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Netanyahu: “Potente operazione a Rafah quando saranno...
Netanyahu: “Potente operazione a Rafah quando saranno usciti i civili”. Usa: “Attendiamo risposte chiare”
La Casa Bianca vuole i dettagli sul piano di evacuazione e chiede di sapere non solo dove potranno andare i palestinesi ma anche come possano avere il livello di aiuto, cibo, medicine, acqua e riparo
"Noi combatteremo fino alla vittoria completa, e questa comprende una potente operazione anche a Rafah dopo che avremo permesso alla popolazione civile di lasciare le zone di combattimento". E' quanto afferma Benjamin Netanyahu sui social media, mentre da Washington viene ribadito che Israele deve dare risposte su dove potranno andare i palestinesi, oltre un milione, che sono rifugiati nella città sul confine con l'Egitto.
Usa: "Risposte su destinazione e assistenza civili"
Ricordando che ci sono "oltre un milione di persone in un'area ristretta", il consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan ha detto che "abbiamo bisogno di risposte non solo alla domanda su dove queste persone devono andare ma anche su come possano avere il livello di aiuto, cibo, medicine, acqua e riparo", di cui hanno bisogno, sottolineando che le operazioni militari potrebbero interrompere l'ingresso e la distribuzione di questi aiuti.
Il consigliere di Biden ha fatto poi riferimento al fatto che Rafah si trova sul confine con l'Egitto è che "gli egiziani sono preoccupati per quello che potenzialmente potrebbe significare" un'offensiva contro la città. "Abbiamo bisogno di risposte chiare anche a queste preoccupazioni", ha concluso Sullivan, spiegando che su queste cose sono in corso colloqui con gli israeliani.
Oms: "Attacco totale a Rafah sarebbe catastrofe"
Ma per l'Organizzazione mondiale della sanità un'offensiva militare israeliana su vasta scala contro Rafah "amplierebbe ulteriormente il disastro umanitario oltre ogni immaginazione". L'attacco "spingerebbe il sistema sanitario più vicino all'orlo del collasso", afferma Richard Peeperkorn, rappresentante dell'Oms per Gaza e la Cisgiordania, aggiungendo. La capacità dell'Oms di distribuire aiuti medici a Gaza è fortemente limitata perché molte delle sue richieste di consegna di forniture sono state respinte da Israele, ha affermato Peerperkorn. Solo il 40% delle missioni dell'Oms nella parte settentrionale di Gaza sono state autorizzate da novembre e questa cifra è diminuita significativamente da gennaio. "Anche quando non vi è un cessate il fuoco, dovrebbero esistere corridoi umanitari in modo che l'Oms e l’Onu possano svolgere il proprio lavoro", ha detto ancora Peeperkorn.
La trattativa sugli ostaggi e il no di Netanyahu
Intanto la trattativa per arrivare a una tregua e al rilascio degli ostaggi va avanti. Il direttore della Cia, William Burns, il suo collega del Mossad David Barnea e il premier del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani, hanno lasciato il Cairo dopo i nuovi problemi emersi nei negoziati tra Israele e Hamas, fa sapere alla Cnn una fonte diplomatica al corrente dei negoziati, precisando tuttavia che questi continueranno anche se per il momento non sono stati fissati altri incontri. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito di continuare a considerare "deliranti" le richieste di Hamas e per questo ha deciso di non mandare domani una delegazione nella capitale egiziana.
Posizione contestata duramente dalle famiglie dei rapiti secondo cui non andare al Cairo per continuare i colloqui con Hamas "è una sentenza di morte". "Le famiglie degli ostaggi hanno accolto con stupore la decisione di boicottare i negoziati al Cairo - ha affermato in una nota il Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi - Sembra che qualcuno dei membri del gabinetto abbia deciso di sacrificare le vite degli ostaggi senza ammetterlo".
Esteri
Ucraina, pressing di Macron per invio truppe europee: la...
Il presidente francese insiste: "Non escludo nulla, perché siamo di fronte a qualcuno che non esclude nulla"
Emmanuel Macron torna a "porre la questione" di un invio di truppe occidentali in Ucraina se la Russia dovesse sfondare la linea del fronte nella guerra in corso da oltre 2 anni. In un'intervista all'Economist, che solleva lo stesso polverone già provocato nelle settimane scorse, con gli alleati europei contrari a questa ipotesi, il presidente francese ribadisce che "nulla può essere escluso".
Perché il messaggio di Macron pesa di più adesso
Le parole di Macron assumono un significato particolare in un momento cruciale del conflitto. L'Ucraina, che attende di sfruttare le armi stanziate dagli Usa nell'ultimo pacchetto approvato dal Congresso, negli ultimi mesi è stata costretta a ripiegare per gestire la carenza di armi e munizioni.
La Russia, secondo analisti e esperti, potrebbe sferrare una nuova massiccia offensiva tra la fine della primavera e l'inizio dell'estate: la pressione di Mosca sul fronte orientale è costante, il ministero della Difesa russo rivendica progressi quasi quotidiani dopo la presa di Avdiivka, la città al centro delle ostilità durante l'inverno. L'ipotesi che la nuova spallata dell'esercito di Vladimir Putin si riveli efficace non può essere esclusa.
La situazione sul campo
Il ministero della Difesa russo nelle ultime ore ha annunciato di aver assunto il controllo di due villaggi situati vicino ad Avdiivka, nell'oblast di Donetsk, nell'Ucraina orientale. Le truppe di Mosca hanno conquistato Berdychi e Ocheretyne. Il primo è situato a circa 10 chilometri a nord-ovest di Avdiivka (da cui gli ucraini si sono ritirati a febbraio), il secondo è poco più distante, ma nella stessa direzione.
Le news dal campo confermano in sostanza le previsioni del comandante in capo delle forze ucraine, Oleksandr Syrsky, che pochi giorni fa haaveva anticipato il ritiro da Berdychi e da altri due villaggi vicini per proteggere "la vita dei nostri difensori". Fonti militari ucraine, citate dall'agenzia Dpa, hanno precisato che ora gli scontri più pesanti nel Donetsk si registrano nelle zone di Pokrovsk e Kurakhove. Pezzo dopo pezzo, il muro dell'Ucraina rischia di sfaldarsi. Il cedimento spalancherebbe alla Russia le porte verso il cuore dell'Ucraina.
Analisi Usa conferma l'allarme di Macron
La prospettiva non può essere esclusa, come dice Avril Haines, direttrice della National Intelligence, alla Commissione Forze Armate del Senato a Washington. C'è la possibilità che i russi mettano a segno "break tattici".
"Le tattiche sempre più aggressive di Putin contro l'Ucraina, compresi gli attacchi alle infrastrutture elettrice, mirano a impressionare l'Ucraina: portare avanti la guerra", è il messaggio del Cremlino, "porterà altri danni all'Ucraina senza dare speranza di vittoria a Kiev. Queste strategie aggressive sono destinate a proseguire, la guerra non finirà presto". Inutile, dice, sperare per ora in negoziati produttivi: "La Russia negli ultimi mesi ha mostrato disponibilità a discutere con Kiev e Washington sul futuro dell'Ucraina. Ma difficilmente farà concessioni significative".
Le parole di Macron e la reazione di Mosca
"Se i russi dovessero sfondare le linee del fronte, se ci fosse una richiesta ucraina - cosa che oggi non avviene - dovremmo legittimamente porci la domanda", dice Macron, secondo cui "escluderlo a priori significa non imparare la lezione degli ultimi due anni", con i Paesi della Nato che avevano inizialmente escluso l'invio di carri armati e caccia a Kiev prima di cambiare idea.
"Come ho detto, non escludo nulla, perché siamo di fronte a qualcuno che non esclude nulla", ribadisce Macron al settimanale britannico, in un riferimento a Putin. "Probabilmente siamo stati troppo esitanti nel fissare dei limiti alla nostra azione nei confronti di qualcuno che non ne ha più e che è l'aggressore", afferma il presidente, indicando il suo "chiaro obiettivo strategico: la Russia non può vincere in Ucraina".
"Se la Russia vince in Ucraina, non avremo più sicurezza in Europa - scandisce - Chi può pretendere che la Russia si fermi lì? Quale sicurezza ci sarà per gli altri Paesi vicini, la Moldavia, la Romania, la Polonia, la Lituania e tanti altri? E oltre a questo, che credibilità abbiamo noi europei che avremmo speso miliardi, che avremmo detto che era in gioco la sopravvivenza del continente e che non ci saremmo dati i mezzi per fermare la Russia? Quindi sì, non dobbiamo escludere nulla".
L'ipotesi prospettata dal leader francese non scuotono Mosca. La prima risposta ufficiale è affidata alle parole di Maria Zakharova, portavoce del ministro degli Esteri. Le dichiarazioni del presidente, dice, "sono in qualche modo legate ai giorni della settimana, è una sorta di ciclo".
Esteri
Macron e l’invio di soldati in Ucraina, cosa dice...
Le reazioni alle parole del presidente francese
Emmanuel Macron unisce Matteo Renzi e Matteo Salvini. Il presidente della Francia, a The Economist, non esclude l'invio di soldati in Ucraina: la presenza di truppe occidentali, dice il capo di stato, sarebbe legata ad una situazione particolare. "Se i russi dovessero sfondare le linee del fronte, se ci fosse una richiesta ucraina - cosa che oggi non avviene - dovremmo legittimamente porci la domanda", dice Macron con dichiarazioni che, ovviamente, alimentano un dibattito articolato.
"L'Italia ha una posizione equilibrata" e "pur sostenendo il diritto dell'Ucraina a rimanere un Paese libero, l'Italia non è in guerra con la Russia e mai invieremo militari italiani", dice il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani intervenendo al Tavolo di lavoro per le imprese italiane in Russia.
Più 'frizzanti' le reazioni di altre figure politiche e istituzionali. "Mai un soldato italiano a morire nel nome di Macron. Io la penso così", scrive sui social Matteo Salvini, leader della Lega, ribadendo una posizione netta, in dissenso dalla linea del presidente francese. Con sfumature diverse, le parole di Macron vengono bocciate anche da Matteo Renzi. "Macron? Un passo avanti eccessivo e azzardato. Non lo condivido. Il problema non è inviare le truppe. L'Europa deve mandare avanti il progetto di difesa comune e esercito comune europeo ma ci vuole anche una politica diplomatica più forte", dice il leader di Italia Viva a Metropolis sul sito di Repubblica.
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Ucraina, strage di soldati russi: il primo colpo degli...
I missili a lungo raggio colpiscono un centro di addestramento
Una strage di soldati russi uccisi dagli Atacms. I missili a lungo raggio che gli Stati Uniti hanno fornito all'Ucraina dall'inizio di aprile lasciano un segno pesantissimo nella guerra. Analisti e esperti accendono i riflettori su un attacco portato da Kiev e documentato nelle ultime ore. Un'azione condotta con il lancio di 4 missili su un campo di addestramento nell'area di Mozhnyakivka, nell'oblast di Luhansk. L'attacco è documentato da una serie di video - che sono stati geolocalizzati - diffusi su X dal profilo OSINTechnical, una fonte di intelligence open source.
"Almeno un Atacms ha colpito un gruppo di oltre 100 soldati russi", si legge nell'analisi affidata a una serie di post. Non è chiaro quando sia stata compiuta l'azione: Newsweek ha cercato di interpellare il ministero della Difesa russo ma non ha ottenuto informazioni di nessun tipo.
L'attacco trova spazio anche nel resoconto dell'Institute for the Study of War (ISW), think tank americano che monitora la guerra quotidianamente. L'ISW fa riferimento ad un'azione che ha colpito un campo di addestramento a circa 80 km dalla linea del fronte. "Un video geolocalizzato indica che le forze armate ucraine hanno colpito un campo di addestramento russo a sudovest di Mozhnyakivka, probabilmente con 4 Atacms, e avrebbero ucciso 116 soldati russi".
L'operazione è una delle prime tracce, se non la prima, degli Atacms appena arrivati in Ucraina. Le armi sono in grado di colpire a circa 300 km di distanza, con un raggio d'azione nettamente superiore rispetto a quello che caratterizzava la versione fornita in precedenza dagli Usa. I nuovi missili consentono a Kiev di colpire in profondità, ben oltre la linea del fronte, con la possibilità di infliggere danni pesantissimi.