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Giornata del marito, identikit dell’uomo perfetto: cosa dicono i ricercatori

Per una donna un uomo è troppo poco. Ce ne vogliono quattro. Tre per la meno esigente. Abbiamo delle belle cose noi uomini, delle… ma una donna vuole tutto: l’uomo stabile, intelligente, carino, ironico, sensibile e non si riesce ad essere tutto questo. Invece per un uomo, almeno per me, una donna è troppo. Non ce la faccio. Mi sento carente. Perciò certi uomini cercano cento donne: è il modo giusto per non averne nessuna”. Lo diceva Massimo Troisi, uno dei pensatori, comici e attori più moderni della storia del nostro Paese.

E non aveva tutti i torti, perché diciamolo: a volte le donne non sanno bene che tipo di uomo desiderano. Eppure, ricerche sociologiche e dati statistici hanno configurato il profilo dell’uomo più o meno perfetto. Vediamo insieme, in occasione della Giornata dedicata all’apprezzamento del marito, cosa dice la scienza.

Identikit di un uomo perfetto

L’intelligenza è la prerogativa essenziale. In tutti gli studi e sondaggi emerge con forza il desiderio di avere un uomo che abbia una capacità intellettiva nella media o superiore. A confermarlo è il gruppo di ricercatori con a capo Jaako Aspara e colleghi (2018), della Hanken School of Economics (Finlandia), che ha evidenziato che, quando si tratta di scegliere un partner maschile, quello più intelligente è la scommessa migliore. I risultati hanno mostrato che l’intelligenza e la durata del matrimonio sono effettivamente correlate. All’interno di ciascuno dei cinque gruppi di età utilizzati per classificare gli uomini nello studio fino a quelli del gruppo di età compresa tra 41 e 45 anni, la percentuale di uomini che si sposavano e rimaneva insieme alla propria partner aumentava con l’aumentare dell’intelligenza complessiva.

Avere un buon senso dell’umorismo, inoltre, è sessualmente più attraente. A confermarlo è uno studio del 2011 che ha coinvolto 400 studenti universitari (200 uomini e 200 donne) chiamati a completare misure di ragionamento astratto (Matrici Progressive Avanzate di Raven), intelligenza verbale (il subtest di vocabolario della Multidimensional Aptitude Battery), capacità di produzione di umorismo e il successo nei comportamenti sessuali. I modelli di equazioni strutturali hanno mostrato che l’intelligenza generale e quella verbale predicono entrambe la capacità di produrre umorismo, che a sua volta predice il successo sessuale, associato al numero di partner sessuali nella vita. Inoltre, i maschi hanno mostrato una capacità media di produzione di forme di umorismo più elevata. Questi risultati suggeriscono che il senso dell’umorismo umano si è evoluto almeno in parte attraverso la selezione sessuale come indicatore di intelligenza.

Ma basteranno intelligenza e umorismo per un matrimonio duraturo?

Nel 2018, Clue, il team della ricercatrice Tanja Gerlach dell’Università di Göttingen e l’azienda MyOne hanno unito le forze per realizzare una ricerca di caratura internazionale. Dal sondaggio rivolto a oltre 50mila donne etero e non, di età compresa tra i 18 e i 40 anni e provenienti da 180 paesi diversi, è emerso che “gentilezza” (88,9%), “sostegno” (86,5%) “intelligenza” (72,3%,), “educazione” (64,5%) e “fiducia” (60,2%) sono i tratti ideali più importanti per scegliere un partner a lungo termine. L’ambizione, la sicurezza finanziaria e il corpo attraente avevano meno probabilità di essere scelti come qualità fondamentali per una relazione duratura. Sulle caratteristiche fisiche, però, a occhi e sorriso, seguiva un pene di dimensioni medie, notevolmente più desiderabile di un pene di dimensioni grandi.

Da questo scenario, le parole di Massimo Troisi non sono così lontane dalla realtà. È possibile avere tutte queste caratteristiche in un solo uomo? Ma soprattutto, basteranno per un matrimonio duraturo?

Il segreto per un matrimonio duraturo

Tutto ciò, però, sembra non essere ancora non sufficiente garantire un matrimonio duraturo. Al di là della retorica, ciò che conta è il rispetto reciproco, la consensualità della relazione, una solida base di sentimenti corrisposti e, soprattutto, armarsi di tanta pazienza. Se si volesse racchiudere in due parole, però, il segreto di un matrimonio duraturo, si potrebbe definire l’”intelligenza emotiva” l’ingrediente che entrambi i coniugi debbano avere. Cioè, “la capacità di percepire emozioni, accedere a esse e saperle generare per sostenere il pensiero razionale, comprendere sentimenti altrui, e saperli gestire in modo da promuovere la crescita, intellettuale ed emotiva”, come sostiene lo psicologo Daniel Goleman nel suo libro “Intelligenza emotiva: che cos’è e perché può renderci felici”. Che, tradotta nel legame di coppia, corrisponderebbe alla capacità di “limitare o addirittura impedire ai sentimenti tossici e ai pensieri paralizzanti di prendere il sopravvento nel rapporto”.

Ad introdurre il concetto di intelligenza emotiva sono stati i professori Peter Salovey e John D. Mayer, che ne parlarono per la prima volta nel 1990 nel loro articolo “Intelligenza emotiva” sulla rivista Imagination, Cognition and Personality. I due studiosi diedero una prima definizione di intelligenza emotiva, intendendola come: “La capacità di controllare i sentimenti ed emozioni proprie e altrui, distinguere tra di esse e di utilizzare queste informazioni per guidare i propri pensieri e le proprie azioni”. Il non svilupparla rischia di far diventare l’individuo un “analfabeta emotivo” che non sa affrontare le relazioni amorose, così come quelle sociali in generale.

Giornata dell’apprezzamento del marito

L’origine della Giornata dell’Apprezzamento del Marito non è chiara. Ricorrenza sentita principalmente in America, si pensa che la festa sia iniziata per celebrare gli uomini che non hanno figli, una Festa del Papà “mancata”, in modo tale che anche i mariti che non fossero padri potessero sentirsi in qualche modo apprezzati e si celebra il terzo sabato di aprile.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Matrimonio, 300 invitati e fino a 50 mila euro di spesa:...

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Spendono fino a 50 mila euro per organizzare le nozze dei sogni. In alcuni casi, soprattutto al Sud e nelle Isole, gli invitati possono essere anche 300. Non è un caso che preferiscano sempre più spesso la busta con i soldi, al posto della lista per i regali e il viaggio è sempre più rimandato a data da destinarsi. Questo è il profilo degli sposi italiani emerso dall’Indagine mUp Research e Norstat commissionata da Facile.it e legata agli ultimi 24 mesi.

Quanto costa sposarsi?

In media il costo di un matrimonio è di 13.721 euro. Un costo che negli ultimi anni è cresciuto notevolmente se si pensa che chi si è sposato negli anni Ottanta ha speso poco più di 7mila euro in media. C’è anche chi non bada a spese e nello stesso arco temporale è passata dal 3% al 21% la quota di chi ha pagato tra i 20.000 e i 50.000 euro.

Non è un caso che più di 7 coppie su 10 hanno dovuto chiedere un aiuto. I genitori restano la prima opzione, ma cresce il numero degli sposi che opta per un prestito personale. Se negli anni ’80 e ’90 era una pratica quasi del tutto assente, negli ultimi due anni la percentuale degli sposi che ha chiesto un prestito è arrivata al 10%.

Prestiti per la cerimonia

“Il rapporto degli italiani con il credito al consumo – spiegano gli esperti di Facile.it – è sempre più maturo. Questo tipo di prodotto, se utilizzato con consapevolezza, può essere una soluzione sia per non rinunciare ad un sogno, sia per rendere la spesa più sostenibile sul budget familiare”.
Tra le 200.000 richieste raccolte nell’ultimo anno, chi ha fatto domanda di finanziamento per pagare spese legate a matrimoni o cerimonie ha puntato ad ottenere, in media, poco più di 9.000 euro, con piano di ammortamento pari a 5 anni. L’età media è passata da 39 a 41 anni.

Guardando all’andamento territoriale delle domande di prestito, emerge che le regioni dove il peso percentuale di questo tipo di finanziamento sul totale richieste è maggiore sono la Campania, la Puglia, la Sicilia e la Calabria. Guardando ai risultati dell’indagine emergono alcuni fenomeni interessanti; il budget necessario per la cerimonia, ad esempio, è normalmente più alto nelle regioni del Sud Italia e nelle Isole, dove, in media, si spende tra il 14% e il 17% in più rispetto al Nord.

Una questione territoriale

I costi sono spesso legati alla quantità di invitati con cui si decide di trascorrere questo giorno così importante. Se nel Nord Italia i partecipanti ad un matrimonio sono, sempre in media, meno di 80, al Sud e nelle Isole arrivano a 110, e addirittura nel 10% dei casi prendono parte alla festa tra le 200 e le 300 persone (percentuale che, invece, scende sotto all’1% nel Nord Ovest). Solo il 4% delle coppie, inoltre, sceglie di sposarsi in un territorio diverso da quello d’origine. Tendenzialmente, resiste l’usanza di sposarsi nella regione di origine di almeno uno dei due sposi.

Il viaggio di nozze

Il viaggio di nozze continua ad essere una prerogativa. Dall’indagine è emerso che 8 coppie su 10 lo fanno, ma rimandano la data lontano dalla cerimonia. Che sia un modo per ammortizzare i costi? Cosa certa è che alla luna di miele non si rinuncia e chi può, anche grazie ai soldi regalati alle notte, sceglie sempre e comunque di partire insieme per qualche giorno, nella più classica fuga romantica.

Busta o lista?

La busta con i soldi è il regalo più comune. Solo il 23% degli invitati si presenta con un oggetto fisico. Al pari della busta, resiste anche la lista di nozze (36%). Cresce, inoltre, l’uso del bonifico come contributo al viaggio di nozze: era il 6% a inizio 2000, oggi rappresenta il 26%.

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Quando il nonno diventa ‘nanny’

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Con l’arrivo imminente della chiusura delle scuole, il dilemma annuale per molti genitori italiani si presenta ancora una volta: dove far trascorrere le giornate ai propri figli durante l’estate? Mentre il conto alla rovescia per la fine dell’anno scolastico è sempre più vicino, le opzioni come i centri estivi, gli oratori, i campi sportivi e le case vacanze iniziano a dominare le conversazioni familiari.

Ma è durante questo periodo di transizione, tra la routine scolastica e le attese per le vacanze estive in famiglia, che i nonni diventano spesso la risorsa più preziosa: diventano le “nanny” di turno. È in questa cornice che il pediatra Italo Farnetani lancia un appello diretto a loro: “Approfittate di questi giorni e portate i nipoti al mare”.

“Mi rivolgo – afferma il dottor Farnetani – ai 12 milioni di nonni italiani, ricordando loro che ci sono 5 milioni e mezzo di nipoti dai 1 ai 14 anni che sognano già il mare. I nonni possono renderlo realtà, anche solo per un fine settimana o anche per un solo giorno”. Farnetani stima che questo potrebbe tradursi in ben “30 milioni di giornate al mare”, offrendo ai bambini e agli adolescenti un’opportunità preziosa per recuperare energie e socializzare dopo il difficile periodo vissuto durante la pandemia.

È passato un anno dall’annuncio della fine della pandemia, ma i ricordi dei giorni trascorsi in isolamento sono ancora freschi. Il dottor Farnetani sottolinea come questo periodo abbia portato a uno stile di vita più sedentario, con una riduzione dell’attività fisica che potrebbe favorire problemi come sovrappeso e obesità tra i giovani.

“Oggi più che mai, trascorrere del tempo al mare è essenziale per riscoprire il piacere degli incontri, della vita all’aria aperta e dell’attività fisica”, afferma il professore di pediatria. Anche se è importante che i bambini trascorrano le vacanze con i genitori, queste giornate extra al mare possono avere un impatto positivo significativo per il loro benessere fisico e mentale.

Il dottor Farnetani consiglia ai nonni di essere dinamici, allegri e sportivi durante queste giornate, poiché anche il loro atteggiamento influisce positivamente sull’esperienza dei più piccoli. Inoltre, suggerisce di scegliere mete con servizi di animazione per favorire l’aggregazione sociale e di assicurarsi che le spiagge abbiano adeguati sistemi di salvataggio.

In definitiva, queste esperienze al mare non solo offrono ai bambini momenti preziosi di gioia e divertimento, ma contribuiscono anche alla formazione di legami affettivi con i nonni e agli adulti che li accompagnano, creando ricordi che dureranno per sempre.

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Gli stereotipi di genere sono duri a morire, e anche le...

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Gli stereotipi di genere sono vivi e vegeti, e ancora condizionano le scelte delle persone. Delle donne, ma anche degli uomini, che spesso pensano che tali questioni non li riguardino ma che invece ne sono anch’essi vittime. Il problema più grande è che nessuno spiraglio di luce sembra venire nemmeno nelle nuove generazioni, immerse fino al collo nei pregiudizi e nei luoghi comuni. Il punto è che non parliamo di una giustizia generica e astratta, ma di qualcosa di molto pratico: i preconcetti pesano e indirizzano le scelte personali e lavorative, e in base ad essi giudichiamo gli altri e quello che fanno.

Una nuova ricerca conferma che il cammino verso l’abbattimento degli stereotipi è ancora lungo: l’Osservatorio Henkel ‘Genere e stereotipi’, in collaborazione con Eumetra, dal 2022 indaga i diversi ruoli nell’organizzazione e nella cura della famiglia su un campione rappresentativo della popolazione italiana, composto da 2.000 individui tra i 18 e i 55 anni appartenenti alla community del magazine ‘DonnaD, Amica Fidata’. In questa edizione, è stato realizzato un approfondimento su come e quanto i pregiudizi di genere influenzino le scelte personali, intervistando 1.000 persone, il 10% delle quali giovani della GenZ tra i 15 e 25 anni.

Intanto quello che emerge è che i preconcetti si abbattono con forza su ogni aspetto della vita: dalla scuola al lavoro al tempo libero, impedendo alle persone di essere realmente se stesse e di seguire i propri desideri e le proprie inclinazioni. Una situazione che va a svantaggio soprattutto delle donne ma che non risparmia nemmeno gli uomini, anch’essi vittime di luoghi comuni e di aspettative sociali che diventano gabbie. In definitiva, possiamo dire che gli stereotipi siano sinonimo di limite.

Ma la cosa davvero preoccupante che emerge dall’analisi è che le donne stesse sono parte attiva degli stereotipi, anche quando gli si ritorcono contro: anche loro infatti dividono il mondo, i gusti, le attività e in definitiva le opportunità tra quelle ’maschili’ e quelle ‘femminili’.

Matematica per i maschi, cura degli altri per le femmine

E si comincia presto, dall’istruzione: la convinzione di base è che ci siano scuole e indirizzi universitari per maschi e altri per femmine, perché fondamentalmente ci sarebbero attitudini diverse tra i due sessi. La pensa così il 53% degli uomini, il 52% delle donne, il 45% dei ragazzi GenZ e il 38% delle ragazze GenZ.

Il problema qui è a monte:

• per il 43% degli uomini, il 33% delle donne, il 42% dei ragazzi GenZ e il 32% delle ragazze GenZ i due sessi hanno capacità pratiche diverse
• per il 27% degli uomini, li 26% delle donne, il 33% dei ragazzi GenZ, e il 25% delle ragazze GenZ hanno capacità cognitive diverse.

Facile immaginare quali siano gli indirizzi abbinati all’uno o all’altro genere: gli stereotipi li conosciamo tutti. Perciò materie scientifiche, tecnologiche o pratiche sono ritenute ‘da maschi’, quelle umanistiche o dedicate alla cura della persona sono ‘da femmine’. E questo per natura. La donna biologicamente non capirebbe la matematica, l’uomo biologicamente non sarebbe portato a cambiare un pannolino, accudire un familiare malato o fare l’educatore d’asilo.

Il risultato è che, nonostante i tanti esempi di papà che riescono benissimo ad occuparsi dei propri figli o dei genitori anziani, e di donne con brillanti menti scientifiche, le ragazze continuano a non iscriversi agli indirizzi STEM (Science (scienza), Technology (tecnologia), Engineering (ingegneria) e Mathematics (matematica)). E questo perché si autolimitano prima, non ritengono di essere in grado semplicemente perché sono femmine, mentre è del tutto naturale che i maschi diventino fisici o ingegneri. Ed è altrettanto ovvio che i ragazzi non si iscrivano a lettere. O, allargando un po’, a danza classica.

Per gli uomini il calcio è uno sport da maschi

Anche lo sport infatti cade sotto la scure del pregiudizio: ci sono quelli da maschi e quelli da femmine. Il che si traduce nel fatto che il calcio è roba da uomini per il 63% di loro, mentre il 76% delle donne lo ritiene adatto a tutti. Lo stesso per la danza, vista come attività femminile dal 64% degli uomini, a fronte dell’83% delle donne che non condivide questa idea. In ogni caso il risultato è che il 18% della Generazione Z sceglie lo sport in base al proprio genere, con il 17% dei ragazzi e il 14% delle ragazze influenzato dalle scelte degli amici maschi o femmine.

La cura della famiglia è cosa da donne, i soldi da uomini

Tornando alle grosse scelte di vita, la musica non cambia: il 62% delle donne pensa che esistano lavori adatti a loro e altri ai maschi, opinione condivisa dal 74% degli uomini. Risultato: il 56% delle donne ritiene di avere una retribuzione più bassa dei colleghi uomini e solo il 38% pensa di ricevere uno stipendio equo. Non solo: il 33% della popolazione femminile afferma di aver dato priorità alla famiglia piuttosto che alla carriera, e potremmo aggiungere al lavoro in generale, visto che il tasso di occupazione femminile italiano tra i 20 e i 64 anni è solo del 55% (IV trimestre 2022) a fronte di una media europea del 69,3%. Il lato interessante è che il 25% degli uomini ritiene di fare rinunce a favore della famiglia, sebbene solo il 5% abbia lasciato il lavoro. Insomma, c’è un problema di percezione ampio, senza nulla togliere a quel 5% che si è effettivamente sacrificato.

D’altronde che il carico familiare e di rinunce sia ancora prerogativa prettamente femminile, lo confermano ulteriori stereotipi: la cura della casa e dei parenti è ancora appannaggio delle donne, mentre di burocrazia e soldi si occupano gli uomini. Attenzione: occuparsi significa anche decidere. E decidere significa potere, e libertà: se non puoi decidere non sei libero, e la mancanza di autonomia finanziaria è uno dei grandi problemi per i quali le donne rimangono in relazioni infelici se non addirittura tossiche. E più in generale spesso non possono determinare la propria vita.

Spiraglio positivo: per l’80% dei giovani della GenZ, ci si deve occupare delle necessità familiari in maniera paritaria. Un passetto avanti rispetto al 18% degli intervistati che pensa che chi guadagna di più debba anche avere voce in capitolo sulle decisioni economiche. Peccato che nella maggior parte dei casi sia l’uomo a portare in casa più soldi, perché hanno lavori meglio retribuiti o perché a parità di mansioni prendono di più, perché le donne lasciano l’impiego per motivi familiari o perché ripiegano sul part time e la carriera spesso è un totale miraggio.

Ma un dato incoraggiante c’è, ed è che per il 68% degli uomini la cura della casa deve essere insegnata anche ai maschi, percentuale che raggiunge addirittura il 100% nella GenZ.

Tuttavia, le ragazze continuano a godere di minor libertà, e dunque di minori opportunità: il 53% di loro riceve una paghetta a fronte del 64% dei fratelli, il 57% non ha un coprifuoco quando esce a fronte del 74% dei ragazzi, il 66% non ha mai nemmeno parlato con i genitori di studiare all’estero mentre il 64% dei maschi ha potuto godere di un periodo formativo fuori dall’Italia.

Gli stereotipi sembrano davvero un circolo vizioso da cui sembra difficile uscire, a maggior ragione perché si tramandano a partire dall’educazione, dal momento apparentemente innocente in cui si scelgono i giocattoli dividendoli in cose da femmine o da maschi (lo fa il 47% dei padri, mentre per il 62% delle madri i giochi non hanno genere). Le disuguaglianze di genere vengono perpetuate così, a vari livelli, anche nella vita quotidiana, attraverso scelte che sembrano banali ma che influiscono sui pensieri e la direzione che prenderà la vita di ognuno. A cominciare da quel vestitino rosa e da quelle scarpe con i dinosauri sopra, da quel bambolotto e da quelle macchinine regalate per Natale.

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