Primark, il colosso del risparmio, apre a Marcianise: ecco tutti i dettagli
A soli otto anni dall’apertura del suo primo negozio in Europa, esattamente nel 2014, Primark, il colosso del risparmio, nato a Dublino nel 1969, pubblica cifre da far diventare verdi d’invidia i suoi principali concorrenti. Nel 2019, la catena di “Fast fashion” Cruelty Free irlandese, ha realizzato in Europa, un fatturato di circa 694 milioni di euro, risultando uno dei marchi con fatturato di crescita più forte in assoluto, +9% rispetto all’anno precedente…
La sua risorsa principale? Semplice: Abbigliamento a prezzi stracciati, anche più economici dei suoi diretti concorrenti. Jeans, magliette, camicie, calzature, il tutto esposto a poche manciate d’euro. Come anche la biancheria intima, l’arredo casa, l’elettronica a prezzi così bassi che i clienti acquistano senza badare alla quantità e necessità alcuna. Ribadiamo che il prezzo medio di acquisto è di pochi euro per articolo, circa due/tre volte inferiore al valore di mercato, dei suoi competitors. Il suo oculato rinnovo permanente dell’offerta, attrae in questo modo gli amanti dello shopping.
Sorge allora una domanda: “Come riesce Primark ad offrire prezzi sempre più bassi e competitivi ai suoi clienti?“
Il bulldozer del “Fast-fashion” Cruelty Free , per primo ha scelto di non spendere un centesimo in campagne pubblicitarie di alcun tipo. Questa voce aggiuntiva di spesa, può notevolmente pesare fino al 20% o più, del prezzo di un prodotto di una grande marca. Primark si affida, giustamente, al meritato e schietto passaparola. Per ridurre, il più possibile, le spese, l’imballaggio è semplice , l’arredamento minimalista e nel negozio non viene riprodotta musica. Infine, Primark fa affidamento su enormi volumi ed esternalizza la sua produzione in Paesi con bassi costi di manodopera, come ad esempio il Bangladesh.
Ma, purtroppo, la frenetica corsa al prezzo più basso possibile, a volte è deleterio. Il 24 aprile 2013, circa 1.130 persone hanno perso la vita e più di 2.500 sono rimaste ferite dopo il crollo di un edificio di 8 piani che ospitava 6 fabbriche, il Rana Plaza, a Dhaka, capitale del Bangladesh. Le vittime erano lavoratori e fornitori che lavoravano per grandi aziende internazionali, tra cui anche la stessa Primark. Questa tragedia ha permesso di allertare l’opinione pubblica internazionale sulle tristi condizioni di lavoro, che regnano nelle fabbriche tessili del Bangladesh. Dopo la tragedia, Ong e sindacati avevano denunciato l’atteggiamento indifferente di molte altre importanti e note catene di distribuzione tessile, che affidavano, tranquillamente la loro produzione al Rana Plaza, con guadagni stellari.
Interrogato, Primark ha subito riconosciuto, a differenza di tutti gli altri celeberrimi rivali industriali, che, in effetti, un ramo dei suoi subappaltatori lavorava al Rana Plaza e che avrebbe risarcito le vittime. Primark, pare che abbia elargito danni, fino a circa 10 milioni di euro.
Nonostante Primark sia irlandese, non si annoverano negozi in Irlanda con tale insegna. Primark, fondato dall’uomo d’affari irlandese Arthur Ryan, ha aperto il suo primo negozio a Dublino nel 1969 con il nome di Penneys (“spiccioli”). Un’identità conservata fino ad oggi, a differenza di altri Paesi. Ovunque nel mondo, il “Fast-fashion” Cruelty Free irlandese è denominato Primark. In realtà, il fondatore, scomparso nel 2019, voleva evitare problemi legali con la catena americana “JC Penney”, negli anni scorsi, molto presente in prima linea in Inghilterra.
Dopo aver aperto i suoi battenti in Inghilterra, 48 anni addietro, nel lontano 1974, Primark ha atteso fino al 2006 per inaugurare il suo primo negozio in Spagna per continuare, poi, con grande successo, il suo sviluppo in tutta Europa. Il marchio si è espanso a macchia d’olio, in 13 Paesi europei, giungendo nel 2015 persino negli Stati Uniti.
La nuova apertura al Centro Commerciale Campania
La sua prossima trepidante attesa presenza, da noi in Italia, lunedì 19 dicembre, a Marcianise (Caserta) al Centro Commerciale Campania, in una parte dei locali che ospitavano Carrefour.
Se la crisi sanitaria da Coronavirus Sars Cov 2, ha permesso a molte aziende di prosperare, ha danneggiato anche i conti di alcune e Primark, purtroppo, rientra nella seconda categoria. In forte rialzo prima della pandemia, il brand stimava in 1,18 miliardi di euro la perdita di utili dovuta alla chiusura forzata, dei negozi in tutto il mondo. Il suo fatturato è diminuito repentinamente del 24% tra ottobre 2019 e settembre 2020.
“Pensiamo che la pandemia, abbia dimostrato la forza di Primark, più che la sua debolezza…”, ha dichiarato con orgoglio Georges Weston, amministratore delegato di AB Foods, l’attuale proprietario del marchio. “Quello che abbiamo notato con Primark è che quando le persone possono fare acquisti, preferiscono farli, eventualmente con noi…” aggiunge con evidente soddisfazione…
Da sottolineare gli attuali “record di vendita” nell’anno 2022, otto clienti su dieci escono con acquisti apprezzabili, cioè un tasso di conversione dell’80%. Le smisurate code formatesi fuori dai mega negozi, appena le misure sanitarie sono state allentate, hanno dell’inverosimile. Difficile dar torto ai chi, in questo periodo di crisi economica familiare, si reca a fare shopping da Primark, dove i prezzi sono di gran lunga concorrenziali.
“Chiunque abbia detto che i soldi non possono comprare la felicità non sapeva dove fare acquisti…” (Gertrude Stein)
Attualità
HyperSport Responder: l’ambulanza da 395 km/h che...
Quando ci viene in mente un mezzo di soccorso, ci immaginiamo il solito veicolo pratico, progettato per arrivare il più velocemente possibile dove c’è un’emergenza. Ma, come spesso accade, a Dubai le cose funzionano in modo un po’ diverso. Qui anche un mezzo sanitario può diventare un vero e proprio bolide di lusso. La HyperSport Responder, con una velocità massima di 395 km/h, non è solo un mezzo di soccorso ma detiene il record mondiale come l’ambulanza più veloce (e costosa) mai costruita: roba da Guinness, insomma.
Una supercar che diventa ambulanza
Dimentica quello che sai sulle ambulanze. Questa è basata sulla Lykan HyperSport, una supercar di cui esistono solo sette esemplari al mondo. Il prezzo? Oltre 3 milioni di euro per ciascuna. Già qui la cosa fa riflettere. Ma non è solo questione di soldi: c’è lusso dappertutto. Dai fari tempestati di diamanti agli interni placcati in oro. Sì, hai letto bene. Oro.
E sotto il cofano? Ovviamente non poteva mancare un motore degno di una vettura sportiva: parliamo di un Porsche twin-turbo da 780 cavalli. Questo bestione è capace di far schizzare il veicolo da 0 a 100 km/h in meno di tre secondi. Sì, hai capito bene! È roba che ti lascia a bocca aperta, soprattutto se pensi che stiamo parlando di un servizio di emergenza e non di una macchina da pista. Surreale, vero?
Nonostante tutta questa potenza, la Lykan HyperSport non si dimentica di essere lussuosa. I fari decorati con 440 diamanti e gli interni placcati in oro la rendono unica nel suo genere. Se fosse solo una macchina di lusso, già sarebbe assurda, figuriamoci come ambulanza!
Un’ambulanza contro il tempo
Ma torniamo alla domanda principale: tutta questa velocità serve davvero in situazioni di emergenza? Secondo Khalifa bin Darrai, CEO della Dubai Corporation for Ambulance Services (DCAS), l’obiettivo è ridurre i tempi di risposta. In una città come Dubai, con traffico caotico e strade affollate, arrivare in fretta è essenziale. Potrebbe essere la differenza tra salvare o meno una vita.
La HyperSport Responder non è solo un “giocattolo” di lusso. È stata pensata per situazioni molto specifiche, come il trasporto rapido di organi vitali o per soccorrere in aree dove il traffico è davvero bloccato. Certo, però, non tutti sono convinti che una velocità del genere basti da sola. Oltre alla velocità, c’è bisogno di spazio e comfort, e questo tipo di supercar non è esattamente famosa per la sua capienza interna.
Un gioiello tecnologico
Oltre alla velocità, questo mezzo è un vero e proprio concentrato di tecnologia. Il motore potente è solo l’inizio. La HyperSport Responder è equipaggiata con un display olografico 3D, un sistema di navigazione satellitare ultra moderno e una connessione internet continua per restare sempre in contatto con gli ospedali. Insomma, è un mix tra un bolide da corsa e una sala operativa volante.
Ma, nonostante tutte queste caratteristiche futuristiche, c’è chi si chiede quanto sia davvero utile in situazioni più complesse. Alcuni pensano che, più che un’ambulanza, sia una mossa per promuovere l’immagine di Dubai come città ultramoderna. E, guardando il design, viene proprio il sospetto che un po’ di marketing ci sia dietro.
Un’ambulanza da record in una città da record
Non sorprende che questa innovazione sia stata introdotta proprio a nella città degli Emirati, la città dove lusso e innovazione vanno a braccetto. Negli Emirati Arabi, supercar come questa non sono una novità, nemmeno per le forze dell’ordine. La polizia ha un parco auto che comprende Ferrari, Lamborghini e persino Bugatti. Aggiungerne una come ambulanza sembra perfettamente in linea con il loro stile di vita esagerato.
Ma fuori da Dubai? Forse sarebbe meno utile. In molte città, infatti, la cosa più importante per un’ambulanza non è tanto la velocità, quanto la capacità di muoversi agilmente tra le strade strette o bloccate. In questo senso, la HyperSport Responder sembra più una vetrina di lusso che un vero strumento pratico.
C’è chi, però, pensa che veicoli così avanzati possano davvero migliorare i servizi di emergenza, soprattutto in grandi città congestionate. Forse un giorno vedremo ambulanze come la HyperSport Responder girare per le strade di tutto il mondo. Chi lo sa.
Un’ambulanza che racconta una città
A pensarci bene, la HyperSport Responder racconta sicuramente molto di Dubai. È una città che non si accontenta mai dell’ordinario e cerca sempre di superare qualsiasi limite, ebbene sì, anche quando si parla di sanità. Questo veicolo è la perfetta incarnazione di lusso e innovazione che definisce Dubai, dove anche le cose più inaspettate diventano occasione per stupire.
Quest’ambulanza rivoluzionaria sarà davvero la svolta nel mondo dei soccorsi? Questo solo il tempo ce lo dirà. Per ora continuerà a far parlare di sé, come un simbolo di una città che non smette mai di sorprendere.
Attualità
“Non compleanno” da record: boom di presenze e...
Una terza edizione da record assoluto per presenze e donazioni raccolte, quella del “Non compleanno”, l’evento di solidarietà promosso e organizzato da Lorenzo Crea, Luca Iannuzzi, Eduardo Angeloni e Nicola Diomaiuta, svoltosi sabato 7 settembre al Nabilah di Bacoli. Sold out di pubblico e più di 20 mila euro raccolti nella sola serata dell’evento ai desk della Fondazione Melanoma Onlus presieduta dal professore Paolo Ascierto, presente al charity party, e alla quale sarà interamente devoluto l’incasso dell’iniziativa per la ricerca contro il cancro. Ai fondi raccolti sabato 7 si aggiungeranno poi le somme dei bonifici on line già arrivati nelle scorse settimane direttamente alla Fondazione Melanoma da quando è stato annunciato l’evento. Tutto lascia pensare che saranno superati gli incassi delle due edizioni precedenti.
Il Non Compleanno è un progetto solidale nato dalla volontà di Crea, Iannuzzi e Angeloni per sostenere la battaglia contro il cancro e il lavoro della equipe di Ascierto.
Oltre 1000 persone hanno partecipato alla I edizione, numero cresciuto di volta in volta consentendo a questo evento di raccogliere decine di migliaia di euro per una giusta causa.
La serata, introdotta da Dino Piacenti di We can dance, format tv fra i media partner dell’evento insieme a J’Adore Napoli e GtChannel, è stata impreziosita dal live show musicale di Erminio Sinni e dai dj set di Jessica Ferrara, Joe C e Dj Cerchietto. Il gruppo di lavoro che ha organizzato l’evento è stato formato dai promotori dell’iniziativa Lorenzo Crea, Luca Iannuzzi, Eduardo Angeloni e Nicola Diomaiuta, e da Luigi Graziano Di Matteo, Simona Cisale, Maria Carla Palermo, Francesco Pollio, Armida Iodice, Brunella De Luca, Enzo Agliardi e Simona Bosso. Tutti, compresi gli staff del Nabilah, di T&D Angeloni e Narciso, hanno lavorato a supporto dell’evento in maniera totalmente gratuita.
Fra i presenti alla serata, nella moltitudine di persone che ha riempito in ogni angolo la suggestiva location del Nabilah e che anche stavolta non ha mancato di sostenere con entusiasmo e convinzione la nobile causa del Non compleanno e della Fondazione Melanoma onlus del Prof. Ascierto, c’erano l’ingegnere Ciro Verdoliva, direttore generale della Asl Napoli 1; Antonio Caiazzo, capo staff del Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, gli attori Biagio Manna, Ciro Villano e Gino Rivieccio; le attrici Mariasole Di Maio, Mariacarla Casillo, Angela Bertamino e Ludovica Nasti; il vicepresidente nazionale di Confesercenti Vincenzo Schiavo; gli editori televisivi Tony Florio e Genny Coppola, il magistrato Concetta Menale; l’avvocato Cetty Saetta, il prof. Antonio Salvatore, gli imprenditori e manager Francesco Russo, Alessandro Totaro, Aniello Di Vuolo, Gaetano Agliata, Nancy d’Anna e Davide Angeloni, i produttori cinematografici Silvana Leonardo e Andrea Leone e tanti altri protagonisti del mondo dell’imprenditoria e delle professioni, della moda, cultura e spettacolo.
Numerosissimi i partner dell’evento, grazie ai quali è stato possibile assicurare il successo dell’iniziativa, compresi i protagonisti del settore food and beverage che hanno offerto agli ospiti presenti le proprie prelibatezze: Sorbillo, Signora Bettola, 50panino, Cantine Tizzano, De Vivo Pasticceria, Perrella Collection, Eccellenze napoletane, Poppella, TLB ‘o Talebano, To live, Misterbar, La bontà del fornaio, ‘A cucina e Mammà, La bontà dell’orto, Cantine Tizzano, Matronae Wine Experience, Cavasete, Scaturchio 1903, Pastificio Bassolino, Raffaele Caldarelli, Pasquale Ruocco fotografi, Mosaicon, Alkemik, Antiche radici, Alma de Lux, Babà Re, Timbone, Villa Domi, Chef Salvatore Cristoforo, Orneta, Amoy caffè, Diva – il bello delle donne, Luxury Model Agency, Petrone, Gsm, Pezzullo, Tipografia Del Prete, Baronetto 51, Antonio Passante, Fabrizio Erbaggio, Cantina di Solopaca, Villa Raiano, Clara C Valdobbiadene, GMC srl.
Attualità
Michel Barnier: il nuovo Primo Ministro della Francia...
Emmanuel Macron ha fatto una scelta strategica nominando Michel Barnier come nuovo Primo Ministro della Francia, in un momento in cui il panorama politico francese è profondamente diviso. L’incarico a Barnier arriva dopo quasi due mesi di stallo politico, seguito alle elezioni legislative anticipate che hanno lasciato il Paese senza una maggioranza chiara in Parlamento. Macron ha incaricato Barnier di formare un governo di unità nazionale, con l’obiettivo di creare un equilibrio tra le diverse forze politiche del Paese, coinvolgendo anche l’opposizione.
Un uomo di esperienza per una Francia divisa
La carriera di Michel Barnier lo ha reso una figura rispettata sia a livello nazionale che internazionale. È stato ministro in diversi governi francesi e ha ricoperto il ruolo di commissario europeo per ben due volte. La sua esperienza è forse più nota per il ruolo di capo negoziatore dell’Unione Europea durante le trattative per la Brexit, un compito che ha svolto con grande abilità, guadagnandosi la fiducia di molti leader europei. Questi incarichi hanno contribuito a cementare la sua reputazione come abile mediatore e negoziatore, una qualità essenziale per navigare l’attuale crisi politica in Francia.
La Francia è attualmente frammentata, con la sinistra del Nuovo Fronte Popolare che ha ottenuto una vittoria nelle recenti elezioni legislative, ma non è riuscita a ottenere abbastanza seggi per formare un governo da sola. Questo ha creato un vuoto di potere che Macron ha cercato di riempire con la nomina di Barnier, sperando che la sua esperienza e il suo appeal possano unire un Parlamento diviso.
La sfida del governo di unità nazionale
La decisione di Macron di puntare su un governo di unità nazionale è una mossa volta a stabilizzare il Paese. Barnier è stato incaricato di formare un esecutivo che possa contare su un’ampia base di consenso, includendo rappresentanti di diverse forze politiche, in particolare del centrodestra. Questa strategia, pur complessa, punta a evitare il rischio di un blocco politico che potrebbe paralizzare le riforme necessarie per affrontare le sfide economiche e sociali della Francia.
L’obiettivo di Macron è chiaro: dare vita a un governo capace di navigare attraverso un periodo di tensione politica e disordini sociali, che ha visto una crescente ondata di proteste e malcontento in tutto il Paese. Le principali problematiche che Barnier dovrà affrontare comprendono una ripresa economica lenta, la gestione delle crisi internazionali e le riforme sociali che Macron ha promesso durante la sua presidenza.
Le reazioni politiche: un’opposizione in fermento
Non tutti, però, hanno accolto con favore la nomina di Barnier. Il leader della sinistra radicale, Jean-Luc Mélenchon, ha duramente criticato la scelta, accusando Macron di aver “rubato” l’elezione e di aver ignorato la volontà del popolo. Mélenchon e altri esponenti della sinistra sostengono che la nomina di un esponente della destra come Barnier rappresenti un tradimento delle aspettative del Nuovo Fronte Popolare, che aveva ottenuto una vittoria significativa nelle elezioni legislative.
Mélenchon ha già chiamato a una massiccia mobilitazione popolare, programmando manifestazioni per le prossime settimane. Questo lascia intendere che il nuovo governo guidato da Barnier dovrà affrontare non solo la sfida di ottenere il consenso all’interno del Parlamento, ma anche di placare una parte dell’opinione pubblica sempre più scontenta e pronta a scendere in piazza per protestare contro quella che vedono come una “negazione della democrazia”.
La scelta di Barnier: tra pragmatismo e fedeltà a Macron
Michel Barnier, sebbene esponente di un partito di centrodestra, ha dimostrato negli anni una grande capacità di dialogo e una visione europeista che coincide con quella di Macron. La sua fedeltà alle istituzioni europee e la sua esperienza nel negoziare accordi complessi lo rendono una figura rassicurante per Macron, che ha bisogno di un premier in grado di mantenere continuità con le politiche portate avanti negli ultimi sette anni. Al contempo, Barnier rappresenta anche un elemento di novità rispetto al giovane Gabriel Attal, il predecessore che aveva guidato il governo per un breve periodo prima della crisi.
Barnier, il più anziano premier della storia della Quinta Repubblica, si troverà dunque a gestire una situazione che richiede grandi capacità diplomatiche, soprattutto nella formazione di una coalizione di governo che includa forze politiche molto diverse tra loro. Questa mossa potrebbe rafforzare la posizione di Macron, consolidando una leadership che punta a essere pragmatica e inclusiva, ma le sfide sono numerose e il futuro politico della Francia rimane incerto.
Le prospettive future
Il compito di Michel Barnier sarà quello di guidare la Francia attraverso un periodo di grandi cambiamenti e incertezze. La sua nomina come Primo Ministro è vista come una scelta pragmatica, ma non priva di rischi. Dovrà dimostrare di essere capace di costruire un governo che possa gestire le numerose sfide interne, tra cui la crescente disuguaglianza economica, il problema dell’immigrazione e il cambiamento climatico, che sono stati al centro del dibattito politico negli ultimi anni.
Allo stesso tempo, Barnier dovrà bilanciare le aspettative di una Francia che guarda sempre di più alle prossime elezioni presidenziali del 2027. Il rischio che la sua leadership sia solo transitoria è alto, soprattutto in un contesto in cui le forze politiche tradizionali stanno perdendo terreno di fronte a nuove formazioni più radicali e populiste. L’eredità che Barnier lascerà come Premier sarà strettamente legata alla sua capacità di creare un governo che possa realmente unire il Paese e prepararlo per le sfide future.