E’ morto il pittore Ennio Calabria, lunedì i funerali dell’artista a Roma
Avrebbe compiuto 87 anni il prossimo 7 marzo
Il pittore e illustratore Ennio Calabria è morto questa mattina a Roma, all'ospedale Fatebenefratelli. I funerali si terranno lunedì 4 marzo alle 11.30, nella Capitale, nella Chiesa degli Artisti di piazza del Popolo. E' quanto apprende l'Adnkronos dall'entourage del maestro, che avrebbe compiuto 87 anni il prossimo 7 marzo.
“A nome mio e di tutta la nostra grande Organizzazione esprimo profondo cordoglio per la scomparsa del caro Ennio Calabria - afferma in una nota il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini - La nostra comunità si è riconosciuta in tante delle sue opere che scandiscono la storia della Cgil degli ultimi cinquant’anni. Ennio ha descritto attraverso la sua pittura la forza del mondo del lavoro così come le sofferenze di lavoratrici e lavoratori, la voglia di riscatto così come le ferite”.
“Il recente attacco squadrista alla sede della Cgil prese di mira proprio una sua opera - ricorda ancora Landini - che è divenuta per tutti noi l’emblema di un antifascismo sempre vivo e necessario. A seguito di questa vicenda, un anno dopo l’assalto, venne a trovarci e a regalarci un altro dipinto realizzato per noi: ‘Nella memoria, una piazza di luce; nel buio, un vagito’, un altro segno del suo straordinario affetto”.
“Oggi ne piangiamo la scomparsa, sapendo che la sua memoria rimarrà viva nei nostri occhi. Gli saremo sempre grati per la vicinanza e la generosità nei confronti del movimento delle lavoratrici e dei lavoratori”, conclude Landini.
Cultura
Premi, Laneri: “Dietro al Laurentum c’è la...
Così l'archeologo Nicola Laneri insignito, ieri, del Premio Speciale Laurentum 'Save the Cultural Heritage' presso la Sala della Regina della Camera dei Deputati a Palazzo Montecitorio.
“Dietro questo premio c'è una grandissima soddisfazione, 30 anni di lavoro in varie nazioni del Medio Oriente, un'area turbata continuamente da guerre interne e anche guerre esterne e la difesa del patrimonio archeologico di quelle nazioni è un dovere che io svolgo in Azerbaijan e anche in Iraq. Grazie alla diplomazia ai nostri ambasciatori riusciamo a svolgere questo lavoro due, tre mesi l'anno. Sono grandi sacrifici ma poi portiamo a casa un risultato come la creazione di una mostra, come ad esempio quella che stiamo facendo all'Università di Catania, con oggetti provenienti dal British Museum e da altri musei. Portare in Italia pezzi dell'antica cultura mesopotamica di 5.000 anni fa è una cosa di cui vado fiero e orgoglioso". Così l'archeologo Nicola Laneri insignito, ieri, del Premio Speciale Laurentum 'Save the Cultural Heritage' presso la Sala della Regina della Camera dei Deputati a Palazzo Montecitorio.
"Il Ministero degli Affari Esteri - sottolinea l'archeologo - è un volano verso i nostri sforzi. C'è una collaborazione con studiosi di varie nazioni: oggi per esempio, in Iraq l'Italia è la nazione più presente nel maggior numero di missioni archeologiche perché gli iracheni si fidano ciecamente della nostra tradizione nell'archeologia, nel restauro, nella conservazione, nella promozione dei beni culturali".
Cultura
Premi, Roberto Sergio: “Spero che il sogno del...
Il direttore del Premio Laurentum, Roberto Sergio, durante la cerimonia di consegna dell'edizione 2024.
"Il Centro Culturale Laurentum nasce da un sogno, un'idea visionaria di un gruppo di giovani, e saluto gli amici del 1982, che ormai quattro decenni fa hanno deciso di trasformare la loro passione per la poesia e la cultura in qualcosa di tangibile. Questi giovani, impegnati nell'associazionismo studentesco e animati da un'ideale di servizio e di contributo alla società, hanno istituito il Premio Laurentum. E qui è doveroso un sentito ringraziamento, che arriva dal profondo del cuore, al Presidente della Giuria, Gianni Letta, che ci segue da 42 anni con affetto e che ha avuto un ruolo fondamentale per l'affermazione e la crescita del Premio". Lo ha detto il direttore del Premio Laurentum, Roberto Sergio, durante la cerimonia di consegna dell'edizione 2024.
"Questo premio e il Centro culturale stesso sono il risultato di un lavoro costante spesso parallelo a carriere professionali impegnative dimostrando che è possibile con dedizione e valori solidi incidere positivamente sul tessuto della nostra comunità. Il percorso non è stato privo di sfide, ma la tensione ideale che ci ha spinti a perseverare ci ha anche permesso di raggiungere risultati oggi soddisfacenti ma frutto di spirito di sacrificio e di servizio. Questi successi non sono solo personali o professionali, ma collettivi, riflettendo il potenziale della cultura di agire come un catalizzatore per il progresso sociale", ha aggiunto Sergio.
"Mentre guardiamo al futuro, il mio desiderio è che le nuove generazioni si sentano ispirate a portare avanti un impegno analogo. Lasciatemi quindi esprimere un sincero augurio ai giovani, custodi delle nostre speranze per un domani più luminoso: che possiate trovare anche nell'esempio del Premio Laurentum e del suo centro culturale un modello di come la cultura possa e debba essere un motore di cambiamento positivo. Vi incoraggio a perseguire i vostri ideali con la stessa intensità e passione e vi esorto a lasciarvi guidare da una motivazione incrollabile. Spero che possiate aspirare a traguardi che non solo arricchiscano la vostra vita individuale, ma che contribuiscano attivamente al benessere collettivo e che il vostro cammino sia segnato da un impegno costante nel raggiungere risultati di progresso culturale e civile. Vi invito a cogliere l'opportunità di fare la differenza, per voi stessi e per il mondo intorno a voi, rendendolo un luogo migliore per noi tutti", ha concluso.
Cultura
Giovanna Canzi, insegnare a chi vive ‘lontano dalle...
Un libro per raccontare incontri nelle aule 'dietro le sbarre'
Ripartire da dove il filo si è spezzato: perché fornire una istruzione (non sempre ma spesso) aiuta a costruirsi un'altra vita. E' il senso della esperienza raccontata in "Lontano dalla vita degli altri" (marinonibooks, 72 pagine, 35 euro) di Giovanna Canzi, giornalista, editor, curatrice di mostre che a un certo punto della sua vita si ritrova a insegnare in un carcere lombardo, docente della Settima sezione, quella dei detenuti protetti, sex offender, ma non solo. E' un mondo a parte in un universo che è già per definizione "lontano dalla vita degli altri" (anche se gli 'altri' lo vorrebbero ancor più lontano e invisibile). D'altronde il carcere sorge vicino a una discarica: e forse non è un caso.
E' - inutile dirlo - una esperienza che non si può vivere con indifferenza, e Giovanna Canzi la affronta con una partecipazione che fa breccia fra i suoi allievi particolari. La formula scelta non è quella del racconto classico, ma di istantanee scattate - con occhio partecipe e mano leggera - agli studenti che partecipano alle lezioni, talora diffidenti, più spesso curiosi e 'affamati'. Sono ritratti (accompagnati dalle suggestive illustrazioni di Gabriella Giandelli, scarne, evocative, quasi monocromatiche, come in un 'mondo triste') nei quali è bandito ogni pietismo, figurarsi un qualsiasi giudizio morale: l'eco di quello che è successo 'prima' non risuona nelle aule, né nelle pagine del libro. Nell'universo parallelo e senza tempo del carcere si può insegnare utilmente solo se ci si astiene dai giudizi: le sentenze sono già state emesse, e non solo da un giudice. In diversi di questi ritratti è persino omesso il reato all'origine della condanna: è un'informazione superflua per questo tipo di letteratura. Proprio come gli orologi, che - come Giovanna scopre subito - spesso sono rotti o fissati su orari sballati, perché in un certo senso in carcere il tempo non esiste.
Da 'operatrice' sensibile e consapevole Giovanna Canzi si è immersa in questo compito con dedizione totale, ha curato progetti di reinserimento, ha ascoltato, guidato, promosso iniziative. Come una giardiniera devota, ha seminato e lasciato germogliare l'amore per parole che aiutassero a vivere e non a odiare. Poi l'esperienza è finita e come lei stessa ammette "lo strappo è stato doloroso". Ma è, come si capisce dal tono partecipe di questi ritratti, uno strappo mai definitivamente compiuto.