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Cronaca

Puglia, arrestato l’ex assessore Pisicchio per...

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Puglia, arrestato l’ex assessore Pisicchio per corruzione e truffa

La misura cautelare è scattata anche per il fratello Enzo e altre 5 persone. Quindici in tutto gli indagati

Alfonso Pisicchio - foto dal profilo Facebook

Arrestato per corruzione e truffa il presidente dell'Arti (Agenzia regionale pugliese per la tecnologia e l'innovazione) ed ex assessore regionale della giunta Emiliano, Alfonso Pisicchio. Con lui ai domiciliari è finito anche suo fratello Enzo Roberto. Entrambi all'epoca dei fatti esponenti di vertice del Movimento politico regionale Iniziativa democratica (rispettivamente coordinatore politico e presidente). Il primo rivestiva, oltre che la carica di consigliere regionale, anche quella di assessore alla Pianificazione territoriale e Urbanistica.

Con loro sono state arrestate altre 5 persone. Sono 15 in tutto gli indagati nell'ambito dell'inchiesta. I reati contestati coprono un arco temporale che va dal 2016 al 2020. Tra le altre persone coinvolte il broker assicurativo Cosimo Napoletano che è l'unico a essere finito in carcere. Nei suoi confronti è stato applicato il sequestro preventivo di beni per 700 mila euro. Gli altri due sottoposti ai domiciliari sono Francesco Catanese e Giovanni Riefoli. Due persone sono destinatarie del divieto di esercitare le attività professionali per 12 mesi.

I provvedimenti sono stati emessi dal gip del tribunale di Bari Ilaria Casu, su richiesta della Procura della Repubblica. Le persone sono indagate, a vario titolo, per le ipotesi delittuose di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, truffa, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità materiale, turbata libertà degli incanti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. L'ordinanza cautelare è lunga 244 pagine.

L’operazione costituisce l’epilogo di un’indagine, coordinata dall'ufficio giudiziario e delegata al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari, scaturita da alcune dichiarazioni rese da un dirigente pubblico, e condotta mediante il ricorso a indagini tecniche, analisi dei tabulati telefonici, servizi di osservazione, controllo e pedinamento, perquisizioni, riscontri documentali, escussioni in atti e accertamenti patrimoniali. E' stato così acquisito un grave quadro indiziario in ordine alla commissione di diversi reati contro la Pubblica Amministrazione, il patrimonio, la fede pubblica e nel settore tributario.

In particolare, secondo l’impostazione accusatoria accolta dal gip, è emersa la predisposizione da parte di un broker assicurativo, in concorso con altri, di polizze fideiussorie false, successivamente prodotte agli uffici regionali, a beneficio di numerosi imprenditori che chiedevano l’autorizzazione allo svolgimento di attività estrattiva nelle cave. In tale contesto, sarebbe emerso l’utilizzo di polizze false, da parte di altre due società, in procedimenti amministrativi funzionali a ottenere finanziamenti, erogati dalla Regione Puglia, nell’ambito di programmi di investimento e di agevolazioni alle imprese. Sarebbe, inoltre, stata turbata la gara d’appalto bandita dal Comune di Bari per l’affidamento delle attività di supporto alla gestione e riscossione volontaria e coattiva della Tarsu/Tares/Tari, Ici/Imu, aggiudicata nel settembre del 2019, con importo a base d’asta di 5.526.950 euro. Sarebbero emerse condotte corruttive, da parte di da pubblici ufficiali in concorso con soggetti privati, funzionali a favorire un Raggruppamento temporaneo d’imprese, risultato poi vincitore.

Più in dettaglio, il Rup (responsabile unico del procedimento) avrebbe curato la predisposizione del bando confezionandolo ad arte in modo da attribuire un minor peso all’offerta economica rispetto a quella tecnica, ricevendo in cambio da un imprenditore barese l’utilità rappresentata dall’assunzione della moglie. Inoltre, un componente della commissione di gara avrebbe ottenuto una analoga promessa per il figlio con l’intermediazione de i fratelli Pisicchio, a loro volta destinatari di ulteriori utilità dallo stesso imprenditore (denaro, assunzioni, promesse di assunzioni ed il finanziamento illecito al partito) per l’opera di intermediazione svolta consistita, tra l’altro, nell’assicurare ed agevolare lo scambio di informazioni sensibili sulla procedura. Pisicchio, con un lungo passato in politica come consigliere al Comune e alla Provincia di Bari (anche assessore) e poi alla regione Puglia come consigliere e assessore, peraltro nominato da poche settimane, si è dimesso questo pomeriggio dall'Arti. La Giunta regionale, sempre nel pomeriggio ha nominato commissario straordinario dell’agenzia l'ingegner Cosimo Elefante, dirigente regionale, Rtd (Responsabile della transizione al digitale) della Regione .

 

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Cronaca

Grandinata su Roma, chicchi come nocciole imbiancano le...

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Intorno alle 21 strade coperte di ghiaccio nel quadrante sud

La strada ricoperta di grandine

Grandinata oggi, 2 maggio, su Roma. Intorno alle 21 chicchi di ghiaccio grandi come nocciole hanno interrotto il silenzio della serata romana colpendo con violenza vetture in sosta e in transito e imbiancando in pochi minuti le strade della zona Sud-ovest della Capitale.

Un fuggi fuggi è stato innescato dalla grandinata tra i pedoni che, pur se muniti di ombrello, sono corsi a ripararsi sotto i cornicioni per evitare quelli che sembravano veri e propri 'prioettili' sparati all'impazzata dal cielo. Il fenomeno tuttavia si è esaurito in pochi minuti risolvendosi in un acquazzone che ha sciolto il ghiaccio ripulendo le strade.

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Cronaca

Superenalotto, estrazione di oggi 2 maggio: i numeri della...

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Centrati tre '5' da oltre 50mila euro

Giocata al superenalotto - Fotogramma

Nessun '6' né '5+1' all'estrazione del Superenalotto di oggi 2 maggio. Realizzati, invece, tre '5' che vincono 57.954,17 euro ciascuno. Le schedine vincenti sono state giocate una online, un'altra in una tabaccheria di Eraclea (Ve) e un'altra ancora presso un tabacchi di Fiumicino (Roma). Il jackpot per il prossimo concorso sale a 98,4 milioni di euro.

Con quanti punti si vince

Al SuperEnalotto si vince con punteggi da 2 a 6, passando anche per il 5+. L'entità dei premi è legata anche al jackpot complessivo. In linea di massima:

- con 2 numeri indovinati, si vincono orientativamente 5 euro;

- con 3 numeri indovinati, si vincono orientativamente 25 euro;

- con 4 numeri indovinati, si vincono orientativamente 300 euro;

- con 5 numeri indovinati, si vincono orientativamente 32mila euro;

- con 5 numeri indovinati + 1 si vincono orientativamente 620mila euro.

Ho vinto o no?

E' possibile verificare eventuali vincite attraverso l'App del SuperEnalotto. Per controllare eventuali schedine giocate in passato e non verificate, è disponibile on line un archivio con i numeri e i premi delle ultime 30 estrazioni.

Il prezzo di una schedina

La schedina minima nel concorso del SuperEnalotto prevede 1 colonna (1 combinazione di 6 numeri). La giocata massima invece comprende 27.132 colonne ed è attuabile con i sistemi a caratura, in cui sono disponibili singole quote per 5 euro, con la partecipazione di un numero elevato di giocatori che hanno diritto a una quota dell'eventuale vincita. In ciascuna schedina, ogni combinazione costa 1 euro. L'opzione per aggiungere il numero Superstar costa 0,50 centesimi.

La giocata minima della schedina è 1 colonna che con Superstar costa quindi 1,5 euro. Se si giocano più colonne basta moltiplicare il numero delle colonne per 1,5 per sapere quanto costa complessivamente la giocata.

I numeri vincenti di oggi 2 maggio

Ecco la combinazione vincente del concorso di oggi del Superenalotto: 14, 43, 54, 69, 80, 90. Numero Jolly: 1. Numero SuperStar: 57.

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Cronaca

Regeni, uno degli 007 imputati partecipò a sopralluogo dove...

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Mostrate in aula nel processo le foto del colonnello Usham Helmi lungo la strada che dal Cairo conduce ad Alessandria d’Egitto

L'immagine mostrata in aula durante il processo per la morte di Regeni - Adnkronos

Uno degli 007 egiziani imputato nel processo per il sequestro e l’omicidio di Giulio Regeni era presente al sopralluogo del 10 febbraio 2016 con i team investigativi lungo la strada dove fu ritrovato il corpo del ricercatore friulano. È quanto emerso dalle testimonianze degli investigatori dello Sco e del Ros sentiti oggi nel corso dell’udienza davanti alla Prima Corte d’Assise di Roma dove sono mostrate anche le foto che ritraggono l’ufficiale egiziano sul luogo del ritrovamento. Uhsam Helmi, secondo quanto riferito dai testi, ha partecipato anche a quasi tutti gli incontri dei team investigativi italiani e egiziani quando erano in corso le indagini sul caso Regeni. “Quello con gli occhiali da sole è il colonnello Helmi, era presente molto spesso”, ha confermato in aula il colonnello del Ros dei carabinieri Loreto Biscardi.

A processo oltre a Uhsam Helmi ci sono anche il generale Sabir Tariq, i colonnelli Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif per il reato di sequestro di persona pluriaggravato, e nei confronti di quest'ultimo i pm contestano anche il concorso in lesioni personali aggravate e il concorso in omicidio aggravato. Rispondendo alle domande del procuratore aggiunto Sergio Colaiocco il direttore del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato Vincenzo Nicolì ha ricostruito in aula l’avvio delle indagini. “Venivamo da un’esperienza positiva di scambi con la polizia egiziana, eravamo riusciti a interrompere qualche anno prima un traffico di migranti e le aspettative in partenza erano quelle di chiarire la vicenda. All’inizio ci fu una apparente collaborazione, ci consentirono di assistere alle assunzioni di testimonianze ma noi - ha spiegato - cercavamo riscontri oggettivi. Fin da subito le autorità egiziane furono informate che ciò che era emerso dall’autopsia svolta in Italia non era compatibile con le loro ipotesi investigative come l’incidente stradale”.

Mano a mano che si andava avanti ci furono prospettate altre ipotesi come il coinvolgimento di Giulio Regeni in un traffico di opere d’arte rubate, altre che riguardavano la sua sfera sessuale, poi quella di uno scontro fisico con una persona davanti all’ambasciata. Tutto queste ipotesi investigative della polizia egiziana - ha spiegato Nicolì - non erano però assolutamente riscontrate. Proprio quando il 24 marzo 2016 decidiamo di far rientrare il team investigativo, con i nostri uomini che erano in aeroporto, ho sentito la notizia che gli egiziani sostenevano di aver trovato gli assassini di Giulio Regeni e allora li ho chiamati per dirgli di non partire e di rimanere lì”.

“Poi ci fu la riunione che si svolse in due giorni, il 7-8 aprile 2016. La parte italiana in quell’occasione ha dato conto delle richieste fatte dal nostro Paese rimaste inevase, soprattutto sui dati tecnici. Nel corso dell’incontro dopo l’intervento del professor Fineschi che aveva eseguito l’autopsia eseguita sul corpo del ricercatore, il clima divenne più rigido. Dopo questo incontro ci fu il ritiro dell’ambasciatore da parte dell’Italia”, ha spiegato. Nel corso dell’udienza durante la testimonianza del funzionario dello Sco Alessandro Gallo sono state mostrate in aula anche le foto che erano state scattate ai corpi dei cinque uomini indicati dalla polizia egiziana come responsabili della morte di Regeni e uccisi a loro dire durante un conflitto a fuoco.

Emerge un’incompatibilità tra le immagini del pulmino e dei corpi con la ricostruzione di un conflitto a fuoco”, è stato spiegato dall’investigatore. Inoltre “dall’analisi sul telefono trovato addosso a uno dei cinque uomini è emerso che, a mezz’ora della scomparsa di Giulio, si trovava a 100 km dal centro del Cairo”.

Legale famiglia Regeni: "Da Egitto ostruzionismo e depistaggi"

"E’ emersa l'assoluta mancata collaborazione egiziana, l'ostruzionismo e i depistaggi. L'inizio della ricostruzione di queste difficoltose indagini al Cairo, e anche il clima di intimidazione". Così l'avvocato Alessandra Ballerini, legale di parte civile della famiglia di Giulio Regeni, al termine dell’udienza davanti alla Prima Corte di Assise di Roma. "C'erano molte contestazioni da parte degli egiziani e molto ostruzionismo. Abbiamo capito le informalità con cui sentivano questi testimoni, non venivano fatti i verbali. Ai nostri investigatori di fatto era impedito di fare domande dirette, e anche chiedere agli egiziani di fare delle domande se questi non le ritenevano pertinenti o più che altro le ritenevano scomode non le ponevano ai ‘testi’", ha sottolineato.

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