamente riconducibili a una vasta gamma di azioni trasversali, giustificando il ricorso ripetuto a questa unità. A livello di gruppi, nella Classificazione revisionata si è preferito eliminare dai descrittivi il termine impiegato lasciando soltanto il termine addetto, considerato che la parola impiegato è riferita più al ruolo ricoperto nella professione che non alle mansioni svolte, in particolare nella Rilevazione sulle forze di lavoro essa rappresenta una categoria della variabile 'Posizione nella professione'.

Il quinto grande gruppo 'Professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi', come il primo e il secondo grande gruppo, è stato abbondantemente rimaneggiato nel passaggio dalla vecchia alla nuova Classificazione. La principale revisione ha investito l’articolazione dei gruppi. Si è deciso di dividere in tre gruppi distinti l’ex gruppo 5.4-Professioni qualificate nei servizi culturali, di sicurezza e alla persona, poiché reputato eccessivamente eterogeneo. Se la vecchia Classificazione racchiudeva in tale gruppo alcune professioni qualificate molto distanti tra loro per ambito di competenza, la nuova Classificazione le riarticola in tre gruppi distinti, a seconda del tipo di servizio fornito: servizi culturali, servizi alle persone e servizi di sicurezza. Da questa modifica è derivata, a cascata, una puntuale riassegnazione di nuovi codici a livello di classi, di categorie e di unità professionali.

Un secondo significativo cambiamento ha riguardato lo spostamento dei maestri d’arte e mestieri. Se nella vecchia Classificazione rappresentavano una classe del quinto grande gruppo, nella nuova è stato deciso di spostarli nel terzo grande gruppo come unità professionale sotto la categoria degli Insegnanti nella formazione professionale, per dare maggiore importanza all’aspetto formativo che connota questo tipo di professioni. Tali lavoratori, infatti, trasferiscono in percorsi di formazione o di addestramento non professionale cognizioni pratiche per svolgere attività di tipo artigianale di riparazione e produzione di manufatti nel campo della sartoria, della maglieria e degli accessori d’abbigliamento, della decorazione, della ceramica, della legatoria, della bigiotteria e della gioielleria e di altre attività legate all'artigianato locale o etnico, oppure per esercitare nel tempo libero attività di tipo espressivo o di servizio e cura della persona nel campo dell'arredamento, dell'antiquariato, della cucina e del maquillage.

Inoltre, con la revisione della Classificazione, si è ritenuto opportuno spostare alcuni esempi. Mentre nella vecchia Classificazione alcune professioni rivolte alla cura delle persone, ma svolte prevalentemente fuori da contesti sanitari-ospedalieri, erano collocate nell’ex-gruppo delle Professioni qualificate nei servizi culturali, di sicurezza e alla persona, nella nuova Classificazione sono stati spostati nel gruppo delle Professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali, in virtù della loro affinità con le professioni sanitarie vere e proprie. Anche in questo caso la decisione è stata presa mediante il supporto di quanto emerso dall’analisi testuale dei dati provenienti dalla Rilevazione sulle forze di lavoro. In alcuni casi specifici, infatti, le descrizioni che gli intervistati hanno dato circa le mansioni svolte nell’assistenza e nella cura delle persone in contesti informali sono risultate molto più affini a quelle fornite da coloro che svolgevano compiti assistenziali in contesti più formali, discostandosi invece da quelle di altre figure professionali con cui tradizionalmente condividevano l’unità professionale (badanti, accompagnatore di invalido, animatore residenze per invalidi, ecc.). Nello specifico, sono stati ricollocati i seguenti esempi: operatore sociale per assistenza a domicilio, operatore socioassistenziale, aiuto infermiere per cure a domicilio, assistente domiciliare, assistente sociosanitario con funzioni di sostegno in istituzione, ecc.

Il sesto grande gruppo 'Artigiani, operai specializzati e agricoltori' non ha subìto cambiamenti. L’unica novità è rappresentata dall’aggiunta di un nuovo esempio, ovvero l’affinatore di formaggi, che è stato collocato sotto l’unità professionale 65150-Artigiani ed operai specializzati delle lavorazioni artigianali casearie.

Il settimo grande gruppo 'Conduttori di impianti, operai di macchinari fissi e mobili e conducenti di veicoli' ha subìto una minima modifica, utile a identificare più adeguatamente i lavoratori che trasportano soltanto persone dai lavoratori che trasportano esclusivamente merci. Dall’analisi dei dati provenienti dalla Rilevazione sulle forze lavoro è emerso, infatti, che il trasportatore di merci veniva collocato indistintamente nel settimo grande gruppo, nell’unità Autisti di taxi, conduttori di automobili, furgoni e altri veicoli, che, come si può vedere, comprende il conducente di furgone e nell’ottavo grande gruppo, nell’unità 'addetto alla consegna merci' generando confusione e un problema di mancata esclusività della Classificazione. Pertanto, nella nuova Classificazione delle professioni la Categoria 7421 e la relativa unità professionale 74210 sono state modificate da autisti di taxi, conduttori di automobili, furgoni e altri veicoli in autisti di taxi, conduttori di automobili, furgoni e altri veicoli per il trasporto di persone.

A fronte del cambiamento introdotto nel settimo grande gruppo, con la revisione della Classificazione l’ottavo grande gruppo 'Professioni non qualificate' ha visto modificare l’unità professionale 81330 da Addetti alle consegne in Addetti alle consegne di merci e, di conseguenza, includere l’esempio conducente di furgone per trasporto e consegna merci (nella vecchia Classificazione l’esempio più generico conducente di furgone compariva annoverato tra gli esempi del settimo grande gruppo). Altri piccole modifiche hanno riguardato l’introduzione di ulteriori esempi, quali: rider, comparsa (di cinema, tv, teatro, ecc.), casellante autostradale. Il nono grande gruppo 'Forze armate' non ha subito alcuna modifica.

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1 maggio, Margiotta (Confsal): “Occupazione,...

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Così il segretario generale di Confsal aprendo la giornata del lavoro di Confsal in piazza del Plebiscito a Napoli

Angelo Raffaele Margiotta, segretario generale di Confsal

"Nel contesto attuale, aggravato dalle frequenti morti sul lavoro, dalla disparità retributiva e da una occupazione giovanile che fatica a decollare, il primo maggio assume un valore ancor più denso di significato”. Lo ha dichiarato il segretario generale di Confsal Angelo Raffaele Margiotta, aprendo la giornata del lavoro di Confsal in piazza del Plebiscito a Napoli.

"Da questa piazza e da tutte le piazze delle Regioni d’Italia - ha continuato Margiotta - rivendichiamo con forza il valore e la dignità del lavoro pubblico e privato ribadendo le priorità fondamentali: occupazione giovanile attraverso lo sviluppo del Mezzogiorno; equità retributiva, un piano straordinario per la sicurezza nei luoghi di lavoro".

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Inps: Valeria Vittimberga direttore generale, al via nuovo...

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La Dg sarà a capo di una macchina complessa, pilastro del welfare del Paese

Valeria Vittimberga, direttore generale Inps

Con la nomina di Valeria Vittimberga a direttore generale prende il via definitivamente il nuovo corso dell’Inps presieduto da Gabriele Fava. Valeria Vittimberga, già direttore centrale risorse strumentali e centrale acquisti, fonda le basi della sua azione manageriale su un solido curriculum di studi e su una lunga carriera nei ruoli dirigenziali. La Dg sarà a capo di una macchina complessa, pilastro del welfare del Paese, chiamata ad alimentare e sostenere una rete di protezione sociale fatta di più di 400 prestazioni erogate a 42milioni di cittadini-utenti. Questa nomina avviene in un momento importante, in una fase di ricambio generazionale dell'Istituto e di definizione di nuovi equilibri tra il centro e il territorio. E' quanto annuncia una nota dell'Inps.

“L’Inps è attivamente ingaggiato nell'attuazione del Pnrr ed è protagonista della digitalizzazione della Pa. In questo senso, tra gli indirizzi del mio mandato -ha affermato Valeria Vittimberga- ci saranno la trasparenza e il rigore morale come riferimento di una rinnovata azione amministrativa. Per ampliare ancor più il suo ruolo di presidio di legalità, l’Inps dovrà presentarsi come una casa di vetro, dove proprio la trasparenza nei confronti dei cittadini, degli stakeholder e dell’ecosistema comunicativo non deve essere solo uno slogan o un dettato normativo, ma una prassi interiorizzata”.

Commentando la nomina il presidente Gabriele Fava ha affermato: “La tempestività della decisione tra l’insediamento del nuovo Cda, la proposta del nome del nuovo Direttore generale e l'effettiva nomina rappresenta un segnale forte che vogliamo dare al Paese e di cui ringrazio il ministro Elvira Calderone e il Governo tutto. Ringrazio, inoltre, Antonio Pone (dg facente funzioni) e tutti i dirigenti e funzionari che con spirito di servizio hanno guidato questa delicata fase di passaggio. Con il nuovo assetto organizzativo prende il via quel progetto di Inps su cui il Parlamento mi ha dato fiducia e che ha l’obiettivo di supportare l'evoluzione del nostro sistema di welfare da difensivo a generativo, puntando sulla effettiva centralità delle persone, che sarà connotato da concretezza, efficienza e semplificazione su obiettivi definiti”.

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Criad, incontro su evoluzione dell’intelligenza...

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Sono sempre maggiori i casi in cui risulta difficile discernere tra scelte attribuibili alla volontà della persona-programmatore o ai sistemi di IA implementati

Criad, incontro su evoluzione dell'intelligenza artificiale nel settore legislativo

L’evoluzione dell’intelligenza artificiale va di pari passo con il costante impegno del legislatore nel cercare di istituire norme adeguate. Sono sempre maggiori, infatti, i casi in cui risulta difficile discernere tra scelte attribuibili alla volontà della persona-programmatore o ai sistemi di IA implementati. Il prossimo 7 maggio Stefano Preziosi, ordinario di Diritto penale presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’università degli Studi di Roma Tor Vergata e coordinatore scientifico del nuovo Centro di ricerca su intelligenza artificiale e diritto (Criad) https://giurisprudenza.uniroma2.it/criad/ dell’Università di Roma Tor Vergata, è tra i protagonisti del convegno intitolato 'Intelligenza artificiale e responsabilità umana. Uno spazio non libero dal diritto. Nuova disciplina europea e ordinamento interno', organizzato da Dipartimento di Giurisprudenza – Criad e Ordine degli Avvocati di Roma, presso la Cassa Forense a Roma in via Ennio Quirino Visconti 8, in cui si mette a fuoco il rapporto tra diritto e intelligenza artificiale.

I sistemi di IA sono quelli che per analogia possono definirsi organizzazioni complesse capaci di produrre decisioni autonome, cioè non completamente governate né governabili dall’uomo. Un aspetto cruciale in ambito di diritto è che più aumenta la capacità di auto apprendimento delle intelligenze artificiali – attraverso gli strumenti di machine learning – maggiori saranno in futuro le cautele necessarie nell’attribuire responsabilità ai programmatori del software originario.

“La premessa fondamentale - sostiene Preziosi - è che ormai qualunque regolamentazione della materia deve accettare che non è più possibile difendere l’esclusività del dominio dell’uomo sulla macchina. In quest’ottica, nulla esclude che si possa pensare ai sistemi di IA anche in chiave di centri di imputazione giuridica e di persone giuridiche. Fondamentale diventa per il futuro la definizione di ambiti di rischio permesso nel quadro di precisi limiti normativi. Diventa perciò necessaria la creazione di uno ‘Statuto dell’IA’ per definire un’area di rischio permesso, considerato che non è (sempre) possibile stabilire a priori la decisione finale che il sistema prenderà, dipendendo quest’ultima da un comportamento fortemente adattativo della macchina”.

Il Criad (Centro di ricerca su intelligenza artificiale e diritto) è il Centro di ricerca dipartimentale istituito all’inizio del 2024 su proposta di quattordici professori ordinari del Dipartimento di Giurisprudenza di Roma Tor Vergata. Attualmente i componenti del consiglio scientifico del Centro sono i docenti Carlo Bonzano, Maria Floriana Cursi, Roberto Fiori, Enrico Gabrielli,Giovanni Guzzetta, Raffaele Lener, Venerando Marano, Francesco Saverio Marini, Donatella Morana, Andrea Panzarola, Stefano Preziosi, Giuseppe Santoni, Adolfo Scalfati, Alberto Zito.

Preziosi ne è coordinatore scientifico: “L'ampiezza del Consiglio garantisce una competenza e una rappresentanza praticamente di tutte le branche del diritto che entra necessariamente in gioco con l'IA: in primo luogo perché i sistemi che se ne avvalgono generano inevitabilmente contenzioso; poi perché il contenzioso in questione non può facilmente risolversi sempre sulla base dei principi consolidati”.

“Vi è inoltre - precisa il giurista Preziosi - un problema regolativo: deve il diritto disciplinare i sistemi di IA? La questione è molto delicata perché ha a che fare con la possibilità di disciplinare lo sviluppo scientifico. Molti vedono i tentativi di stabilire regole giuridiche come lacci al progresso, altri invece auspicano l'intervento di un regolatore terzo, che non siano le grandi aziende di gestione dei dati e dei motori di ricerca (big data)”.

“Vi sono poi implicazioni politico-giuridiche: la tenuta dei sistemi democratici al cospetto della possibile costruzione/manipolazione del consenso con l'IA generativa così come il potenziale carattere sostitutivo dell'IA rispetto al decisore politico. I timori e le lodi a questo sistema di intelligenza artificiale penso che lascino il tempo che trovano”.

“E' più interessante - conclude il giurista - una riflessione filosofica, in cui ci si domandi quale può essere il destino dell'uomo nella nuova dimensione tecnologica: seguire il percorso della storia delle idee alla luce di questo orizzonte fenomenologico, esistenziale, scientifico, in cui la centralità dell'essere umano può entrare in crisi, nell'idea magari che ci sia qualcosa di migliore del pensiero e dell'agire umani, capace di evitarci (secondo questa idea) molti disagi, e perfino molte sciagure come carestie, guerre e altro”.

“Il momento è propizio - commenta Preziosi - da poco è stato approvato dal Parlamento europeo il regolamento sull'IA e nei prossimi mesi dovrebbe essere varato dopo l'ultimo passaggio formale dalla Commissione europea”.

Anche in una recente intervista il professore di Roma Tor Vergata ha approfondito il ragionamento sulle normative in studio a livello europeo riguardo questa tecnologia avanzata, sottolineando che “Il Consiglio dell’Ue dovrà terminare l’iter approvativo nei prossimi mesi, dopodiché il Regolamento europeo sull’intelligenza artificiale sarà diritto dell’Unione” e come tale applicabile, anche se ci vorranno provvedimenti normativi nazionali di attuazione di questo regolamento.

Le nuove regole imporranno dei sistemi di compliance che impegneranno le imprese e gli enti più in generale, ma anche gli operatori del diritto, che saranno chiamati a confrontarsi con tali regole in sede di loro applicazione o di consulenza. Verranno poste le basi di vari aspetti regolativi: gli usi vietati, i controlli, la valutazione prognostica dei rischi, la riserva di umanità nella programmazione algoritmica, il rapporto con la gestione dei dati e le relative garanzie individuali e molto altro ancora.

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