Salute e Benessere
Obesità, al via campagna social ‘Together for...
Obesità, al via campagna social ‘Together for Health’
L'obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica. Oggi riguarda un miliardo di persone, ma secondo le stime del World Obesity Atlas pubblicato dalla Federazione mondiale dell'obesità (Wof), senza azioni efficaci, nel 2035 si arriverà a 1,9 miliardi di persone obese. Da qui l'impegno di Novo Nordisk Italia per cambiare il futuro dell'obesità attraverso la campagna social 'Together for Health'. Al via da oggi (e fino all'8 marzo) sui canali LinkedIn e Facebook, l'iniziativa vuole evidenziare come l'obesità non sia solo una malattia individuale, ma rappresenti un problema di salute collettivo e come tale debba essere affrontato.
Alla vigilia della Giornata mondiale dell'obesità, che si celebra ogni anno il 4 marzo, Novo Nordisk - si legge in una nota - rinnova con una serie di iniziative il proprio impegno nel sensibilizzare l'opinione pubblica sulla malattia, ma anche nel promuovere a fianco della comunità scientifica e delle persone con obesità azioni coordinate contro quello che oggi rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica: 1 miliardo di persone colpite nel mondo, secondo le stime dell'Organizzazione mondiale della sanità. "Alcune sfide non possono essere risolte da soli. L'obesità è una di queste e lavorando insieme possiamo cambiare il futuro dell'obesità", recita il video della campagna social.
La situazione italiana risulta essere in linea con il quadro globale, se non peggiore, tanto che le previsioni dell'Atlas dicono che l'attuale percentuale di persone con obesità quasi triplicherà nel 2035, passando dall'11,4% al 31% tra gli adulti, e che si registrerà un aumento di 2,1 punti percentuali ogni anno tra bambini e adolescenti da qui al 2035. Per questo motivo Novo Nordisk sostiene con un contributo non condizionato la campagna di sensibilizzazione Feel Good, promossa da Cittadinanzattiva in collaborazione con Federfarma, che vuole coinvolgere direttamente adulti e ragazzi con attività di formazione e prevenzione. Durante la Giornata mondiale contro l'obesità, ad esempio, nelle farmacie aderenti sarà somministrato un questionario per rilevare il grado di conoscenza e consapevolezza dei fattori di rischio dell'obesità, e allo stesso tempo verranno offerte informazioni corrette sulla malattia.
Con il medesimo obiettivo di fare chiarezza sulla malattia - prosegue la nota - Novo Nordisk ha dato vita al portale 'La verità sul peso' (www.laveritasulpeso.it), per fornire in maniera semplice, ma scientificamente validata da un board di esperti, contenuti sui corretti stili di vita e sulle opportunità di cura attraverso news, articoli di approfondimento, suggerimenti e consigli. Sul sito è anche presente un collegamento al sistema di geolocalizzazione di IO-Net - Italian Obesity Network, per individuare i centri specialistici per il trattamento dell'obesità più vicini. Infine, la collaborazione attiva con partner istituzionali a livello internazionale e nazionale per garantire i diritti delle persone che vivono con l'obesità, e sollecitare impegno e azione da parte dei decisori politici e sanitari.
Novo Nordisk è partner a livello globale, come anche in Italia, dell'Obesity Policy Engagement Network - Open, think tank di esperti che studia la messa a punto di progetti e programmi volti ad affrontare questa malattia e il suo carico per la società. Inoltre, in Italia sostiene in forma incondizionata la realizzazione dell'Italian Barometer Obesity report di Ibdo Foundation, strumento unico che, attraverso la raccolta di dati epidemiologici ed economici, vuole contribuire al dibattito e alla ricerca di soluzioni per sconfiggere l'obesità.
"Novo Nordisk - dichiara Drago Vuina, General Manager & Corporate Vice President Novo Nordisk Italia - sostiene le esigenze delle persone con obesità ed è impegnata a dare un aiuto concreto nell'affrontare questa malattia, con campagne di informazione, ma anche ricerca e sviluppo di farmaci all'avanguardia. Un impegno attivo che si esprime anche con il programma internazionale 'Driving Change in Obesity', che vuole sensibilizzare l'opinione pubblica, favorire l'empatia e il rispetto per le persone con obesità e che si propone di cambiare il modo in cui viene vista, prevenuta e trattata questa malattia cronica che colpisce, solo in Italia, 6 milioni di persone".
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Pressione alta, il ruolo del Dna: lo studio
Maxi-studio internazionale apre a diagnosi di precisione, cure su misura e all'identificazione di nuovi bersagli terapeutici
La pressione alta dipende certo dai cattivi stili di vita, ma sulla probabilità di ammalarsi di ipertensione - un fattore di rischio chiave per le patologie cardiovascolari - pesa anche il Dna. In un maxi studio sui dati di oltre un milione di persone, il più grande mai condotto finora sull'argomento, ricercatori e collaboratori dei National Institutes of Health-Nih americani hanno scoperto oltre 2mila regioni del genoma umano (loci genomici) legati alla pressione sanguigna, comprese 113 nuove regioni. Il lavoro è pubblicato su 'Nature Genetics' e secondo gli autori permetterà di capire meglio come viene regolata la pressione del sangue, nonché di identificare possibili bersagli per nuovi farmaci.
"Il nostro studio aiuta a spiegare una percentuale molto maggiore di differenze tra la pressione sanguigna di due persone rispetto a quanto precedentemente noto", afferma Jacob Keaton, sezione Informatica sanitaria di precisione del National Human Genome Research Institute (Nhgri), primo autore della ricerca alla quale hanno contribuito più di 140 scienziati di oltre 100 università, istituti e agenzie governative. I ricercatori sono riusciti anche a calcolare un punteggio di rischio poligenico, che combina gli effetti di tutte le varianti genomiche presenti in una persona, per prevederne la pressione e il pericolo ipertensione. "Conoscere il rischio di un paziente di sviluppare ipertensione potrebbe portare a trattamenti su misura, che hanno maggiori probabilità di essere efficaci", sottolinea Keaton.
Tra i nuovi loci genomici scoperti, molti si trovano in geni che svolgono un ruolo nel metabolismo del ferro, confermando precedenti evidenze secondo cui alti livelli di ferro possono contribuire alle malattie cardiovascolari, precisano gli autori. Gli scienziati hanno inoltre confermato l'associazione tra pressione sanguigna e varianti del gene Adra1A, che codifica per un recettore cellulare detto adrenergico, già target di farmaci per la pressione. Ecco perché gli autori ritengono che altre varianti genomiche individuate nella nuova ricerca potrebbero diventare bersagli farmacologici per sviluppare nuove terapie.
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Cardiologi: “Ecg con Ai è salto in avanti, screening...
Lo studio sull'efficacia dell'uso di nuovi Ecg con intelligenza artificiale nel prevenire i decessi individuando pazienti ad alto rischio mortalità, "ci dice che non si deve avere paura e non si deve essere scettici rispetto all'uso dell'Ai nella pratica clinica. Questa ricerca e altre del genere forniscono una indicazione importante sul tema della prevenzione. Se un medico, grazie appunto all'Ai, riceve un alert su un paziente specifico può dedicargli più attenzione, si può identificare uno scompenso cardiaco, si possono usare farmaci antiaritmici in modo selettivo, ma anche individuare aritmie maligne. L'Ecg intelligente ci permette un salto in avanti con uno screening più approfondito rispetto a quello che si esegue di routine, riducendo anche i costi e l'inappropriatezza". Così all'Adnkronos Leonardo De Luca, vice presidente Anmco, l'Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri, e direttore della struttura complessa di Cardiologia del Policlinico San Matteo di Pavia.
Rispetto alle innovazioni, in Italia "c'è un problema culturale", avverte De Luca. "Secondo un nostro censimento di tutte le strutture cardiologiche pubbliche, convenzionate e private presenti in Italia - spiega - parliamo di 790 strutture, solo nel 20% sono presenti strumenti di telemedicina, teleconsulto e telerefertazione. Il Pnrr doveva intervenire proprio su queste settore e sull'ammodernamento del parco tecnologico".
Il balzo tecnologico, favorito anche dall'Ai, può essere un rischio nel far aumentare la richiesta di offerta sanitaria 'hi-tech'? "C'è il rischio, come c'è un rischio di esagerare con l'interpretazione dei dati che arrivano dai vari software oggi a disposizione - risponde il primario di Cardiologia - Questo studio dimostra che proprio l'Ai applicata a un esame importante e ormai consolidato come l'Ecg può ridurre la mortalità del paziente ospedalizzato, ma c'è da considerare anche l'effetto Hawthorne, che accade quando c'è una variazione del comportamento in presenza di qualcuno che ti osserva. Questo - chiarisce - potrebbe essere accaduto nello studio quando il medico, che sa di partecipare a un ricerca, è più attento ai dati e all'osservazione clinica del paziente. Magari è più sensibile all'alert dell'Ai e interviene istantaneamente. Ma al di là di questa considerazione, davvero ormai con intelligenze artificiali che passano in rassegna milioni di dati e immagini in pochissimo tempo, siamo in presenza di una rivoluzione nel campo della cardiologia, e non solo".
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Nuovo cancro seno ereditario, Aiom: “Passo avanti per...
E' "un passo avanti importante sulla strada della diagnosi di precisione" lo studio dell'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, pubblicato su 'Jama Network Open', che ha scoperto una nuova forma ereditaria di cancro al seno, associata al gene Cdh1. A spiegare all'Adnkronos Salute il valore del lavoro dei senologi Ieo è Francesco Perrone, presidente dell'Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) e direttore dell'Unità Sperimentazioni cliniche dell'Istituto nazionale tumori Fondazione Pascale di Napoli.
In donne operate per un tumore lobulare del seno, gli autori hanno definito una nuova sindrome chiamata 'carcinoma mammario lobulare ereditario', associata a mutazioni patogenetiche del gene Cdh1. Una forma di cancro e che si differenzia integralmente - sottolineano i ricercatori - dalla classica sindrome del carcinoma mammario ereditario causata dalle note mutazioni dei geni Brca1 e Brca2. I cosiddetti 'geni Jolie', che hanno spinto l'attrice americana e più di recente la supermodella Bianca Balti a ricorrere alla chirurgia preventiva per scongiurare il rischio cancro. Per i senologi Ieo, "le donne con un tumore lobulare, con età sotto i 45 anni, o con storia familiare positiva o con tumore lobulare bilaterale, dovrebbero essere tutte testate per il gene Cdh1".
Su questo punto Perrone precisa: "Non faccio anticipazioni sui contenuti delle future linee guida Aiom, che sono frutto di un processo lungo e complesso, e che sono valide una volta approvate dall'Istituto superiore di sanità e pubblicate". Ciò premesso, lo studio dell'Irccs fondato da Umberto Veronesi indica "una nuova potenziale possibilità di fare diagnosi di precisione", afferma l'oncologo. Le conclusioni del lavoro, puntualizza, aprono all'eventualità di "aggiungere, nei prossimi anni, qualcosa all'armamentario diagnostico già disponibile per cercare di identificare tumori che hanno una causa ereditaria". Un'opportunità molto importante per i pazienti con mutazioni genetiche a rischio cancro, ma anche per i loro familiari, sui quali potrà essere cercata la stessa mutazione, valutando strategie personalizzate di prevenzione.
La nuova ricerca dell'Ieo, commenta il presidente Aiom, "è uno studio sicuramente importante su un tema molto importante che è quello delle forme ereditarie di cancro. In questo caso una forma di cancro della mammella, il carcinoma lobulare, che non è la più frequente", rimarca Perrone. L'oncologo si complimenta pertanto con gli autori anche "per la capacità di mettere insieme una grande casistica, iniziata prima del 2000", così da produrre risultati abbastanza 'pesanti' da poter sperare di orientare in futuro la diagnosi oncologica di precisione.
"Al momento - ribadisce il numero uno dell'associazione oncologi medici - mi sembra che il senso di questa pubblicazione possa essere quello di aggiungere potenzialmente, nei prossimi anni, qualcosa all'armamentario diagnostico di cui disponiamo per individuare i tumori con una causa ereditaria. Che ciò si potrà tradurre in una modifica della terapia o della prognosi è molto presto per dirlo, però è una cosa importante. Con i più noti e importanti 'geni Jolie' - ricorda infatti Perrone - quello che accade" già oggi "è che si fa una diagnosi di un tumore che è legato a un'anomalia di questi geni, e quindi si può poi discutere e ragionare anche per la prevenzione del cancro nei familiari che potrebbero avere la stessa mutazione. Un elemento, questo, molto importante".