Cronaca
Ginecologo D’Amato: “Sigo può suggerire social...
Ginecologo D’Amato: “Sigo può suggerire social freezing con sostegno Regione”
'In Puglia avanzata richiesta di offrirlo come 'prestito d'onore' a donne entro i 35 anni per preservare fertilità'
"L'aumento progressivo dell'età in cui diventare genitori è un problema diffuso in tutto l'Occidente industrializzato. Il problema non è soltanto di tipo medico, non si risolve semplicemente rinforzando le tecniche di fecondazione assistita, ma principalmente di tipo socio-economico. In Francia e Danimarca, che sono nazioni nelle quali c'è stato un fortissimo intervento statale negli ultimi 20 anni, i dati mostrano che, in parte, la questione si è risolta. In Italia la Sigo", Società italiana di ginecologia e ostetricia, "per preservare la fertilità può proporre la procedura del social freezing". Lo spiega all'Adnkronos Salute Giuseppe D'Amato, direttore Uoc di Procreazione medicalmente assistita (Pma) Asl Bari, in occasione del Congresso regionale Sigo-Agoi Puglia, in corso nel capoluogo regionale fino a domani.
La preservazione della fertilità per fini sociali, o social freezing, ricorda D'Amato, consiste nel "congelamento preventivo degli ovuli, quindi dei gameti femminili, entro i 35 anni, per poi poterli eventualmente nel tempo utilizzare qualora ricorresse la necessità di concepire in un'età più avanzata, cioè sopra i 40 anni. Oggi infatti l'età media del primo approccio a un centro Pma di fecondazione in vitro, in media, supera i 36 anni".
Il social freezing - pratica su cui, in questi giorni, la modella Bianca Balti è tornata ad accendere i riflettori annunciando via social che alla figlia di 21 anni regalerà la possibilità di crioconservare i propri ovociti - è una delle forme di preservazione della fertilità per le quali si registra una crescita: si stima un incremento del 20% di anno in anno da dopo il Covid. "Ritengo che, con l'intervento dello Stato, come ho suggerito nella mia regione", la Puglia, la procedura "potrebbe essere offerta - propone il ginecologo - sotto forma di una sorta di prestito d'onore. La paziente giovane, al primo impiego, potrebbe chiedere un contributo allo Stato da restituire con una piccola quota mensile, negli anni seguenti". Un trattamento complessivo, che comprenda l'acquisto dei farmaci per la stimolazione ormonale e il prelievo degli ovociti, è "intorno ai 5-6mila euro - stima l'esperto - Se lo Stato o le Regioni, che hanno autonomia decisionale in materia, corrispondessero anche solo l'importo dei farmaci, il valore si potrebbe dimezzare. Non sono cifre incredibili - osserva - se pensiamo ai costi dell'assistenza sanitaria per i pazienti anziani, o all'oncologia per la quale, tra l'altro, proprio anche in Puglia pratichiamo queste tecniche per i pazienti che, ricevuta la prima diagnosi di cancro, possono mettere da parte i loro gameti prima di subire le cure chemio-radioterapiche" per non precludersi la possibilità, un domani, di diventare genitori.
"Negli altri Paesi - riflette D'Amato - esiste una politica per la famiglia, quindi il social freezing è riservato più ai pazienti oncologici, ma non vuol dire che noi non potremmo essere i primi, o tra i primi, a investire in questo senso. Dobbiamo considerare che, quando discutiamo della preservazione della fertilità per fini sociali, adempiamo anche un compito che tende anche a pareggiare i rapporti fra i generi".
"Come purtroppo registriamo - evidenzia - può capitare che una paziente abbia dei figli per via naturale, ma che poi si separi e si ritrovi a desiderare un figlio con un nuovo compagno, dopo i 40 anni: è un'esperienza comune. In questo caso, se lei potesse ricorrere ai gameti che ha messo da parte, arriveremmo a una sorta di abolizione della menopausa perché le donne potrebbero comunque concepire, grazie a questa procedura, anche al di fuori dell'orologio biologico e della matura età". Si tratta di offrire "una opzione in più per preservare la fertilità a costi non elevati - conclude il ginecologo - Ma bisogna affidarsi a centri di grande specializzazione".
Cronaca
Grandinata su Roma, chicchi come nocciole imbiancano le...
Intorno alle 21 strade coperte di ghiaccio nel quadrante sud
Grandinata oggi, 2 maggio, su Roma. Intorno alle 21 chicchi di ghiaccio grandi come nocciole hanno interrotto il silenzio della serata romana colpendo con violenza vetture in sosta e in transito e imbiancando in pochi minuti le strade della zona Sud-ovest della Capitale.
Un fuggi fuggi è stato innescato dalla grandinata tra i pedoni che, pur se muniti di ombrello, sono corsi a ripararsi sotto i cornicioni per evitare quelli che sembravano veri e propri 'prioettili' sparati all'impazzata dal cielo. Il fenomeno tuttavia si è esaurito in pochi minuti risolvendosi in un acquazzone che ha sciolto il ghiaccio ripulendo le strade.
Cronaca
Superenalotto, estrazione di oggi 2 maggio: i numeri della...
Centrati tre '5' da oltre 50mila euro
Nessun '6' né '5+1' all'estrazione del Superenalotto di oggi 2 maggio. Realizzati, invece, tre '5' che vincono 57.954,17 euro ciascuno. Le schedine vincenti sono state giocate una online, un'altra in una tabaccheria di Eraclea (Ve) e un'altra ancora presso un tabacchi di Fiumicino (Roma). Il jackpot per il prossimo concorso sale a 98,4 milioni di euro.
Con quanti punti si vince
Al SuperEnalotto si vince con punteggi da 2 a 6, passando anche per il 5+. L'entità dei premi è legata anche al jackpot complessivo. In linea di massima:
- con 2 numeri indovinati, si vincono orientativamente 5 euro;
- con 3 numeri indovinati, si vincono orientativamente 25 euro;
- con 4 numeri indovinati, si vincono orientativamente 300 euro;
- con 5 numeri indovinati, si vincono orientativamente 32mila euro;
- con 5 numeri indovinati + 1 si vincono orientativamente 620mila euro.
Ho vinto o no?
E' possibile verificare eventuali vincite attraverso l'App del SuperEnalotto. Per controllare eventuali schedine giocate in passato e non verificate, è disponibile on line un archivio con i numeri e i premi delle ultime 30 estrazioni.
Il prezzo di una schedina
La schedina minima nel concorso del SuperEnalotto prevede 1 colonna (1 combinazione di 6 numeri). La giocata massima invece comprende 27.132 colonne ed è attuabile con i sistemi a caratura, in cui sono disponibili singole quote per 5 euro, con la partecipazione di un numero elevato di giocatori che hanno diritto a una quota dell'eventuale vincita. In ciascuna schedina, ogni combinazione costa 1 euro. L'opzione per aggiungere il numero Superstar costa 0,50 centesimi.
La giocata minima della schedina è 1 colonna che con Superstar costa quindi 1,5 euro. Se si giocano più colonne basta moltiplicare il numero delle colonne per 1,5 per sapere quanto costa complessivamente la giocata.
I numeri vincenti di oggi 2 maggio
Ecco la combinazione vincente del concorso di oggi del Superenalotto: 14, 43, 54, 69, 80, 90. Numero Jolly: 1. Numero SuperStar: 57.
Cronaca
Regeni, uno degli 007 imputati partecipò a sopralluogo dove...
Mostrate in aula nel processo le foto del colonnello Usham Helmi lungo la strada che dal Cairo conduce ad Alessandria d’Egitto
Uno degli 007 egiziani imputato nel processo per il sequestro e l’omicidio di Giulio Regeni era presente al sopralluogo del 10 febbraio 2016 con i team investigativi lungo la strada dove fu ritrovato il corpo del ricercatore friulano. È quanto emerso dalle testimonianze degli investigatori dello Sco e del Ros sentiti oggi nel corso dell’udienza davanti alla Prima Corte d’Assise di Roma dove sono mostrate anche le foto che ritraggono l’ufficiale egiziano sul luogo del ritrovamento. Uhsam Helmi, secondo quanto riferito dai testi, ha partecipato anche a quasi tutti gli incontri dei team investigativi italiani e egiziani quando erano in corso le indagini sul caso Regeni. “Quello con gli occhiali da sole è il colonnello Helmi, era presente molto spesso”, ha confermato in aula il colonnello del Ros dei carabinieri Loreto Biscardi.
A processo oltre a Uhsam Helmi ci sono anche il generale Sabir Tariq, i colonnelli Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif per il reato di sequestro di persona pluriaggravato, e nei confronti di quest'ultimo i pm contestano anche il concorso in lesioni personali aggravate e il concorso in omicidio aggravato. Rispondendo alle domande del procuratore aggiunto Sergio Colaiocco il direttore del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato Vincenzo Nicolì ha ricostruito in aula l’avvio delle indagini. “Venivamo da un’esperienza positiva di scambi con la polizia egiziana, eravamo riusciti a interrompere qualche anno prima un traffico di migranti e le aspettative in partenza erano quelle di chiarire la vicenda. All’inizio ci fu una apparente collaborazione, ci consentirono di assistere alle assunzioni di testimonianze ma noi - ha spiegato - cercavamo riscontri oggettivi. Fin da subito le autorità egiziane furono informate che ciò che era emerso dall’autopsia svolta in Italia non era compatibile con le loro ipotesi investigative come l’incidente stradale”.
“Mano a mano che si andava avanti ci furono prospettate altre ipotesi come il coinvolgimento di Giulio Regeni in un traffico di opere d’arte rubate, altre che riguardavano la sua sfera sessuale, poi quella di uno scontro fisico con una persona davanti all’ambasciata. Tutto queste ipotesi investigative della polizia egiziana - ha spiegato Nicolì - non erano però assolutamente riscontrate. Proprio quando il 24 marzo 2016 decidiamo di far rientrare il team investigativo, con i nostri uomini che erano in aeroporto, ho sentito la notizia che gli egiziani sostenevano di aver trovato gli assassini di Giulio Regeni e allora li ho chiamati per dirgli di non partire e di rimanere lì”.
“Poi ci fu la riunione che si svolse in due giorni, il 7-8 aprile 2016. La parte italiana in quell’occasione ha dato conto delle richieste fatte dal nostro Paese rimaste inevase, soprattutto sui dati tecnici. Nel corso dell’incontro dopo l’intervento del professor Fineschi che aveva eseguito l’autopsia eseguita sul corpo del ricercatore, il clima divenne più rigido. Dopo questo incontro ci fu il ritiro dell’ambasciatore da parte dell’Italia”, ha spiegato. Nel corso dell’udienza durante la testimonianza del funzionario dello Sco Alessandro Gallo sono state mostrate in aula anche le foto che erano state scattate ai corpi dei cinque uomini indicati dalla polizia egiziana come responsabili della morte di Regeni e uccisi a loro dire durante un conflitto a fuoco.
“Emerge un’incompatibilità tra le immagini del pulmino e dei corpi con la ricostruzione di un conflitto a fuoco”, è stato spiegato dall’investigatore. Inoltre “dall’analisi sul telefono trovato addosso a uno dei cinque uomini è emerso che, a mezz’ora della scomparsa di Giulio, si trovava a 100 km dal centro del Cairo”.
Legale famiglia Regeni: "Da Egitto ostruzionismo e depistaggi"
"E’ emersa l'assoluta mancata collaborazione egiziana, l'ostruzionismo e i depistaggi. L'inizio della ricostruzione di queste difficoltose indagini al Cairo, e anche il clima di intimidazione". Così l'avvocato Alessandra Ballerini, legale di parte civile della famiglia di Giulio Regeni, al termine dell’udienza davanti alla Prima Corte di Assise di Roma. "C'erano molte contestazioni da parte degli egiziani e molto ostruzionismo. Abbiamo capito le informalità con cui sentivano questi testimoni, non venivano fatti i verbali. Ai nostri investigatori di fatto era impedito di fare domande dirette, e anche chiedere agli egiziani di fare delle domande se questi non le ritenevano pertinenti o più che altro le ritenevano scomode non le ponevano ai ‘testi’", ha sottolineato.