Bollettino Coronavirus di Venerdì 16 Aprile 2021, rapporto positivi/tamponi al 4,68%
In data 16 aprile l’incremento nazionale dei casi è +0,41% (ieri +0,44%) con 3.842.079 contagiati totali, 3.218.975 dimissioni/guarigioni (+18.779) e 116.366 deceduti (+429); 506.738 infezioni in corso (-3.285). Ricoverati con sintomi -844 (24.743); terapie intensive -51 (3.366) con 199 nuovi ingressi del giorno. Elaborati 327.704 tamponi totali (ieri 319.633) di cui 179.644 molecolari (ieri 186.053) e 148.060 test rapidi (ieri 133.580) con 101.576 casi testati (ieri 100.552); 15.943 positivi (target 4.311); rapporto positivi/tamponi totali 4,86% (ieri 5,31% – target 2%); rapporto positivi/casi testati 15,69% (ieri 16,88% – target 3%).
Nuovi casi soprattutto in: Lombardia 2.431; Campania 1.994; Puglia 1.537; Lazio 1.474; Sicilia 1.370; Emilia Romagna 1.275; Toscana 1.239; Piemonte 1.200; Veneto 906. In Lombardia curva +0,31% (ieri +0,35%) con 47.103 tamponi totali (ieri 52.293) di cui 30.057 molecolari (ieri 32.245) e 17.046 test rapidi (ieri 17.048) con 8.513 casi testati (ieri 9.713); 2.431 positivi (target 1.000); rapporto positivi/tamponi totali 5,16% (ieri 5,20% – target 2%); rapporto positivi/casi testati 28,55% (ieri 28,02% – target 3%); 777.191 contagiati totali; ricoverati -256 (5.131); terapie intensive -11 (728) con 44 nuovi ingressi del giorno; 32.146 decessi (+87).
Si chiude oggi la nostra settimana epidemiologica, di cui vedremo il dettaglio nel commento di domani sia per quanto riguarda l’Italia, sia per le principali Regioni. Spendiamo oggi qualche riflessione, e qualche numero, sui continui paralleli che in questi giorni vengono fatti tra Italia, Uk e Israele per dimostrare come i risultati ottenuti nei due Paesi più avanti nella campagna vaccinale siano facilmente replicabili anche da noi: unica condizione, aumentare il ritmo delle vaccinazioni. In realtà quella dell’aumento del ritmo delle immunizzazioni non è l’unica condizione: gli effetti che si sono registrati in Israele e Uk sono stati ottenuti, in larghissima parte, soprattutto con l’applicazione di un lockdown molto duro che ha “accompagnato” la campagna vaccinale.
Cerchiamo di spiegarne i motivi. Per avere effetto sui numeri complessivi, in particolare sui ricoveri e sui decessi, i vaccini hanno bisogno di due condizioni basilari: 1) Tempo, ovvero quello che intercorre tra la prima inoculazione e una risposta efficiente del sistema immunitario. 2) Grandi numeri, ovvero una platea sufficientemente ampia di soggetti protetti per riuscire a influenzare i dati complessivi della popolazione.
Se guardiamo Uk e Israele vediamo come, alla data del 15 aprile, in Uk siano state vaccinate “almeno” con la prima dose 32.444.439 persone: il 48% della popolazione generale. In Israele 5.338.273, pari al 56% della popolazione generale. Se oltre a questi valori consideriamo i soggetti già venuti a contatto con il virus (non secondo i dati ufficiali, ma usando le stime sull’infezione reale inclusi i casi non rilevati) possiamo aggiungere una quota ulteriore del 12-15% della popolazione in grado di opporre una risposta efficiente al Sars-CoV-2. Arriviamo al 60-63% in Uk e al 68-71% in Israele: questi valori sono in linea con quelli attesi per una prima vera manifestazione dell’immunità di gregge. Ma sono valori ottenuti nel tempo: che, nel corso delle settimane trascorse in attesa di raggiungerli, erano del tutto insufficienti per avere effetti evidenti legati al crollo delle infezioni, dei ricoveri e dei decessi (in Uk da oltre 1.000 al giorno a poche unità) come quelli che si sono manifestati in modo precoce.
Ad agire in questo arco di tempo, limitando al massimo la circolazione del virus e le sue ricadute, sono state le misure di mitigazione (lockdown) che entrambi i Paesi hanno adottato fino al momento in cui hanno ottenuto i risultati che stiamo vedendo oggi. La situazione italiana è molto diversa: non solo non siamo in lockdown, ma stiamo procedendo a progressivi allentamenti delle misure restrittive; da una settimana gran parte del Paese, prima in zona rossa, è passato in arancione e ci sono spinte crescenti per ulteriori rapide riaperture. Se analizziamo i numeri italiani sono molto diversi da quelli che abbiamo rilevato in precedenza per Uk e Israele. Alla mattina del 16 aprile risultavano protette con almeno una dose 10.059.000 persone (il 16,8% della popolazione generale). Se a queste aggiungiamo i soggetti immunizzati per via naturale perché venuti a contatto con virus (ricordiamo le stime sono del 12-15% della popolazione) otteniamo un valore compreso tra il 28,8% e il 31,3%. Un dato sicuramente importante, ma che si ferma alla metà (o poco meno) di quelli stimati per Uk e Israele: in altri termini, la strada è ancora lunghissima e non possiamo pensare di percorrerla lasciando che siano “solo” i vaccini a modificare la situazione.
La quota di popolazione esposta e suscettibile al contagio resta ancora molto elevata (circa il 70% degli italiani) e lasciare il virus libero di circolare con poche restrizioni ha due ricadute possibili: 1) Alimentare continuamente il bacino dell’infezione, e quindi rallentare il calo dei positivi, dei ricoverati e dei decessi. 2) Offrire al virus un terreno fertile per sviluppare, grazie alle mutazioni causate dai continui errori di replicazione, possibili nuove varianti in grado di adattarsi al vaccino ed eludere la risposta immunitaria. Per questo motivo, pur senza ricorrere a un nuovo lockdown, le prossime riaperture dovranno essere gestite con molta cautela, agendo parallelamente sulla popolazione per attuare un pieno rispetto delle regole di distanziamento, igiene e protezione individuale. In caso contrario una nuova fase di espansione, per quanto focalizzata all’interno di una popolazione più giovane e meno esposta a forme cliniche gravi, rischia di essere molto probabile.
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