Parte la stagione dello sci, ecco il costo ambientale degli impianti
Un turismo dolce è la possibile alternativa da percorrere
L’inverno, la neve e gli scii potrebbero diventare un vago ricordo. La speranza è che ciò non accada mai, ma il cambiamento climatico in corso ha portato a delle sfide che vedranno proprio il settore del turismo invernale tra quelli che maggiormente potrebbero risentire di una crisi profonda, ambientale sicuramente, ma anche e soprattutto economica.
Per il momento, nonostante il rischio non sia così lontano, non ci sono dubbi che a Natale e Capodanno gli impianti sciistici possano essere sold out perché, anche se l’inflazione è alta e si sciolgono i ghiacciai, alle vacanze proprio non si è disposti a rinunciare. A salvarsi in questo contesto così complesso è il settore del turismo invernale che anche per questa stagione porta a casa degli ottimi risultati in termini di prenotazioni e di numero di lavoratori e manodopera impiegato. Ma varrà lo stesso per la prossima stagione? Scopriamolo insieme.
L’industria sciistica
All’aumentare del riscaldamento globale aumenta la mancanza di neve. Senza innevamento si prevede che il 53% e il 98% delle 2.234 stazioni sciistiche studiate in 28 paesi europei saranno ad altissimo rischio con un riscaldamento globale rispettivamente di 2 e 4 gradi. Queste le analisi e le stime del report ‘Climate change exacerbates snow-water-energy challenges for European ski tourism’ di Nature che, già quest’estate, si interrogava sui possibili scenari riguardanti l’uso della neve artificiale in mancanza di quella naturale.
Il problema che maggiormente colpisce l’industria sciistica, infatti, è l’elevato fabbisogno di energia elettrica e di acqua, proprio per i dispositivi di innevamento artificiale che spesso impattano negativamente anche sulle emissioni globali di gas serra. L’impatto altrettanto dannoso di tali impianti colpisce sugli ecosistemi e sulla biodiversità, dettando i periodi produttivi delle specie faunistiche e posticipando, ad esempio, le fioriture. In altre parole, si potrebbe pensare che gli impianti sciistici non siano del tutto “Green” e che spesso apportino delle conseguenze indicative di un cambio di rotta che siamo, invece, chiamati ad intraprendere, ma che passa in secondo piano quando si parla di migliaia di lavoratori impiegati ogni anno in tali attività lavorative.
Ancora una volta, il punto di equilibrio è ciò verso cui si intende procedere: una ricerca che tenga conto delle necessità economico-sociali, senza danneggiare l’ambiente. Una ricerca che, però, richiede scelte consapevoli e coraggiose da parte di tutte le amministrazioni.
Il sold out
L’agenzia Albergatore Pro ha svelato alcuni dati sulle prenotazioni per i prossimi mesi, stimando essere stato riservato il 39% delle camere disponibili, mentre per l’intera stagione si parla del 44,75%: +4,18% rispetto allo scorso anno. Il picco è previsto per il Ponte dell’Immacolata per cui le prenotazioni sono già oltre il 60% e per la seconda metà di dicembre, l’occupazione provvisoria è del 49,5% (+7% rispetto al 2022), e le tariffe medie giornaliere si attestano attorno ai 240 euro. Per gennaio le camere vendute corrispondono attualmente al 51,3% (con un aumento del 10,6% rispetto allo scorso anno), mentre, per febbraio si parla del 46,5% di prenotazioni (+3,9% rispetto al 2022).
Le località di Madonna di Campiglio, Bormio e Cortina pare guideranno la classifica, con la Riviera Romagnola al completo per Capodanno. I dati preannunciano un quasi sold out che riflette quello del primo trimetre del 2023 in cui hanno viaggiato in 12 milioni di italiani, superando i dati pre-pandemici.
Approccio sostenibile: è possibile?
Quando si pensa a località montane e sciistiche spesso si immaginano paesaggi destinati al solo uso e consumo dei turisti in determinati periodi dell’anno, ma alla sfida di equilibrare economia e ambiente c’è anche quella al rispetto della montagna. Secoli fa, infatti, si aveva a che fare con dei posti immersi in un’aurea di sacralità che tendevano ad innalzare l’uomo -letteralmente - verso posti lontani dalle città, nel rispetto di chi, quegli stessi posti, li viveva tutto l’anno. Come molte città d’Italia, però, che si sono trasformate diventando dei “non luoghi”, in cui trovare un residente, nato e cresciuto in queste città e che provenga da diverse generazioni di “local”, diventa un’impresa ardua. E lo stesso sta accadendo alle città ospitanti il turismo invernale.
Aperte alle folle, con lavoratori stagionali, rischiano di diventare lunapark per adulti in cui l’ambiente diviene solo un prodotto consumistico, l’ennesimo, di cui preoccuparsi solo se appagante e per il breve periodo - sempre meno considerato che molti scelgono vacanze brevi di 4-5 giorni - da consumare e gettar via.
Un turismo dolce
Una via sostenibile da prendere come esempio è quella che viene definita “Turismo dolce” e che vedrà, nei prossimi anni, il possibile cambio di rotta. Si tratta di un turismo che ha nel suo Dna un approccio morbido nei confronti dell’ambiente: rispetto, attenzione e cura per le zone a rischio. È la forma di turismo che prevede la sopravvivenza dell’economia del terziario in piccoli borghi e località montane al di sotto del 1600 metri, in cui è già sparita la neve, e che potrebbe sopravvivere grazie a percorsi e sentieri di camminata e trekking e attraverso la riscoperta delle attrazioni culturali e storiche di tali località. Una sfida che si può intraprendere solo se si deciderà di mettere in atto un ammodernamento e messa in sicurezza delle infrastrutture.
Sostenibilità
Rifiuti, Cic e Biorepack: Osservatorio Bioriciclo per...
Obiettivo, portare impurità sotto il 5%. Presentato a Ecomondo per diffondere buone pratiche di raccolta differenziata
Il tasso di materiali non compostabili nell’umido è pari al 7,1%. Ciò causa in media una rimozione del 21,9% dei rifiuti conferiti agli impianti di trattamento. E' quanto emerge dalle analisi condotte dal Centro Studi Cic, numeri dai quali emerge la necessità di uno strumento strategico per diffondere le buone pratiche di raccolta e riciclo del rifiuto organico e degli imballaggi in bioplastica biodegradabile e compostabile. E' l'obiettivo dell’Osservatorio Bioriciclo, voluto dal Consorzio Italiano Compostatori e dal Consorzio Biorepack, presentato oggi a Ecomondo, la fiera di riferimento per il settore della green e circular economy.
L’urgenza di un organismo che rafforzi la transizione all’economia circolare nell’ambito della raccolta dei rifiuti organici è tutta nei numeri. La raccolta differenziata dell’umido e degli imballaggi compostabili è obbligatoria in Italia da più di due anni e nel resto della Ue da gennaio scorso. Tuttavia, ancora oggi, all’interno dei rifiuti organici conferiti agli impianti di trattamento sono presenti importanti quantità di materiali non compostabili, che possono compromettere in maniera tangibile l'efficienza e la sostenibilità dell’intero sistema di gestione dei rifiuti organici: si tratta in particolare di plastica tradizionale, vetro e metalli.
Secondo recenti analisi condotte dal Centro Studi Cic la percentuale media degli MNC in ingresso negli impianti è del 7,1% del totale, superiore quindi al limite obbligatorio del 5% previsto dai Criteri Ambientali Minimi del ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica. Una quantità ancor più preoccupante se si considera che essa causa uno scarto medio nazionale di materia durante le fasi di trattamento pari al 21,9%, riducendo sensibilmente la quantità di compost prodotto alla fine del processo nonché la percentuale di effettivo riciclo, vero obiettivo da porsi sia come Comuni che come operatori del trattamento.
Attraverso l'Osservatorio Bioriciclo, i due Consorzi fondatori intendono creare un punto di riferimento in grado di fornire informazioni utili, chiare ed efficaci per migliorare la quantità e la qualità della raccolta differenziata dell’umido e al tempo stesso per il corretto conferimento, insieme al resto dei rifiuti organici, di sacchetti, piatti, bicchieri e altri manufatti in bioplastica compostabile: questi ultimi infatti non creano problemi di riciclabilità dell’organico, anzi sono stati concepiti proprio per agevolare la corretta raccolta da parte dei cittadini. Inoltre rappresentano attualmente poco più dell’1% in peso secco su oltre 8 milioni di tonnellate di rifiuti a matrice organica gestiti annualmente in Italia.
“L’Osservatorio si propone di fornire informazioni su eventi, normative, approfondimenti scientifici e novità del settore - spiega Lella Miccolis, presidente del CIC - generando consapevolezza e diffondendo nuove prospettive che puntano sempre più a un’economia circolare e a una transizione verde. In linea con gli obiettivi dell'Unione Europea, l'Osservatorio si impegnerà nel fornire chiarimenti e risposte a dubbi e domande, contribuendo attivamente a migliorare la gestione dei rifiuti organici”.
Per raggiungere l’obiettivo di ridurre i materiali non compostabili sotto al 5%, una delle priorità è quella di sensibilizzare la cittadinanza. “Le attività di informazione ed educazione produrranno benefici altissimi, dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Agevoleranno infatti la produzione di compost di qualità ed eviteranno che, durante il trattamento organico, si producano scarti di materia che devono poi essere inceneriti o smaltiti in discarica”, spiega Marco Versari, presidente di Biorepack. “Proprio per questo, il nostro Consorzio già da tempo ha avviato un’intensa campagna di comunicazione multicanale, per aiutare i cittadini a fare chiarezza non solo sul corretto conferimento dei manufatti in bioplastica compostabile ma più in generale di tutta la frazione organica dei rifiuti, che ricordiamo rappresenta tra il 30 e il 40% di tutti i rifiuti separati nelle case italiane”.
Sostenibilità
Mase a Ecomondo con seminari tecnici e iniziative per...
Il Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica partecipa anche quest’anno a Ecomondo, la manifestazione organizzata alla Fiera di Rimini e dedicata ai temi della green and circular economy, da oggi a venerdì 8 novembre.
Il ministro Gilberto Pichetto è presente a diverse iniziative della prima giornata, tra cui la cerimonia di avvio di Ecomondo e gli “Stati Generali della Green Economy”. Partecipano agli eventi in calendario il viceministro Vannia Gava, il sottosegretario Claudio Barbaro, dirigenti e tecnici del ministero.
Lo spazio espositivo del Mase, posizionato nella Hall Sud, è stato realizzato in condivisione con il Gestore dei Servizi Energetici, nell'ottica di garantire ai visitatori un punto di accesso integrato ai servizi e alle iniziative svolte in collaborazione con il ministero. Nell'area dedicata agli incontri, si svolgeranno seminari tecnici a cura delle Direzioni generali del Mase e del Gse. Con i tecnici presenti, lo stesso Gse svolgerà assistenza sui servizi di competenza in ambito energetico. Il ministero ha inoltre previsto iniziative dedicate agli studenti degli istituti tecnici superiori. Il Comando Carabinieri per la Tutela Forestale (Cufa) metterà a disposizione il proprio personale specializzato per illustrare le attività di tutela e prevenzione sul territorio nazionale.
Il ministero ha poi organizzato assieme a Ecomondo e in collaborazione con la Struttura di Missione della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il Piano Mattei l’'Africa Green Growth Forum in Ecomondo 2024' (giovedì 7 novembre, ore 14-17.45, Sala Ravezzi 1 - Hall Sud).
Sostenibilità
Sostenibilità e informazione, il rapporto stretto al centro...
Giornalisti, manager e accademici a confronto sull'analisi e il racconto delle transizioni
Qual è il rapporto tra informazione e sostenibilità? In che modo il mondo della comunicazione può essere parte attiva nella costruzione di un futuro sostenibile? Come percepiscono i cittadini gli aspetti legati alla sostenibilità? Quali sono le implicazioni della Direttiva Csrd, emanata dall'Unione Europea nell'ambito del Green Deal a dicembre 2022 per regolamentare la comunicazione delle informazioni non finanziarie da parte di alcune organizzazioni e che rende obbligatoria dall'esercizio 2024 la rendicontazione societaria di sostenibilità per tutte le aziende dell'Ue? Di questi e di molti altri temi si è discusso ieri sera presso la sede dell’Associazione Civita nel corso del nuovo appuntamento del ciclo 'Quando la sostenibilità incontra…' dedicato all’informazione.
Ad animare i confronto, Simonetta Giordani, segretario generale Associazione Civita; Carlo De Masi, presidente Adiconsum; Mario De Pizzo, giornalista politico-parlamentare del Tg1; Luca Ferlaino, fondatore di SocialCom.; Sabrina Florio, presidente di Anima per il sociale nei valori d'impresa; Fabio Insenga, vicedirettore di AdnKronos; Marcello Presicci, presidente Advisory Board, fondazione Educazione Finanziaria ed Economica.
L'iniziativa è partita dal presupposto che la sfida della sostenibilità è oggi al centro dell’agenda globale. E il ruolo dell’informazione in questo contesto è cruciale perché la sinergia tra sostenibilità e informazione può guidare un cambiamento positivo. Si avverte infatti uno scollamento tra consumatori, aziende e istituzioni sulla necessità di raggiungere gli obiettivi posti dal Green Deal e l’informazione e la comunicazione giocano un ruolo chiave nel promuovere consapevolezza e responsabilità, in quanto fattori di facilitazione nei processi di condivisione delle strategie decisionali.
Un cambiamento importante, sottolineato nel corso dell’evento, è rappresentato dalla direttiva Csrd che, oltre a introdurre un obbligo legale, rappresenta un’opportunità per le aziende di migliorare le prestazioni Esg e di creare valore a lungo termine. Inoltre, garantisce una maggiore trasparenza e confrontabilità delle informazioni sulle prestazioni ambientali, sociali e di governance, consentendo agli investitori e agli altri stakeholder di prendere decisioni più consapevoli e sostenibili.
Altro tema toccato è stato quello relativo alla direttiva 2024/825 riguardante la responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde mediante il miglioramento della tutela dalle pratiche sleali e dell’informazione che proibisce comunicazioni su temi ambientali c risultino generiche e ingannevoli, inibendo la pratica del greenwashing.
Gli intervenuti hanno convenuto sul fatto che, accanto al rispetto delle norme, è necessario sensibilizzare gli addetti ai lavori ad adottare una comunicazione responsabile che contribuisca alla costruzione di un futuro sostenibile. Inoltre, è indispensabile accompagnare i consumatori nell’acquisizione di informazioni accurate e nel compimento di scelte consapevoli.