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Europee, Salvini conferma candidatura generale Vannacci: “Porterà avanti sue battaglie con la Lega”
"Tra 44 giorni si sceglierà tra Ue o colonia sino-islamica", ha detto il ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini alla presentazione del suo libro a Milano
“Sono contento che il generale Vannacci abbia deciso di portare avanti le sue battaglie di libertà insieme alla Lega alle prossime elezioni europee”. Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini intervenendo alla presentazione del suo libro ‘Controvento. L’Italia che non si arrende’, a Milano, ufficializzando la candidatura di Roberto Vannacci alle elezioni europee.
“Tra 44 giorni c’è un referendum sul futuro dell’Europa; si sceglierà se l’Europa esisterà ancora o se quella che lasceremo ai nostri figli sarà una colonia sino-islamica”, ha aggiunto il vicepremier.
Parlando del suo rapporto con Giorgia Meloni, Salvini ha poi ribadito che "più ci conosciamo e più il rapporto diventa personale; non siamo stati quasi mai in guerra, dal momento che i rapporti erano quasi sempre alternativi e competitivi. E da un anno e mezzo, da quando cioè siamo al governo insieme, abbiamo entrambi caratteri tosti, ma sicuramente abbiamo capito che nostro dovere è mantenere la parola con gli italiani e dunque nostro impegno sarà quello di portare a termine la legislatura, il nostro governo durerà 5 anni”. “E poi -aggiunge- il mio successo è il suo successo e viceversa. Fuori da Palazzo Chigi, poi, quando siamo a cena insieme o in viaggio, giochiamo anche lunghe partite a Burraco. Anzi, più che altro sua sorella e la mia compagna, che si ricorda le carte che hai in mano. E allora -conclude- questo per dire che più ci danno per finiti e più ci allungano la vita”.
Salvino ha poi rivelato di fare "sempre più fatica a dire ‘ho piena fiducia in magistratura libera e indipendente’. Detto questo, la cosa peggiore che potrebbe capitarmi è di essere condannato. Mi dispiacerà per i miei figli e per Francesca, spero di riuscire almeno a inaugurare prima il Ponte sullo Stretto o almeno le Olimpiadi di Milano-Cortina. Scherzi a parte, penso che finché non ci sarà una riforma seria e una magistratura libera da correnti politiche, nessun italiano può dirsi tranquillo a casa sua”.
“Per qualche grande ex giudice o pm -afferma Salvini- ci sono solo colpevoli in attesa di essere scoperti, che è una cosa culturalmente folle. Per me invece, chiunque, fino a prova contraria, è un presunto innocente e io lo tratto da persona perbene. Anche perché se parto dal pregiudizio che in questa sala ci sono centinaia di presunti colpevoli e prima o poi li becco, non rendo un buon servizio al mio Paese”.
In ogni caso, riflette, “tornando indietro rifarei la stesa cosa, consapevole che poi un pezzo di Parlamento ha portato a processo una parte politica, che è un precedente pericolosissimo. Perché un domani, chiunque trovi un magistrato consenziente potrà mandare a processo un ministro. Allora -conclude- io dico che la politica deve ritrovare l’orgoglio e l’indipendenza di fare buona politica”.
Politica
Trump, Giorgia Meloni a Washington per l’insediamento
Occhi puntati sul possibile faccia a faccia con il tycoon
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è arrivata nella notte a Washington. La premier, come i tanti supporter Maga che si sono riversati nella capitale americana, è stata accolta dal freddo gelido che ha avvolto la città alla vigilia dell’inauguration day di Donald Trump.
Oggi la premier è tra gli ospiti d’onore, unica leader europea destinataria di un invito diretto, della cerimonia di insediamento del presidente americano. Occhi puntati sul possibile incontro con Trump, stretto dal rigido protocollo di un evento articolato che ha il suo culmine alle 12 locali (18 italiane), quando il presidente pronuncerà il giuramento di rito e entrerà in carica.
Occhi puntati sul possibile faccia a faccia con Trump
Per un faccia a faccia il momento buono potrebbe essere dopo la firma degli atti esecutivi o, nel pomeriggio, al ballo riservato agli ospiti di Trump, vip e finanziatori.
Intanto, in tutta l’area dalla Casa Bianca al Campidoglio sono scattate già nella notte le misure di sicurezza, con barriere di metallo, dissuasori in cemento e cavalli di Frisia a chiudere le strade. Tutte cose che, come il prezzo delle stanze degli alberghi lievitato a minimo 5-600 dollari a notte, non hanno scoraggiato il popolo Maga, che nei locali che fanno da contorno a Pennsilvanya avenue è andato avanti fino a tarda notte festeggiando e indossando cappellini, sciarpe, spillette griffati ‘Make America great again’.
A fare da sottofondo, dagli angoli delle strade presidiati dai venditori di gadget ai locali traboccanti di fan di Trump, la musica dei Village people, vera e propria colonna sonora della marcia trionfale del neo presidente dai giorni della campagna elettorale fino a questo inauguration day.
Politica
Follini: “Craxi e De Mita due modernizzatori”
Il punto di vista di Marco Follini per Adnkronos
"Se esiste, alla maniera di Dante, un purgatorio dove gli antichi leader politici muniti di molte qualità e di qualche difetto stazionano in attesa di essere promossi a miglior destino è probabile che vi si trovino lì insieme, Craxi e De Mita. I quali hanno speso una vita a contrastarsi contando che la vittoria dell’uno dovesse infine coincidere con la sconfitta dell’altro. E però anche collaborando per molti anni nella stessa alleanza politica e di governo. Un’altalena che forse avrebbe dovuto indurli, tutti e due, a uno spirito reciprocamente più costruttivo. E della quale, chissà, potrebbero magari discutere a lungo se solo ne avessero ancora l’occasione. Per entrambi le prove non proprio esaltanti dei loro successori, di tutto (o quasi tutto) il ceto politico che ne ha preso il posto, suonano come una involontaria conferma delle qualità del personale che usciva dalle scuole di partito di una volta. Laddove i due si erano formati, scalando pazientemente, uno dopo l’altro, tutti i gradini dei percorsi che in quelle stagioni erano obbligati. Fino a ritrovarsi appunto a capo dei due partiti principali che animavano le coalizioni di governo negli anni ottanta del secolo scorso. Ora lo sguardo un po’ nostalgico rivolto a quei successori non sempre all’altezza finisce con l’avvolgere le loro personalità e le loro gesta in un alone di gloria. Così De Mita si avvale di quella sorta di nostalgia democristiana che ha preso il posto delle critiche e delle diatribe che a suo tempo ne avevano segnato il lungo e tormentoso declino. Mentre Craxi si trova al centro di una benevola alluvione di libri, film, testimonianze, rivelazioni che ne sottolineano le qualità politiche e lo spessore personale. Nulla che autorizzi ad annunciare il ritorno del passato sotto le mentite spoglie dei loro nipoti e pronipoti. Ma quanto basta a ricordare che quel passato non meritava affatto il vituperio sotto cui si era pensato di sotterrarlo. E’ un fatto che De Mita e Craxi, forti delle loro personalità, abbiano passato più tempo a dividersi che non a sommare alcune delle loro buone intenzioni. Eppure, a dispetto della vulgata, quei due avevano più di qualche pensiero in comune. Erano due modernizzatori, e come tali ci tenevano a venir raccontati. Tutti e due cercavano di liberare i loro partiti da quella fitta ragnatela di correnti, notabili, gruppi e gruppetti di cui soffrivano il condizionamento. Tutti e due respiravano l’aria nuova che spirava nel mondo, cominciando con la dissoluzione del blocco socialista ad opera di Gorbaciov, mentre una nuova Europa e una nuova America sembravano annunciare un futuro di relazioni internazionali più libere, pacifiche e fantasiose. Sapevano, tutti e due, che la nostra economia in quegli anni, aveva bisogno di recuperare efficienza e di emendarsi da alcuni difetti che uno statalismo di vecchio conio vi aveva impiantato. Sapevano e dicevano, tutti e due, che il sistema politico aveva bisogno di venire razionalizzato, modernizzato, liberato da alcune delle sue bardature. Insomma, prescrivevano ricette non proprio uguali, ma neppure così abissalmente diverse. Poi però su queste affinità si metteva all’opera il demone delle loro differenze e diffidenze. Che li faceva infine apparire agli antipodi assai più di quanto non fossero. Accade spesso nella politica italiana che siano proprio le affinità, più che le distanze, a generare il litigio. Con la differenza che mentre una volta il litigio tra i simili veniva compensato dalla sotterranea complicità tra gli opposti, ora invece le due dispute finiscono per sommarsi. Così che tutti si trovano infine in conflitto con tutti. Conflitti dissimulati, si dirà. Nascosti sotto la coltre di parole d’ordine unitarie, inneggianti alla compattezza dei poli e dei partiti. E tuttavia questa dissimulazione nasconde ormai a fatica l’insofferenza che divide le coalizioni e i partiti al loro interno. Tanto più quando essi si rivolgono con bandiere diverse allo stesso elettorato o quasi. Tutte cose che ai loro tempi Craxi e De Mita devono avere ben considerato. E rispetto alle quali però non hanno mai confessato né pentimenti né ripensamenti. Troppo orgogliosi, tutti e due, per confidare che forse avrebbero tratto il loro vantaggio nel capirsi di più e con più pazienza l’uno verso l’altro. Messaggio mai trasmesso ai contemporanei e mai arrivato fino ai posteri". (di Marco Follini)
Politica
Craxi, 25 anni fa la morte. Mattarella: “Ha impresso...
Figlia Stefania ringrazia il capo dello Stato: "Suo gesto passo ulteriore per scrivere bene storia"
''Bettino Craxi è stata una personalità rilevante degli ultimi decenni del Novecento italiano. Parlamentare italiano ed europeo, Segretario del Partito Socialista Italiano per oltre un quindicennio, Presidente del Consiglio dei Ministri, ha impresso un segno negli indirizzi del Paese in una stagione caratterizzata da grandi trasformazioni sociali e da profondi mutamenti negli equilibri globali''. Lo dichiara il residente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 25esimo anniversario della morte di Bettino Craxi.
''Interprete autorevole della nostra politica estera europea, atlantica, mediterranea sostenitrice dello sviluppo dei Paesi più svantaggiati, aperta al multilateralismo - prosegue il capo dello Stato - lungo queste direttrici ha affrontato passaggi difficili, rafforzando identità e valore della posizione italiana. Un prestigio che poi gli venne personalmente riconosciuto con incarichi di rilievo alle Nazioni Unite.Le politiche e le riforme di cui si fece interprete sul piano interno determinarono cambiamenti che incisero sulla finanza pubblica, sulla competitività del Paese, sugli equilibri e le prospettive di governo. Una spiccata determinazione caratterizzò le sue battaglie politiche, sia nel confronto tra partiti, sia in campo sociale e sindacale, catalizzando sentimenti contrastanti nel Paese. Raccolse un consenso ampio quando riuscì a portare a conclusione il processo di revisione del Concordato tra Stato e Chiesa cattolica, sul cui inserimento in Costituzione i socialisti si erano espressi, all’epoca della Costituente, in termini negativi''.
''La crisi che investì il sistema politico, minando la sua credibilità, chiuse con indagini e processi una stagione, provocando un ricambio radicale nella rappresentanza. Vicende giudiziarie che caratterizzarono quel burrascoso passaggio della vita della Repubblica. Nel venticinquesimo anniversario della scomparsa del leader socialista - conclude Mattarella - desidero esprimere sentimenti di vicinanza ai familiari e a quanti con lui hanno condiviso impegno politico e personale amicizia''.
Stefania Craxi: "Grazie Mattarella, suo gesto passo ulteriore per scrivere bene storia"
"Un ringraziamento sentito al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Le parole che ha inteso pronunciare in questo venticinquesimo anniversario della scomparsa di Bettino Craxi, restituiscono uno spaccato di verità sull’opera e sulla figura del leader socialista, rendono meriti e onore a una personalità, tutta politica, che ha segnato in positivo un tratto di storia repubblicana, e rammentano lo spessore e il protagonismo internazionale dell’esule di Hammamet. Il gesto del capo dello Stato, tutt’altro che formale, la sua attenzione, rappresentano un ulteriore passo affinché, come ripeteva Craxi, la Storia sia scritta bene. Grazie presidente". Così in una nota la figlia Stefania Craxi.
Tajani: "Sue idee innovative hanno agito per Forza Italia come bussola"
"Io credo che chi non ha memoria non ha futuro. Guido un partito, Forza Italia, che è cristiano e garantista in cui l'ispirazione molto moderna di Sturzo e le idee innovative di Craxi hanno sempre agito per noi come bussola. Il leader del Psi, Andreotti e Berlusconi sono stati i protagonisti della politica estera italiana negli scorsi decenni e dobbiamo molto a tutti e tre. Le eredità naturalmente vanno attualizzate, ed è quello che noi cerchiamo di fare. Ma la loro lucidità di sguardo e il loro approccio insieme ideale e pragmatico sulle grandi questioni del mondo, e di un mondo che adesso è ancora più in subbuglio rispetto a prima, sono particolarmente preziosi in questa fase", ha detto Antonio Tajani, segretario di Forza Italia, vicepremier e ministro degli Esteri, in un'intervista al Messaggero.