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Cronaca

Violenza su donne, Lo Voi: ”Permanente emergenza, a...

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Violenza su donne, Lo Voi: ”Permanente emergenza, a Roma oltre dieci casi al giorno”

Il procuratore capo, 'nel 2023 sono stati avviati 8.433 nuovi procedimenti penali con quasi 700 richieste di misure cautelari'. L’appello ai cittadini, ‘denunciate’

Il procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi (Adnkronos)

''Quello della violenza di genere è un tema di straordinaria e permanente emergenza anche a Roma: nel 2023 sono stati avviati 8.433 nuovi procedimenti penali con quasi 700 richieste di misure cautelari avanzate dalla Procura, quasi tutte accolte’’. Lo ha detto il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, intervenendo a un incontro con la stampa per illustrare le principali attività svolte nel 2023. In particolare, sul tema di violenza di genere, il ''codice rosso è stato attivato in 3.392 casi, che significa oltre 10 casi al giorno'' ha aggiunto Lo Voi.

Lo Voi: ''attività ingentissima ma a Roma scoperture organico pm''- ''L’organico sulla pianta è di 94 sostituti, di cui ne mancano 17 ed entro la fine dell’anno diventeranno 20. Mi sono fatto carico di scrivere alle autorità competenti per far presente la situazione’’ ha detto il procuratore capo di Roma intervenendo all'incontro con i giornalisti . Presenti, tra gli altri, anche i procuratori aggiunti, tra i quali Lucia Lotti e Ilaria Calò. ''Facciamo fronte a un’attività ingentissima fronteggiata in una condizione assolutamente deficitaria per numero di magistrati e di personale amministrativo’’ ha aggiunto. ''Per quanto riguarda gli amministrativi in organico dovremmo avere 630 unità ma in realtà sono presenti 432, con una scopertura di 181, più 30 distaccati in altri uffici per un totale di 211 persone’’ ha spiegato Lo Voi.

''Fino a metà novembre abbiamo avuto iscrizioni di notizie di reato con oltre 50mila nuovi procedimenti contro noti, con quasi 66mila indagati noti su cui i magistrati devono svolgere le indagini. I procedimenti invece contro ignoti sono stati oltre 200mila e nel 2023 abbiamo definito oltre 48mila procedimenti contro noti e oltre 107 mila contro ignoti’’ ha detto Lo Voi. ''Anche la Dda è gravemente sotto organico – ha sottolineato il procuratore – e fronteggia un panorama criminale variegato. La peculiarità del territorio laziale ha costituito oggetto degli appetiti non solo delle organizzazioni tradizionali, quali si possono trovare in Sicilia o nelle regioni del Sud, ma anche di tante altre organizzazioni di tipo mafioso o che comunque utilizzano il metodo mafioso, anche provenienti da altri Paesi’’. ‘’C’è inoltre una invasione di stupefacenti, con una situazione quasi fuori controllo, c’è una enorme domanda e dove c’è una enorme domanda inevitabilmente si presentano coloro che sono pronti a offrire la risposta, cioè l’offerta’’ ha aggiunto Lo Voi.

''Un’altra permanente emergenza – ha spiegato il procuratore Lo Voi facendo il punto sulle attività del 2023 – riguarda gli infortuni sul lavoro, con 828 procedimenti iscritti, 173 infortuni gravi e gravissimi e 5 decessi derivanti direttamente da incidenti sul lavoro’’. Un incremento si è registrato anche sul fronte dei reati informatici con oltre 6mila denunce contro ignoti e 2.094 procedimenti contro noti. Reati che, come spiegato dai procuratori aggiunti presenti all’incontro, hanno assunto sempre più valenza internazionale, con circa un migliaio di procedimenti aperti a Roma con richieste collaborative dall’estero. Al termine dell’incontro con la stampa il procuratore capo di Roma ha rivolto un appello ai cittadini, invitandoli a denunciare i reati e a fidarsi del lavoro della Procura.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Angelelli (Cei): “Italiani più poveri, spesa privata...

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'No a operazioni di maquillage del Ssn, oltre a strutture e strumentazioni puntare su professionisti'

Angelelli (Cei):

"La povertà sanitaria è un fenomeno che preoccupa sempre di più, basti pensare che la spesa privata nel 2022 ha superato i 40 miliardi di euro. Significa che il Servizio sanitario nazionale rischia di non rispettare il suo ruolo principale di sistema universalistico, che dovrebbe essere garantito dalla Costituzione, ed è un principio ispiratore della legge del 1978. Moltissimi italiani devono decidere se sborsare soldi per curarsi o rinunciare alle cure". Così all'Adnkronos Salute don Massimo Angelelli, direttore dell'Ufficio nazionale per la Pastorale della salute della Conferenza episcopale italiana (Cei), alla presentazione - oggi a Roma - del convegno 'Le povertà sanitarie in Italia', del prossimo 10 maggio a Verona, primo di una serie di incontri promossi dalla Commissione episcopale per il servizio della carità e la salute e dall'Ufficio nazionale per la Pastorale della salute della Cei, con le 11 Federazioni e i Consigli nazionali delle professioni sanitarie e sociosanitarie, in avvicinamento al Giubileo della sanità del 2025.

"Siamo convinti che ci sia bisogno di una ristrutturazione del Servizio sanitario nazionale, non soltanto di operazioni di maquillage esterno - sottolinea Angelelli - Abbiamo l'opportunità del Pnrr che deve essere sviluppato, ma siamo anche convinti che vada potenziato il numero di sanitari sul campo. Non servono solo strutture o strumentazioni, ma soprattutto professionisti". Al momento "mancano 50mila infermieri, è una professione non attrattiva: la retorica degli eroi che abbiamo alimentato nel periodo del Covid ha scoraggiato molti giovani ad intraprendere la professione, oltre ad un riconoscimento economico inadeguato. In aggiunta, un tema connesso è il sacrificio richiesto dalla professione. Vedere oggi le 11 Federazioni e Consigli nazionali delle professioni sanitarie insieme e che mettono al centro la persona non era scontato ed un inizio", conclude.

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Ordini infermieri: “Contro povertà connettere servizi...

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Mangiacavalli (Fnopi): "Mettere in rete la solidarietà anche nelle cosiddette regioni fortunate dove fasce di popolazione non riescono ad accedere ai servizi"

Ordini infermieri:

"Bisogna lavorare su una sanità di prossimità in maniera sempre più integrata, multidisciplinare e multiprofessionale, fare in modo che ci sia un vero lavoro d'équipe sul territorio, che ci sia un'interconnessione per fare in modo che tra servizi e tra sistemi ci si connetta" in un sistema con "sentinelle sociali che possono allertare dei percorsi". Lo ha detto all'Adnkronos Salute Barbara Mangiacavalli, presidente nazionale Federazione Ordini e professioni infermieristiche (Fnopi), alla presentazione - oggi a Roma - del convegno 'Le povertà sanitarie in Italia', previsto a Verona il prossimo 10 maggio. Si tratta del primo di una serie di incontri promossi dalla Commissione episcopale per il servizio della carità e la salute e dall'Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, la Conferenza episcopale italiana, in collaborazione con le 11 federazioni e i consigli nazionali delle professioni sanitarie e sociosanitarie, in avvicinamento al Giubileo sanitario del 2025, dedicato alle povertà sanitarie.

"Noi abbiamo questa ricchezza, va solo messa in rete". I collegamenti esistono già nelle "amministrazioni comunali con i servizi sociali - aggiunge Mangaicavalli - C'è la rete sanitaria pura, ma anche quella socioassistenziale", oltre alle persone che svolgono "un servizio, nelle piccole parrocchie, nelle piccole comunità", ma anche "delle associazioni di volontariato, del gruppo anziani, del negozio sotto casa, la portinaia del condominio, se siamo nei nuclei urbani. Abbiamo un territorio con una ricchezza importante anche dal punto di vista della solidarietà. Abbiamo bisogno di metterla in rete, di potenziarla. Chiunque opera nel campo della sanità e si confronta tutti i giorni con la fragilità, con la disabilità e con la malattia, si rende conto che per un verso la malattia è molto democratica, per l’altro ci sono delle disuguaglianze importanti".

Al di là dei "determinanti non sanitari della salute - quindi il livello di istruzione, la cultura, la vivibilità, la salubrità degli ambienti - che ci sono e sono comunque combattere", per la presidente Fnopi è fondamentale la questione dell'accesso alla salute che "non è uguale e non è omogeneo e non è solo un problema di presenza di servizi. In Italia - continua - siamo abituati a parlare di mobilità sanitaria attiva e passiva, con regioni meno fortunate dove i cittadini si devono spostare. Ma anche all'interno delle cosiddette 'regioni fortunate' ci sono fasce di popolazione che, per fragilità loro, non riescono ad accedere ai servizi. Penso soprattutto ai servizi territoriali, perché quando si arriva in pronto soccorso, anche se l'accesso è in qualche modo inappropriato, la persona viene accolta nel nostro Servizio sanitario nazionale".

Sul territorio ci sono "costellazioni di servizi - spiega Mangiacavalli - che spesso sono ancora troppo poco in rete, troppo poco integrate, interconnesse, dove, la maggior parte delle volte, è il cittadino, e la sua famiglia", che si deve "districare" in un percorso che è "una corsa ad ostacoli" per accedere a diritti come "esenzioni o per alcuni presidi, ricoveri in strutture alternative alle strutture per acuti. Stiamo assistendo a una disomogeneità di erogazione di prestazioni e di servizi. Chi ha più strumenti riesce ad averli, chi ha meno strumenti a volte si trova a perdere".

Particolarmente rilevante è il tema della solitudine. "L'Italia - osserva la presidente Fnopi - sta diventando un Paese più vecchio, più povero e più solo. Noi ci troviamo spesso a fare i conti con persone che vivono in completa solitudine, persone che per questioni legate allo stigma, per patologie particolari, hanno situazioni familiari precarie e importanti che spesso non vengono intercettate dai servizi. Il senso della povertà sanitaria - conclude - è anche quello di riflettere su queste situazioni e fare in modo che i professionisti e il sistema non si occupino solo di quelli che arrivano in qualche modo ai servizi, ma di quelli che non arrivano".

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Sanità, 4,5 mln senza cure. Cei e professioni insieme per...

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Verso il Giubileo del 2025, presentato oggi il programma di iniziative

Sanità, 4,5 mln senza cure. Cei e professioni insieme per salute equa e accessibile

In Italia 4,5 milioni di persone non possono curarsi e la spesa privata nel 2022 ha superato i 40 miliardi, i 136 miliardi di euro per il finanziamento del Fondo sanitario nazionale non bastano. E’ quanto emerso oggi a Roma alla presentazione del convegno ‘Le povertà sanitarie in Italia’, del prossimo 10 maggio a Verona, primo di una serie di incontri promossi dalla Commissione episcopale per il servizio della carità e alla salute e dall’ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, la Conferenza episcopale italiana, con le 11 Federazioni e i Consigli nazionali delle professioni sanitarie e sociosanitarie, in avvicinamento al Giubileo della sanità del 2025, di cui è stato presentato il programma di iniziative congiunte.

"Il tema degli esclusi dall’accesso alle cure sta diventando un'emergenza sempre più seria – ha detto don Massimo Angelelli, direttore dell'Ufficio nazionale per la Pastorale della salute (Cei), in apertura dei lavori - Se prima si poteva pensare che riguardasse alcune fasce ridotte di popolazione molto svantaggiate, oggi sappiamo che 4,5 milioni di persone non possono curarsi e che la spesa privata nel 2022 ha superato i 40 miliardi. Ci stiamo allontanando dal dettato Costituzionale che prevede accesso universale alle cure e la gratuità per gli indigenti. Si stanno curando solo i benestanti”. Fnomceo, Fnovi, Fofi, Fnopi, Fnopo, Fno Tsrm e Pstrp, Cnop, Fnob, Fncf, Fnofi, Cnoas, che rappresentano oltre 1,5 milioni di professionisti, hanno condiviso le parole di don Angelelli, che ha condotto la conferenza stampa durante la quale si è delineato il percorso che porterà al Giubileo della Sanità 2025.

Tre tappe distinte per analizzare le principali povertà sanitarie: 10 maggio a Verona, 15 novembre 2024 e 5 aprile 2025 a Roma. Si comincia dunque a Verona, venerdì prossimo con un focus sulla situazione italiana: chi e quanti sono coloro che, nel nostro Paese, non hanno accesso alle cure necessarie o non possono permettersi l’acquisto di farmaci. Esperti del settore, economisti, ricercatori e rappresentanti istituzionali, uniti ai professionisti sanitari e sociosanitari, baluardo della tutela della salute pubblica, discuteranno le soluzioni e le strategie per migliorare l'assistenza sanitaria nazionale per una sanità del futuro più inclusiva.

L'appuntamento del 10 maggio, che si svolgerà all'Università di Verona, vedrà gli interventi del ministro della Salute Orazio Schillaci; del direttore dell'Ufficio europeo per gli Investimenti e lo sviluppo della salute dell'Oms Chris Brown; Silvio Brusaferro, professore ordinario di Igiene generale e applicata all'Università di Udine; Cristiano Camponi, direttore generale dell'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (Inmp); Americo Cicchetti, direttore generale della Programmazione sanitaria al ministero della Salute; Alberto Siracusano, coordinatore del Tavolo di lavoro tecnico sulla salute mentale del ministero della Salute, Ketty Vaccaro, sociologa e responsabile dell'Area welfare e salute del Censis.

Per seguire la conferenza del 10 maggio, in diretta streaming, è possibile collegarsi al canale YouTube della Cei, a partire dalle 15.

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