Esteri
Israele-Hamas, per gli Usa “accordo su ostaggi più...
Israele-Hamas, per gli Usa “accordo su ostaggi più vicino che mai”
Ma, precisa il portavoce John Kirby, l'intesa non sarebbe "imminente": "Ancora molto lavoro diplomatico da fare"
Un nuovo accordo sul rilascio degli ostaggi israeliani in mano ad Hamas? Sarebbe "più vicino che mai", ma non imminente. A dirlo, nel giorno in cui si sono rincorse le notizie di un via libera all'intesa - poi respinte da una nota dell'ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu -, il portavoce del Consiglio di Sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, in un'intervista a Channel 12.
Sottolineando che c'è ancora molto lavoro diplomatico da fare, Kirby - riferendosi all'accordo - ha auspicato "nel prossimo futuro, di arrivare a questo traguardo. Siamo più vicini di quanto lo siamo mai stati", sottolineando tuttavia che l'intesa "non è imminente", non bisogna pensare che possa arrivare "da un giorno all'altro", ma "siamo cautamente ottimisti".
Qatar mediatore: "Fatti progressi"
"Abbiamo fatto progressi sui negoziati per un nuovo accordo sugli ostaggi, ci troviamo in una posizione migliore rispetto a dove eravamo nelle scorse settimane", ha intanto assicurato il primo ministro e ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, intervenendo all'Atlantic Council a Washington.
Agli incontri di domenica a Parigi "abbiamo compiuto progressi per la costruzione di una cornice per la prosecuzione dei negoziati sugli ostaggi. Faremo avere le proposte ad Hamas, speriamo reagiranno positivamente e decidano di negoziare in maniera costruttiva", ha spiegato al Thani.
"Si è parlato molto della nostra capacità di far leva su Hamas. Ma il nostro ruolo - ha sottolineato il premier - è di far pressione sulle parti con parole, incontri e proposte. Il Qatar non è una superpotenza che può forzare le parti". Secondo Al Thani, l'attuale fase di colloqui potrebbero condurre ad un cessate il fuoco permanente "in futuro". Tale precisazione potrebbe significare che potrebbe esservi prima una tregua temporanea, ipotesi finora respinta da Hamas.
"Accordo raggiunto" per i media, ma Netanyahu smentisce
Secondo Nbc News, spiegava la testata nella giornata di ieri, i negoziatori di Israele, Stati Uniti, Egitto e Qatar riuniti a Parigi avrebbero raggiunto un accordo sul rilascio in cambio di pause a fasi nei combattimenti, della consegna di aiuti a Gaza e del rilascio di detenuti palestinesi. Nel dare la notizia, Nbc News citava una fonte a conoscenza dei negoziati secondo cui anche il rilascio dei restanti ostaggi detenuti nella Striscia avverrebbe a fasi, cominciando da donne e bambini.
Secondo quanto riportava inoltre Sky News Arabia, la prima fase dell'accordo dovrebbe invece prevedere un cessate il fuoco di 45 giorni a Gaza in cambio del rilascio di 35 ostaggi. L'emittente aveva anche riferito che saranno rilasciati tra i 100 ed i 250 detenuti palestinesi per ogni ostaggio israeliano liberato.
Ma le notizie di un presunto accordo, assicurava poco dopo una nota l'ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, sono "errate" e "includono condizioni che sono inaccettabili per Israele".
"C'è ancora una strada lunga da fare", il commento al Times of Israel di funzionari israeliani. Secondo il giornale Israel Hayom, i capi del Mossad e dello Shin Bet avrebbero detto ai loro colleghi americani, egiziani e qatarini che Israele è flessibile sulla lunghezza del cessate il fuoco che verrebbe accordato, del numero dei prigionieri rilasciati e sulla quantità di aiuti umanitari che dovrebbero entrare a Gaza, ma in nessun caso concorderanno la fine della guerra.
Esteri
Ucraina, pressing di Macron per invio truppe europee: la...
Il presidente francese insiste: "Non escludo nulla, perché siamo di fronte a qualcuno che non esclude nulla"
Emmanuel Macron torna a "porre la questione" di un invio di truppe occidentali in Ucraina se la Russia dovesse sfondare la linea del fronte nella guerra in corso da oltre 2 anni. In un'intervista all'Economist, che solleva lo stesso polverone già provocato nelle settimane scorse, con gli alleati europei contrari a questa ipotesi, il presidente francese ribadisce che "nulla può essere escluso".
Perché il messaggio di Macron pesa di più adesso
Le parole di Macron assumono un significato particolare in un momento cruciale del conflitto. L'Ucraina, che attende di sfruttare le armi stanziate dagli Usa nell'ultimo pacchetto approvato dal Congresso, negli ultimi mesi è stata costretta a ripiegare per gestire la carenza di armi e munizioni.
La Russia, secondo analisti e esperti, potrebbe sferrare una nuova massiccia offensiva tra la fine della primavera e l'inizio dell'estate: la pressione di Mosca sul fronte orientale è costante, il ministero della Difesa russo rivendica progressi quasi quotidiani dopo la presa di Avdiivka, la città al centro delle ostilità durante l'inverno. L'ipotesi che la nuova spallata dell'esercito di Vladimir Putin si riveli efficace non può essere esclusa.
La situazione sul campo
Il ministero della Difesa russo nelle ultime ore ha annunciato di aver assunto il controllo di due villaggi situati vicino ad Avdiivka, nell'oblast di Donetsk, nell'Ucraina orientale. Le truppe di Mosca hanno conquistato Berdychi e Ocheretyne. Il primo è situato a circa 10 chilometri a nord-ovest di Avdiivka (da cui gli ucraini si sono ritirati a febbraio), il secondo è poco più distante, ma nella stessa direzione.
Le news dal campo confermano in sostanza le previsioni del comandante in capo delle forze ucraine, Oleksandr Syrsky, che pochi giorni fa haaveva anticipato il ritiro da Berdychi e da altri due villaggi vicini per proteggere "la vita dei nostri difensori". Fonti militari ucraine, citate dall'agenzia Dpa, hanno precisato che ora gli scontri più pesanti nel Donetsk si registrano nelle zone di Pokrovsk e Kurakhove. Pezzo dopo pezzo, il muro dell'Ucraina rischia di sfaldarsi. Il cedimento spalancherebbe alla Russia le porte verso il cuore dell'Ucraina.
Analisi Usa conferma l'allarme di Macron
La prospettiva non può essere esclusa, come dice Avril Haines, direttrice della National Intelligence, alla Commissione Forze Armate del Senato a Washington. C'è la possibilità che i russi mettano a segno "break tattici".
"Le tattiche sempre più aggressive di Putin contro l'Ucraina, compresi gli attacchi alle infrastrutture elettrice, mirano a impressionare l'Ucraina: portare avanti la guerra", è il messaggio del Cremlino, "porterà altri danni all'Ucraina senza dare speranza di vittoria a Kiev. Queste strategie aggressive sono destinate a proseguire, la guerra non finirà presto". Inutile, dice, sperare per ora in negoziati produttivi: "La Russia negli ultimi mesi ha mostrato disponibilità a discutere con Kiev e Washington sul futuro dell'Ucraina. Ma difficilmente farà concessioni significative".
Le parole di Macron e la reazione di Mosca
"Se i russi dovessero sfondare le linee del fronte, se ci fosse una richiesta ucraina - cosa che oggi non avviene - dovremmo legittimamente porci la domanda", dice Macron, secondo cui "escluderlo a priori significa non imparare la lezione degli ultimi due anni", con i Paesi della Nato che avevano inizialmente escluso l'invio di carri armati e caccia a Kiev prima di cambiare idea.
"Come ho detto, non escludo nulla, perché siamo di fronte a qualcuno che non esclude nulla", ribadisce Macron al settimanale britannico, in un riferimento a Putin. "Probabilmente siamo stati troppo esitanti nel fissare dei limiti alla nostra azione nei confronti di qualcuno che non ne ha più e che è l'aggressore", afferma il presidente, indicando il suo "chiaro obiettivo strategico: la Russia non può vincere in Ucraina".
"Se la Russia vince in Ucraina, non avremo più sicurezza in Europa - scandisce - Chi può pretendere che la Russia si fermi lì? Quale sicurezza ci sarà per gli altri Paesi vicini, la Moldavia, la Romania, la Polonia, la Lituania e tanti altri? E oltre a questo, che credibilità abbiamo noi europei che avremmo speso miliardi, che avremmo detto che era in gioco la sopravvivenza del continente e che non ci saremmo dati i mezzi per fermare la Russia? Quindi sì, non dobbiamo escludere nulla".
L'ipotesi prospettata dal leader francese non scuotono Mosca. La prima risposta ufficiale è affidata alle parole di Maria Zakharova, portavoce del ministro degli Esteri. Le dichiarazioni del presidente, dice, "sono in qualche modo legate ai giorni della settimana, è una sorta di ciclo".
Esteri
Macron e l’invio di soldati in Ucraina, cosa dice...
Le reazioni alle parole del presidente francese
Emmanuel Macron unisce Matteo Renzi e Matteo Salvini. Il presidente della Francia, a The Economist, non esclude l'invio di soldati in Ucraina: la presenza di truppe occidentali, dice il capo di stato, sarebbe legata ad una situazione particolare. "Se i russi dovessero sfondare le linee del fronte, se ci fosse una richiesta ucraina - cosa che oggi non avviene - dovremmo legittimamente porci la domanda", dice Macron con dichiarazioni che, ovviamente, alimentano un dibattito articolato.
"L'Italia ha una posizione equilibrata" e "pur sostenendo il diritto dell'Ucraina a rimanere un Paese libero, l'Italia non è in guerra con la Russia e mai invieremo militari italiani", dice il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani intervenendo al Tavolo di lavoro per le imprese italiane in Russia.
Più 'frizzanti' le reazioni di altre figure politiche e istituzionali. "Mai un soldato italiano a morire nel nome di Macron. Io la penso così", scrive sui social Matteo Salvini, leader della Lega, ribadendo una posizione netta, in dissenso dalla linea del presidente francese. Con sfumature diverse, le parole di Macron vengono bocciate anche da Matteo Renzi. "Macron? Un passo avanti eccessivo e azzardato. Non lo condivido. Il problema non è inviare le truppe. L'Europa deve mandare avanti il progetto di difesa comune e esercito comune europeo ma ci vuole anche una politica diplomatica più forte", dice il leader di Italia Viva a Metropolis sul sito di Repubblica.
Esteri
Ucraina, strage di soldati russi: il primo colpo degli...
I missili a lungo raggio colpiscono un centro di addestramento
Una strage di soldati russi uccisi dagli Atacms. I missili a lungo raggio che gli Stati Uniti hanno fornito all'Ucraina dall'inizio di aprile lasciano un segno pesantissimo nella guerra. Analisti e esperti accendono i riflettori su un attacco portato da Kiev e documentato nelle ultime ore. Un'azione condotta con il lancio di 4 missili su un campo di addestramento nell'area di Mozhnyakivka, nell'oblast di Luhansk. L'attacco è documentato da una serie di video - che sono stati geolocalizzati - diffusi su X dal profilo OSINTechnical, una fonte di intelligence open source.
"Almeno un Atacms ha colpito un gruppo di oltre 100 soldati russi", si legge nell'analisi affidata a una serie di post. Non è chiaro quando sia stata compiuta l'azione: Newsweek ha cercato di interpellare il ministero della Difesa russo ma non ha ottenuto informazioni di nessun tipo.
L'attacco trova spazio anche nel resoconto dell'Institute for the Study of War (ISW), think tank americano che monitora la guerra quotidianamente. L'ISW fa riferimento ad un'azione che ha colpito un campo di addestramento a circa 80 km dalla linea del fronte. "Un video geolocalizzato indica che le forze armate ucraine hanno colpito un campo di addestramento russo a sudovest di Mozhnyakivka, probabilmente con 4 Atacms, e avrebbero ucciso 116 soldati russi".
L'operazione è una delle prime tracce, se non la prima, degli Atacms appena arrivati in Ucraina. Le armi sono in grado di colpire a circa 300 km di distanza, con un raggio d'azione nettamente superiore rispetto a quello che caratterizzava la versione fornita in precedenza dagli Usa. I nuovi missili consentono a Kiev di colpire in profondità, ben oltre la linea del fronte, con la possibilità di infliggere danni pesantissimi.