Salute e Benessere
In arrivo il Blue Monday, il giorno più triste...
In arrivo il Blue Monday, il giorno più triste dell’anno
Gennaio non è un mese facile da affrontare e come sempre a pesare è anche il Blue Monday in arrivo il prossimo lunedì 16. A definire il terzo lunedì di gennaio come 'giorno più triste dell'anno' sarebbe stata un'equazione matematica messa a punto nel 2005 dal dottor Cliff Arnall, che all'epoca insegnava nei corsi serali dell'Università di Cardiff in Galles, ma ormai il confine fra verità e leggenda è quasi scomparso. Eppure qualcosa di reale e tangibile rimane nella tristezza che coglie dopo la chiusura delle festività natalizie: si torna al lavoro e l'orizzonte delle prossime vacanze è molto lontano. Non solo. Stando ad un'analisi di ProntoPro, marketplace per i servizi professionali, l'inizio dell'anno è un momento particolarmente sensibile per i consulti psicologici e a gennaio ci si dedica maggiormente al benessere mentale, con un picco della domanda di psicologi proprio nella settimana del Blue Monday.
Osservando l'andamento delle richieste di psicologi nel mese di gennaio, infatti, gli analisti hanno rilevato che la settimana del Blue Monday, in alcuni casi, supera di oltre 10 punti percentuali le ricerche di psicologi effettuate nei primi 7 giorni dell'anno. Nel gennaio 2023, per esempio, le richieste avvenute in concomitanza del 'lunedì triste' hanno raggiunto il picco massimo del mese, pari al 28%, contro il 17% della prima settimana e una media mensile del 20%. Un andamento simile è stato registrato nel 2022, nel 2021 e nel 2020, dove nella settimana del Blue Monday si sono concentrate rispettivamente il 24%, il 22% e il 25% delle richieste, contro una media mensile che si è attestata sempre intorno al 20%. Inoltre, gennaio è il mese nel quale, su ProntoPro.it, si registra un'impennata nella domanda di psicologi rispetto agli altri periodi dell'anno. Nel 2023, infatti, nel primo mese dell'anno le richieste hanno raggiunto il 21%, contro una media annuale di poco superiore all'8%.
A rompere il tabù è la Gen Z, visto che il 44% di chi cerca uno psicologo ha tra i 19 e i 25 anni. Analizzando il comportamento delle varie fasce d'età, gli analisti hanno notato che a cercare il supporto di uno psicologo nel 2023 sono stati soprattutto i ragazzi maggiorenni sotto i 25 anni (44%), una generazione che mostra un costante e crescente interesse per il benessere mentale e registra infatti la più elevata percentuale di crescita rispetto all'anno precedente nella domanda per servizi di questo tipo: +6 punti rispetto alle altre fasce d'età. A seguire i Millennial (26-35 anni), dai quali viene il 26% delle richieste per supporto psicologico. Solo il 14% della domanda di psicologi proviene invece da persone tra i 36 e i 50 anni, con un calo di 3 punti rispetto al 2022, mentre l'8% viene da chi ha tra i 10 e i 18 anni, in calo di 2 punti percentuali rispetto al 2022. Fanalino di coda sono coloro che hanno più di 51 anni che, con solo il 7% di richieste per questo tipo di servizi, risultano trascurare un po' di più la salute mentale.
Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, a livello globale sono oltre 300 milioni le persone che soffrono di problemi d'ansia, il disturbo più comune tra quelli legati al benessere mentale, e che in Italia riguarda quasi 2 milioni e mezzo di cittadini. I dati raccolti da ProntoPro lo confermano: considerando tutte le richieste di supporto psicologico registrate dal portale, oltre il 60% di chi è alla ricerca del servizio lo fa per problemi legati ad ansia, stress, attacchi di panico e paure, un bisogno cresciuto di 5 punti rispetto al 2022. Parallelamente, tra le motivazioni più comuni per rivolgersi a uno specialista ci sono anche i problemi di personalità, come la bassa autostima o la rabbia, che interessano il 50% dei richiedenti. Più basso, invece, secondo l'Oms, il numero di utenti che chiede un consulto per problemi relazionali (32%), depressione (29%), traumi (20%), problemi sessuali o di coppia (18%), disturbi alimentari (12%) o dipendenze (7%). Il 26% degli utenti è infine alla ricerca di una consulenza generica.
Confrontando i dati si scopre che, dal punto di vista dei bisogni, le fasce d'età mostrano alcune specificità. Per esempio, gli analisti di ProntoPro hanno indicato che i ragazzi tra i 10 e i 18 anni sono quelli che più degli altri ricorrono alla terapia per disturbi alimentari (un'esigenza espressa dal 16% di loro, ben 4 punti percentuali in più rispetto al 12% della media nazionale di chi è alla ricerca di supporto psicologico). Tra i 26 e i 35 anni, invece, si va in terapia, più delle altre fasce d'età, per dipendenze (10%), ma anche per problemi relazionali (33%): quest'ultimo dato è superiore solo nella fascia 19-25. Fra i 36-50 anni si trova la percentuale più alta di ricerca di supporto per problemi di coppia (27% delle richieste, contro la media nazionale del 18%). Alla ricerca di una consulenza generalizzata sono invece soprattutto i genitori preoccupati per i bambini sotto i 10 anni, mentre le richieste per depressione arrivano in particolare dagli over 50.
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Studio, immunoterapia a 2 braccia funziona su artrite...
Una rivoluzione per la terapia dell’artrite reumatoide. Potrebbe arrivare dai risultati di una ricerca italo-tedesca pubblicata su 'Nature Medicine' e siglata dal gruppo della professoressa Maria Antonietta D’Agostino, direttore della Uoc di Reumatologia della Fondazione policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs e ordinario di Reumatologia all’Università Cattolica, e del professor Georg Schett, dell’Università Friedrich-Alexander di Erlangen-Norimberga (Fau).
Lo studio ha esplorato un nuovo possibile approccio terapeutico a questa malattia autoimmune, che consiste nell’organizzare una sorta di appuntamento al buio tra le cellule B e le cellule T, le due protagoniste della risposta immunitaria. L'incontro si conclude con l’eliminazione delle cellule B malate (cioè quelle che producono gli anticorpi responsabili dell’infiammazione e della distruzione delle articolazioni), da parte delle cellule T suppressor. A organizzare questa sorta di 'imboscata immunitaria' è il blinatumomab (o Blina), un immunoterapico già usato per il trattamento di alcuni tumori del sangue. Nel caso dell’artrite reumatoide il suo impiego è sperimentale, ma in questa ricerca ha ottenuto un effetto straordinario e inedito sul piano del risultato terapeutico.
"Nei sei pazienti con artrite reumatoide multi-resistente al trattamento (tra i quali anche una paziente italiana), ai quali è stato somministrato in via compassionevole e sperimentale Blina - spiega D’Agostino - il farmaco ha prodotto un rapido declino dell’attività di malattia, riducendo il livello di anticorpi circolanti e migliorando l’infiammazione dei tessuti sinoviali, come abbiamo documentato all’ecografia, alla Fapi-Pet-Tac e con l’analisi trascrittomica dell’infiammazione della membrana sinoviale. La terapia è stata molto ben tollerata: i pazienti hanno presentato solo un temporaneo rialzo della temperatura alla prima infusione, ma nessun segno di sindrome da rilascio delle citochine". Sofisticate analisi di laboratorio (come la citometria a flusso ad alta dimensione) hanno confermato che il miglioramento clinico è dovuto ad un reset immunitario, consistente nell’eliminazione delle cellule B ‘cattive’ (cioè con la memoria ‘attivata’ a produrre continuamente auto-anticorpi), che vengono rimpiazzate da cellule B ‘buone’.
"Questi risultati, molto promettenti per l’entità della risposta e la tollerabilità del farmaco - commenta D’Agostino - suggeriscono la potenziale utilità di questo approccio terapeutico nelle forme più gravi di artrite reumatoide, resistenti alla terapia. Potrebbe essere l’inizio di una nuova era di trattamento per altre malattie autoimmuni mediate dalle cellule B, dal lupus, alla sclerodermia. La via del T-cell engager per distruggere i linfociti B, produttori di auto-anticorpi, che mantengono lo stato di attività di malattia e responsabili della mancata risposta ai farmaci attualmente utilizzati, potrebbe dunque portare a una nuova maniera di aggredire le patologie autoimmuni, sfruttando l’azione del nostro stesso sistema immunitario. È lo stesso concetto utilizzato dalla terapia con Car-T, nella quale i linfociti T vengono ‘attivati’ per distruggere i linfociti B auto-reattivi”.
Il Blina è un anticorpo monoclonale bispecifico, cioè ‘a due braccia', una forma di immunoterapia che provoca la distruzione delle cellule B ad opera delle cellule T suppressor, facilitandone l’incontro. È insomma un farmaco ‘facilitatore’, che avvicina tra loro queste due categorie di cellule, rendendo più efficace l’eliminazione da parte linfociti T nei confronti delle cellule B ‘deviate’, cioè con la memoria bloccata nella produzione incontrollata di anticorpi rivolti contro le articolazioni, nel caso dell’artrite reumatoide.
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Aviaria, negativi test su carne venduta in negozi Usa
Sono negativi i test per l'influenza aviaria H5N1 sulla carne venduta nei negozi al dettaglio in Usa. Lo ha riferito il Dipartimento dell'Agricoltura americano (Usda), che nei giorni scorsi aveva avviato dei controlli e delle verifiche su campioni di carne proveniente dagli allevamenti bovini dove erano stati segnalati casi di H5N1. I laboratori nazionali dei servizi veterinari del Food Safety Inspection Service (Fsis) hanno testato 30 campioni di carne macinata, acquistati nei punti vendita al dettaglio negli stati con mandrie di bovini da latte risultati positivi. I campioni sono stati inviati ai National Veterinary Services Laboratories (Nvsl) per i test Pcr. Ieri - si legge nella nota pubblicata sul sito dell'Usda - i Nvsl hanno riferito che tutti i campioni erano risultati negativi per il virus H5N1. Questi risultati riaffermano che l'approvvigionamento di carne è sicuro".
Gli esperti dell'Usda hanno ricordato come i processi messi in atto dal Fsis, che si occupa della fase operativa dei controlli sulla carne che poi arriva al consumatore (da prima della macellazione fino a quando l'animale è una carcassa), prevedono che l'esemplare superi l'ispezione e abbia determinate caratteristiche prima di entrare nella catena alimentare dell'uomo. "L'Agricultural Research Service (Ars) - conclude la nota - condurrà uno studio sulla cottura della carne e utilizzerà un surrogato del virus iniettato nella carne, portandola a temperature diverse per determinare i tempi di riduzione della quantità di virus. I risultati verranno pubblicati non appena saranno disponibili".
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Infezioni batteriche, da Shionogi antibiotico di nuova...
Al congresso Escmid presentati i dati di uno studio in real-world di cefiderocol in pazienti adulti critici
Shionogi, in occasione del 34.esimo Congresso europeo di Microbiologia clinica e malattie infettive (Escmid Global 2024), ha presentato nuovi dati clinici positivi tratti dal più ampio studio europeo in real-world evidence (Perseus) su cefiderocol (Fetcroja*), una cefalosporina siderofora di ultima generazione, nel trattamento delle infezioni batteriche da patogeni Gram-negativi resistenti ai carbapenemi in pazienti in condizioni critiche. Perseus - riporta una nota - è uno studio osservazionale retrospettivo multicentrico che valuta l’efficacia e la sicurezza in real-world di cefiderocol in pazienti adulti con infezioni batteriche causate da germi Gram-negativi.
L’analisi ha rilevato che i pazienti trattati con cefiderocol mostrano complessivamente una elevata percentuale di successo clinico (endpoint primario composito definito come la guarigione clinica e/o la sopravvivenza al giorno 28 del 78,5%) dell’84,3%, e una mortalità per tutte le cause del 21,5%. La maggior parte dei pazienti aveva infezioni del tratto respiratorio (47,9%) causate principalmente da Pseudomonas aeruginosa (66.7%), Klebsiella pneumoniae (10.0%) e Stenotrophomonas maltophilia (7.7). Inoltre, il 19,5% presentava infezioni polimicrobiche.
Lo studio - dettaglia la nota - ha incluso 261 pazienti adulti in condizioni critiche con opzioni terapeutiche limitate trattati con cefiderocol per non più di 28 giorni nell’ambito del programma Early access di Shionogi in Spagna. Di questi, il 64,8% era resistente a tutti gli antibiotici testati e il 44,4% aveva avuto un fallimento terapeutico con antibiotici utilizzati precedentemente. I pazienti hanno ricevuto cefiderocol per più di 72 ore consecutive dopo la diagnosi confermata di infezione batterica da germi Gram-negativi. I pazienti inclusi nell’analisi erano in condizioni critiche, con quasi due terzi (63,2%) in terapia intensiva, il 47,1% in ventilazione meccanica e il 28% in shock settico. In questi 261 pazienti, cefiderocol è stato generalmente ben tollerato, con sei pazienti che hanno presentato una reazione avversa al farmaco.
“La crescente resistenza delle infezioni batteriche da germi Gram-negativi alle terapie attuali ne rende difficile il trattamento – dichiara Carlo Tascini, direttore della Clinica di malattie infettive dell’Università di Udine - Le evidenze cliniche in real-world risultano particolarmente rilevanti quando si studia l'uso degli antibiotici nei confronti di patogeni multiresistenti ai farmaci, a causa delle difficoltà di condurre studi clinici randomizzati. Questi nuovi dati rafforzano l'importanza di cefiderocol e contribuiscono al numero crescente di evidenze real-world nel trattamento dei pazienti con infezioni da patogeni difficili da trattare e resistenti ad altri antibiotici in particolare nel contesto delle infezioni da P. aeruginosa”.
“Shionogi è impegnata da 60 anni nello sviluppo di farmaci antinfettivi e nel contrasto alla crescente minaccia dell’antibiotico-resistenza, una delle sfide riconosciute come prioritarie per la sanità pubblica – sottolinea Simona Falciai, General Manager di Shionogi Italia - Cefiderocol è incluso nell'elenco dei farmaci essenziali dell'Organizzazione mondiale della sanità e in Italia è il primo antibiotico ad aver ricevuto dall’Aifa la designazione di farmaco innovativo in forma piena. I dati appena presentati al Congresso Escmid confermano il suo importante valore terapeutico nel trattamento di quelle infezioni che ad oggi hanno ancora limitate opzioni di cura".