Capri, un’estate all’insegna della normalità
Sotto il radioso sole di Capri, potremmo quasi dimenticare la sconvolgente pandemia. La stagione turistica è in pieno svolgimento nella nostra romantica isola, situata al largo della splendida costa partenopea. Va specificato che Capri, è statatra le prime a vaccinare tutta la sua intera lungimirante popolazione, contro la triste e invalidante pandemia da Covid-19. Obiettivo: garantire la massima sicurezza ai propri graditissimi visitatori e sinceramente, questo “nobile” comportamento, sembra aver dato i suoi ottimi frutti.
“Il numero degli ospiti, qui è raddoppiato, se non triplicato, rispetto allo scorso anno. Quest’anno sulla nostra isola c’è movimento, c’è fervore, c’è gioia di rivivere i momenti persi e si vede. La stagione sembra “quasi” un’estate normale, come se nulla di anomalo fosse mai successo. Carpe diem.” Ci ha riferito con gioia e soddisfazione il titolare di un notissimo Hotel dell’isola…
L’economia dell’isola è basata sul turismo, un turismo che non si basa solo sulla stagione estiva, ma un turismo che copre tutti i mesi dell’anno… Come ovunque il ritardo per recuperare le stagioni in cui si era in trepidante attesa per ricominciare, è stato enorme per i professionisti del settore, che non si sono mai persi d’animo, attendendo l’inizio delle riaperture come si attende un lieto evento. Tra i visitatori occasionali, i turisti curiosi e gli “aficionados” in ogni caso, la magia opera il suo incantesimo. Capri resta Capri, nulla da eccepire… Se è vero che ci sono nel mondo isole belle come Capri, nessuna isola, nessuna al mondo può vantare una storia come quella di Capri. “Siamo davvero in vacanza e ci si sente bene e poi in effetti, a parte la mascherina che dobbiamo indossare regolarmente, l’igiene, le misure di sicurezza sanitarie, beh, non abbiamo l’impressione che tutto ciò invada le nostre vacanze, al contrario è una giusta maniera rispettosa di vivere fra la gente.” Ci testimonia un turista tedesco.
A livello nazionale, l’Italia dovrebbe avere 7,2 milioni di arrivi di turisti fra giugno e settembre, con un aumento di oltre il 15% rispetto all’estate 2020, secondo alcune stime. In ogni caso, il settore del turismo non dovrebbe tornare ai livelli pre-pandemia prima della fine del 2023 e sicuramente nemmeno all’inizio del 2024.
“Sbirciamo” un po’ sull’isola di Capri.Nello splendido Golfo di Napoli fa capolino una perla iridescente: è Capri, residenza estiva molto apprezzata già in epoca romana, terra di poeti, scrittori e personaggi leggendari. La famosa Piazzetta di Capri è il tipico punto di partenza per visitare la splendida isola. A Capri tutto è molto suggestivo: dagli spettacolari Giardini di Augusto degli anni Trenta alla Certosa di San Giacomo, alle meravigliose Ville Fiorite tra cui spicca Villa Jovis, famosa residenza dell’imperatore Tiberio che domina l’intero Golfo di Napoli, la Costiera Amalfitana e il porto di Marina Grande.
Per chi ama il mare cristallino, la famosa Grotta Azzurra di Anacapri è una meta imperdibile, proprio come i Faraglioni, tre cime sommerse nel mare sopravvissute allo smottamento della costa e che creano un suggestivo effetto scenografico sullo splendido paesaggio.
Al tramonto, Capri può essere vissuta sotto forma di romantiche passeggiate al chiaro di luna e succulenti cene in ristoranti tipici che propongono con maestria specialità culinarie locali…
Poesia di Pablo Neruda
Chioma di Capri
Capri, regina di rocce,
nel tuo vestito
color giglio e amaranto
son vissuto per svolgere
dolore e gioia, la vigna
di grappoli abbaglianti
conquistati nel mondo,
il trepido tesoro
d’aroma e di capelli,
lampada zenitale, rosa espansa,
arnia del mio pianeta.
Vi sbarcai in inverno.
La veste di zaffiro
custodiva ai suoi piedi,
e nuda sorgeva in vapori
di cattedrale marina.
Una bellezza di pietra. In ogni
scheggia della sua pelle rinverdiva
la primavera pura
che celava un tesoro tra le crepe.
Un lampo rosso e giallo
sotto la luce tersa
giaceva sonnolento
aspettando
di scatenare la sua forza.
Sulla riva di uccelli immobili,
in mezzo al cielo,
un grido rauco, il vento
e la schiuma indicibile.
D’argento e pietra è la tua veste, appena
erompe il fiore azzurro a ricamare
il manto irsuto
col suo sangue celeste.
Solitaria Capri, vino
di chicchi d’argento,
calice d’inverno, pieno
di fermento invisibile,
alzai la tua fermezza,
la tua luce soave, le tue forme,
e il tuo alcol di stella
bevvi come se adagio
nascesse in me la vita.
Isola, dai tuoi muri
ho colto il piccolo fiore notturno
e lo serbo sul petto.
E dal mare, girando intorno a te,
ho fatto un anello d’acqua
che è rimasto sulle onde
a cingere le torri orgogliose
di pietra fiorita,
le cime spaccate
che ressero il mio amore
e serberanno con mani implacabili
l’impronta dei miei baci.

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Attualità
Gene Hackman, un patrimonio da 80 milioni e un testamento che divide: quali spiragli per...

Ci sembra doveroso condividere una storia che lascia molte domande in sospeso. Gene Hackman, attore iconico e vincitore di un Premio Oscar, non è più tra noi, e con lui se n’è andata anche Betsy Arakawa, la compagna che gli è stata accanto a lungo. Come testata, non possiamo evitare di ripensare alla complessità di un legame familiare che, alla fine, si ritrova racchiuso in un testamento controverso. E sono 80 milioni di dollari a fare da sfondo a questa vicenda.
Una fortuna che sembrava destinata alla moglie… e poi alla beneficenza
Le carte che circolano, documenti che abbiamo esaminato con attenzione, riferiscono di un’eredità inizialmente destinata alla moglie di Hackman. In seguito, sarebbe stato creato un trust finalizzato a supportare enti benefici e a coprire spese mediche. Ora che entrambi sono scomparsi, sembra che la rete di volontà e vincoli legali diventi sempre più intricata. Non sappiamo, con certezza assoluta, chi finirà per gestire davvero questi fondi, ma diversi esperti hanno già avanzato ipotesi su eventuali strascichi giudiziari.
Ci colpisce, però, il dettaglio più sconcertante: i figli di Hackman, nati dalla precedente unione con Faye Maltese, non sarebbero menzionati. Christopher Allen, 65 anni, avrebbe manifestato in passato difficoltà nel rapporto con il padre dopo il divorzio. Leslie, 58, ed Elizabeth Jean, 62, sembrano invece aver avuto contatti più regolari con lui, almeno stando ai racconti di chi li ha visti insieme a qualche prima cinematografica. Questa potenziale esclusione, in ogni caso, ha acceso le speculazioni su un conflitto legale che potrebbe aprirsi ora che né Hackman né la moglie sono in vita.
Un testamento del 2005 e l’ombra dell’Alzheimer
Gira voce che le ultime volontà dell’attore siano state firmate nel 2005, in un periodo in cui alcune fonti ipotizzavano una diagnosi di Alzheimer. La domanda che ci poniamo, e che forse anche voi condividete, è quanto questa condizione possa aver inciso sulle sue decisioni. Non esistono prove incontrovertibili, ma persiste un senso di incertezza sulle possibili motivazioni che avrebbero portato a escludere i tre figli.
Resta la prospettiva di un lungo iter per chiarire come questi 80 milioni verranno effettivamente ripartiti. Noi continueremo a seguire la vicenda, perché sentiamo che ogni ulteriore dettaglio potrà gettare nuova luce su una storia familiare carica di dubbi e lacune. E forse, soltanto il tempo riuscirà a diradare ogni sospetto.
Attualità
Jim Morrison, il fantasma che non trova pace? Il nuovo documentario risveglia l’enigma

Una storia che mette i brividi, quasi come se ci fosse una porta socchiusa nel passato pronta a riaprirsi. Potremmo persino dire che questa vicenda ci riporta a un bivio in cui ogni certezza traballa: si parla ancora di Jim Morrison. Non si tratta della solita leggenda metropolitana da bar, ma di una questione che è riemersa con vigore grazie al documentario Before the End: Searching for Jim Morrison, firmato dal regista Jeff Finn e disponibile su Apple TV+.
Guardandolo, saltano fuori sussurri, ipotesi, tracce polverose. E c’è una domanda, lì, che spiazza: Morrison è davvero morto a Parigi nel 1971 per un attacco di cuore, come afferma la versione ufficiale, oppure ha inscenato la propria uscita di scena per sfuggire ai riflettori?
Un documentario che sfida i referti
Il film di Finn fa qualcosa di audace: non si limita a riflettere sulla vita travagliata del frontman dei Doors, ma rilancia l’idea che il suo decesso possa essere stato, in realtà, un piano per sparire. Vecchie testimonianze, interviste raccolte nel tempo e voci che continuano a puntare su un uomo misterioso, un tale “Frank,” risvegliano antiche curiosità. Alcuni sostengono di aver incontrato questo sconosciuto negli Stati Uniti, in luoghi anonimi come un condominio di Syracuse, e di aver notato su di lui una cicatrice esattamente dove Jim aveva un piccolo neo in volto.
Una realtà capovolta
Diventa sconcertante pensare a un Morrison che abbandona tutto: musica, fan, ribalta mediatica. Cosa l’avrebbe spinto a tanto? Per alcuni, la pressione insopportabile di essere un’icona rock. Per altri, la semplice voglia di respirare una vita più normale, lontana dagli assedi dei paparazzi e dall’industria discografica. C’è chi considera questa ipotesi un’eresia, eppure il documentario s’insinua negli spiragli di dubbio come un’ombra tenace.
La fragilità di un mito
Tutto ruota attorno a un conflitto tra la storia che conosciamo e le supposizioni che resistono da decenni. Da un lato, abbiamo un certificato di morte che parla chiaro: insufficienza cardiaca. Dall’altro, individui che giurano di aver visto il leggendario artista ben oltre la data del 1971. Pura follia? Oppure frammenti di verità rimasti in sordina per mezzo secolo?
A ben pensarci, la fascinazione verso i miti eterni è una costante: tanti fan, forse, non vogliono accettare che il Re Lucertola se ne sia andato così presto. E Before the End rimescola le carte, trasformando una vecchia ferita in un nuovo motivo di stupore. Noi non pretendiamo di fornirvi risposte definitive, ma ammettiamo che questa storia – proprio come la voce di Morrison – sa risvegliare in chiunque un’indomita voglia di andare oltre ciò che appare.
Attualità
Blake Lively e Justin Baldoni, scontro giudiziario a Hollywood: l’attrice ottiene un...

Una vicenda che intreccia accuse gravi, contrattacchi e il timore che dettagli intimi finiscano in pasto alla stampa. Sembra un romanzo drammatico, invece è un fatto reale: Blake Lively, in lotta legale contro il regista e attore Justin Baldoni, ha ottenuto un parziale successo per tenere al sicuro alcune informazioni delicate. Non un trionfo definitivo, ma un primo passo per impedire che conversazioni private e dati strettamente personali possano raggiungere un pubblico affamato di scandali.
È una disputa che si sta consumando nei corridoi di un tribunale federale, dove Lively ha denunciato Baldoni con pesanti accuse di molestie sessuali e ritorsione. Come se non bastasse, Baldoni ha scelto di contrattaccare, portando in causa lei e Ryan Reynolds per diffamazione. Un intreccio complicatissimo di accuse incrociate, punteggiato da strategie legali sofisticate e decisioni giudiziarie che potrebbero fare giurisprudenza. Il giudice Lewis Liman, pochi giorni fa, ha parzialmente accolto la richiesta di Lively di mantenere “solo per gli avvocati” alcuni materiali di divulgazione. Parliamo di messaggi, piani e appunti creativi che Baldoni vorrebbe introdurre come prove per sostenere le proprie ragioni.
Perché mai limitare l’accesso soltanto ai legali?
La motivazione, in fondo, è semplice: proteggere segreti commerciali, piani di marketing, questioni di salute e persino i sistemi di sicurezza dell’attrice, che sarebbero esposti a un rischio enorme se condivisi liberamente. Senza dimenticare l’aspetto ancora più delicato: la salvaguardia di terzi estranei alle diatribe giudiziarie, i cui dati riservati potrebbero emergere involontariamente e generare danni irreparabili.
L’incubo della fuga di notizie aleggia come un’ombra su tutta la vicenda. Il giudice Liman ha sottolineato che quando in gioco ci sono star, addetti stampa e un case ufficiale di accuse pesanti, il pericolo di rivelazioni non autorizzate si alza vertiginosamente. Ciò che in teoria resta “riservato” rischia di finire nel circolo dei pettegolezzi – soprattutto all’interno della comunità artistica, dove una semplice allusione può devastare carriere e reputazioni.
Gli avvocati di Baldoni, dal canto loro, ammettono la necessità di proteggere materiale sensibile ma contestano l’idea di una condivisione esclusiva fra legali. Ritengono che un simile muro possa rallentare il processo, generando inevitabili attriti e continui ricorsi al giudice su ciò che dev’essere tenuto segreto e ciò che può essere trasmesso ai rispettivi clienti. Il tribunale, però, ha scelto un equilibrio: ha accolto alcuni punti avanzati dalla difesa di Lively ma non tutti. Ha fissato paletti precisi: niente divulgazioni che possano causare danni “significativi”, con un margine piuttosto ridotto di interpretazione.
Per ora la bilancia pende leggermente dalla parte dell’attrice, anche se il conflitto legale resta aperto e denso di sfumature da chiarire. Noi continuiamo a seguire l’evoluzione di questo caso sui generis, convinti che la verità, qualsiasi essa sia, emergerà tra i faldoni legali e la fermezza di chi vigila sul rispetto della riservatezza. Non è una storia con un vincitore annunciato, ma un racconto che si aggiorna di ora in ora, in un palcoscenico giudiziario dove la tensione è tutt’altro che scesa. E alla fine, la domanda chiave resta: fino a che punto si spingerà questo duello, e cosa accadrà se i segreti di Hollywood dovessero varcare i confini di quell’aula di tribunale?