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Nato, Stoltenberg: “Pace mai scontata, ma non vediamo...
Nato, Stoltenberg: “Pace mai scontata, ma non vediamo minacce imminenti”
Il segretario generale sulla potenziale minaccia nucleare russa ai satelliti Usa: "Alleanza continua ad assicurare che non ci sia spazio per calcoli sbagliati a Mosca sulla nostra prontezza a proteggere tutti"
"Non possiamo mai dare la pace per scontata, ma non vediamo minacce militari imminenti per l'Alleanza". Lo ribadisce il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, in conferenza stampa al termine della ministeriale Difesa a Bruxelles. La Nato, aggiunge, "continua ad assicurare che non ci sia spazio per calcoli sbagliati a Mosca sulla nostra prontezza a proteggere tutti gli alleati".
Alla domanda specifica sulla ventilata minaccia nucleare russa nei confronti dei sistemi satellitari Usa, Stoltenberg ha risposto che non intende commentare nello specifico, ma "quello che posso dire è che nella Nato ci scambiamo costantemente intelligence tra gli alleati e naturalmente monitoriamo tutte le potenziali minacce da tutte le direzioni. Non ho nient'altro da dire su questo".
Nella Nato, spiega ancora Stoltenberg, "siamo 31 nazioni democratiche, su entrambe le sponde dell'Atlantico e, da quando esiste l'Alleanza, ci sono sempre state visioni diverse e discussioni sulla Nato tra gli alleati", ma "se guardiamo ai sondaggi d'opinione, vediamo un livello record di sostegno" per l'Alleanza "sia in Nordamerica, negli Usa e in Canada, sia in Europa".
"Confido - aggiunge - che la Nato resterà l'alleanza più forte e di maggior successo nella storia e mi aspetto che gli Stati Uniti d'America continuino ad essere un alleato fedele". Questo, continua, per "almeno tre ragioni. In primo luogo, è nell'interesse della sicurezza nazionale degli Usa avere una Nato forte. In secondo luogo, esiste effettivamente un sostegno bipartisan alla Nato negli Stati Uniti. In terzo luogo, le critiche negli Stati Uniti non sono principalmente contro la Nato, ma contro gli alleati che non spendono abbastanza per la Nato".
Ministri difesa serrano le fila contro Trump
I ministri della Difesa riuniti oggi a Bruxelles, serrano dunque le fila di fronte agli attacchi di Donald Trump che ha affermato che, con lui di nuovo alla Casa Bianca, gli Stati Uniti non difenderebbero i Paesi membri che non hanno rispettato gli impegni di spesa per la Difesa. Prima dell'inizio della riunione oggi, il segretario Stoltenberg ha ricordato che l'articolo 5 dell'Alleanza sulla difesa collettiva è "il nucleo centrale" dell'associazione e deve "essere applicato a tutti i suoi alleati".
Prima della riunione di oggi, incentrata proprio sulla questione della spesa militare e dell'Ucraina, il ministro della difesa estone, Hanno Pevkur, ha ribadito l'importanza di dedicare il 2% del Pil alla spesa militare, insistendo, in risposta alle parole dell'ex presidente americano, sul fatto che l'Europa ha le capacità di difendere il suo territorio e che se un alleato subisce un attacco deve poter contare sugli altri membri della Nato.
Trump può portare gli Usa fuori dalla Nato? Domande e risposte
Il ministro del Paese confinante con la Russia poi ha fatto un riferimento alla minaccia costituita da Mosca non solo per Kiev: "La Russia ha più truppe di quando ha iniziato la guerra in Ucraina e dedica il 30% alla spesa militare, la Nato deve rispondere a questo".
La ministra del Lussemburgo, Yuriko Backes, ha sottolineato l'importanza di mantenere "l'unità e la solidarietà" tra gli alleati ed assicurato che il suo Paese sta lavorando su "una road map" per arrivare al 2% della spesa militare. "Siamo affidabili e ci arriveremo", ha aggiunto parlando dell'obiettivo, il ministro del Paese dell'Alleanza che la minore spesa militare.
Il ministro britannico, Grant Shapps, ha lodato il fatto che sempre più alleati stanno rispettando gli impegni di spesa, sottolineando che il suo aumento è "il miglior modo di mantenere sicura" la Nato di fronte alle minacce militare. Riguardo alla situazione in Ucraina, Shapps ha insistito sul fatto che "le nazioni civilizzate" debbano dare un sostegno sufficiente all'Ucraina, e che è "inconcepibile" che "non si vada a vincere" la guerra con la Russia.
Sulla stessa linea, il ministro della Difesa lettone, Andris Spruds, enfatizzando la necessità di mantenere l'appoggio a Kiev e coordinare l'attività industriale per raggiungere l'obiettivo di fornire un milione di proiettili di artiglieria all'Ucraina entro la fine del 2024.
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Ucraina, pressing di Macron per invio truppe europee: la...
Il presidente francese insiste: "Non escludo nulla, perché siamo di fronte a qualcuno che non esclude nulla"
Emmanuel Macron torna a "porre la questione" di un invio di truppe occidentali in Ucraina se la Russia dovesse sfondare la linea del fronte nella guerra in corso da oltre 2 anni. In un'intervista all'Economist, che solleva lo stesso polverone già provocato nelle settimane scorse, con gli alleati europei contrari a questa ipotesi, il presidente francese ribadisce che "nulla può essere escluso".
Perché il messaggio di Macron pesa di più adesso
Le parole di Macron assumono un significato particolare in un momento cruciale del conflitto. L'Ucraina, che attende di sfruttare le armi stanziate dagli Usa nell'ultimo pacchetto approvato dal Congresso, negli ultimi mesi è stata costretta a ripiegare per gestire la carenza di armi e munizioni.
La Russia, secondo analisti e esperti, potrebbe sferrare una nuova massiccia offensiva tra la fine della primavera e l'inizio dell'estate: la pressione di Mosca sul fronte orientale è costante, il ministero della Difesa russo rivendica progressi quasi quotidiani dopo la presa di Avdiivka, la città al centro delle ostilità durante l'inverno. L'ipotesi che la nuova spallata dell'esercito di Vladimir Putin si riveli efficace non può essere esclusa.
La situazione sul campo
Il ministero della Difesa russo nelle ultime ore ha annunciato di aver assunto il controllo di due villaggi situati vicino ad Avdiivka, nell'oblast di Donetsk, nell'Ucraina orientale. Le truppe di Mosca hanno conquistato Berdychi e Ocheretyne. Il primo è situato a circa 10 chilometri a nord-ovest di Avdiivka (da cui gli ucraini si sono ritirati a febbraio), il secondo è poco più distante, ma nella stessa direzione.
Le news dal campo confermano in sostanza le previsioni del comandante in capo delle forze ucraine, Oleksandr Syrsky, che pochi giorni fa haaveva anticipato il ritiro da Berdychi e da altri due villaggi vicini per proteggere "la vita dei nostri difensori". Fonti militari ucraine, citate dall'agenzia Dpa, hanno precisato che ora gli scontri più pesanti nel Donetsk si registrano nelle zone di Pokrovsk e Kurakhove. Pezzo dopo pezzo, il muro dell'Ucraina rischia di sfaldarsi. Il cedimento spalancherebbe alla Russia le porte verso il cuore dell'Ucraina.
Analisi Usa conferma l'allarme di Macron
La prospettiva non può essere esclusa, come dice Avril Haines, direttrice della National Intelligence, alla Commissione Forze Armate del Senato a Washington. C'è la possibilità che i russi mettano a segno "break tattici".
"Le tattiche sempre più aggressive di Putin contro l'Ucraina, compresi gli attacchi alle infrastrutture elettrice, mirano a impressionare l'Ucraina: portare avanti la guerra", è il messaggio del Cremlino, "porterà altri danni all'Ucraina senza dare speranza di vittoria a Kiev. Queste strategie aggressive sono destinate a proseguire, la guerra non finirà presto". Inutile, dice, sperare per ora in negoziati produttivi: "La Russia negli ultimi mesi ha mostrato disponibilità a discutere con Kiev e Washington sul futuro dell'Ucraina. Ma difficilmente farà concessioni significative".
Le parole di Macron e la reazione di Mosca
"Se i russi dovessero sfondare le linee del fronte, se ci fosse una richiesta ucraina - cosa che oggi non avviene - dovremmo legittimamente porci la domanda", dice Macron, secondo cui "escluderlo a priori significa non imparare la lezione degli ultimi due anni", con i Paesi della Nato che avevano inizialmente escluso l'invio di carri armati e caccia a Kiev prima di cambiare idea.
"Come ho detto, non escludo nulla, perché siamo di fronte a qualcuno che non esclude nulla", ribadisce Macron al settimanale britannico, in un riferimento a Putin. "Probabilmente siamo stati troppo esitanti nel fissare dei limiti alla nostra azione nei confronti di qualcuno che non ne ha più e che è l'aggressore", afferma il presidente, indicando il suo "chiaro obiettivo strategico: la Russia non può vincere in Ucraina".
"Se la Russia vince in Ucraina, non avremo più sicurezza in Europa - scandisce - Chi può pretendere che la Russia si fermi lì? Quale sicurezza ci sarà per gli altri Paesi vicini, la Moldavia, la Romania, la Polonia, la Lituania e tanti altri? E oltre a questo, che credibilità abbiamo noi europei che avremmo speso miliardi, che avremmo detto che era in gioco la sopravvivenza del continente e che non ci saremmo dati i mezzi per fermare la Russia? Quindi sì, non dobbiamo escludere nulla".
L'ipotesi prospettata dal leader francese non scuotono Mosca. La prima risposta ufficiale è affidata alle parole di Maria Zakharova, portavoce del ministro degli Esteri. Le dichiarazioni del presidente, dice, "sono in qualche modo legate ai giorni della settimana, è una sorta di ciclo".
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Macron e l’invio di soldati in Ucraina, cosa dice...
Le reazioni alle parole del presidente francese
Emmanuel Macron unisce Matteo Renzi e Matteo Salvini. Il presidente della Francia, a The Economist, non esclude l'invio di soldati in Ucraina: la presenza di truppe occidentali, dice il capo di stato, sarebbe legata ad una situazione particolare. "Se i russi dovessero sfondare le linee del fronte, se ci fosse una richiesta ucraina - cosa che oggi non avviene - dovremmo legittimamente porci la domanda", dice Macron con dichiarazioni che, ovviamente, alimentano un dibattito articolato.
"L'Italia ha una posizione equilibrata" e "pur sostenendo il diritto dell'Ucraina a rimanere un Paese libero, l'Italia non è in guerra con la Russia e mai invieremo militari italiani", dice il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani intervenendo al Tavolo di lavoro per le imprese italiane in Russia.
Più 'frizzanti' le reazioni di altre figure politiche e istituzionali. "Mai un soldato italiano a morire nel nome di Macron. Io la penso così", scrive sui social Matteo Salvini, leader della Lega, ribadendo una posizione netta, in dissenso dalla linea del presidente francese. Con sfumature diverse, le parole di Macron vengono bocciate anche da Matteo Renzi. "Macron? Un passo avanti eccessivo e azzardato. Non lo condivido. Il problema non è inviare le truppe. L'Europa deve mandare avanti il progetto di difesa comune e esercito comune europeo ma ci vuole anche una politica diplomatica più forte", dice il leader di Italia Viva a Metropolis sul sito di Repubblica.
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Ucraina, strage di soldati russi: il primo colpo degli...
I missili a lungo raggio colpiscono un centro di addestramento
Una strage di soldati russi uccisi dagli Atacms. I missili a lungo raggio che gli Stati Uniti hanno fornito all'Ucraina dall'inizio di aprile lasciano un segno pesantissimo nella guerra. Analisti e esperti accendono i riflettori su un attacco portato da Kiev e documentato nelle ultime ore. Un'azione condotta con il lancio di 4 missili su un campo di addestramento nell'area di Mozhnyakivka, nell'oblast di Luhansk. L'attacco è documentato da una serie di video - che sono stati geolocalizzati - diffusi su X dal profilo OSINTechnical, una fonte di intelligence open source.
"Almeno un Atacms ha colpito un gruppo di oltre 100 soldati russi", si legge nell'analisi affidata a una serie di post. Non è chiaro quando sia stata compiuta l'azione: Newsweek ha cercato di interpellare il ministero della Difesa russo ma non ha ottenuto informazioni di nessun tipo.
L'attacco trova spazio anche nel resoconto dell'Institute for the Study of War (ISW), think tank americano che monitora la guerra quotidianamente. L'ISW fa riferimento ad un'azione che ha colpito un campo di addestramento a circa 80 km dalla linea del fronte. "Un video geolocalizzato indica che le forze armate ucraine hanno colpito un campo di addestramento russo a sudovest di Mozhnyakivka, probabilmente con 4 Atacms, e avrebbero ucciso 116 soldati russi".
L'operazione è una delle prime tracce, se non la prima, degli Atacms appena arrivati in Ucraina. Le armi sono in grado di colpire a circa 300 km di distanza, con un raggio d'azione nettamente superiore rispetto a quello che caratterizzava la versione fornita in precedenza dagli Usa. I nuovi missili consentono a Kiev di colpire in profondità, ben oltre la linea del fronte, con la possibilità di infliggere danni pesantissimi.