Nota del gruppo: individuato percorso condiviso che mette al centro le persone, le reti e la transizione energetica

Accordo raggiunto tra Enel e Organizzazioni Sindacali Elettriche Filctem Cgil, Flaei-Cisl e Uiltec. Il dialogo tra azienda e sindacati, si legge in una nota diffusa dal gruppo, ha permesso di superare la vertenza avviata nei mesi scorsi e di individuare un percorso condiviso che mette al centro le persone, le reti e la transizione energetica. L’intesa raggiunta, spiega la nota, "conferma l’attuale organizzazione delle attività e avvia un approfondimento tecnico su nuovi modelli operativi per individuare le migliori soluzioni in ottica di flessibilità, efficienza e sicurezza sui luoghi di lavoro. Il confronto tra le parti ha portato a soluzioni condivise che contribuiranno alla crescita economica del territorio e allo sviluppo del sistema Paese, favorendo l’elettrificazione dei consumi".
"Azienda e organizzazioni sindacali - si legge ancora - intendono in particolare lavorare insieme per continuare a valorizzare gli asset strategici come la rete di distribuzione italiana, fondamentale per la transizione energetica e al centro del Piano Industriale di Enel con investimenti per 12,2 miliardi. Proprio per sostenere l’implementazione del Piano Strategico, Enel e le organizzazioni sindacali hanno concordato fino a 2.000 nuovi ingressi nell’ambito della rete negli anni 2024-2026. Enel e sindacati concordano che la continuità geografica della rete elettrica e l’esperienza del Gruppo Enel e delle sue persone nella gestione di una infrastruttura così cruciale e complessa rappresentano elementi da valorizzare e preservare a beneficio del Paese, dei cittadini e delle imprese".
Infine, Enel e sindacati "si impegnano ad attivare iniziative congiunte al fine di sostenere, ad ogni livello istituzionale, le attività finalizzate alla transizione energetica equa, sicura e sostenibile, anche mediante la proroga delle concessioni in scadenza. In quest’ottica, ritengono fondamentale assicurare e preservare l’unità della rete di distribuzione Enel in ambito nazionale, promuovendo tutte le azioni utili a garantirne la stabilità nel lungo periodo e la continuità geografica", conclude la nota di Enel.

Economia
Btp Più, al via oggi il collocamento: cosa c’è da...

Tasso minimo al 2,80%. Opzione di rimborso anticipato del capitale dopo 4 anni

Al via oggi, lunedì 17 febbraio, il collocamento dei Btp Più, il primo titolo della famiglia del Btp Valore dedicato ai piccoli risparmiatori con opzione di rimborso anticipato del capitale dopo 4 anni. Il collocamento sarà possibile fino a venerdì 21 febbraio (fino alle ore 13), salvo chiusura anticipata.
Tasso interesse
Il Ministero dell'Economia ha comunicato il tasso minimo garantito che permette ai risparmiatori di farsi i primi calcoli: infatti il Btp Più a otto anni (con scadenza quindi nel 2033) pagherà un interesse del 2,80% per i primi quattro anni. Dal quinto all'ottavo anno, poi, il tasso salirà al 3,60%. Al termine del collocamento saranno annunciati i tassi cedolari definitivi, che potranno essere confermati o rivisti al rialzo, in base alle condizioni di mercato del giorno di chiusura dell’emissione.
Cosa c'è da sapere
Come tutti i titoli di Stato anche il Btp Più, ricorda la nota del ministero, prevede cedole nominali pagate trimestralmente e una scadenza di 8 anni con un’opzione di rimborso anticipato alla fine del quarto anno, dell’intero capitale investito o anche solo di una sua quota. Tale facoltà sarà esercitabile in una apposita finestra temporale prevista tra il 29 gennaio e il 16 febbraio 2029, ma solo per coloro che acquisteranno il titolo durante i giorni di collocamento e non per chi lo acquisterà in seguito sul mercato dei titoli di Stato. In pratica, è un titolo 4+4, dal momento appunto che il rimborso integrale è previsto nel 2029, ma per chi non avesse bisogno di rientrare in possesso della somma investita c'è un piccolo 'stimolo', e cioè l'aumento del rendimento nei quattro anni successivi.
Tradotto in cifre questo significa che investendo 10 mila euro, ogni anno - dal primo al quarto - si incassano 280 euro lordi di interessi, e cioè 70 euro al trimestre, mentre dal quinto all'ottavo anno la cedola annua sale a 360 euro (e dunque 90 euro al trimestre). Al netto della tassazione, mantenendo i titoli fino alla scadenza si incassano 2.240 euro.
Come si compra
Btp Più potrà essere acquistato dai risparmiatori attraverso l'home banking, se abilitato alle funzioni di trading online, o rivolgendosi alla banca o all’ufficio postale presso cui si detiene un conto corrente e il conto deposito titoli. Il titolo sarà collocato sulla piattaforma MOT di Borsa italiana alla pari (prezzo uguale a 100), senza vincoli né commissioni, ferme restanti le condizioni offerte dalla propria banca in merito alla tenuta del conto e degli altri servizi attivi.
Fra gli elementi da considerare, i risparmiatori dovranno tenere conto che - come per tutti i titoli di Stato - è prevista la tassazione agevolata al 12,5% (a differenza di altre cedole, come i dividendi azionari, tassati al 26%), l’esenzione dalle imposte di successione nonché, come previsto dalla legge di bilancio 2024, l’esclusione dal calcolo Isee fino ad un limite massimo di 50.000 euro complessivi. Infine, nessun problema di disponibilità: il Tesoro si è impegnato a soddisfare interamente ogni richiesta di acquisto della clientela retail, senza massimali previsti. Unica condizione: l'investimento minimo possibile è di 1000 euro.
Btp più o Conto deposito? Ecco quale e a chi conviene
Facile.it ha fatto alcune simulazioni confrontando i possibili rendimenti del titolo di Stato con quello dei più diffusi conti deposito. Quale conviene? Dati alla mano, sul breve periodo i conti deposito assicurano maggiore flessibilità e guadagni potenzialmente più alti, ma orientandosi sul lungo periodo, i buoni in emissione dovrebbero garantire un rendimento superiore. Ragionando su un’ottica temporale breve, ad esempio 12 mesi, il conto deposito non solo risulta essere lo strumento più flessibile, ma garantisce potenzialmente anche un maggiore guadagno. L’analisi è stata realizzata considerando il rendimento di un conto deposito libero, mentre per il Btp più è stato ipotizzato un tasso lordo annuo del 3%, un valore del titolo stabile a 100 e una cessione integrale alla fine del primo anno.
Con queste condizioni, immaginando un investimento da 10.000 euro, il guadagno netto scegliendo il Btp più arriverebbe a 266 euro, valore inferiore a quello del conto deposito. Secondo l’analisi di Facile.it, guardando all’offerta disponibile oggi online, i rendimenti dei conti deposito non vincolati arrivano, per 12 mesi di giacenza, al 4% lordo annuo, dato che corrisponde ad un guadagno netto di 276 euro. Naturalmente il vantaggio di uno strumento rispetto all’altro potrebbe variare sulla base dell’andamento del prezzo del Btp più e dello scarto di emissione (vale a dire la differenza tra il valore di rimborso e il prezzo di emissione). Sul lungo periodo, invece, il Btp più potrebbe avere vantaggi maggiori. In questo caso l’analisi è stata realizzata considerando il rendimento di un conto deposito vincolato a 4 anni, mentre per il Btp più è stato ipotizzato un tasso lordo annuo del 3%, un valore del titolo stabile a 100 e un rimborso anticipato alla pari alla fine del quarto anno. Con queste condizioni, sempre ipotizzando un investimento da 10.000 euro, il guadagno netto con il Btp più arriverebbe a 1.104 euro, mentre per il conto deposito vincolato, considerando un tasso lordo annuo pari al 3,70%, il rendimento netto si fermerebbe a 1.015 euro.
Inoltre, a vantaggio dei Btp più, va aggiunto che garantisce una cedola trimestrale, mentre per il conto deposito la cedola è sì calcolata ogni 3 mesi, ma liquidata solo a scadenza. Il rendimento del titolo di Stato, infine, potrebbe essere addirittura superiore in base all’andamento del prezzo del BTP durante i quattro anni. "Chi preferisce non vincolare la propria liquidità per un periodo eccessivamente lungo può trovare nei conti deposito uno strumento in grado di garantire un buon rendimento ed una elevata flessibilità", spiegano gli esperti di Facile.it. "Il Btp più, di contro, nasce come strumento di investimento a medio-lungo termine e su un orizzonte temporale che va dai 4 agli 8 anni".
Economia
Energia nucleare e rinnovabili insieme? Si può fare anche...

Anche in Spagna e Germania l’atomo riguadagna la scena, ecco i costi reali e le condizioni necessarie

Energia nucleare e rinnovabili insieme? Si può fare, anche in Italia. Per provare a ipotizzare a quali condizioni e con quali costi è utile una ricognizione sullo stato dell'arte, considerando i diversi piani che sono coinvolti, il contesto che è profondamente cambiato rispetto al passato e le esigenze delle imprese, con la produzione industriale in calo costante e costi dell'energia da tempo sopra il livello di guardia.
Guardando all'opzione nucleare, va registrato un avanzamento importante. È ormai in dirittura d’arrivo la firma dell’intesa per la costituzione della Newco sul nucleare, annunciata più volte nei mesi scorsi da diverse fonti attendibili. La nuova società, guidata da Enel con il 51%, e composta da Ansaldo Energia (39%) e Leonardo (10%), ha l’obiettivo, in almeno due anni, di realizzare uno studio di fattibilità sulle nuove tecnologie nucleari, in particolare gli SMR e gli AMR, con un’attenzione futura alla fusione.
Guardando al contesto, sia sul versante politico sia su quello sociale, sono profondi i cambiamenti rispetto ai 'No' arrivati con i referendum del 1987 e del 2011. A partire dal quadro geopolitico, che ha reso sempre più urgente per il nostro Paese puntare su un mix energetico equilibrato, che consenta di rispondere efficacemente alla crescente richiesta di energia elettrica. Parallelamente, è evidente la necessità di aumentare la competitività del nostro sistema industriale, che spesso soffre proprio a causa dell’alto costo energetico.
Non si tratta di un tema solo italiano, ma europeo. Basti pensare alla Spagna, in cui proprio pochi giorni fa la Camera dei Deputati ha approvato una mozione del Partito Popolare sull’estensione della vita utile delle centrali nucleari, nonostante il no dei partiti di governo (PSOE e Sumar), che avevano spinto per ottenere il cambio della politica energetica iberica con la chiusura delle centrali. Anche in Germania, dopo il no all’atomo, si registra un ripensamento critico da parte delle stesse forze politiche che avevano maggiormente sostenuto l’uscita dal nucleare. L’energia da fissione si candida a essere una soluzione per tutti.
Tornando all'Italia, in attesa della legge delega prevista a breve, la Newco tutta italiana a guida Enel si concentrerà sulla ricerca e lo studio con un approccio che promette di essere sistemico e orientato a una visione di neutralità tecnologica, per stimolare lo sviluppo di una nuova filiera industriale del nucleare. Questo, considerando un paradosso che torna utile: pur in assenza centrali funzionanti, l'Italia conserva oggi la seconda industria del settore in Europa dopo la Francia. Un impulso a questa filiera avrebbe quindi un impatto positivo sull’intero sistema economico del Paese, portando concreti benefici all’intero comparto.
Quali sono, a questo punto, le prospettive? Il Piano Nazionale Energia e Clima (Pniec) stima che il raggiungimento dell’obiettivo Zero Carbon al 2050, come più volte sottolineato dal Ministro Pichetto Fratin, potrebbe far risparmiare circa 17 miliardi di euro rispetto a uno scenario senza nucleare. Il piano prevede un incremento graduale della capacità nucleare, con l’obiettivo di raggiungere 8 GW nel 2050. I costi per la costruzione dei mini-reattori modulari (SMR) sono stimati tra 3 e 5 milioni di euro per Megawatt, risultando quindi piuttosto contenuti e quindi competitivi.
E cosa manca, invece? I detrattori del nucleare continuano a sostenere che i costi siano esorbitanti, soprattutto se confrontati con quelli delle rinnovabili. La dicotomia tra le due tecnologie può però rivelarsi infondata: un mix energetico solido ed equilibrato prevede la sinergia tra le diverse fonti, favorendo l’aumento della produzione rinnovabile, non certo la sua riduzione. L’atomo andrebbe quindi a sostituire il ruolo attuale del gas, peraltro responsabile dell’alto costo dell’energia, non quello di acqua, vento e sole.
Serve anche chiarezza sui costi reali del nucleare. Le tecnologie emergenti come gli SMR e gli AMR si differenziano profondamente dalle grandi centrali tradizionali. La modularità e le dimensioni compatte di questi impianti portano a una riduzione significativa dei costi e dei tempi di realizzazione. Inoltre, l’introduzione di economie di scala, legata alla produzione in serie di questi reattori, promette di abbattere ulteriormente i costi, rendendo l’opzione nucleare sempre più competitiva, anche rispetto alle rinnovabili. Un altro elemento cruciale da considerare è la natura stessa dell’energia nucleare, che offre un vantaggio rispetto alle rinnovabili, le quali per loro natura sono intermittenti e non possono garantire una produzione oraria annuale paragonabile a quella nucleare. Gli SMR e gli AMR, infatti, possono operare per circa 8.000 ore all’anno e hanno una vita utile fino a 60 anni, con costi di sistema molto inferiori rispetto a quelli delle rinnovabili.
E così, se si confrontano i costi utilizzando un parametro omogeneo, il cosiddetto value-adjusted levelized cost of electricity (valcoe), la differenza tra rinnovabili e nucleare si riduce sensibilmente, passando da 100 a 55 dollari/MWh, per arrivare a circa 40 dollari/MWh entro il 2050.
Economia
Assicurazioni, AI e umanità: come si tengono insieme?

La risposta di Gianluca Zanini e Marco Burattino nel libro ‘AI e la riscoperta dell’Umanità – Ecco come cambieranno le assicurazioni di domani’

Cosa tiene insieme assicurazioni, intelligenza artificiale e umanità? E perché l'utilizzo dell'AI può aiutare il settore a fare un salto di qualità nella direzione che meno ha frequentato finora, quella della creatività? A queste domande, e a tante altre che derivano da queste, hanno provato a dare risposte concrete Gianluca Zanini, partner e membro del board di Excellence consulting, e Marco Burattino, Guidewire Software, nel libro ‘AI e la riscoperta dell’Umanità – Ecco come cambieranno le assicurazioni di domani’, presentato al Roma Polo Club insieme a un altro volume dedicato al settore, ‘Exit Strategy. Storia di una startup dall’idea al successo’ di Andrea Battista, Ad di Net Insurance.
Zanini è partito da una premessa. “L’assicurazione è un’industria che nasce da una caratteristica profondamente umana: la mutualità. Ovvero raccoglie i premi dai clienti per offrire aiuto alle persone che subiscono delle avversità. Cosa c’è di più umano che aiutare qualcuno in difficoltà? Peccato che le compagnie assicurative non hanno mai comunicato questo elemento profondamente emotivo: il mettersi insieme delle persone in caso di avversità. Ma proprio le emozioni sono i driver principali delle azioni, e quindi anche della scelta di acquisto. Le emozioni più forti sono quelle che nascono dalle relazioni fra esseri umani”. Fin qui, la risposta efficace rispetto al contributo che deve arrivare dall'umanità.
La tecnologia, e l'intelligenza artificiale in particolare, creano una discontinuità che va prima compresa e poi colta nelle sue opportunità. “Il nostro libro parte dalla fotografia della realtà politica, economica e sociale attuale, per delineare quali sono gli elementi che determinano la velocità del cambiamento cui stiamo assistendo in tutti i campi, trainato da una profonda rivoluzione tecnologica”, racconta Burattino. Oggi, sostiene Zanini, l’avvento dell’intelligenza artificiale può essere paragonato al debutto, 20 anni fa, dell’iPhone. “Nell’ultimo Super Bowl, ChatGPT ha speso 14 mln di dollari per uno spot di 45 secondi, cosa che si può paragonare a quanto fatto nel 1984 da Apple con lo spot girato da Ridley Scott che presentava il Macintosh”.
Ma cosa c'entra l’AI con la mutualità e le compagnie assicurative? Molto, nell'analisi di Zanini e Burattino, convinti che “gli esseri umani e le organizzazioni come le assicurazioni hanno una sorta di dittatore interno, che porta a seguire la via conosciuta semplicemente perché così si consuma meno energia. Dobbiamo immaginare l’AI come un esoscheletro per il cervello, in grado di potenziare la capacità di pensiero laterale, che è vitale per trovare nuove strade”. Ecco perché il passo successivo è quello di "trasformare l’industria assicurativa in una macchina dell’immaginazione”.
Il concetto, ammette Zanini, “è provocatorio, dato che questa industria non è nota per la creatività, proprio per come è nata, per la sua storia. Ma la tecnologia può liberare il potenziale umano e reinventare i processi di sviluppo delle coperture assicurative”.