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Cronaca

Chiara Ferragni e l’effetto Meloni, il confronto social lo...

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Chiara Ferragni e l’effetto Meloni, il confronto social lo vince il premier

SocialData in esclusiva per Adnkronos ha analizzato l'evoluzione delle dinamiche social dopo lo scandalo che ha coinvolto l'influencer: persi 210mila follower e sentiment a picco dopo Pandoro gate

Giorgia Meloni e Chiara Ferragni

Il 'Pandoro-gate' è costato a Chiara Ferragni la perdita di 210 mila followers e una diminuzione del sentiment positivo di circa 35 punti. È quanto emerge da un’analisi realizzata da SocialData che, in esclusiva per Adnkronos, ha analizzato l’evoluzione delle dinamiche social dopo lo scandalo che ha coinvolto l’influencer.

Nel complesso la vicenda ha generato su web e social oltre 30 milioni di interazioni in questi ultimi venti giorni, con un picco deciso nei giorni iniziali, subito dopo la diffusione delle prime notizie a riguardo. Il sentiment positivo nei confronti dell’influencer è crollato e ha visto una riduzione di 35 punti percentuali, passando dal 59% al 24% attuale.

SocialData ha poi analizzato l’evoluzione della fanbase Instagram di Chiara Ferragni e del marito: nell'ultimo mese lei ha perso 210 mila followers, mentre Fedez circa 119 mila. La stessa dinamica è stata registrata dalle interazioni sui profili Instagram dei due: se Ferragni fa registrare -20 milioni di interazioni, Fedez si ferma a -3 milioni. Un fattore, questo - sottolinea l'analisi di SocialData - dovuto molto probabilmente all’interruzione del flusso di pubblicazione, limitato al momento alle stories, dove però reactions e diffusione sono visibili solo ai proprietari del profilo.

Flop anche il ritorno sui social dell'influencer, che - rivela l'analisi realizzata da SocialData in esclusiva per Adnkronos - non ha scaldato i cuori degli utenti. La storia Instagram postata lo scorso 3 gennaio, infatti, non ha generato un dibattito tale da monopolizzare web e social. Questo - evidenzia l'analisi - a causa di alcuni fattori: un minor interesse del pubblico verso l’influencer, una minore emotività degli utenti sulla vicenda, la tipologia del contenuto postato (le interazioni alla storia sono visibili solo a Ferragni).

Facendo un confronto con gli eventi rilevanti della settimana 2-7 gennaio, emerge ad esempio che la conferenza stampa di Giorgia Meloni, avvenuta il 4 gennaio, dunque il giorno dopo il ritorno di Ferragni sui social, ha di fatto oscurato la mossa dell’influencer. Più nello specifico, la conferenza stampa della premier ha generato oltre 6 milioni di interazioni, mentre il ritorno di Ferragni sui social circa 2 milioni.

Interessante anche il confronto sui canali di conversazione dove si è sviluppato il dibattito circa i due eventi: Giorgia Meloni ha raccolto il 30% in più delle mentions su Instagram rispetto a Chiara Ferragni. Nei giorni presi in considerazione dall’analisi, le mentions su Giorgia Meloni hanno generato il 49% di interazioni in più su Instagram rispetto a quelle su Chiara Ferragni. La stessa dinamica si registra su TikTok: Meloni ha il 94% di mentions in più rispetto a Ferragni, che generano il 210% in più di interazioni.

L'analisi realizzata da SocialData in esclusiva per Adnkronos si è focalizzata anche sui commenti agli ultimi post social di alcuni noti brand che hanno in passato hanno collaborato o continuano a farlo con Chiara Ferragni. L'attenzione si è focalizzata in particolare sulle pagine Facebook di aziende come Safilo, Coca Cola e Monnalisa, i primi a prendere le distanze dall'influencer.

Tra i commenti si evidenzia una divisione nelle opinioni degli utenti. Da una parte, ci sono coloro che lodano e si complimentano con i brand che hanno deciso di concludere la loro collaborazione con Ferragni. Dall'altra parte, emerge un gruppo di utenti che esprime dissenso, invitando al boicottaggio dei brand che hanno scelto di collaborare con Ferragni negli anni passati. Commenti che sottolineano "un'opposizione alla figura dell'influencer e alle sue azioni, mettendo in discussione la decisione dei brand di associarsi a lei".

"La disintermediazione è ormai il tratto distintivo dei social", spiega Luca Ferlaino, partner di SocialData, che osserva come ci siano sempre più italiani che “utilizzano i social per rivolgersi non solo ai leader politici, ma anche ai brand, per esprimere talvolta dissenso, talvolta apprezzamento per le scelte compiute. Non a caso, in molti hanno deciso di 'punire' Chiara Ferragni togliendo il follow al profilo Instagram. E la decisione dell’influencer di non pubblicare più ha prodotto anche degli 'effetti collaterali', perché ha spostato parte della discussione sui canali social dei brand a lei associati, danneggiandola comunque”.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Cronaca

Grandinata su Roma, chicchi come nocciole imbiancano le...

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Intorno alle 21 strade coperte di ghiaccio nel quadrante sud

La strada ricoperta di grandine

Grandinata oggi, 2 maggio, su Roma. Intorno alle 21 chicchi di ghiaccio grandi come nocciole hanno interrotto il silenzio della serata romana colpendo con violenza vetture in sosta e in transito e imbiancando in pochi minuti le strade della zona Sud-ovest della Capitale.

Un fuggi fuggi è stato innescato dalla grandinata tra i pedoni che, pur se muniti di ombrello, sono corsi a ripararsi sotto i cornicioni per evitare quelli che sembravano veri e propri 'prioettili' sparati all'impazzata dal cielo. Il fenomeno tuttavia si è esaurito in pochi minuti risolvendosi in un acquazzone che ha sciolto il ghiaccio ripulendo le strade.

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Cronaca

Superenalotto, estrazione di oggi 2 maggio: i numeri della...

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Centrati tre '5' da oltre 50mila euro

Giocata al superenalotto - Fotogramma

Nessun '6' né '5+1' all'estrazione del Superenalotto di oggi 2 maggio. Realizzati, invece, tre '5' che vincono 57.954,17 euro ciascuno. Le schedine vincenti sono state giocate una online, un'altra in una tabaccheria di Eraclea (Ve) e un'altra ancora presso un tabacchi di Fiumicino (Roma). Il jackpot per il prossimo concorso sale a 98,4 milioni di euro.

Con quanti punti si vince

Al SuperEnalotto si vince con punteggi da 2 a 6, passando anche per il 5+. L'entità dei premi è legata anche al jackpot complessivo. In linea di massima:

- con 2 numeri indovinati, si vincono orientativamente 5 euro;

- con 3 numeri indovinati, si vincono orientativamente 25 euro;

- con 4 numeri indovinati, si vincono orientativamente 300 euro;

- con 5 numeri indovinati, si vincono orientativamente 32mila euro;

- con 5 numeri indovinati + 1 si vincono orientativamente 620mila euro.

Ho vinto o no?

E' possibile verificare eventuali vincite attraverso l'App del SuperEnalotto. Per controllare eventuali schedine giocate in passato e non verificate, è disponibile on line un archivio con i numeri e i premi delle ultime 30 estrazioni.

Il prezzo di una schedina

La schedina minima nel concorso del SuperEnalotto prevede 1 colonna (1 combinazione di 6 numeri). La giocata massima invece comprende 27.132 colonne ed è attuabile con i sistemi a caratura, in cui sono disponibili singole quote per 5 euro, con la partecipazione di un numero elevato di giocatori che hanno diritto a una quota dell'eventuale vincita. In ciascuna schedina, ogni combinazione costa 1 euro. L'opzione per aggiungere il numero Superstar costa 0,50 centesimi.

La giocata minima della schedina è 1 colonna che con Superstar costa quindi 1,5 euro. Se si giocano più colonne basta moltiplicare il numero delle colonne per 1,5 per sapere quanto costa complessivamente la giocata.

I numeri vincenti di oggi 2 maggio

Ecco la combinazione vincente del concorso di oggi del Superenalotto: 14, 43, 54, 69, 80, 90. Numero Jolly: 1. Numero SuperStar: 57.

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Cronaca

Regeni, uno degli 007 imputati partecipò a sopralluogo dove...

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Mostrate in aula nel processo le foto del colonnello Usham Helmi lungo la strada che dal Cairo conduce ad Alessandria d’Egitto

L'immagine mostrata in aula durante il processo per la morte di Regeni - Adnkronos

Uno degli 007 egiziani imputato nel processo per il sequestro e l’omicidio di Giulio Regeni era presente al sopralluogo del 10 febbraio 2016 con i team investigativi lungo la strada dove fu ritrovato il corpo del ricercatore friulano. È quanto emerso dalle testimonianze degli investigatori dello Sco e del Ros sentiti oggi nel corso dell’udienza davanti alla Prima Corte d’Assise di Roma dove sono mostrate anche le foto che ritraggono l’ufficiale egiziano sul luogo del ritrovamento. Uhsam Helmi, secondo quanto riferito dai testi, ha partecipato anche a quasi tutti gli incontri dei team investigativi italiani e egiziani quando erano in corso le indagini sul caso Regeni. “Quello con gli occhiali da sole è il colonnello Helmi, era presente molto spesso”, ha confermato in aula il colonnello del Ros dei carabinieri Loreto Biscardi.

A processo oltre a Uhsam Helmi ci sono anche il generale Sabir Tariq, i colonnelli Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif per il reato di sequestro di persona pluriaggravato, e nei confronti di quest'ultimo i pm contestano anche il concorso in lesioni personali aggravate e il concorso in omicidio aggravato. Rispondendo alle domande del procuratore aggiunto Sergio Colaiocco il direttore del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato Vincenzo Nicolì ha ricostruito in aula l’avvio delle indagini. “Venivamo da un’esperienza positiva di scambi con la polizia egiziana, eravamo riusciti a interrompere qualche anno prima un traffico di migranti e le aspettative in partenza erano quelle di chiarire la vicenda. All’inizio ci fu una apparente collaborazione, ci consentirono di assistere alle assunzioni di testimonianze ma noi - ha spiegato - cercavamo riscontri oggettivi. Fin da subito le autorità egiziane furono informate che ciò che era emerso dall’autopsia svolta in Italia non era compatibile con le loro ipotesi investigative come l’incidente stradale”.

Mano a mano che si andava avanti ci furono prospettate altre ipotesi come il coinvolgimento di Giulio Regeni in un traffico di opere d’arte rubate, altre che riguardavano la sua sfera sessuale, poi quella di uno scontro fisico con una persona davanti all’ambasciata. Tutto queste ipotesi investigative della polizia egiziana - ha spiegato Nicolì - non erano però assolutamente riscontrate. Proprio quando il 24 marzo 2016 decidiamo di far rientrare il team investigativo, con i nostri uomini che erano in aeroporto, ho sentito la notizia che gli egiziani sostenevano di aver trovato gli assassini di Giulio Regeni e allora li ho chiamati per dirgli di non partire e di rimanere lì”.

“Poi ci fu la riunione che si svolse in due giorni, il 7-8 aprile 2016. La parte italiana in quell’occasione ha dato conto delle richieste fatte dal nostro Paese rimaste inevase, soprattutto sui dati tecnici. Nel corso dell’incontro dopo l’intervento del professor Fineschi che aveva eseguito l’autopsia eseguita sul corpo del ricercatore, il clima divenne più rigido. Dopo questo incontro ci fu il ritiro dell’ambasciatore da parte dell’Italia”, ha spiegato. Nel corso dell’udienza durante la testimonianza del funzionario dello Sco Alessandro Gallo sono state mostrate in aula anche le foto che erano state scattate ai corpi dei cinque uomini indicati dalla polizia egiziana come responsabili della morte di Regeni e uccisi a loro dire durante un conflitto a fuoco.

Emerge un’incompatibilità tra le immagini del pulmino e dei corpi con la ricostruzione di un conflitto a fuoco”, è stato spiegato dall’investigatore. Inoltre “dall’analisi sul telefono trovato addosso a uno dei cinque uomini è emerso che, a mezz’ora della scomparsa di Giulio, si trovava a 100 km dal centro del Cairo”.

Legale famiglia Regeni: "Da Egitto ostruzionismo e depistaggi"

"E’ emersa l'assoluta mancata collaborazione egiziana, l'ostruzionismo e i depistaggi. L'inizio della ricostruzione di queste difficoltose indagini al Cairo, e anche il clima di intimidazione". Così l'avvocato Alessandra Ballerini, legale di parte civile della famiglia di Giulio Regeni, al termine dell’udienza davanti alla Prima Corte di Assise di Roma. "C'erano molte contestazioni da parte degli egiziani e molto ostruzionismo. Abbiamo capito le informalità con cui sentivano questi testimoni, non venivano fatti i verbali. Ai nostri investigatori di fatto era impedito di fare domande dirette, e anche chiedere agli egiziani di fare delle domande se questi non le ritenevano pertinenti o più che altro le ritenevano scomode non le ponevano ai ‘testi’", ha sottolineato.

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