Esteri
Il cooperante italiano a Gaza: ”Bene Biden, ma unica...
Il cooperante italiano a Gaza: ”Bene Biden, ma unica garanzia è cessate il fuoco”
Federico Dessi, direttore regionale per il Medio Oriente della ong Humanity & Inclusion, spiega che ''la missione sospesa dopo il raid contro il World Central Kitchen è ripresa, ma da Israele non c'è stata fornita alcuna garanzia. C'è troppo bisogno di aiuto per stare fermi''.
Le richieste del presidente americano Joe Biden al primo ministro Benjamin Netanyahu di garantire una maggiore sicurezza agli operatori umanitari nella Striscia di Gaza viene ''accolta favorevolmente'' da chi, ogni giorno, fornisce aiuto alla popolazione palestinese assediata. Ma ''l'unica vera garanzia sarà un cessate il fuoco permanente'', per ''la sicurezza degli operatori umanitari e la protezione dei civili''. Lo afferma ad Adnkronos Federico Dessi, direttore regionale per il Medioriente della ong Humanity & Inclusion.
Entrato nella Striscia di Gaza mercoledì della scorsa settimana, poche ore dopo il raid aereo israeliano che ha ucciso sette operatori di Wordl Central Kitchen (Wck), Dessi avrebbe dovuto percorrere insieme al suo staff la stessa strada verso Deir al-Balah dove si è verificato l'attacco. Per ragioni di sicurezza la missione è stata sospesa, ma, spiega Dessi, ancora prima dell'intervento di Biden, ancora prima di sperare in nuove garanzie, il team di Humanity & Inclusion era di nuovo su quella strada.
''In realtà dopo due giorni di pausa abbiamo condotto una visita a Deir al Balah ieri e ne abbiamo prevista un'altra domenica. I bisogni umanitari sono troppo importanti per poter rallentare o sospendere le nostre attività più a lungo'', ha affermato.
In ogni caso, spiega, dopo l'attacco a Wck ''non abbiamo ricevuto nessuna garanzia esplicita da parte delle autorità israeliane, ma ci sentiamo sufficientemente sicuri perché viaggiamo unicamente di giorno e quindi i nostri convogli sono facilmente visibili e identificabili''. Inoltre, ha aggiunto, ''consideriamo che l'esercito israeliano sarà obbligato a fare più attenzione in futuro per evitare altri incidenti di questo tipo''.
In ogni caso, ''ovviamente accogliamo favorevolmente le richieste di Biden e di altri governi occidentali di garantire la sicurezza degli operatori umanitari e la protezione dei civili. Restiamo convinti che l'unica vera garanzia sarà un cessate il fuoco permanente'', ha concluso.
Esteri
Ucraina, Shoigu: “Più armi per la guerra contro...
Così il ministro della Difesa russo dopo una riunione con la leadership militare e un resoconto fatto dal capo di Stato maggiore, il generale Valery Gerasimov. Ancora missili su Odessa
"Per mantenere il ritmo richiesto dell'offensiva... è necessario aumentare il volume e la qualità delle armi e degli equipaggiamenti militari forniti alle truppe, in primo luogo le armi". Così su Telegram il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, dopo una riunione con la leadership militare e un resoconto fatto dal capo di Stato maggiore, il generale Valery Gerasimov.
Ancora missili su Odessa
Nuovo attacco missilistico russo su Odessa, il secondo in tre giorni. Secondo quanto riferito dal governatore della città nel sud dell'Ucraina, almeno tre persone sono morte e altrettante sono rimaste ferite nell'ultimo raid, che ha provocato anche danni alle infrastrutture civili.
Bimbi ucraini deportati in Russia, telefonata Yemark-Zuppi
"Ho avuto un colloquio telefonico con il presidente della Conferenza episcopale italiana , cardinale Matteo Zuppi. Ho sottolineato che nel quadro del dialogo diplomatico con tutti gli stati, l'Ucraina presta costantemente particolare attenzione alla questione del ritorno dei bambini deportati illegalmente dalla Russia". Lo ha scritto su X, Andriy Yermak, capo dell'ufficio del presidente Volodymyr Zelensky.
Esteri
Covid, Zhang sfida ancora la Cina: la battaglia del...
Lo scienziato, cacciato dal laboratorio, torna a far parlare di sé con una rara iniziativa pubblica di dissenso nel gigante asiatico
Sfida ancora la Cina di Xi Jinping il virologo cinese che all'inizio della pandemia di coronavirus, nel gennaio 2020, pubblicò la prima sequenza del Sars-Cov-2 senza l'autorizzazione di Pechino. Zhang Yongzhen torna a far parlare di sé con una rara iniziativa pubblica di dissenso nel gigante asiatico. Lo scorso fine settimana, ricostruisce il Telegraph, gli è stato impedito l'ingresso nel suo laboratorio a Shanghai.
Nel frattempo sui social hanno iniziato a rimbalzare foto di un uomo che dorme sotto la pioggia davanti alla porta del centro. Domenica si è messo seduto fuori dallo Shanghai Public Health Clinical Center, che sostiene che il laboratorio di Zhang sia stato chiuso per "motivi di sicurezza", con la possibilità di spazi alternativi durante i lavori di ristrutturazione.
Eppure secondo una dichiarazione diffusa online da Zhang e poi sparita, ma visionata dall'Associated Press citata dalla stampa internazionale, allo scienziato sarebbe stato offerto un altro spazio, ma solo dopo lo 'sfratto' e senza gli standard necessari per le sue ricerche. E nel post su Weibo fatto sparire, Zhang assicura che non mollerà dopo le misure scattate per lui e per il suo team.
E' "sconfortante vedere queste continue vessazioni e punizioni nei confronti di Zhang", ha commentato con il Telegraph Stuart Neil, virologo del King’s College London coinvolto nel lavoro di ricerca per tracciare le origini del Covid e convinto che "senza il coraggio di Zhang" ci sarebbe voluto molto più tempo per "la diffusione del primo vaccino" contro il Covid.
Scienziati che lavorano con collaboratori in Cina hanno denunciato al giornale come dopo la pandemia le collaborazioni internazionali siano divenute sempre più difficili. Il Guardian scrive che oggi Zhang, raggiunto al telefono, ha sottolineato come per lui - già rimosso dal Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive - sarebbe "inopportuno" parlare.
Esteri
Usa verso svolta storica su marijuana, sarà ‘droga...
Di conseguenza sarà un reato meno grave il consumo di cannabis
Gli Stati Uniti stanno riconsiderando la pericolosità della marijuana, con l'intenzione di classificarla come droga meno pericolosa. Una svolta storica quella che sta valutando la Drug Enforcement Administration, come spiega l'emittente Abc citando proprie fonti. Di pari passo il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti si è mosso per rendere l'uso di marijuana un reato meno grave. Se andrà in porto si tratterà del più grande cambiamento nella politica federale sulla cannabis negli ultimi 40 anni.
Il Dipartimento di Giustizia, che sovrintende alla Drug Enforcement Administration, ha raccomandato che la cannabis venga classificata come una droga della cosiddetta tabella tre, con un potenziale di dipendenza fisica e psicologica da moderato a basso. Attualmente la cannabis è inserita nella tabella uno, riservata alle droghe con un elevato potenziale di abuso.