

Cultura
A Roma i ‘Premi Margutta’ a imprenditori, artisti, attori, scrittori, giornalisti

Si è svolta a Roma, al Palazzo della Cancelleria, la cerimonia di premiazione dei vincitori della 17esima edizione de
l ‘Premio Margutta – La Via delle Arti’, tradizionale appuntamento culturale ideato nel 2006 dall’art director Antonio Falanga, organizzato dalla general manager Grazia Marino e prodotto da Spazio Margutta; iniziativa patrocinata dalla Regione Lazio, dal Comune di Roma
Capitale e dall’Associazione internazionale Via Margutta. Ai vincitori, Cinzia Malvini storica conduttrice della manifestazione ha conferito la scultura del ‘Premio Margutta’, opera esclusiva realizzata dal maestro orafo Gerardo Sacco, ispirata ai due mascheroni della Fontana degli Artisti in Via Margutta.
Il premio per la sezione Arte è stato assegnato al Palazzo della Cancelleria, a ritirare il premio Gemma Meli; per la sezione Imprenditoria il premio conferito alla Banca del Fucino è stato ritirato dal presidente Mauro Masi; alla voce del cinema italiano Francesco Pannofino il premio per la sezione Cinema; per la sezione Teatro il riconoscimento va a Marisa Laurito; a Daniele Cipriani il premio per la sezione Danza; all’eccellenza Made in Italy della cravatta, Maurizio Marinella, il premio per la sezione Moda.
Nel settore dei media, per la sezione Giornalismo ha ritirato il premio Giorgia Cardinaletti giornalista del Tg1; per la sezione Libri il riconoscimento è stato conferito a Beppe Convertini autore del libro “Paesi miei” (Rai Libri); ad Anna Pettinelli il Premio per la sezione Musica; il premio per la sezione Televisione alla giornalista Ingrid Muccitelli; per la sezione Fiction premiati Michelangelo Tommaso e Samanta Piccinetti protagonisti di ‘Un posto al sole’; a Carmen Lasorella il Premio alla Carriera. Infine, tre le targhe Italian Style: a Zahir Gioielli storico marchio di alta gioielleria di Catania; a De Vivo dal 1955 a Pompei e all’Accademia della Moda e del Design Sitam di Lecce.
Cultura
Pompei, via libera all’ampliamento della ‘Buffer Zone’ del sito Unesco

L'iter durato 10 anni, ora l'area raggiunge un'estensione complessiva di 17,26 kmq: dieci i comuni coinvolti. Sangiuliano: "Risultato importante"

Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha approvato la proposta di ampliamento della cosiddetta Buffer Zone (zona cuscinetto) del sito Unesco 829 “Aree Archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata”, al termine di un iter durato circa 10 anni. Dieci sono i Comuni coinvolti e gravitanti nel territorio della nuova Buffer Zone, che oggi raggiunge un’estensione complessiva di 17,26 kmq comprendente Portici, Ercolano, Torre del Greco, Torre Annunziata, Boscoreale, Boscotrecase, Terzigno Trecase, Pompei e Castellammare di Stabia a fronte degli originari 0,24 kmq che interessavano i soli Comuni di Pompei, Torre Annunziata ed Ercolano nel 1997.
La revisione della Buffer Zone consentirà di proseguire in modo ancor più incisivo nell’azione avviata tra istituzioni e Comuni, finalizzata a promuovere lo sviluppo sostenibile del territorio, nel pieno rispetto dell’Eccezionale Valore Universale (OUV) del sito.
La proposta approvata fu avanzata nel corso del 2021 e la sua formulazione nasce dal lavoro coordinato condotto dal Parco archeologico di Pompei e dal Parco archeologico di Ercolano, in sinergia con l’Ufficio UNESCO del Ministero della Cultura. La nuova perimetrazione della zona cuscinetto tiene conto di una serie di richieste e suggerimenti avanzati da parte del Comitato del Patrimonio Mondiale, e nasce dal condiviso intendimento di potenziare le strategie di protezione del sito seriale e di ispirare a queste le attività di riqualificazione e rigenerazione dei territori circostanti. Centrale nella proposta presentata dal Ministero è stata la tutela del paesaggio e delle visuali da e sui siti archeologici, valori che sono stati ritenuti fondamentali per lo sviluppo culturale, sociale ed economico dell’area.
Il territorio di riferimento è stato, nel frattempo, interessato da un piano strategico, elaborato dall’Unità Grande Pompei (UGP) in condivisione con gli enti locali coinvolti e approvato nel 2018 dal suo Comitato di Gestione (che riunisce i Sindaci dei Comuni che oggi ricadono nella nuova Buffer Zone) i cui obiettivi sono il potenziamento dell’attrattività turistica dell’area, il miglioramento dell’accessibilità ai siti della cultura, il recupero ambientale dei paesaggi degradati e compromessi e la riqualificazione urbana.
Per la realizzazione del piano strategico nel corso del 2022 è stato sottoscritto il Contratto Istituzionale di Sviluppo (CIS) “Vesuvio-Pompei-Napoli” che prevede l’impiego, per la realizzazione di interventi già programmati che trovano una cornice unitaria nella nuova Buffer Zone, il finanziamento di 20 progetti per un totale di 156 milioni di euro e di ulteriori 14 interventi, valutati ad alta priorità dal Ministero della Cultura e direttamente finanziati per un totale di oltre 70 milioni di euro.
Allo stato attuale si sta procedendo alla redazione e all’aggiornamento del piano di gestione relativo al Sito UNESCO, orientato a una governance partecipata mediante intese con enti territoriali, partnership con soggetti privati, associazioni, fondazioni e imprese, coinvolgendo attivamente i cittadini che sono chiamati anch’essi alla protezione e alla valorizzazione dell’inestimabile patrimonio di questo luogo.
Per il Direttore Generale Musei, Massimo Osanna, “La definizione della Buffer Zone di uno dei più importanti siti archeologici del mondo rappresenta allo stesso tempo un successo e una sfida per il futuro non solo per Pompei, Ercolano e Oplontis, ma per l’intero sistema museale italiano. La Direzione generale Musei è impegnata nello sviluppo di modalità di gestione sempre più avanzate e coerenti con i valori riconosciuti dall’UNESCO che sono da tutelare e diffondere. Anche sulla base della mia personale esperienza sono certo che questo felice momento contribuirà a rafforzare nelle comunità locali la consapevolezza dell’eccezionale ed unico valore culturale che pervade e unisce i territori abbracciati dalla Buffer Zone”.
“Siamo felicissimi di aver raggiunto questo successo, frutto di un lavoro di squadra per cui ringrazio il Ministero della Cultura, l’Unità Grande Pompei e i colleghi di Ercolano – ha sottolineato il Direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel – Con la nuova Buffer Zone la nostra visione della ‘Grande Pompei’, una rete di siti in cui nei prossimi anni investiremo più di 230 milioni di euro, trova finalmente un’adeguata cornice istituzionale che vede riuniti intorno a un tavolo gli attori principali del territorio. Oggi abbiamo la possibilità, grazie anche al digitale, di fare dei siti intorno a Pompei un grande parco diffuso che consente ai visitatori di scoprire un territorio ricco di cultura e tradizioni, ed è questa la nostra priorità”.
“Non si può che esprimere soddisfazione per questa approvazione che appare come un netto miglioramento rispetto all’impostazione ereditata dai tempi dell’iscrizione del sito a Patrimonio dell’Umanità. – ha aggiunto il Direttore del Parco archeologico di Ercolano, Francesco Sirano. – La proposta discende dal desiderio di condividere e promuovere il comune riconoscimento del meraviglioso e unico rapporto che intercorre tra l’antica città di Ercolano, il territorio e le comunità intorno, aprendo la prospettiva verso le ricchezze culturali e paesaggistiche ai piedi del vulcano che mappano la storia di questo luogo prima e dopo l’eruzione del 79 d.C. Mi pare di potere sperare che anche grazie a questa Buffer Zone si possa avanzare nel lavoro di coinvolgimento e consapevolezza che portiamo avanti anche grazie al più che ventennale partenariato pubblico privato con la fondazione filantropica Packard Humanities institute: Ercolano antica non è un’isola nel mare del tempo passato e remoto, ma parte di un paesaggio vivente con molti strati di storia, di cultura, di vite e personalità umane.”
“L’approvazione della proposta di ampliamento della Buffer Zone testimonia il deciso impegno dello Stato e delle sue istituzioni per garantire non solo la tutela più ampia del patrimonio archeologico dell’area ma anche per promuovere lo sviluppo del suo tessuto sociale ed economico, in coerenza con le esigenze di conservazione e valorizzazione del sito UNESCO – ha affermato il Gen. B. Giovanni Capasso, Direttore della struttura di supporto attuazione e programmi – Unità Grande Pompei – Tale decisione è destinata a consolidare ulteriormente la cooperazione tra Amministrazione centrale ed enti locali per il rilancio socio-economico e turistico dei territori della Buffer Zone. La realizzazione del piano strategico, le cui linee di indirizzo rappresentano un solido riferimento anche per le attività di programmazione e pianificazione dei singoli attori istituzionali, sarà adesso la grande sfida che saremo chiamati ad affrontare per il rilancio e la riqualificazione ambientale e urbanistica di tutto il territorio interessato”.
“L’approvazione da parte dell’UNESCO dell’ampliamento della zona cuscinetto Pompei-Ercolano-Torre Annunziata è un risultato importante e il raggiungimento di un obiettivo fondamentale nel percorso di continua valorizzazione, protezione e sviluppo sostenibile di un territorio ricco di straordinarie testimonianze storiche dal valore universale di sito Patrimonio dell’Umanità – ha dichiarato il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano -. Si tratta della conferma della lungimiranza del progetto che adesso riceve un’ulteriore spinta alla realizzazione di quella grande area archeologica che supera i confini delle singole città per riunirle in un grande sito, unico nel suo genere. Il mio ringraziamento per il lavoro svolto va ai sindaci dei Comuni coinvolti, ai Direttori dei Parchi archeologici di Pompei ed Ercolano, Gabriel Zuchtriegel e Francesco Sirano, all’Ufficio UNESCO del Ministero e a tutti coloro i quali si sono impegnati. Ora, grazie ai finanziamenti del ‘Contratto Istituzionale di Sviluppo Vesuvio-Pompei-Napoli’ e agli ulteriori fondi messi a disposizione dal Ministero, è il momento di realizzare quei progetti che porteranno ulteriore linfa e crescita in tutta la zona”.
Cultura
‘Sordi e il suo tempo’, una mostra che racconta un secolo a 20 anni dalla sua scomparsa

L'esposizione nella sua casa-museo sul Celio, una statua ricorderà 'Albertone' a Villa De Sanctis adiacente a Cinecittà

Sordi e il cinema, Sordi e Roma, Sordi e l’Italia: in breve: ‘Alberto Sordi e il suo tempo’, come indica il titolo della mostra curata da Alessandra Maria Sette, promossa dalla Fondazione Sordi e organizzata dal 22 settembre al 26 novembre proprio a Villa Sordi, la casa-museo dell’attore e regista romano scomparso vent’anni fa – posta sul Colle del Celio, all’inizio dell’Appia Antica, sullo sfondo delle Terme di Caracalla – dalla Fondazione Sordi con il patrocinio di Roma Capitale e in collaborazione con Cinecittà, l’Archivio Luce e Rai Teche. Una vita che sarà onorata e ricordata anche con la collocazione il prossimo anno di una statua nel parco di Villa De Sanctis adiacente a Cinecittà, per la quale è stato già indetto un concorso di idee riservato ai giovani.
L’esposizione si articola in senso cronologico, dal primo dopoguerra e dunque dalla nascita di ‘Albertone’ a Trastevere il 15 giugno del 1920, fino al giorno della sua scomparsa il 24 febbraio del 2003 e ai suoi funerali nella cattedrale di San Giovanni in Laterano. Accanto alla storia artistica di Sordi scorre anche la storia dell’Italia, un po’ sullo stile della televisiva ‘Storia di un Italiano’ andata in onda sulla Rai, ripercorsa attraverso le foto e i ciak dei suoi film, da ‘La Grande Guerra’ a ‘I vitelloni’, da ‘Polvere di stelle’ a ‘Bello, onesto, emigrato…’, da ‘Il medico della mutua’ a ‘Un borghese piccolo piccolo’, da ‘Detenuto in attesa di giudizio’ a ‘Tutti dentro’, da ‘Le vacanze intelligenti’ a ‘In viaggio con papà’, dal ‘Marchese del Grillo’ al ‘Tassinaro’ e a ‘Nestore ultima corsa’.
“Questo luogo non è e non dovrà essere un museo – afferma Walter Veltroni, ex vicepremier e sindaco di Roma, ora presidente onorario della Fondazione Sordi – E’ un luogo vivo, perché qui Albertone pensava, immaginava, inventava; e tutto ciò che si farà, servirà a mantenere l’idea di un laboratorio creativo. La mostra segna un meritorio intreccio fra la storia italiana, la storia del cinema e la storia artistica di Alberto Sordi: tutti i suoi film, in varia misura, hanno coperto l’intera storia del Novecento italiano, con la caratteristica unificante di rivolgersi, parlare e arrivare al grande pubblico. E noi vogliamo celebrare questo rapporto fra Sordi e l’Italia e fra Sordi e la sua Roma, legame indissolubile, al punto che non era lui a ‘fare’ il romano ma sono stati i romani ad omologarsi al suo accento, ai suoi modi, alle sue espressioni”.
Per l’assessore capitolino alla cultura, Miguel Gotor, “è importante mantenere questo luogo intatto evitando al tempo stesso una ‘musealizzazione’ del personaggio Sordi, perché non ci sarebbe nulla di più lontano dall’animo di Albertone, che si può dire stia vivendo ora una seconda stagione, grazie alle pillole sui social che hanno il merito di farlo conoscere alle generazioni più giovani, che non hanno avuto la fortuna di apprezzarlo quando era in vita. E si potrebbe pensare – anticipa -anche a organizzare nel piazzale davanti alla villa Sordi un’arena per rassegne di cinema all’interno dell’Estate Romana”.
(di Enzo Bonaiuto)
Cultura
Libri, ‘I malarazza’ di Barbara: epopea di una famiglia che incrocia la grande storia

Dalla Sicilia a New York per ambizione non per la fame

C’è una foto scattata dal fotografo danese Jacob A. Riis nel 1888 che è entrata nell’immaginario collettivo dell’emigrazione italiana negli Stati Uniti. Raffigura un gruppo di ceffi poco raccomandabili in un vicolo buio del Lower East Side quando era uno dei peggiori ‘slum’ di Manhattan. Quell’immagine fu pubblicata in un volume dal titolo esplicativo: “Come vive l’altra metà”: una denuncia delle condizioni di vita negli affollatissimi e fatiscenti condomini in cui famiglie di 10 persone condividevano un’unica stanza. Ma se quella che ci è stata consegnata dal lavoro di Riis è la metà meno fortunata, da chi era composta l’altra metà?
La letteratura e il cinema ci hanno consegnato tantissime storie di miseria e di emancipazione – spesso criminale – dell’emigrazione italiana, ma tendono a dimenticare un’altra realtà, quella degli italiani che lasciarono i porti di un Paese dilaniato dalle guerre di indipendenza non per miseria, ma per far fruttare i propri talenti in un luogo che offriva opportunità leggendarie: l’America.
E la storia di una di queste famiglie, i Montalto, è raccontata nel romanzo ‘I Malarazza’, di Ugo Barbàra (Rizzoli, 496 pagine, 19 euro) nella parabola che li porta da Castellammare del Golfo, in Sicilia, fino nella New York della seconda metà dell’Ottocento.
È il maggio del 1860 e mentre Garibaldi si prepara a sbarcare in Sicilia, Antonio Montalto ha un’intuizione: cedere parte delle terre che hanno fatto la fortuna della sua famiglia – che da sempre produce olio e vino – in cambio di un piccolo veliero. Al paese intero pare un folle ma a lui non interessa; ha capito prima di tutti dove sta soffiando il vento del cambiamento e non può restare a guardare. Sa che se vuole realizzare le proprie ambizioni deve staccarsi dalla terra dei suoi padri per guardare oltreoceano.
Inizia così l’avventura che, tra l’arsura di Castellamare e il fragore di New York, incrocerà la grande Storia e darà vita a un impero fondato sulle imprese visionarie di Antonio, ma soprattutto sulla caparbietà della moglie Rosaria, capace di gettare le basi per un progetto che travalica il loro tempo: la fondazione di una banca americana con una presidente donna. Intorno a loro e ai sei figli, si intrecciano le esistenze di una schiera di figure memorabili, tra cui la giovane Bianca che, lasciata la sua esistenza siciliana per seguire la padrona Rosaria, si rifà una vita come speziale nella città americana. E Nicola, suo segreto amore, che scopre come i fantasmi possano inseguirlo anche di là dal mare.
Quella narrata da Barbàra è finzione, ma è frutto di una approfondita ricerca e di uno scavo nelle personalità dei protagonisti che la trasformano in una storia paradigmatica di quelle di tanti che lasciarono l’Italia spinti non dalla fame e dalla miseria, ma dalle proprie ambizioni e dalla capacità di immaginare un altrove dove dare concretezza ai propri sogni. Una narrazione che, incrociando i grandi della Storia, da Garibaldi a Lincoln, e vicende che hanno plasmato i popoli, dallo sbarco dei Mille alla Guerra Civile americana, cesella in un ritmo incalzante una vicenda che ha in sé gli ingredienti di ogni grande romanzo: personaggi umanissimi, amori e destini da sovvertire.
Cultura
In Mostra a Roma i ‘Mondi intessuti’ di

Dal 22 settembre negli spazi della storica Galleria Fidia Arte Moderna

Venerdì 22 Settembre 2023 sarà inaugurata a Roma, alle ore 18.30, presso gli spazi della storica Galleria Fidia Arte Moderna, la mostra personale di Petra Scognamiglio, dal titolo “Mondi intessuti”, a cura di Giulia Linari. Saranno esposti 18 lavori dell’artista, dal ciclo dei “corpi segnici” in cui ad emergere è l’essenza della figura, la sua natura lirico-evocativa di mondi legati alla letteratura, alla storia dell’arte, e a tutto ciò che mette in risalto le forze dionisiache della vita, come potenza creativa spirituale e fisica. La direzione artistica dell’evento è affidata a Luigi D’Agostino della Samo Collection.
Petra Scognamiglio da anni si muove sul panorama artistico nazionale, con i suoi progetti legati alla pittura, al fashion design e alla storia dell’arte raccontata sul web, ed è conosciuta per questo come “art influencer” e come “ritrattista dei vip”.
“La Ragazza con l’orecchino di Petra” è il suo progetto che nasce con l’intento di raccontare la storia dell’arte in maniera semplice e talvolta ironica, attraverso dei brevi video pubblicati sui principali canali social. La mostra sarà visitabile mattina e pomeriggio (domenica esclusa), presso la Galleria Fidia Arte Moderna, di via Angelo Brunetti 49, a Roma.
Cultura
Mostre, a Roma la tappa conclusiva di ‘Second Life, Tutto Torna’

Promossa da Alia Multiutility Toscana in collaborazione con la Fondazione Maire

Le opere finaliste e del concorso “Second Life, tutto torna”, sono state presentate ieri, presso la sede romana della Fondazione Maire, nell’ambito dell’’evento “Tra Arte e Ingegno”. “Second Life, tutto torna” è un progetto giunto alla seconda edizione e promosso da Alia Multiutility Toscana in collaborazione con la Fondazione Maire.
La Fondazione Maire, inaugurata a fine 2021, promuove la conservazione e la conoscenza del patrimonio archivistico del Gruppo Maire e accompagna la formazione dei giovani talenti e degli ingegneri umanisti di domani, in grado di contribuire alla transizione energetica e digitale del futuro. La Fondazione attraverso l’arte e la cultura realizza progetti di formazione e di contrasto alla povertà educativa con scuole, università e terzo settore.
In questo contesto nasce la partnership di “Second Life, tutto torna”, un progetto che ha visto nelle due edizioni la partecipazione di circa duecento artisti italiani, tutti sotto i trent’anni, curato dal professor Marco Meneguzzo. Le 30 opere finaliste della seconda edizione 2023, selezionate da una qualificata giuria, composta dai rappresentanti delle principali istituzioni culturali toscane, ci aiutano a riflettere sull’importanza dei nostri gesti quotidiani per il rispetto dell’ambiente e per dare una seconda vita alla materia, osservando la regola delle 4R: Riduzione, Riutilizzo, Riciclo, Recupero. Temi al centro della strategia di sostenibilità e di business dell’intero Gruppo Maire.
Una menzione speciale è stata conferita all’opera di Federico Ferroni “Decay”, realizzata su lastre di ferro che “con una solidità materica d’impatto ben rappresenta la visione globale, l’urgenza di un intervento per la sostenibilità e la valorizzazione dei materiali di recupero, così vicini all’agire della Fondazione Maire”.
Fabrizio Di Amato, Presidente della Fondazione e del Gruppo Maire, ha dichiarato: “La Fondazione e il Gruppo Maire aprono le porte di una delle sedi di Roma per accogliere e celebrare il talento delle nuove generazioni. Premiamo giovani talenti nelle discipline artistiche per la capacità che hanno di interpretare il presente e il futuro, e ci occupiamo della formazione di “ingegneri umanisti” che abbiano attenzione alla multidisciplinarietà, professionisti che sappiano guidare la transizione energetica, digitale e tecnologica, in modo efficace, economicamente sostenibile e rispettosa dell’ambiente, delle persone, della cultura”.
Cultura
Marinali (Acea): “Spazi suggestivamente illuminati, con noi la Domus Tiberiana è visibile anche di notte’

"Roma ha sempre avuto un rapporto speciale con la bellezza e la luce e Acea si fa carico di questa tradizione"
“Gli spazi sono suggestivamente illuminati tanto all’interno quanto all’esterno, così da essere visibili dalla città anche di notte, grazie alla sponsorizzazione tecnica di Acea. Roma ha sempre avuto un rapporto speciale con la bellezza e la luce: ed è in nome di questo connubio che Acea si fa carico di questa tradizione impegnandosi – fin dalla sua fondazione – nella ricerca di strumenti di valorizzazione dell’unicità artistica ed archeologica della città. Nell’illuminare monumenti e palazzi storici Acea, grazie allo sviluppo delle nuove tecnologie, adotta soluzioni che garantiscono il massimo risparmio energetico e la salvaguardia dell’ambiente. L’intervento di illuminazione che consegniamo alla città riconosce nella luce uno strumento di conoscenza e comunicazione, che renderà possibile la vista di questo grandioso monumento anche di notte, contribuendo anche al mantenimento della sua integrità fisica”. Così la Presidente di Acea Barbara Marinali parla della riapertura della Domus Tiberiana, la grandiosa residenza imperiale che si affaccia sulla valle del Foro Romano illuminata grazie ad un progetto di light architecture realizzato da Areti, la società del Gruppo Acea che opera nel settore della distribuzione elettrica a Roma.
Cultura
La Domus Tiberiana sul Palatino riapre dopo quasi mezzo secolo

Il ministro Sangiuliano all'inaugurazione: "Apertura che consente anche di ricostituire la circolarità di grande pregio fra il Palatino e il Foro Romano”

Mezzo secolo dopo, riapre a Roma la Domus Tiberiana sul colle Palatino che estende il suo sguardo sui Fori Romani, Campidoglio al Colosseo. “Oggi questo parco archeologico, che ha già fatto passi da gigante negli ultimi anni, si arricchisce di una nuova entità, che è stata inibita a generazioni di visitatori – sottolinea il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, presente alla inaugurazione – questa apertura consente anche di ricostituire la circolarità di grande pregio fra il Palatino e il Foro Romano”.
Per il titolare del Mic, “dobbiamo tutti essere orgogliosi di questo monumento, all’interno di un parco archeologico del Colosseo che sta registrando numeri eccezionali, oltre a essere un punto importante della nostra geografia identitaria. Noi ci investiremo sempre più risorse, anche inserendo nuove tecnologie per accrescere la qualità dei servizi che vengono forniti ai visitatori e utilizzando al massimo la multimedialità per renderlo sempre più appetibile e fruibile”, assicura Sangiuliano.
Con l’apertura della Domus Tiberiana, viene ripristinata la circolarità dei percorsi tra il Foro Romano e il Palatino, attraverso la rampa di Domiziano e degli Horti Farnesiani: il visitatore, che entra nel palazzo percorrendo la via nota come Clivo della Vittoria, raggiungerà la grandiosa residenza privata imperiale di Tiberio, che ha dato origine al moderno significato della parola ‘palazzo’. (di Enzo Bonaiuto)
Cultura
Mercato da 130 mld l’anno per gioco d’azzardo

Il rapporto con Stato e mafie lo spiegano Sciarrone, Esposito e Picarella in un libro. Il giro d'affari italiano è tra i più estesi d'Europa e del mondo, in crescita a livello mondiale

Se ne parla poco e superficialmente, ma il giro d’affari italiano dei giochi d’azzardo è un mercato che vale oltre centotrenta miliardi di euro all’anno. Ed è tra i più estesi d’Europa, in crescita a livello mondiale. Il suo sviluppo è dovuto soprattutto “alla progressiva espansione dell’offerta di giochi negli ultimi trent’anni, favorita da scelte politiche orientate a incrementare il prelievo fiscale a beneficio del bilancio dello Stato. Una liberalizzazione che ha prodotto ingenti profitti a vantaggio delle imprese concessionarie, a cui è delegata la gestione del settore”. Lo spiegano i tre autori del volume in uscita il 22 settembre per Donzelli editore: Rocco Sciarrone, Federico Esposito e Lorenzo Picarella.
Costruito a partire dai risultati di una vasta ricerca empirica, il libro inchiesta approfondisce “i processi di regolazione del mercato dei giochi d’azzardo, analizzando in particolare il ruolo esercitato dalle mafie -raccontano i tre- L’indagine è basata su una duplice prospettiva: una orientata a capire come funziona concretamente il settore, ricostruendo le filiere di mercato e gli interessi economici in campo. L’altra focalizzata sulle strategie dei gruppi mafiosi, con riferimento sia al gioco su rete fisica, sia al gioco online, in grande espansione negli ultimi anni”.
L’intento è di rifuggire la prospettiva ‘mafiocentrica’, incentrata cioè esclusivamente sull’attore criminale. Lo studio infatti mette in evidenza “la porosità della dicotomia legale-illegale che sembra contraddistinguere il mercato dell’azzardo, contribuendo a una più precisa conoscenza del rapporto tra gioco e fenomeni mafiosi, per offrire proposte di policy al dibattito pubblico attualmente in corso”.
Il profilo degli studiosi che hanno condotto l’inchiesta è specifico e dettagliato, avendo come centro di riferimento l’università di Torino: Sciarrone insegna Sociologia delle mafie e Processi di regolazione e reti criminali presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università, dove è anche direttore di Larco (Laboratorio di Analisi e Ricerche sulla Criminalità Organizzata), oltre che condirettore del Centro Luigi Bobbio per la ricerca sociale pubblica e applicata.
Federico Esposito, invece, ha conseguito il dottorato di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università di Napoli Federico II, attualmente lavora come assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino. Lorenzo Picarella, infine, ha conseguito il dottorato di ricerca in Studi sulla criminalità organizzata presso l’Università Statale di Milano ed è assegnista di ricerca anche lui presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società sempre all’Università di Torino.
Cultura
Pnrr, Sangiuliano a incontro con rete Anci Campania per Comuni vincitori linea B dei Borghi


Si è tenuto, oggi a Roma, al Collegio Romano, alla presenza del Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, del direttore dell’Unità di Missione Pnrr, Angelantonio Orlando, e di numerosi sindaci della Campania, sia in presenza sia in videocollegamento, un tavolo tecnico per fare il punto sulle attività in corso e recepire le istanze dei Comuni risultati vincitori della linea B del bando Borghi del Pnrr.
Complessivamente, nell’ambito del Pmrr di competenza, sono 400 i milioni già assegnati dal Ministero della Cultura per interventi ricadenti nel territorio campano. Di questi, 59 milioni sono per 22 progetti elaborati da 31 Comuni, compreso il finanziamento per il Comune di Sanza della linea A del bando. Con il vicepresidente vicario Anci Campania, Antonio Del Giudice (Sindaco di Striano), il Segretario Generale Anci Campania, Nello D’Auria (Sindaco di Gragnano), il coordinatore dei piccoli comuni Anci Stefano Pisani (Sindaco di Pollica), erano presenti numerosi primi cittadini dei Comuni campani.
“La cultura deve essere un diritto diffuso, non elitario, e declinato in tutti i territori perché attiene direttamente alla qualità della vita dei cittadini. Il Ministero vuole essere vicino ai Comuni della Campania che credono nel valore della cultura. Anche perché la storia e la ricchezza del patrimonio ci dicono che in Campania la cultura può essere un grande ambito di sviluppo socio economico”, ha detto il Ministro Sangiuliano agli amministratori presenti i quali hanno apprezzato la vicinanza del Ministero e hanno espresso plauso per l’efficienza degli uffici. Durante i lavori sono state, inoltre, esaminate le linee di intervento del Pnrr, poi il Ministro ha invitato i Sindaci a elaborare proposte e predisporre progetti per i fondi FSC con i quali integrare i progetti già avviati e vararne di nuovi.
Attualità
Un Osservatorio sulI’infanzia: laboratorio teatrale “Il mondo ai piccoli” a cura di Benedetta Valanzano

La scuola paritaria per l’infanzia “Il Mondo Ai Piccoli,” in connubio con l’attrice Benedetta Valanzano, lancia un laboratorio teatrale che si configura come un cruciale laboratorio di vita. Previsto per un arco di otto mesi, da ottobre a maggio, il corso prevede incontri settimanali di un’ora ciascuno, concludendo con un saggio teatrale a maggio. La performance finale non sarà mera esibizione, ma il culmine di un iter pedagogico fortemente improntato alla crescita olistica dei più piccoli.

Il progetto non mira soltanto all’acquisizione di abilità teatrali; punta piuttosto a plasmare competenze trasversali come l’efficacia comunicativa, l’autoaffermazione e la responsabilità sociale. È un vero e proprio investimento nel capitale umano, fornendo ai giovani partecipanti strumenti che saranno fondamentali nella loro evoluzione come individui coscienti e proattivi.
Scaletta didattica: un’esplorazione multidisciplinare
Il programma del corso è particolarmente articolato, con moduli che spaziano dalla consapevolezza corporea al controllo vocale. Il laboratorio parte dall’assunto che il corpo sia un palcoscenico emotivo, e che la dizione sia cardine per una comunicazione lucida e penetrante.
Ma non è tutto. Altri moduli trattano di tematiche come la relazionalità, l’ascolto attivo e il ritmo, abilità non meno rilevanti nella costruzione di una personalità equilibrata. L’intento è di catalizzare l’interesse e la partecipazione attiva dei bambini, attraverso dinamiche che variano dall’improvvisazione alla riflessione emotiva.
La pièce teatrale finale attingerà dal libro “Favolette x…pensare” di Francesco Donato Perillo, una raccolta di dieci storie brevi che fungono da metafore educative. Ogni racconto, che vede come protagonisti animali d’ispirazione esopica e disneyana, è pensato per sollecitare sia l’immaginazione che la consapevolezza etica dei giovani lettori.
Una scommessa sull’avvenire
La rilevanza di “Il Mondo Ai Piccoli” supera la mera formazione artistica, posizionandosi come un fondamentale strumento per l’educazione integrale del bambino. In un’epoca dove abilità come l’intelligenza emotiva e la socializzazione rivestono un ruolo crescente, questo laboratorio si profila come un’opportunità preziosa per contribuire allo sviluppo futuro dei partecipanti.
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