Ultima ora
Gaza, lunedì possibili colloqui Usa-Israele su Rafah
Raid in Libano, "feriti 4 osservatori Onu". Agenzia stampa libanese: "Auto colpita da drone israeliano". Ma Idf smentisce. Calca e spari durante consegna aiuti a Gaza City, 5 morti
I colloqui per la tregua tra Israele e Hamas riprenderanno domani al Cairo. Lo riporta la televisione egiziana Al Qahera News, citando fonti delle forze di sicurezza, secondo quanto riprende Times of Israel.
Invece Haaretz oggi ha citato fonti israeliane che hanno detto che i colloqui sono bloccati perché Hamas non sarebbe flessibile nella sua richiesta che a tutti gli abitanti del nord di Gaza venga permesso di ritornare e condizionerebbe il rilascio degli ostaggi all'impegno israeliano di mettere fine alla guerra e ritirare tutte le sue forze da Gaza. Israele ha rifiutato entrambe le richieste.
"Respingiamo la proposta israeliana di inviare forze arabe per gestire la situazione nella Striscia di Gaza", fanno sapere intanto le fazioni della resistenza palestinese a Damasco, che denunciano come "alcuni Paesi arabi stanno cercando con Washington, di rimuovere l'esercito di 'occupazione' dal grande pantano in cui è caduta Gaza: i palestinesi possono scegliere i loro leader e istituzioni per gestire la Striscia".
I parenti di una ventina di ostaggi israeliani denunciano intanto la condotta "criminale" di Benjamin Netanyahu, che è "un ostacolo ad un accordo" con Hamas, e fanno sapere di essere al lavoro per 'cacciare' il premier. Nel corso di una conferenza stampa a Tel Aviv, hanno accusato Netanyahu di prendere decisioni senza consultare il gabinetto: "E' lui l'ostacolo a un accordo". "La sua condotta è inimmaginabile - hanno accusato ancora -. E' criminale. Non abbiamo scelta. Lavoreremo per sostituirlo immediatamente, questo è il modo più veloce per assicurare un accordo".
Diverse centinaia di persone hanno quindi protestato a Caesarea, vicino alla residenza privata di Netanyahu, per chiedere le dimissioni del premier. La manifestazione di oggi rientra nelle mobilitazione delle ultime settimane per "aumentare la pressione su di lui e così andare a nuove elezioni", ha spiegato a Times of Israel uno dei partecipanti alla dimostrazione che ha visto tra gli oratori Amos Malka, ex capo del direttorato dell'intelligence militare israeliana.
Malka ha accusato il premier di "aver abbandonato gli ostaggi": "se le famiglie sapessero quanto è piccolo il divario che Netanyahu si sta rifiutando di colmare, esploderebbero", ha aggiunto riferendosi ai familiari degli israeliani nelle mani di Hamas. Intervistato dal giornale israeliano, Malka, che è uno dei leader del movimento di protesta contro l'attuale governo, ha spiegato che "gli errori che hanno portato al 7 ottobre sono condivisi da molti nella comunità della difesa e dell'establishment, ma quello che è successo dopo" è tutta responsabilità di Netanyahu.
Dimostranti si sono riuniti anche di fronte alla sede del ministero della Difesa a Tel Aviv, sempre chiedendo le dimissioni del governo e la convocazione di nuove elezioni.
Raid in Libano, "feriti 4 osservatori Onu"
Un drone ha colpito un veicolo militare dell'Onu vicino a Rmeish, nel sud del Libano. A riferirlo l'agenzia di stampa libanese Nna, che attribuisce l'attacco a Israele. Secondo l'emittente libanese Lbci.
Quattro osservatori Onu della missione di supervisione della tregua (Untso) sono rimasti feriti nell'esplosione mentre stavano pattugliando a piedi lungo la Blue Line, nel sud del Libano, ha confermato l'Unifil, precisando che sta ancora indagando sull'origine dell'esplosione. Nessuno è rimasto ferito gravemente, apprende l'Adnkronos. I quattro osservatori sono un australiano, un cileno, uno svizzero e un norvegese.
"Prendere di mira i peacekeeper è inaccettabile", ha aggiunto Unifil, sottolineando che "tutti gli attori hanno la responsabilità, sulla base del diritto umanitario internazionale, di evitare di prendere di mira non combattenti, tra cui peacekeeper, giornalisti, personale medico e civili". Gli osservatori dell'Untso supportano l'Unifil nell'attuazione del suo mandato.
Dal canto loro le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno però smentito la notizia. "Al contrario di quanto riportato, stamane le Idf non hanno attaccato un veicolo dell'Unifil nell'area di Rmeish", si legge in una nota in risposta alle notizie diffuse dai media libanesi.
Calca e spari durante consegna aiuti a Gaza City, 5 morti
Cinque persone sono morte e decine sono rimaste ferite a causa della calca e di colpi d'arma da fuoco sparati durante la consegna di aiuti nella rotonda Kuwait a Gaza City. Lo ha indicato la Mezzaluna rossa palestinese, precisando che i fatti sono accaduti all'alba dopo che migliaia di persone si erano radunate per l'arrivo di 15 camion carichi di derrate alimentari. Secondo l'organizzazione, almeno tre delle cinque persone morte sono state uccise da proiettili.
Prosegue operazione Israele in ospedale al-Shifa e Khan Yunis
Intanto, mentre prosegue l'operazione dell'esercito israeliano nell'ospedale al-Shifa di Gaza City, funzionari americani alla Cnn fanno sapere potrebbero tenersi lunedì prossimo a Washington i colloqui tra funzionari americani e israeliani sull'annunciata operazione dello Stato ebraico a Rafah.
In un aggiornamento, le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno comunicato che i soldati hanno ucciso "altri combattenti" di Hamas e sequestrato armi nell'ospedale. Inoltre nella notte Israele ha condotto diversi raid aerei sulla zona centrale di Gaza e Khan Yunis.
Blitz israeliano vicino Jenin, ucciso 13enne palestinese
Un palestinese di 13 anni è stato ucciso e altri due palestinesi sono rimasti feriti, uno dei quali in maniera grave, durante un'incursione militare israeliana all'alba a Qabatiya, a sud di Jenin, in Cisgiordania. Lo ha riferito l'agenzia di stampa palestinese Wafa, citando il direttore dell'ospedale al-Razi di Jenin. Fawaz Hammad, questo il nome del 13enne, è morto a causa delle ferite provocate da proiettili veri.
Fonti locali, citate dalla Wafa, hanno confermato che numerosi soldati dell'esercito israeliano sono entrati a Qabatiya e fatto irruzione in diverse case, schierando cecchini sui tetti. Testimoni parlano di scontri violenti.
Cnn: lunedì possibili colloqui Usa-Israele su Rafah
Secondo alti funzionari americani la delegazione israeliana ha proposto di riprogrammare i colloqui per lunedì con gli Usa su Rafah, riconoscendo che le tempistiche sono complicate dalla scadenza del 31 marzo che il governo israeliano deve affrontare per elaborare una nuova legge che regola la coscrizione obbligatoria per gli ebrei ultra-ortodossi, da tempo esentati dal servizio militare obbligatorio.
Israele continua a ritenere indispensabile l'offensiva nell'area di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Allo stesso tempo però Benjamin Netanyahu sembra intenzionato a mantenere aperti i canali diplomatici per il dialogo finalizzato a garantire la liberazione degli ostaggi nell'ambito dell'intesa sul cessate il fuoco.
Il primo ministro israeliano a chiesto alla Corte Suprema israeliana di rinviare la scadenza e non è chiaro se la delegazione sarà autorizzata a recarsi negli Stati Uniti se tali piani dovessero cambiare. I funzionari statunitensi hanno affermato che non è stata definita alcuna data dell'incontro.
Axios: "Israele ha proposto forza militare araba per Gaza": il piano
Intanto, secondo quanto riferito da due alti funzionari israeliani ad Axios, il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant - durante la sua visita a Washington questa settimana - avrebbe proposto di creare una forza militare multinazionale con truppe provenienti da Paesi arabi per garantire l'ordine e scortare i convogli di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Stando al portale, la proposta nasce dall'esigenza di Israele di ridurre la pressione per la questione degli aiuti a Gaza, che secondo le Nazioni Unite è sull'orlo della carestia. I funzionari israeliani ritengono inoltre che una forza multinazionale potrebbe aiutare a stabilire un'alternativa al governo di Hamas nell'enclave.
Il piano prevede che la forza araba resti a Gaza per un periodo di transizione limitato e sia responsabile della messa in sicurezza del molo temporaneo che gli Stati Uniti costruiranno al largo della costa e della scorta ai convogli umanitari in modo che gli aiuti raggiungano la popolazione senza il rischio che possano essere saccheggiati da Hamas.
Gallant ha chiesto il sostegno politico e materiale degli Stati Uniti per tale iniziativa negli incontri avuti con il segretario alla Difesa, Lloyd Austin, il segretario di Stato, Antony Blinken, ed il consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan.
Funzionari militari e della difesa israeliani, sempre secondo Axios, hanno discusso la questione nelle ultime settimane con rappresentanti di tre Paesi arabi, compreso l'Egitto. "Ci sono progressi nel promuovere questa iniziativa sia in termini di volontà dell'Amministrazione Biden di discuterne, sia in termini di apertura dei Paesi arabi", ha dichiarato una fonte israeliana. Secondo un funzionario arabo, tuttavia, i Paesi arabi non sono pronti a inviare truppe per proteggere i convogli umanitari al momento, ma potrebbero prendere in considerazione l'invio di truppe per una forza di mantenimento della pace dopo la guerra. Anche allora, ha precisato, la forza dovrebbe essere sotto il comando degli Stati Uniti.
Cronaca
Maltempo oggi, allerta meteo per temporali al sud
Allerta gialla in Campania, Molise, Basilicata, Calabria e Sicilia
Italia divisa in due dal meteo oggi, con il maltempo che colpisce in particolare il sud facendo scattare l'allerta gialla per il rischio di temporali e nubifragi. La pioggia è il prodotto di correnti fredde e instabili. Il maltempo interesserà progressivamente il Sud portando precipitazioni, soprattutto temporalesche. Le previsioni meteo inducono la Protezione Civile a far scattare l'allerta gialla per Calabria, Basilicata, Campania, Molise e Sicilia. Per l'isola, anche allerta per rischio idraulico e per rischio idrogeologico condiviso con la Calabria. I temporali potranno essere accompagnati da grandine e forti raffiche di vento.
Situazione migliore al Centro-Nord. Spiccano le condizioni previste sulla Lombardia, dove il tempo risulterà in miglioramento, con una debole instabilità pomeridiana prevalentemente a ridosso dei rilievi. Le temperature massime nella regione vengono segnalate in graduale aumento.
Esteri
Putin, atto quinto: governo Russia può cambiare, le...
Ipotesi rimpasto, possibile un cambio generazionale: Lavrov e Shoigu in pensione?
Vladimir Putin, atto quinto. Il presidente della Russia, dopo il prevedibile trionfo alle elezioni di marzo, si è insediato al Cremlino per aprire il nuovo capitolo. E' ''un periodo difficile'' quello che sta attraversando la Russia, ma ''insieme lo attraverseremo con dignità e diventeremo ancora più forti'', ha detto Putin. ''Supereremo tutti gli ostacoli e daremo vita a tutti i nostri progetti'', ha aggiunto, affermando che ''guardiamo avanti con fiducia, pianifichiamo il nostro futuro, stiamo già realizzando nuovi progetti per renderci ancora più dinamici, ancora più potenti''.
Il messaggio all'Occidente
Putin si è detto favorevole a ''un dialogo con gli Stati occidentali'', ma che sia ''alla pari''. "Noi non rifiutiamo il dialogo con gli Stati occidentali'', anzi ''siamo stati e saremo aperti a rafforzare buone relazioni con tutti i paesi che vedono nella Russia un partner affidabile e onesto'', ha affermato, rilanciando la palla nel campo avversario.
Per quanto riguarda i paesi occidentali ''la scelta è loro'' e ''un dialogo, anche su questioni di sicurezza e stabilità strategica, è possibile''. Ma a condizione che questo dialogo non sia condotto ''da una posizione di forza'', ma ''senza alcuna arroganza, presunzione ed esclusività personale, ma solo ad armi pari, nel rispetto degli interessi reciproci''. Putin ha invece parlato di dialogo non possibile se i Paesi occidentali ''intendono continuare a cercare di frenare lo sviluppo della Russia, continuare la politica di aggressione''.
Cambiamento, possibilità o utopia?
Le politiche di Putin non cambieranno per il suo quinto mandato al Cremlino, ha affermato l'analista Tatyana Stanovaya, fondatrice di R-Politik, in una intervista a Politico. "L'obiettivo fondamentale di Putin è quello di produrre più armi, mantenere stabile l'economia, proteggerla da sanzioni e ridurre l'inflazione. Non ci dobbiamo aspettare una revisione di tale politica", ha aggiunto.
Anche se probabilmente ci sarà un rimpasto di governo da cui forse potranno emergere indicazioni su come intenderà portare avanti i suoi obiettivi, vale a dire la guerra in Ucraina, la repressione interna e l'antagonismo contro l'Occidente.
Alcuni dei ministri più fidati di Putin sono avanti con l'età, da Sergei Lavrov, agli Esteri, che ne ha 74, a Sergei Shoigu, alla Difesa, 68 anni. Il direttore dell'Fsb (Servizio federale di sicurezza), Aleksandr Bortnikov, ha 72 anni. Stessa età più o meno per il numero 1 dell'Svr (Servizi esteri), Sergei Naryshkyn, 69 e il direttore del Comitato investigativo, Aleksandr Batrykin, 70 anni.
"Se Putin vuole mantenere il suo sistema, deve cambiarlo", ha affermato l'analista politico Abbas Gallyamov, indicando nel recente arresto del vice ministro della Difesa, Timur Ivanov, per corruzione, come un segnale della possibilità che Putin "mini le fondamenta del sistema". Fra i favoriti per eventuali promozioni, sono Dmitry Patrushev, ministro dell'Agricoltura e segretario del Consiglio di sicurezza nazionale. Ma sorprese potrebbero arrivare, evidenzia Stanovaya, da chi si è distinto in Ucraina che Putin ha già definito "la nuova elite".
Per il Washington Post, rimpasti o meno, Putin pone al cuore pulsante dell'illiberalismo occidentale. Il discorso politico che ha maturato negli ultimi anni, e che probabilmente continuerà a cavalcare nei prossimi sei anni, è quello che vede la Russia non solo impegnata in una guerra contro l'Ucraina ma in una battaglia di civiltà di dimensioni molto più grandi.
Il conflitto oltre confine, per come la pone lui, non è solo una questione territoriale, o politica, ma è la punta dell'iceberg di uno scontro più ampio fra gli effetti corrosivi del liberalismo e i valori più tradizionali incarnati dal suo regime. Putin non è isolato nel suo progetto. Nell'Unione europea può contare sul sostegno del Premier ungherere Viktor Orban, di "despoti" del Sud Globale, e di esponenti di spicco della destra americana. "Hanno tutti una avversione per quello che viene percepito come establishment illiberale occidentale e apprezzano che Putin lo respinga", sottolinea il quotidiano americano.
Esteri
Italia-Nato, Meloni oggi vede Stoltenberg: sul tavolo aiuti...
L'Italia si appresta a varare il nono pacchetto a favore di Kiev
Oggi, 8 maggio, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg sarà a Roma, ricevuto dalla premier Giorgia Meloni alle 11.30. Tanti i dossier sul tavolo, dalla polveriera mediorientale alla crisi in Ucraina, con l'avanzata dei russi nel Donetsk e la crescente paura di un tracollo ucraino. Timori che alimentano le tensioni tra Mosca e i Paesi occidentali, con il Cremlino che evoca il rischio di un'"escalation diretta" dopo che il Presidente francese Emmanuel Macron è tornato ad avanzare la possibilità di inviare truppe al fronte e il ministro degli Esteri britannico David Cameron ha giudicato lecito per gli ucraini impiegare armi fornite da Londra per attaccare il territorio russo.
Focus sull'Ucraina
L'allarme è altissimo e incendia la campagna elettorale per le europee, mentre l'opzione di un intervento diretto dell'Alleanza in caso di coinvolgimento di uno Stato terzo nelle ostilità è ormai entrata a pieno titolo nel dibattito pubblico. Ma soprattutto nelle stanze della Nato.
Il tema degli aiuti militari all'Ucraina sarà tra i focus dell'incontro tra Meloni e Stoltenberg, mentre il governo italiano si appresta a varare -prima del G7 a Borgo Egnazia- il nono pacchetto di aiuti militari che dovrebbe includere, condizionale d'obbligo visto che il decreto è secretato, il sistema di difesa aerea e antimissile a medio-lungo raggio Samp-T, una batteria resa disponibile dopo la 'smobilitazione' dello scorso marzo dalla Slovacchia. E che risponde alla richiesta del ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, perché unico mezzo, assieme ai Patriot americani, per fermare i missili balistici russi.
Il nodo 2% Pil per le spese militari
La mano tesa che l'Italia si appresta a tendere è una delle leve che Meloni, con ogni probabilità, userà nell'incontro con Stoltenberg per affrontare uno dei dossier più annosi sul tavolo: il raggiungimento del 2% del Pil per le spese militari. Per la Nato è una pregiudiziale di cui si parlerà anche a Washington, nella riunione dei premier dei Paesi dell'alleanza atlantica in programma la seconda settimana di luglio. E che vede l'Italia in affanno, fanalino di coda: gli States sono ben oltre il 3%, la Gran Bretagna punta a superare il 2,5%, la Polonia è al 4, la Francia e la Germania hanno raggiunto il 2. Roma è sotto l'1,5%, nonostante abbia 'conteggiato' tutte le spese per le missioni, anche quelle non strettamente attinenti alla difesa. Una scelta che, a ben guardare, la Nato potrebbe anche contestare.
L'obiettivo del 2% doveva essere centrato per l'anno in corso, ma per l'Italia la deadline è slittata al 2028 per un compromesso siglato dal governo Draghi: un rinvio all'epoca reso necessario per sedare fibrillazioni e malumori che avevano messo a dura prova la maggioranza, terremotata dal guanto di sfida lanciato da Giuseppe Conte. Da allora lo scenario internazionale si è fatto ancor più fosco, e visti i tempi difficili il traguardo del 2% appare un 'must' non più rinviabile.
Non ne fa mistero il ministro della Difesa Guido Crosetto. "Senza bisogno che arrivi Trump alla presidenza americana - ha rimarcato a Pescara, alla conferenza programmatica di Fdi -, vedrete quanto saranno duri con chi non arriverà al 2% del Pil per la spesa per la difesa, a quel punto" chi non adempierà alla percentuale "diventerà una nazione non di serie B ma addirittura che non potrà sedersi ai tavoli internazionali", perché “nessuno passerà più sopra questa cosa e diventerà una parte fondamentale per avere credibilità nel mondo”.
Ma le casse a Roma languono e il tentativo, fallito, di scorporare le spese militari dai parametri del Patto di stabilità ha reso ancor più ardua la partita. Qualche limatura al rialzo rispetto agli impegni presi nel Documento programmatico della difesa 2023-2025 non viene escluso: "vedremo", aprono fonti di governo, non escludendo uno sforzo, una piccola dote politica anche in vista del G7 in Puglia a guida italiana. Accompagnata a un'altra, ben più sostanziosa, che dimora nel nono decreto di aiuti a Kiev che il governo si appresta a varare.