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Scholz in Cina, l’esperta tedesca: “Non ottiene...

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Scholz in Cina, l’esperta tedesca: “Non ottiene nulla ma mette a rischio Ue”

Scholz in Cina, l'esperta tedesca:

"Durante la visita del Cancelliere tedesco Olaf Scholz in Cina non sono stati fatti passi avanti in nessuna area sostanziale di interesse europeo, né sull'Ucraina, né sulla pressante questione delle sovraccapacità cinesi che sfidano il mercato dell'Ue. Tuttavia, è emersa una dichiarazione congiunta sul dialogo e la collaborazione nel campo della guida automatizzata e dei veicoli connessi". Lo dice Janka Oertel, direttrice del Programma Asia di Ecfr, European Council on Foreign Relations.

"La dichiarazione congiunta mette a repentaglio gli sforzi in atto nell'UE per raggiungere una posizione collettiva sul nesso tra tecnologie verdi, dati e sicurezza nazionale. Arriva pochi giorni dopo il discorso della vicepresidente esecutiva della Commissione Vestager a Princeton, che ha chiesto una nuova iniziativa del G7 sui criteri di affidabilità per le tecnologie critiche in ambito "green", e sulla scia di intense discussioni oltreoceano. L'Advanced Notice on Proposed Rule-Making (ANPRM) del governo statunitense sull'aspetto della sicurezza nazionale dei veicoli connessi sta definendo il tono del prossimo approccio statunitense al tema", prosegue l'esperta.

"È un segnale irritante che la Germania sembra non essere in sintonia con i suoi partner e alleati quando si tratta dei rischi di cybersicurezza provenienti dalla Cina. La continua dipendenza dall'infrastruttura 5G è solo un esempio: i veicoli connessi sembrano essere il prossimo assolo. La dichiarazione sembra un ritorno di fiamma all'accordo No-Spy dell'era Obama nel 2015, che non ebbe molto successo, per non dire altro. Da allora le cose sono cambiate radicalmente, ma non in meglio. L'industria automobilistica tedesca ha interesse a facilitare il trasferimento dei dati dai veicoli connessi in Cina e c'è un sincero desiderio di trovare un terreno comune. Se questo sia effettivamente possibile è molto discutibile", conclude Oertel.

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Europee 2024, inchiesta su Instagram e Facebook: violazioni...

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La decisione della Commissione Ue

La Commissione europea ha aperto un'inchiesta su Instagram e Facebook perché sospettate, in vista delle elezioni europee, di non rispettare gli obblighi in materia di lotta alla disinformazione.

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Ue, Atlantic Council: “Draghi guidi Consiglio, fra...

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"Il rapporto Draghi proporrà interconnessioni tra sistemi produttivi nazionali"

Mario Draghi

"Mario Draghi dovrebbe essere il prossimo presidente del Consiglio europeo". Non al vertice della Commissione al posto della 'spitzenkandidatin' Ursula von der Leyen, come da rumor delle scorse settimane, ma come successore di Charles Michel alla testa dei capi di governo dell'Unione. E' quanto si legge in un editoriale pubblicato sul sito dell'Atlantic Council, uno dei principali think tank americani, firmato dal nonresident senior fellow Mario De Pizzo.

"L'Unione Europea è a un bivio: deve scegliere se attuare riforme significative o accettare il suo imminente declino. Uno dei pochi leader disposti a fare le riforme necessarie è Mario Draghi, ex presidente della Banca centrale europea ed ex primo ministro italiano", scrive De Pizzo. Draghi è stato incaricato da von der Leyen di redigere un rapporto sulla competitività dell'Ue, che sarà pubblicato dopo le elezioni europee del 6-9 giugno.

"Secondo una fonte vicina a Draghi, che ha condiviso i primi dettagli a condizione di anonimato, il rapporto includerà probabilmente una valutazione franca delle debolezze dell'Europa, sulle sue limitate capacità creative e produttive. In questo momento all'Europa mancano sia le risorse che la volontà di competere con il resto del mondo, soprattutto se si considera la capacità di Stati Uniti e Cina di stimolare l'economia attraverso la spesa pubblica", prosegue De Pizzo.

Il rapporto sulla competitività europea che sta preparando Draghi su incarico di von der Leyen e che sarà presentato dopo le elezioni europee "metterà probabilmente in evidenza il fatto che l'Europa ha enormi opportunità di correggere le sue carenze produttive", si legge ancora.

"Una riforma che il documento promuoverà è la creazione di interconnessioni tra i sistemi produttivi nazionali, con l'obiettivo di creare un unico sistema europeo di catene di approvvigionamento continentali integrate - un obiettivo a dir poco ambizioso. La visione di Draghi potrebbe essere la fonte di ispirazione per un programma di governo dell'Ue per i prossimi cinque anni. E l'Europa ha bisogno del suo impegno per realizzare questi obiettivi".

Nell'editoriale si sostiene che Draghi dovrebbe guidare il Consiglio europeo, anche se è una carica istituzionale spesso criticata per essere in gran parte simbolica e priva di un gabinetto. "E' la persona che fa la carica - precisa De Pizzo - Draghi sarebbe in grado di avviare il processo di riforma dei trattati istitutivi dell'Ue proponendo punti nelle discussioni formali e informali, nonché elaborando piani per realizzare le politiche che suggerirà nella sua relazione. Come ha detto il 16 aprile a Bruxelles, in occasione della Conferenza di alto livello sul Pilastro europeo dei diritti sociali, 'avremo bisogno di un partenariato rinnovato tra gli Stati membri, di una ridefinizione della nostra unione che non sia meno ambiziosa di quella che i padri fondatori fecero settant'anni fa con la creazione della Comunità europea del carbone e dell'acciaio'".

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Europee, Gozi (Renew): “Noi mai con l’Ecr”

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"Ursula e Giorgia candidate per finta"

Ursula von der Leyen - (Afp)

Per Renew Europe, l’apertura di Ursula von der Leyen ad una eventuale collaborazione con l’Ecr nel Parlamento Europeo dopo le elezioni “non è accettabile” e i Liberali non faranno mai “alleanze politiche e programmatiche” con “estremisti” di destra come i Conservatori e Riformisti Europei. A dirlo all’Adnkronos, dopo il primo dibattito di ieri tra gli Spitzenkandidaten a Maastricht, è Sandro Gozi, uno dei tre candidati di punta di Renew, segretario del Partito Democratico Europeo ed eurodeputato, eletto in Francia con Renaissance. Von der Leyen, osserva Gozi, “è già una candidata per finta: su questo ha una cosa in comune con Giorgia Meloni, perché vuole fare la presidente della Commissione e non si presenta da nessuna parte, mentre Meloni non vuole fare nulla, ma si presenta dappertutto. Quindi certamente, per finzioni e presa in giro degli elettori, Giorgia e Ursula sono molto vicine”. “La nuova finzione di Ursula - continua - è fare una distinzione tra gli estremisti di destra della Lega, dell’AfD e del Rassemblement National e gli estremisti di destra di Fratelli d’Italia, Vox ed Eric Zemmour. Estremisti sono: che siano in uno, due, tre o dieci gruppi, noi con l’Ecr, Meloni, Id, Le Pen, non faremo nessuna alleanza politica. Questo vale per ieri, per oggi e per domani. ”. (segue)

Per Gozi, “più von der Leyen va verso l’estrema destra, più si allontana da Renew”. Certo, continua, “non è che possiamo impedire a qualcuno di votare il prossimo presidente della Commissione. Non possiamo impedire a Meloni di fare ogni tanto una cosa giusta, ma noi alleanze politiche e programmatiche, un programma politico di legislatura, con obiettivi comuni, come abbiamo fatto nel 2019, con Ecr, Meloni, Fazzolari e altri estremisti del genere, non ne facciamo. Non l’abbiamo fatto nel 2019 con i polacchi del Pis, non lo faremo nel 2024 con Meloni”.

E questo, precisa, “non per pregiudizio, ma perché, semplicemente, abbiamo visioni profondamente diverse dell’Europa: la stessa Meloni lo ha detto chiaramente a Pescara, che è incompatibile con noi di Renew”. Nel 2019, ricorda, il Pis polacco “votò la presidente della Commissione (von der Leyen, ndr), perché avevano un commissario (all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, ndr). Secondo me più von der Leyen va verso gli estremisti, più si allontana dalla possibilità di succedere a se stessa”. Infine, il calendario. Il voto di conferma del prossimo presidente (o della prossima presidente) della Commissione si potrebbe tenere a settembre, calendario alla mano.

“Non è ancora deciso - spiega Gozi - a luglio è stretta, ma decideremo dopo le elezioni. Certo, per votare a luglio occorrerebbe una seconda sessione speciale, nella seconda metà del mese. Se non facciamo una sessione speciale in luglio, dovremo aspettare settembre. Ma la questione è ancora aperta”, conclude.

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