Esteri
Il Natale di re Carlo fra l’incudine dei figli e il...
Il Natale di re Carlo fra l’incudine dei figli e il martello di Camilla
Il sovrano vorrebbe riunire la famiglia, compresi Harry e Megan, nella tenuta di Sandringham
Tempi duri per re Carlo III, stretto nel difficile ruolo del mediatore fra la regina consorte Camilla e i figli William e Harry, con tanto di rispettive mogli e nipoti. Sappiamo che il sovrano, da poco 75enne, vorrebbe potersi godere una tranquilla terza età all'interno di una famiglia reale unita e riappacificata, a partire già dal prossimo Natale. Abbiamo appreso di quanto più tempo nonno Charles passi ultimamente con i nipotini, figli dei principi di Galles, nei weekend che trascorre nella loro residenza di Windsor. E conosciamo anche il suo forte desiderio di passare le festività natalizie nella tenuta di Sandringham, nel Norfolk, anche con i duchi di Sussex, Harry e Meghan Markle.
Il sovrano mostra il volto tenero e comprensivo del patriarca perfino di fronte a queen Camilla, che per la prima volta ha invitato la propria progenie - i due figli Tom Parker Bowles e Laura Lopes con al seguito i cinque nipoti, Lola, Eliza, Freddy e i gemelli Gus e Louis - a unirsi al loro pranzo del 25 dicembre, cercando così di accontentare il desiderio della moglie di trascorrere in famiglia il Natale. Se poi la festa sarà effettivamente serena, dipenderà esclusivamente dalla regina e dai figli di Carlo, non solo dal rapporto fra quest'ultimi, ma anche da quello con la sovrana.
Tensione tra William ed Harry
A tutt'oggi, restano infatti al pettine i nodi emersi in 'Spare', in cui il duca di Sussex, con le sue rivelazioni, ha ferito non solo il fratello, ma anche la regina. Una vicenda definita "dolorosa e traumatica" per Charles, secondo l'autore ed esperto reale Tom Bower. "Il problema è che Harry e Meghan hanno causato così tanti danni che è difficile immaginare come ripararli. Camilla - aggiunge, ripreso da Instyle - è stata molto insultata, il che è un grosso problema per Carlo". Per non parlare del fatto che i due figli del re non si parlino più da almeno un anno. Un distanza siderale, quella fra i due fratelli, confermata anche dalla foto-ricordo di una vacanza sulla neve, regalata per il suo compleanno dal primogenito al padre, dove al fianco del re compariva soltanto William, mentre Harry ne restava visibilmente escluso.
Il conflitto con la regina
Ma, come se non bastasse il conflitto fra i figli di Carlo, si aggiunga anche il loro con la sovrana. In questo almeno i fratelli mostrano di essere uniti, a partire, dopo le offese di 'Spare', dalle ultime dichiarazioni di William, che non riconosce, nella regina, la nonna di George, Charlotte e Louis. Secondo l'autrice ed esperta reale Angela Levin, "William ha chiarito che Camilla è la moglie di suo padre, ma non la 'nonnastra' dei suoi figli". Il futuro re è preciso nel mettere i puntini sulle 'i', ma, a confortare Camilla, ci pensa per fortuna Catherine Elizabeth Middleton, che ultimamente sembra essere più vicina alla regina. Sembra, infatti, che, per la principessa di Galles, la moglie di Carlo sia fonte di ispirazione e di consigli in vista del giorno in cui ne prenderà il posto a Buckingham Palace.
E non solo: con il suo inchino alla regina, in occasione del recente e lussuoso ricevimento per la visita del presidente sudcoreano, Kate avrebbe addirittura recuperato lo sgarbo di quello mancato (non che l'etichetta reale lo prevedesse obbligatoriamente) di fronte alla sovrana il giorno dell'incoronazione del re. La principessa di Galles, infatti, il 6 maggio era arrabbiata perché il numero dei suoi familiari invitati alla cerimonia era vistosamente inferiore a quello dei Parker Bowles. E si inchinò soltanto di fronte al re. Ma basterà il viatico offerto dalla futura regina a dare il seguito agli ottimi propositi? In assenza di certezze sul fatto che Harry raggiungerà la famiglia a Sandringham, Carlo sembra più che mai stretto fra l'incudine e il martello, fra i figli e Camilla e il suo desiderio di un sereno e riconciliato Natale.
Esteri
Ucraina, pressing di Macron per invio truppe europee: la...
Il presidente francese insiste: "Non escludo nulla, perché siamo di fronte a qualcuno che non esclude nulla"
Emmanuel Macron torna a "porre la questione" di un invio di truppe occidentali in Ucraina se la Russia dovesse sfondare la linea del fronte nella guerra in corso da oltre 2 anni. In un'intervista all'Economist, che solleva lo stesso polverone già provocato nelle settimane scorse, con gli alleati europei contrari a questa ipotesi, il presidente francese ribadisce che "nulla può essere escluso".
Perché il messaggio di Macron pesa di più adesso
Le parole di Macron assumono un significato particolare in un momento cruciale del conflitto. L'Ucraina, che attende di sfruttare le armi stanziate dagli Usa nell'ultimo pacchetto approvato dal Congresso, negli ultimi mesi è stata costretta a ripiegare per gestire la carenza di armi e munizioni.
La Russia, secondo analisti e esperti, potrebbe sferrare una nuova massiccia offensiva tra la fine della primavera e l'inizio dell'estate: la pressione di Mosca sul fronte orientale è costante, il ministero della Difesa russo rivendica progressi quasi quotidiani dopo la presa di Avdiivka, la città al centro delle ostilità durante l'inverno. L'ipotesi che la nuova spallata dell'esercito di Vladimir Putin si riveli efficace non può essere esclusa.
La situazione sul campo
Il ministero della Difesa russo nelle ultime ore ha annunciato di aver assunto il controllo di due villaggi situati vicino ad Avdiivka, nell'oblast di Donetsk, nell'Ucraina orientale. Le truppe di Mosca hanno conquistato Berdychi e Ocheretyne. Il primo è situato a circa 10 chilometri a nord-ovest di Avdiivka (da cui gli ucraini si sono ritirati a febbraio), il secondo è poco più distante, ma nella stessa direzione.
Le news dal campo confermano in sostanza le previsioni del comandante in capo delle forze ucraine, Oleksandr Syrsky, che pochi giorni fa haaveva anticipato il ritiro da Berdychi e da altri due villaggi vicini per proteggere "la vita dei nostri difensori". Fonti militari ucraine, citate dall'agenzia Dpa, hanno precisato che ora gli scontri più pesanti nel Donetsk si registrano nelle zone di Pokrovsk e Kurakhove. Pezzo dopo pezzo, il muro dell'Ucraina rischia di sfaldarsi. Il cedimento spalancherebbe alla Russia le porte verso il cuore dell'Ucraina.
Analisi Usa conferma l'allarme di Macron
La prospettiva non può essere esclusa, come dice Avril Haines, direttrice della National Intelligence, alla Commissione Forze Armate del Senato a Washington. C'è la possibilità che i russi mettano a segno "break tattici".
"Le tattiche sempre più aggressive di Putin contro l'Ucraina, compresi gli attacchi alle infrastrutture elettrice, mirano a impressionare l'Ucraina: portare avanti la guerra", è il messaggio del Cremlino, "porterà altri danni all'Ucraina senza dare speranza di vittoria a Kiev. Queste strategie aggressive sono destinate a proseguire, la guerra non finirà presto". Inutile, dice, sperare per ora in negoziati produttivi: "La Russia negli ultimi mesi ha mostrato disponibilità a discutere con Kiev e Washington sul futuro dell'Ucraina. Ma difficilmente farà concessioni significative".
Le parole di Macron e la reazione di Mosca
"Se i russi dovessero sfondare le linee del fronte, se ci fosse una richiesta ucraina - cosa che oggi non avviene - dovremmo legittimamente porci la domanda", dice Macron, secondo cui "escluderlo a priori significa non imparare la lezione degli ultimi due anni", con i Paesi della Nato che avevano inizialmente escluso l'invio di carri armati e caccia a Kiev prima di cambiare idea.
"Come ho detto, non escludo nulla, perché siamo di fronte a qualcuno che non esclude nulla", ribadisce Macron al settimanale britannico, in un riferimento a Putin. "Probabilmente siamo stati troppo esitanti nel fissare dei limiti alla nostra azione nei confronti di qualcuno che non ne ha più e che è l'aggressore", afferma il presidente, indicando il suo "chiaro obiettivo strategico: la Russia non può vincere in Ucraina".
"Se la Russia vince in Ucraina, non avremo più sicurezza in Europa - scandisce - Chi può pretendere che la Russia si fermi lì? Quale sicurezza ci sarà per gli altri Paesi vicini, la Moldavia, la Romania, la Polonia, la Lituania e tanti altri? E oltre a questo, che credibilità abbiamo noi europei che avremmo speso miliardi, che avremmo detto che era in gioco la sopravvivenza del continente e che non ci saremmo dati i mezzi per fermare la Russia? Quindi sì, non dobbiamo escludere nulla".
L'ipotesi prospettata dal leader francese non scuotono Mosca. La prima risposta ufficiale è affidata alle parole di Maria Zakharova, portavoce del ministro degli Esteri. Le dichiarazioni del presidente, dice, "sono in qualche modo legate ai giorni della settimana, è una sorta di ciclo".
Esteri
Macron e l’invio di soldati in Ucraina, cosa dice...
Le reazioni alle parole del presidente francese
Emmanuel Macron unisce Matteo Renzi e Matteo Salvini. Il presidente della Francia, a The Economist, non esclude l'invio di soldati in Ucraina: la presenza di truppe occidentali, dice il capo di stato, sarebbe legata ad una situazione particolare. "Se i russi dovessero sfondare le linee del fronte, se ci fosse una richiesta ucraina - cosa che oggi non avviene - dovremmo legittimamente porci la domanda", dice Macron con dichiarazioni che, ovviamente, alimentano un dibattito articolato.
"L'Italia ha una posizione equilibrata" e "pur sostenendo il diritto dell'Ucraina a rimanere un Paese libero, l'Italia non è in guerra con la Russia e mai invieremo militari italiani", dice il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani intervenendo al Tavolo di lavoro per le imprese italiane in Russia.
Più 'frizzanti' le reazioni di altre figure politiche e istituzionali. "Mai un soldato italiano a morire nel nome di Macron. Io la penso così", scrive sui social Matteo Salvini, leader della Lega, ribadendo una posizione netta, in dissenso dalla linea del presidente francese. Con sfumature diverse, le parole di Macron vengono bocciate anche da Matteo Renzi. "Macron? Un passo avanti eccessivo e azzardato. Non lo condivido. Il problema non è inviare le truppe. L'Europa deve mandare avanti il progetto di difesa comune e esercito comune europeo ma ci vuole anche una politica diplomatica più forte", dice il leader di Italia Viva a Metropolis sul sito di Repubblica.
Esteri
Ucraina, strage di soldati russi: il primo colpo degli...
I missili a lungo raggio colpiscono un centro di addestramento
Una strage di soldati russi uccisi dagli Atacms. I missili a lungo raggio che gli Stati Uniti hanno fornito all'Ucraina dall'inizio di aprile lasciano un segno pesantissimo nella guerra. Analisti e esperti accendono i riflettori su un attacco portato da Kiev e documentato nelle ultime ore. Un'azione condotta con il lancio di 4 missili su un campo di addestramento nell'area di Mozhnyakivka, nell'oblast di Luhansk. L'attacco è documentato da una serie di video - che sono stati geolocalizzati - diffusi su X dal profilo OSINTechnical, una fonte di intelligence open source.
"Almeno un Atacms ha colpito un gruppo di oltre 100 soldati russi", si legge nell'analisi affidata a una serie di post. Non è chiaro quando sia stata compiuta l'azione: Newsweek ha cercato di interpellare il ministero della Difesa russo ma non ha ottenuto informazioni di nessun tipo.
L'attacco trova spazio anche nel resoconto dell'Institute for the Study of War (ISW), think tank americano che monitora la guerra quotidianamente. L'ISW fa riferimento ad un'azione che ha colpito un campo di addestramento a circa 80 km dalla linea del fronte. "Un video geolocalizzato indica che le forze armate ucraine hanno colpito un campo di addestramento russo a sudovest di Mozhnyakivka, probabilmente con 4 Atacms, e avrebbero ucciso 116 soldati russi".
L'operazione è una delle prime tracce, se non la prima, degli Atacms appena arrivati in Ucraina. Le armi sono in grado di colpire a circa 300 km di distanza, con un raggio d'azione nettamente superiore rispetto a quello che caratterizzava la versione fornita in precedenza dagli Usa. I nuovi missili consentono a Kiev di colpire in profondità, ben oltre la linea del fronte, con la possibilità di infliggere danni pesantissimi.