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L’equità di accesso dei sistemi di monitoraggio nel diabete. Un tavolo multiregionale per ampliare l’accesso alle tecnologie più innovative

L’equità di accesso dei sistemi di monitoraggio nel diabete. Un tavolo multiregionale per ampliare l’accesso alle tecnologie più innovative

Parte da Brescia il primo dei tre incontri organizzati da Motore Sanità con un tavolo multiregionale su diabete e tecnologia. L’obiettivo è garantire equità di accesso ai sistemi più innovativi di monitoraggio della glicemia per le persone con diabete che in Italia sono 4 milioni.

Brescia, 7 maggio 2024 - Un’innovazione tecnologia a portata di tutti, che migliori la vita dei pazienti riducendo gli effetti più gravi del diabete, abbattendo allo stesso tempo i costi per il servizio sanitario attraverso una riduzione delle ospedalizzazioni e degli accessi in pronto soccorso. Si è parlato di questo il 6 maggio a Brescia nel corso del convegno “Equità di accesso all’innovazione. Focus sui sistemi di monitoraggio glicemico nella cronicità diabete”, il primo di tre incontri che coinvolge Piemonte, Lombardia, Triveneto ed Emilia-Romagna. La road map è organizzata da Motore Sanità in collaborazione scientifica con l’Associazione Medici Diabetologi (AMD) e il contributo incondizionato di Abbott, con l’obiettivo di riflettere su una delle patologie più diffuse in Italia per cui l’innovazione tecnologica ha fatto passi da gigante. Con strumenti in grado di cambiare l’evoluzione e il controllo della malattia, restituire una qualità di vita decisamente semplificata e migliorata ai pazienti, consentendo allo stesso tempo una riduzione significativa dei costi di gestione. È il caso dei dispositivi di monitoraggio della glicemia che adottano il sistema “Flash Glucose Monitoring” (FGM) che eliminano la necessità di pungere le dita e offrono alle persone con diabete i dati e le conoscenze di cui hanno bisogno per aiutarle a vivere una vita più sana. Un’arma in più per controllare il diabete e le sue complicanze apportando modifiche allo stile di vita o alle terapie. Perché non è semplice convivere con il diabete. Sono importanti i risultati ottenuti da alcune regioni italiane che hanno investito nella tecnologia per metterla a disposizione di tutti i pazienti. La Regione Lombardia all’inizio di quest’anno ha ampliato l’eleggibilità del sistema FGM a tutte le persone con diabete di tipo 2 in terapia insulinica basale e, per la prima volta in Europa, alle persone con diabete di tipo 2 in terapia ipoglicemizzante orale per un periodo limitato di 3 mesi. Altri esempi virtuosi in Italia, come la regione Sicilia e Campania, hanno allargato i criteri di eleggibilità già da qualche tempo, arrivando a rimborsare il sistema FGM per il monitoraggio della glicemia ai pazienti tipo 2 in trattamento con insulina basale.

PANDEMIA DIABETE, 4 MILIONI DI ITALIANI A RISCHIO. L’IMPATTO SU SALUTE E COSTI PER IL SSN

Il diabete rappresenta la prima causa di cecità e di amputazione non traumatica degli arti inferiori, la seconda causa di insufficienza renale terminale fino alla dialisi o al trapianto e la concausa di almeno la metà degli infarti e degli ictus. Il diabete è diventato una vera e propria pandemia e i numeri nel mondo e in Italia lo dimostrano. Secondo l’International Diabetes Federation (IDF), nel mondo entro il 2045 saranno 700 milioni le persone con diabete, soprattutto per quanto riguarda il diabete di tipo 2. Secondo il bollettino epidemiologico nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), sarebbero tra 3,4 e 4 milioni le persone con diabete ma si pensa che ci sia una importante ulteriore quota di sommerso (circa 1,5 milioni non sanno di averlo e 4 milioni sarebbero ad alto rischio di sviluppare la malattia) e si prevedono 6 milioni di persone con diabete entro il 2050.

L’impatto economico per la collettività è enorme: circa 20 miliardi l’anno di cui circa 9 miliardi di costi diretti sanitari a carico del Servizio sanitario nazionale. I costi diretti crescono esponenzialmente in base alle comorbidità, da meno di 1.000 euro per i pazienti senza comorbidità a circa 6 volte di più per il paziente con 4 comorbidità, 7.500 euro l’anno. La voce preponderante di costo è rappresentata dalle ospedalizzazioni (circa il 50%), mentre il costo dei dispositivi pesa solo il 4% dei costi diretti complessivi. Ad oggi molte evidenze cliniche continuano a dimostrare che l’utilizzo del dispositivo aiuta a migliorare il controllo glicemico e conseguentemente ridurre ospedalizzazioni e costi di gestione delle persone con diabete di tipo 2 in trattamento insulinico non intensivo (insulina basale associata o meno a farmaci orali e/o GLP1) e in pazienti non in trattamento con insulina garantendo sostenibilità al SSN.

VANTAGGI DELLA TECNOLOGIA: SEMPLICITA’ D’USO E PIU’ CONSAPEVOLEZZA DELLA MALATTIA

“La tecnologia sta cambiando la nostra vita in modo radicale, possiamo fare davvero tutto senza dover pensare di mettere a rischio la nostra vita o limitare le nostre attività quotidiane” queste le parole di Marisa Mottes, Presidente dell’Associazione Diabetici Provincia di Milano (ADPMI), che ha sottolineato come le associazioni pazienti all’interno dei tavoli decisionali possono davvero cambiare il destino di migliaia di persone con diabete. “La Regione Lombardia ha sempre ascoltato la nostra voce, poi supportata dai medici. La nostra forza è stata quella di dire: ci siamo e vi portiamo la nostra esperienza diretta. Così facendo abbiamo ottenuto importanti risultati. Siamo stati i primi ad adottare sistemi innovativi, dai microinfusori (fin dal 2000) al sensore (dal 2007), al sensore in flash e ora con la nuova delibera si amplia il suo utilizzo per arrivare a più persone con diabete. Questo è sicuramente un esempio di buona pratica per tutta l'Italia. Ma la tecnologia ha bisogno di formazione rivolta ai pazienti e ai caregiver, di informazione corretta, del coinvolgimento dei medici di medicina generale, di linee guida che diano esattamente indicazioni a tutti i livelli – dall’ospedale al paziente al medico di medicina generale - su come utilizzare correttamente questa tecnologia”.

Sull’importanza di lavorare sulla formazione del personale sanitario e sull’educazione terapeutica delle persone con diabete è intervenuto lo stesso Riccardo Candido, Presidente Nazionale AMD. “Chi è deputato a prescrivere l’impiego della tecnologia deve conoscerla in modo approfondito, così come è necessario che i pazienti siano educati al suo corretto utilizzo in modo da poterne sfruttare a pieno le potenzialità”. Poi il Presidente di AMD ha sottolineato: “Le nuove soluzioni per la gestione del diabete, come i sistemi per il monitoraggio in continuo del glucosio, non sono ancora equamente accessibili sull’intero territorio nazionale. È una situazione che va riequilibrata per tutelare il diritto dei cittadini a ricevere le cure migliori, indipendentemente dal loro luogo di residenza. Le gare per l’approvvigionamento di questi strumenti non possono basarsi esclusivamente su criteri di tipo economico, ma contemplare anche il valore clinico dell’innovazione. Ai pazienti va garantita la qualità dei device e ai clinici la possibilità di scegliere tra più opzioni, potendo così personalizzare le terapie. Allo stesso tempo, non si può prescindere dalla sostenibilità”.

Ha portato le testimonianze dei malati diabetici anche Manuela Bertaggia, vicepresidente FAND -Associazione italiana diabetici, ricordando che la regione Veneto è sempre stata all'avanguardia per l'uso della tecnologia per le persone con diabete, e non solo, e una delle prime regioni a rimborsare il sensore FGM nel 2017 per una platea molto vasta che comprende anche le persone con diabete di tipo 2 in terapia multiniettiva. “L'uso del monitoraggio in continuo rende la vita più facile per questi malati cronici che per tenere monitorate le complicanze hanno tante visite ed esami da fare e che nel corso della giornata hanno tante decisioni da prendere per mangiare, per fare attività fisica, per andare in viaggio ecc. L’uso del monitoraggio da parte del paziente aiuta anche il medico curante ad aggiustare la terapia e renderla più appropriata ad un soggetto piuttosto che un altro. I tempi in questi anni sono cambiati e attraverso l'esperienza dei pazienti e gli studi effettuati dalle società scientifiche, si è visto quanto il monitoraggio in continuo può migliorare il compenso glicemico, soprattutto allontanare le ipoglicemie tanto pericolose per le persone con un’età avanzata. Per tutte queste ragioni chiediamo l'allargamento della platea di chi può usufruire di questi dispositivi, senza contare il risparmio di spesa che la regione Veneto avrà per i meno accessi al pronto soccorso per le ipoglicemie e per ospedalizzazioni dovute alle complicanze”.

Rida Lidia Stara, Delegata per l’Emilia-Romagna dell’Assemblea di Diabete Italia e Vicepresidente della Fe.D.ER Federazione Diabete Emilia-Romagna, ha sottolineato quanto sia importante nella vita delle persone con diabete la presenza di sensori per il monitoraggio della malattia: “sia per la facilità d'uso, sia per il ruolo di prevenzione che hanno anche in altre forme di diabete, sia perché rendono maggiormente consapevoli e responsabili i fruitori prima dei sintomi e delle complicanze, e questo ovviamente farebbe risparmiare tantissimo al sistema sanitario, appesantito dai costi delle ospedalizzazioni soprattutto. Con un piccolo investimento in tecnologia oggi, possiamo ottenere un enorme risparmio nel lungo termine, e non solo di costi, ma di salute, di qualità di vita, di ritardo delle complicanze”.

Sul valore clinico dell’innovazione nel monitoraggio glicemico è intervenuta Angela Girelli, Direttore SC Medicina Generale Diabetologia, dell’ASST Spedali Civili Brescia, affermando che “il monitoraggio è l’unico modo che permette al paziente di comprendere che il diabete esiste, che è tangibile e che dipende dalle azioni che compie e dall’utilizzo corretto dei farmaci nonché di concretizzare quello che gli specialisti gli comunicano. Dall’altra, fornisce allo specialista informazioni aggiuntive e un quadro più completo in termini di scelta terapeutica e di monitoraggio della malattia. Dal momento che le evidenze saranno sempre più significative, la Regione Lombardia in maniera cautelativa ha determinato l’utilizzo del monitoraggio per un periodo transitorio, per tre mesi, ripetibile, sui pazienti che utilizzano farmaci che non causano ipoglicemie ed è un passo decisivo. Di fronte a questa grande opportunità, serve utilizzare bene queste tecnologie, educare il paziente e non sprecare le risorse”.

Secondo Giancarlo Ruscitti, Direttore Generale Dipartimento Salute e Politiche Sociali, della Provincia autonoma di Trento, “un uso ampio dei sistemi innovativi di monitoraggio per le persone con diabete è fondamentale. L’introduzione e lo sviluppo costante dei sistemi di monitoraggio consente alle persone con diabete di svolgere in sicurezza normali attività quotidiane e sportive supportandole in tutte le diverse età consentendo una responsabilizzazione individuale matura. La Provincia Autonoma di Trento ha avviato da tempo il progetto “Aree Interne” dedicato alle zone in cui è assente una presenza ospedaliera rilevante. Il diabete è la principale patologia cui è destinata un’azione di prevenzione primaria e secondaria basata su di una corretta responsabilità individuale che si avvale di diversa sensoristica con una conoscenza del dato personale e collettivo”.

“L'ambito diabetologico, così come quello cardiologico, rappresentano il contesto privilegiato per poter parlare di telemonitoraggio, ovvero integrando device ad una piattaforma di telemedicina, sia essa di natura aziendale o regionale , come si presuppone possa essere tra un anno e mezzo, ad aggiudicazione della gara nazionale di telemedicina” ha spiegato, in previsione di un allargamento dell’utilizzo della tecnologia FGM, Federica Riccio, responsabile facente funzione della struttura complessa di Medicina territoriale e Reti di patologia di Azienda Zero Regione Piemonte. “All'interno della piattaforma di telemedicina c'è la possibilità di sviluppare oltre al telemonitoraggio e al telecontrollo, anche una serie di servizi che possono essere integrati nell'ambito diabetologico come la televisita, la teleassistenza, avvalendosi di figure professionali come l'infermiere. Infine, voglio ricordare che il Piemonte sta potenziando i servizi di telemedicina per facilitare il servizio dell'automonitoraggio che si è sviluppato nel gruppo tecnico regionale della Rete diabetologica”.

All’evento hanno partecipato inoltre Emanuele Monti, Componente III Commissione Sanità, Consiglio Regionale della Lombardia, Simona Tironi, Assessore all'Istruzione, Formazione e Lavoro, Regione Lombardia.

Ufficio stampa Motore Sanità

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Festival Regionale dell’Economia Civile, conclusi i lavori...

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Festival Regionale dell’Economia Civile, conclusi i lavori a Rieti: dialogo tra istituzioni, associazioni e territorio per un nuovo paradigma economico

Roma, 18 maggio - Si è conclusa, dopo tre giorni di lavoro a Rieti, la prima edizione del Festival Regionale dell’Economia Civile, tappa del percorso di avvicinamento alla 6ª edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile 2024, promossa da Federcasse (Associazione Nazionale delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali) e da Confcooperative, organizzata e progettata con NeXt (Nuova Economia per Tutti), con la collaborazione di SEC (Scuola di Economia Civile) e il contributo di Fondosviluppo e realizzata grazie all’impegno del Comitato locale di Rieti coordinato da Campagna Sabina.

Luca Raffaele (Direttore NeXt Economia e membro del Comitato promotore del Festival Nazionale dell’Economia Civile) ha dichiarato: «È importante dare continuità a questo tipo di eventi, cercando di capire anche e soprattutto l’impatto che effettivamente hanno per le strategie di sviluppo locale. Questo primo Festival Regionale può rappresentare l’occasione di elaborare e sperimentare il primo modello di Distretto di Economia Sociale e Civile in Italia, che possa rendere stabile il lavoro di co-programmazione e co-progettazione svolto dalle organizzazioni pubbliche e private di un territorio. Ciò può generare nuove filiere produttive a impatto sociale, a partire dall’utilizzo di strumenti di finanza sociale e di Patti di Comunità».

Per Laura Ciacci (Coordinatrice Comitato Locale di Rieti) «essere i primi a portare questo tipo di rassegna è motivo di soddisfazione, soprattutto comprendendo che eventi del genere possono svolgere un ruolo fondamentale nel portare nelle diverse realtà una visione nuova e innovativa, come quella dell’economia sociale e civile. Per aumentare la partecipazione sul territorio lanceremo con il Festival nazionale una call per coinvolgere e valorizzare tutte le buone pratiche di economia sociale e civile presenti nella provincia di Rieti».

Daniele Sinibaldi (Sindaco di Rieti) ha detto: «La sfida che dobbiamo lanciare e che stiamo cercando di fare anche come amministrazione comunale è quella di iniziare un percorso serio su questo tema, coinvolgendo tutti gli attori del territorio, perché è necessario un reale cambio di paradigma. Non può naturalmente limitarsi come percorso alle iniziative culturali, ma ha bisogno di trovare un terreno di concretezza. Per questo motivo ci proponiamo volentieri di impegnarci insieme al comitato locale del festival e a chiunque voglia essere partecipe di questo processo».

Claudia Chiarinelli (Assessore Sviluppo Economico e Lavori Pubblici Comune di Rieti): «Rieti deve essere orgogliosa di aver ospitato questo evento pre-festival, ma ancor di più deve saper fare tesoro di ciò che questa tre giorni lascia. Confronti, dibattiti e conferenze che hanno lanciato un messaggio chiaro: il tessuto cittadino può e deve cogliere, comprendere la necessità di fare sistema, fare rete ad ogni livello coniugando l’iniziativa privata con quella pubblica, istituendo un tavolo istituzionale di lavoro dedicato all’economia sociale e civile».

LINEE GUIDA PER L’ECONOMIA SOCIALE E CIVILE

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Festival Regionale dell’Economia Civile, il ruolo...

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Festival Regionale dell’Economia Civile, il ruolo dell’economia sociale e civile nel futuro dell’Europa

Roma, 18 maggio 2024 - Proseguono, a Rieti, i lavori del Festival Regionale dell’Economia Civile, che vuole coinvolgere le comunità locali in tutte le componenti della società civile come attori di economia sociale e civile per dare prospettive di miglioramento.

Di territori e visione futura, si è parlato nel corso del dibattito pubblico tenutosi a Palazzo Aluffi – Polo Universitario di Rieti, Sabina Universitas. Andrea Ferrante (Biodistretto Amerina e delle Forre) ha dichiarato: «Lavoriamo per ricordare che cibo è diritto e non una merce, è un servizio alla comunità. Il Lazio è l’unica regione italiana dove l’area metropolitana fa 4/5 della popolazione regionale, per cui purtroppo spesso si ha una visione alquanto Roma-centrica, ma l’Italia è fatta anche di quei piccoli territori fondamentale anche per l’economia sociale».

«Slow Food come associazione no profit si trova perfettamente ad agio nell’ambito dell’economia sociale. Mi viene in mente il tema a noi molto caro dell’agricoltura sociale, dove si ha la possibilità di far incontrare due realtà da sempre vicine ma che i recenti sviluppi dell’agro-industria hanno sempre più disgiunto» ha dichiarato Luigi Pagliaro (Presidente di Slow Food Lazio).

Enza Bufacchi (Direttrice CNA Rieti) ha spiegato: «La CNA già oggi nella sua azione favorisce questi processi con le sue iniziative progettuali. Penso al progetto “Vivaio”, una piccola incubatrice di impresa con cui stiamo facendo moltissimo orientamento alla creazione di impresa per poi accompagnare nel percorso alcune delle persone che arrivano a raggiungere il proprio obiettivo».

Si è poi parlato di action plan europeo, con Paola Ferrara (Sustainability Manager Confcooperative e Direttrice Coopermondo) che ha dichiarato: «Con questo Festival stiamo cercando di contaminare un’economia che per algoritmi e per far quadrare i bilanci tende troppo a mettere al centro il profitto trascurando però gli aspetti più sociali ed umani dell’economia stessa. Si deve tornare a considerare l’uomo in quanto tale, non solamente come strumento economico».

Gianluca Salvatori (Segretario Generale Euricse, osservatore task force ONU economia sociale e solidale): «Lo scopo con cui è nata l’UE era il consolidamento di uno spazio di libero mercato, libera circolazione ecc. Negli ultimi 15 anni, però, abbiamo vissuto un filotto di crisi che hanno smentito la teoria secondo cui il mercato è capace di risolvere ogni problema, inducendo le autorità internazionali a rivedere il proprio impianto ideologico, introducendo l’idea che è possibile un nuovo tipo di economia guidato dagli obiettivi sociali».

Per Leonardo Pofferi (Direttore Ufficio Confcooperative Bruxelles): «Avremo presto nuovi interlocutori politici a livello europeo, cui chiederemo di consolidare il percorso fino ad oggi percorso, ribadendo che la direzione intrapresa verso la tutela dei diritti all’interno dell’economia non deve e non può essere variata».

Vanessa Pallucchi (Portavoce Forum Terzo Settore): «Tutto il mondo del terzo settore, dal volontariato alle fondazioni, svolge e ha svolto in questa transizione - fortemente caratterizzata da un liberalismo capitalista - un grande ruolo di equilibrio e tutela rispetto alla questione sociale. Se alcune questioni importanti, per esempio quelle legate alla disabilità, hanno assunto una posizione centrale, molto si deve ai cittadini attivi e alla loro capacità di essere corpo unito».

Daniela Freddi (Responsabile del Piano per l’Economia sociale, città metropolitana di Bologna): «In questo momento il focus deve essere sull’economia sociale, finora troppo trascurata. La politica al riguardo deve essere sì guidata dalle Pubbliche Amministrazioni ma allo stesso tempo deve essere capace di coinvolgere tutti gli attori presenti sul territorio, prendendone in considerazione i naturali rapporti di competizione ma costruendo contestualmente un perimetro in cui quegli stessi soggetti possano riuscire a collaborare».

Monica di Sisto (Vice Presidente Fairwatch): «Si avverte la necessità di uscire da un’ottica in cui si presta attenzione solamente all’economia finanziaria e delle grandi imprese volte solo al profitto, per recuperare una visione più vicina alle piccole realtà imprenditoriali operanti nei territori, rimettendo così al centro la persona rispetto al guadagno».

Simona De Giorgio (Coordinatrice del Comitato per l’imprenditorialità sociale della Camera di commercio di Torino e della piattaforma progettuale Torino Social Impact): «Per favorire lo sviluppo dell’economia sociale e civile le P.A. devono dialogare con tutte le componenti del territorio, partendo da quelle produttive a quelle associazionistiche e anche le altre P.A. come il settore bancario o della ricerca. Il tema è favorire la nascita di ecosistemi e sicuramente questo Festival è un passo avanti in questa direzione».

Giovanni Betti (Ufficio Federcasse di Bruxelles): «Il nostro tentativo è stato quello di porre davanti alla Commissione e alle istituzioni europee, a pochi mesi dalla pubblicazione dell’Action Plan, la necessità di dare maggiore attenzione al tema dell’economia sociale anche tramite un maggiore sostegno a quelle imprese che scelgono di correre un maggiore rischio magari scegliendo di non delocalizzare e cercando un tipo di sviluppo sostenibile».

Leonardo Tosti (Vicepresidente Camera di Commercio Rieti-Viterbo): «Il primo passo da fare per avviarsi verso un’economia più civile e sostenibile è quello di acquisire più consapevolezza come consumatori, partendo dal considerare con maggiore meticolosità l’intera filiera che accompagna il prodotto dall’inizio del processo di produzione fino ad arrivare al termine dell’utilizzo».

Il Festival Regionale dell’Economia Civile è una tappa del percorso di avvicinamento alla 6ª edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile2024 ed è promosso da Federcasse (Associazione Nazionale delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali) e da Confcooperative, organizzato e progettato con NeXt (Nuova Economia perTutti), con la collaborazione di SEC (Scuola di Economia Civile) e il contributo di Fondosviluppo e realizzato grazie all’impegno di Campagna Sabina.

IL PROGRAMMA COMPLETO DEL FESTIVAL

https://www.festivalnazionaleeconomiacivile.it/festival-regionale-delleconomia-civile

LINEE GUIDA PER L’ECONOMIA SOCIALE E CIVILE

https://www.festivalnazionaleeconomiacivile.it/linee-guida-per-uneuropa-sociale-civile-e-partecipata/

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Festival Regionale dell’Economia Civile:focus su territori...

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Festival Regionale dell’Economia Civile:focus su territori e visione europea

Roma, 18 maggio 2024 - Seconda giornata di lavori per il Festival Regionale dell’Economia Civile in corso a Rieti, tappa del percorso di avvicinamento alla 6ª edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile 2024, promosso da Federcasse (Associazione Nazionale delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali) e da Confcooperative, organizzato e progettato con NeXt (Nuova Economia per Tutti), con la collaborazione di SEC (Scuola di Economia Civile) e il contributo di Fondosviluppo e realizzato grazie all'impegno di Campagna Sabina.

Dopo una mattinata di incontro con le scuole, nel pomeriggio i lavori sono proseguiti con il panel “Strategie per lo sviluppo locale sostenibile, partecipato e civile”, nel corso del quale si sono susseguiti interventi di rilievo.

Leonardo Becchetti (Direttore Festival Nazionale Economia Civile e Co-fondatore NeXt Economia) ha dichiarato: «La comunità sociale economica è composta da grandi aree urbane, ma anche da tantissime realtà interne che, con la crisi demografica, sono a rischio. Qui le popolazioni, troppo spesso, non sono al centro dell’attenzione e soffrono di una diseguaglianza di rappresentazione. Fare un Festival di questo tipo a livello regionale è importante, perché certifica l’attenzione dell’economia civile ai problemi del territorio».

Maurizio Aletti (Direttore Generale di Federlus) ha sottolineato come «le banche di credito cooperativo svolgono un ruolo significativo contro lo spopolamento bancario. Molti istituti lasciano i territori perché, dal loro punto di vista, sono meno redditizi. Le banche di credito cooperativo, al contrario, cercando di mantenere i presidi territoriali per i soci ed i clienti delle comunità locali e nel lazio tale azione è significativa».

Pinuccia Niglio (Prefetto di Rieti) ha dichiarato: «La sicurezza non è lontana dalla felicità, dalla società felice. È evidente, d’altronde, la coincidenza tra gli scopi dell’economia sociale e civile e gli obiettivi principali della nostra Costituzione. Le Istituzioni, non va dimenticato, hanno il dovere di rimuovere ciascuno ostacolo che impedisca la piena realizzazione della persona».

Per Cristina De Luca (Presidente CSV Lazio) «il volontariato è uno di quei soggetti presenti sul territorio che devono lavorare in ottica di relazione tra di loro, superando steccati un tempo ideologici, per permettere maggiore consapevolezza verso l’impegno gratuito che pone al centro la persona, anche superando le disuguaglianze. Il volontariato irradia l’impegno del singolo rendendolo impegno comunitario, il tutto riuscendo a tenere lo sguardo a presente e congiuntamente al futuro».

Stefania Mancini (Presidente Assifero) ha ricordato come ci siano «centinaia di migliaia di fondazioni ed enti filantropici in Europa. Le Fondazioni al momento sono dall’UE comprese nel piano di azione dell’economia sociale come soggetti strategici e non solo finanziatori grazie a uno straordinario processo di lettura dei territori. Le cosiddette Fondazioni di comunità a livello territoriale sono una prassi molto interessanti da considerare in questo quadro, poiché vivono esclusivamente se avallate dai soggetti che rappresentano i diritti degli abitanti del territorio e dagli abitanti stessi. Le Fondazioni non di comunità, invece, hanno il diritto e il dovere di aiutare le organizzazioni locali, comprese quelle di volontariato, svolgendo un ruolo altrettanto importante per i territori».

«In Italia si è accentrato tutto nelle grandi città, soprattutto a livello di sviluppo economico. Tutto ciò ha depauperato le aree interne, che si sono impoverite demograficamente. Come Regione Lazio vogliamo dare nuova linfa alle aree interne» ha dichiarato Manuela Rinaldi (Assessore Lavori Pubblici, Politiche di Ricostruzione, Viabilità, Infrastrutture, Regione Lazio).

Dal territorio, il focus si è spostato all’internazionalità con il panel “L’economia sociale e civile in Europa”. «L’economia sociale guarda a soggetti aggregati e strutturati, ponendosi obiettivi concreti. Se parliamo di economia civile, però, dobbiamo avere un respiro più ampio e un orizzonte dove non c’è chi sta dentro e chi sta fuori. In economia civile le persone provano a sentirsi parte di una comunità con un legame più profondo con l’idea dei territori e il benessere collettivo» ha detto Francesca Coleti (Responsabile Terzo Settore ed economia sociale ARCI Nazionale).

Per Paolo Dalla Sega (Manager Culturale Greccio 2023, Curatore Piano di politiche culturali Trento 2034) «bisogna insegnare ai territori che si raggiungono più risultati in logica di rete. Questo è il fondamento dell’economia sociale e civile: tenere insieme mondi che viaggiano separati, perché insieme si raggiungono traguardi più importanti. Nelle aree interne il protagonismo si traduce troppo spesso in particolarismo. Bisogna superare questi sentimenti irrazionali e cominciare a crescere insieme, condividendo obiettivi».

Silvia Stilli (Portavoce AOI Cooperazione E Solidarietà Internazionale) ha evidenziato come «l’economia civile in Italia è un dato caro e assodato se parliamo del suo valore. Purtroppo non per la sua diretta applicazione. A livello europeo, invece, c’è differenza e siamo ancora un po’ indietro. Il nostro Paese ha più senso di comunità per sviluppare economie più sostenibili che siano di giustizia sociale, di felicità e benessere complessivo».

IL PROGRAMMA COMPLETO DEL FESTIVAL

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